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Una letteratura sempre più ampia e profonda

ovvero «elogio del magnetofono»

12. Una letteratura sempre più ampia e profonda

Senza pretesa di esaustività, se volessimo indicare i principali temi scandagliati dalla ricerca italiana che si è avvalsa delle fonti orali a partire dagli anni Sessanta potremmo affermare che essi sono i seguenti371:

- gli emarginati comunque intesi372;

      

368

Giovanni Contini, Alfredo Martini, Verba manent. L’uso delle fonti orali per la storia contemporanea, op. cit., p. 197. Gli atti del convegno confluirono in Bernardo Bernardi, Carlo Poni, Alessandro Triulzi (a cura di), Fonti orali.

Oral sources. Sources orales, Franco Angeli, Milano 1978.

369

Giovanni Contini, Alfredo Martini, Verba manent. L’uso delle fonti orali per la storia contemporanea, op. cit., p. 197.

370

Luisa Passerini, Storia e soggettività. Le fonti orali, la memoria, op. cit., p. 117.

371

Scrive Luisa Passerini, con giudizio complessivamente critico su quanto fatto dagli oralisti italiani fino ai primi anni Ottanta: «Finora in Italia il discorso storico sulle fonti orali ha insistito soprattutto su alcuni temi:

- la necessità di una storia dei non vincenti, dei non dominanti, una storia altra […] nel senso dell’allargamento dell’universo storiografico (questa, in sintesi troppo breve, si potrebbe definire la prima ondata di storia orale, quella degli anni Cinquanta e Sessanta);

- la necessità di forme di storia sociale e di microstoria, contro il predominio di temi istituzionali, politici in senso ristretto, e di analisi delle macrostrutture. Necessità quindi, per la natura stessa degli oggetti presi in considerazione, di rapporti con le altre “scienze umane” […];

- concezione non positivistica della storia […]. Se si considerano con attenzione le fonti orali diventa chiaro che esse accentuano il carattere della ricerca storica come invenzione […]. Si tratta di “vedere” tratti trascurati ma “vedere” non indica certo una registrazione passiva, bensì un tratto di produzione del pensiero».

Luisa Passerini, Storia e soggettività. Le fonti orali, la memoria, op. cit., pp. 122-123.

372

A titolo di esempio, Danilo Montaldi, Autobiografie della leggera. Vagabondi, ex carcerati, ladri, prostitute

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- i militanti politici di base373 e i militanti sindacali374; - le donne375;

- il mondo contadino e le piccole comunità376; - l’emigrazione e l’immigrazione377;

- la storia e la cultura operaie378; - la Resistenza379;

- la deportazione nei lager nazisti380.

Ovviamente la accresciuta produzione scientifica fu possibile solo grazie al concomitante raffinarsi della «cassetta degli attrezzi» di gramsciana memoria. Negli anni Ottanta, infatti, il dibattito teorico e metodologico interno agli oralisti italiani si allarga e si approfondisce contribuendo a mettere a fuoco la complessità genetica delle fonti, il rapporto tra intervistato e intervistatore, la ricchezza formale del documento orale, la necessità di dotarsi di strumenti interdisciplinari, la delicatezza dei documenti raccolti sul piano della riservatezza e dell’etica del ricercatore. È grazie a questa nuova consapevolezza scientifica che la ricerca con le fonti orali esce in questi anni da una fino ad allora innegabile subalternità disciplinare per porsi come strumento privilegiato di interpretazione del rapporto tra storia e memoria, tra storia e identità individuale e sociale.

Alla luce di quanto detto finora non stupisce dunque che, dalla seconda metà degli anni Ottanta in poi, gli studi e le ricerche che fanno ricorso alle fonti orali siano aumentati

        chiamavano matti. Voci da un ospedale psichiatrico, Einaudi, Torino 1979.

373

A titolo di esempio, Danilo Montaldi, Militanti politici di base, Einaudi, Torino 1971; Enzo Rava (a cura di), I

compagni. La storia del Partito Comunista nelle “storie” dei suoi militanti, Editori Riuniti, Roma 1971; Arnaldo Nesti, Anonimi compagni. Le classi subalterne sotto il fascismo, Coines, Roma 1976; Bianca Guidetti Serra, Compagne, Testimonianze di partecipazione politica femminile, 2 volumi, Einaudi, Torino 1977; Giorgio Colorni, Storie comuniste. Passato e presente di una sezione del PCI a Milano, Feltrinelli, Milano 1979.

374

A titolo di esempio, Sesa Tatò (a cura di), A voi cari compagni. La militanza sindacale ieri e oggi: la parola ai

protagonisti, De Donato, Bari 1981; Maurizio Carbognin, Luigi Paganelli (a cura di), Il sindacato come esperienza,

tomo I, La Cisl nella memoria dei suoi militanti; tomo II, Ventidue militanti si raccontano, Edizioni Lavoro, Roma 1981.

375

A titolo di esempio, Anna Maria Bruzzone, Rachele Farina, La Resistenza taciuta. Dodici vite di partigiane

piemontesi, La Pietra, Milano 1976; Lidia Beccaria Rolfi, Anna Maria Bruzzone, Le donne di Ravensbrück, Einaudi,

Torino 1978; Erica Scroppo, Donna, privato e politica. Storie personali di 21 donne del PCI, Mazzotta, Milano 1979; Laura Mariani, Quelle dell’idea. Storie di detenute politiche 1927-1948, De Donato, Bari 1982; Nadia Filippini Cappelletto, Noi, quelle dei campi. Identità e rappresentazione di sé nelle autobiografie di contadine veronesi del primo

novecento, Gruppo Editoriale Forma, Torino 1983; Nuto Revelli, L’anello forte. La donna: storie di vita contadina,

Einaudi, Torino 1985; Liliana Lanzardo, Il mestiere prezioso. Le ostetriche raccontano, Gruppo Editoriale Forma, Torino 1985; Paola Nava, La fabbrica dell’emancipazione. Operaie della Manifattura Tabacchi di Modena: storie di

vita e di lavoro, Utopia, Roma 1986.

376

A titolo di esempio, Nuto Revelli, Il mondo dei vinti, Einaudi, Torino 1977; Gianni Bosio, Il trattore ad Acquanegra.

Piccola e grande storia in una comunità contadina, a cura di Cesare Bermani, De Donato, Bari 1981.

377

A titolo di esempio, Franco Alasia, Danilo Montaldi, Milano, Corea. Inchiesta sugli immigrati, Feltrinelli, Milano 1975; Cedos (Centro Documentazione Operatori Scolastici di Milano), Storie personali su emigrazione e sottosviluppo

con un modello di ricerca, Mazzotta, Milano 1977.

378

A titolo di esempio, Liliana Lanzardo, Classe operaia e partito comunista alla Fiat, 1945-48, Einaudi, Torino 1971; Pietro Crespi, Esperienze operaie, Jaca Book, Milano 1974; Id., Capitale operaia. Storie di vita raccolte tra le

fabbriche di Sesto San Giovanni, Jaca Book, Milano 1979; Luisa Passerini, Torino operaia e fascismo. Una storia orale, Laterza, Bari 1984; Alessandro Portelli, Biografia di una città. Storia e racconto: Terni 1830-1985, Einaudi,

Torino 1985; Giovanni Contini, Memoria e storia. Le officine Galileo nel racconto degli operai, dei tecnici, dei

manager 1944-1959, Angeli, Milano 1985; Luigi Ganapini (a cura di), “... Che tempi, però erano bei tempi...”. La Commissione interna della Magneti Marelli nella memoria dei suoi protagonisti, Angeli, Milano 1986.

379

A titolo di esempio, Cesare Bermani, Pagine di guerriglia. L’esperienza dei garibaldini della Valsesia, Sapere, Milano 1971; Daniele Borioli, Roberto Botta, I giorni della montagna. Otto saggi sui partigiani della Pinan-Cichero, Edizioni dell’Orso, Alessandria 1990.

380

A titolo di esempio, Anna Bravo, Daniele Jalla, La vita offesa. Storia e memoria dei Lager nazisti nei racconti di

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progressivamente, così come è andato elevandosi il livello qualitativo e ampliandosi la varietà tematica.

Al termine di questa disamina, possiamo allora dire che l’oralità da fonte ancillare delle scienze umane comunque intese si è progressivamente consolidata come protagonista della ricerca, passando «dalla cantina all’attico», per usare la fortunata espressione con la quale Le Roy Ladurie alludeva al successo della scuola annalista francese381. Senza dilungarci in elenchi di studiosi e opere che poco aggiungerebbero alla nostra ricerca, è tuttavia forse utile fare un raffronto tra due saggi che, apparsi a vent’anni di distanza, se comparati esemplificano immediatamente quanta e quale strada ha percorso l’oralistica italiana.

Il primo termine di paragone è dato dalla pionieristica, importante rassegna sul dibattito e l’uso in Italia di fonti orali curata nel 1980 da Alfonso Botti e Giuseppe Nigro382, il secondo consiste nell’ottimo lavoro di sintesi redatto nel 1999 da Cesare Bermani383. Per evidenziare quanta strada è stata fatta dalle fonti orali è sufficiente comparare le poche decine di pagine di Botti e Nigro, che pure sunteggiavano bene lo stato dell’arte all’inizio degli anni Ottanta, con le centinaia di pagine (ben due volumi!) necessarie a Bermani per rendere conto di quanto avvenuto nei due decenni successivi.

      

381

Peter Burke, Una rivoluzione storiografica, op. cit., p. 72.

382

Alfonso Botti, Giuseppe Nigro, Fonti orali, storie di vita, storia orale: passato e presente nella ricerca e nel

dibattito storiografico in Italia, op. cit.

383

Cesare Bermani (a cura di), Introduzione alla storia orale. Storia, conservazione delle fonti e problemi di metodo, op. cit.

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Parte IV