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Cronache Economiche. N.005-006, Anno 1975

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(1)

CAMERA DI COMMERCIO

SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE (IV GRUPPO) / 7 0 - 2 ° SEM.

INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA g

-DI TORINO

O / O ANNO 1975

(2)

Le preoccupazioni

sono il peggior compagno di viaggio.

Non g u a s t a t e v i il più bel p r o g r a m m a di viaggio c o n la p r e o c c u p a z i o n e di portarvi d i e t r o tutto, o di r i c o r d a r e s e a v e t e c h i u s o b e n e la p o r t a di c a s a . Ci s o n o ladri s p e c i a l i z z a t i in scippi, e d altri c h e e m e r g o n o nel f u r t o d ' a p p a r t a m e n t i Meglio a f f i d a r s i alle n o s t r e C a s s e t t e di s i c u r e z z a , p e r f e t t e p e r p r o t e g g e r e il v o s t r o t e s o r o di famiglia: a r g e n t e r i a , gioielli, d o c u m e n t i D e p o s i t a t e l i d a noi e partite l e g g e r i . C o n un m o d e s t o c a n o n e , m e t t e r e t e al s i c u r o i vostri valori e s a r e t e a s s i c u r a t i c o n t r o l ' a n s i a d a f u r t o . È il n o s t r o m o d o di a u g u r a r v i " b u o n e v a c a n z e ! ".

vediamoci più spesso.

la banca aperta.

CASSA DI RISPARMIO

DI TORINO

(3)

Cosa sono capaci di fare le Fiat

Ogni anno si investono nel mondo somme

enormi per studi sull'automobile: si cerca il

sistema per costruirle meglio e le ragioni

tec-niche dei guasti meccanici, si vuole

stabili-re la loro durata e si studia come stabili-renderle

più sicure. Lo scorso anno da queste

indagi-ni svolte in tutto il mondo sono emerse

valu-tazioni estremamente positive per le vetture

Fiat.

Le Fiat sono capaci di durare di più. Una prova condot-ta dal Governo Svedese ha rivelato che una Fiat

com-prata oggi ha la probabilità di durare in Svezia almeno 10 anni e mezzo (e la Svezia é un Paese dove l'inverno dura 6 mesi).

Le Fiat sono capaci di dare meno fastidi meccanici. In un'altra prova effettuata dal Touring Club svizzero é ri-sultato che delle 34 marche di automobili esaminate, l'80% aveva accusato guasti meccanici, nel corso di un anno, con maggior frequenza delle Fiat.

Le Fiat sono capaci di fare concorrenza alle migliori marche del mondo. In un terzo studio in cui si mettevano a confronto tutte le automobili attualmente vendute sul mercato americano, la Fiat 128 veniva classificata la mi gliore "subcompact" oggi in circolazione.

Le Fiat sono capaci di consumare meno delle altre. In una prova appena ultimata in Finlandia, la Fiat 126 ha realizzato il minor costo per chilometrò che sia mai stato registrato in questa prova. In un articolo pubblicato re-centemente in Francia, è stato sottolineato che le Fiat, prese in gruppo, consumano meno benzina delle auto-mobili di qualsiasi altra marca; si badi bene: non questo o quel modello, ma l'intera gamma Fiat nel suo insieme.

Perchè sono capaci di far io

Perchè la Fiat è la prima delle industrie automobilistiche a rendere ogni lavoratore responsabile per il controllo di qualità: il costo di questo tipo di controllo, personalizza-to al massimo, è il più alpersonalizza-to.

Di " p e r c h è " tecnici dell'attuale superiore

qualità delle vetture Fiat ve ne sono tanti

al-tri, ma siamo convinti che la vera

persona-lità di una Fiat non p u ò essere circoscritta o

codificata da un'indagine. Si tratta infatti di

un sorprendente senso di sicurezza e di

pia-cere a guidare che si p u ò provare soltanto

mettendosi al volante di una Fiat. Di

qua-lunque modello e cilindrata.

anno

Perché oggi le Fiat sono difese in tutte le parti principali della carrozzeria mediante nuovissimi ed efficaci tratta-menti antiruggine e anticorrosione.

Perché le Fiat sono oggi le uniche vetture in Europa ad essere prelevate ogni giorno a caso dalle linee di montag-gio e collaudate su strada per 50 km.

(4)

\

Banco Ambrosiano

SPORTELLI NELLE SEGUENTI CITTÀ

S O C I E T À PER A Z I O N I F O N D A T A NEL 1896

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Il Banco Ambrosiano fa parte del

c o m p o s t o dalle seguenti b a n c h e : Gruppo di Banche Inter-Alpha'

Pratiche di f i n a n z i a m e n t o a m e d i o termine

quale Banca partecipante ad I N T E R B A N C A S . p . A . M i l a n o

B A N C O A M B R O S I A N O Milano

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r n t ebs0tn at r :t 0U M P R E S A ^ ^ T L ^ s u , c / c . p o s t a l e IM. 2 / 4 4 9 7 1

(7)

cronache

economiche

rivista della c a m e r a di c o m m e r c i o industria artigianato e a g r i c o l -tura di f o r i n o n u m e r o 5 / 6 a n n o 1 9 7 5 C o r r i s p o n d e n z a , m a n o s c r i t t i , p u b b l i c a z i o n i d e b -b o n o e s s e r e i n d i r i z z a t i alla D i r e z i o n e della Ri-vista. L ' a c c e t t a z i o n e degli a r t i c o l i d i p e n d e dal g i u d i z i o i n s i n d a c a b i l e della D i r e z i o n e . Gli s c r i t t i f i r m a t i o siglati r i s p e c c h i a n o s o l t a n t o il p e n -s i e r o d e l l ' A u t o r e e n o n i m p e g n a n o la D i r e z i o n e della Rivista n é l ' A m m i n i s t r a z i o n e C a m e r a l e . Per le r e c e n s i o n i le p u b b l i c a z i o n i d e b b o n o es-s e r e i n v i a t e in d u p l i c e copia. È v i e t a t a la ri-p r o d u z i o n e degli a r t i c o l i e d e l l e n o t e s e n z a l ' a u t o r i z z a z i o n e della D i r e z i o n e . I m a n o s c r i t t i , a n c h e se n o n p u b b l i c a t i , n o n si r e s t i t u i s c o n o . Direttore responsabile: Giancarlo Biraghi Vice direttore: Franco A l u n n o Redattore capo: Bruno C e r r a t o

sommario

V. C o m o l i M a n d r a c c i

3 Sacri Monti e territorio in a m b i t o p i e m o n t e s e e l o m b a r d o

G. Vigliano

2 0 La t e m a t i c a dei centri storici d'Europa

C. B e l t r a m e

31 Da un r a p p o r t o sulla viticoltura nel m o n d o

R. - IVI. L. Varveili

3 5 La crisi d ' a z i e n d a ed alcuni modi per superarla

S. T o r a s s o

4 3 L'energia n u c l e a r e in Italia e nella C o m u n i t à e u r o p e a

A. T r i n c h e r i

5 4 L'oro e il n u o v o s i s t e m a m o n e t a r i o

G. M a m b e r t o

5 7 II s i s t e m a degli importi c o m p e n s a t i v i negli s c a m b i intracomunitari e v e r s o i paesi terzi

C. C o s t a n t i n o

6 3 L'imposta sul reddito delle p e r s o n e f i s i c h e

G. F o d d a y

7 2 II p r o b l e m a del t e m p o libero

T . Gavazzi

7 9 N o t e sul s i s t e m a turistico della provincia di Torino

A. V i g n a

8 5 Un altro s u c c e s s o a Torino-Esposizioni della Mostra arti d o m e s t i c h e 8 9 Tra i libri

1 0 0 Dalle riviste

Figura in copertina :

Il S a c r o M o n t e di Varallo all'inizio d e l l ' O t t o c e n t o (da M. Paroletti, San-tuari in Piemonte).

D i r e z i o n e , r e d a z i o n e e a m m i n i s t r a z i o n e

(8)

partire dal presente fascicolo la Direzione di « Cronache Econo-miche » viene affidata al nuovo Segretario generale della Camera di com-mercio industria artigianato e agricoltura di Torino, dr. Giancarlo Biraghi, avendo lasciato la carica per raggiunti limiti di età H prof. dr. Francesco Sarasso.

L'Amministrazione camerale desidera esprimere un vivo ringraziamento al prof. Sarasso per l'impegno e la dedizione con cui ha guidato dal 1° otto-bre 1973 a tutto lo scorso aprile le molteplici attività dell'ente, tra cui ia rivista « Cronache Economiche », confermatasi sempre più periodico di alto valore culturale e scientifico.

Al neo Direttore dr. Biraghi, che ha iniziato e percorso buona parte della carriera proprio alla Camera di commercio di Torino, l'augurio più cordiale di buon lavoro, nella certezza che anche attraverso queste pa-gine, di cui peraltro è stato per numerosi anni appassionato vice-diret-tore, riuscirà a dare una concreta, positiva risposta alle esigenze e alle aspirazioni delle diverse categorie produttive operanti nella provincia di Torino.

GIUSEPPE SALERNO

(9)

Sacri Monti e territorio

in ambito piemontese e lombardo

Vera Comoli Mandracci

L'insieme delle motivazioni del sorgere e della diffusione, tra Cinque e Seicento con partico-lare evidenza sull'arco prealpi-no, della nuova tipologia dei Sa-cri Monti è strettamente corre-lato alla storia del territorio in cui quegli organismi vennero concepiti, realizzati e trasforma-ti. La comprensione di questi nu-merosi ed emozionanti (ancora) complessi religiosi — « fatti » figurativo-architettonici e gan-gli territoriali insieme — inve-ste infatti la problematica con-nessa alla Controriforma e, in particolare, il maturare di un complesso sistema di interrela-zioni col territorio acutamente evidenziato, negli anni decisivi tra Cinque e Seicento, da un nuovo rapporto dialettico tra am-biente e vicenda storica.

Se la maggior parte dei Sa-cri Monti è ora inserita nell'am-bito geografico della regione pie-montese, tuttavia la diversifica-ta divisione politica del suolo in Italia settentrionale tra Quattro e Seicento — il Piemonte orien-tale era per gran parte dipenden-te dal ducato di Milano prima e dalla Spagna poi, oppure da po-tenze con le prime in stretta re-lazione (territorio del Monferra-to) — riporta all'ambito lombar-do il riferimento delle matrici culturali e delle motivazioni sto-riche alla base di quella forma-zione e diffusione.

Questa tipologia architettoni-ca e di nodo territoriale ha in-fatti una radice comune e precisa nel quadro storico e geografico

della Controriforma in Italia set-tentrionale, in parallelo col rin-novamento religioso ed istituzio-nale della chiesa post-tridentina

(10)

sostenuto nella diocesi milanese da Carlo Borromeo (e prosegui-to poi da Federico Borromeo) ed in quella novarese, alla pri-ma strettamente legata, dal ve-scovo Giovanni Bascapé.

L'appoggio e lo stimolo delle alte gerarchie ecclesiastiche al rinnovamento di specifici centri di propedeusi religiosa e di pro-paganda fidei (come mass-media della nuova ideologia della Con-troriforma rispetto al territorio), è contenuta in una circoscritta fase, transitoria, del processo di riforma della struttura della chie-sa. Nel periodo compreso tra lo scorcio del Cinquecento e il pri-mo Seicento si propri-mosse infatti, in strategici fulcri del territo-rio, segnatamente appunto nella sfera di influenza delle diocesi milanese e novarese, la trasfor-mazione radicale di alcuni cen-tri di culto preesistenti tramite interventi volti alla loro raziona-lizzazione secondo nuovi schemi dell'impianto planimetrico e di-stributivo delle vecchie fabbri-che, con un riassetto radicale an-che delle rappresentazioni sacre.

Molti erano infatti a fine Cin-quecento, sul territorio, i com-plessi religiosi improntati ad un chiaro richiamo popolare di fede pietistica, collegati ancora alla tradizione tardo-romanica, fulcri religiosi in massima parte gestiti dalle congregazioni monastiche, ancorati al concetto della « giu-stificazione per fede e per ope-re » che il magistero papale — in opposizione ai criteri della « giustificazione per sola fede » portati avanti dalla riforma pro-testante — continuava a propu-gnare, pur razionalizzandoli, do-po il Concilio di Trento. Il tema

(11)

Fig. 4 - Varallo, S a c r o M o n t e , un e m b l e m a t i c o m o m e n t o della p r i m a facies del M o n t e .

della «salvezza» era stato in-fatti da sempre proposto dalla chiesa cattolica romana anche attraverso il riscatto dalle pene eterne mediante atti di penti-mento, pellegrinaggi, cerimonie religiose, offerte in denaro, cioè mediante lutto un insieme di alti di pietà religiosa radicati nel mondo religioso medievale, prin-cipi d'ordine generale che ave-vano avuto stretta rispondenza nell'ambito francescano coi le-gami riattivati, a fine Quattro-cento, con la tradizione e con tutte quelle forme di

rappresen-tazione sacra e di liturgia che erano state peculiari del mondo medievale.

Nella seconda metà del Quat-trocento l'ambiente religioso mi-lanese era sialo influenzato par-ticolarmente dall'indirizzo dei francescani, soprattutto dalla corrente dei Minori Osservan-ti: indirizzo di rigore morale, di ricerca di radici nella tradizio-ne ed insieme volto apertamente alla catechizzazione anche at-traverso vie ed esperienze nuo-ve. A tale indirizzo religioso ri-sale a fine Quattrocento

l'inven-zione della tipologia dei Sacri Monti come prima fase dei due momenti, ben distinti nel tem-po e nelle motivazioni, che ne sottesero prima la formazione, poi, a fine Cinquecento, la ri-conversione al seguito di istan-ze precise della chiesa controri-formata.

Sia per la prima che per la seconda fase, appare emblema-tica l'esegesi del Sacro Monte di

(12)

numerosa serie di organismi ana-loghi che presero importanza sul territorio lombardo e piemontese.

La prima fase, di promozio-ne, del Sacro Monte di Varallo come riproduzione dei Luoghi Santi — « Nuova Gerusalemme » si chiamerà il complesso — è dovuta al francescano Bernardi-no Caimi che trasse spunto per l'attuazione dell'opera da un va-sto quadro di motivazioni, riferi-bili anche all'Osservanza mila-nese ('). Questo promotore ave-va coperto già dal 1474 la carica di custode del Santo Sepolcro di Gerusalemme, riservata ai fran-cescani, ed aveva avuto modo di verificare la crescente difficoltà per i pellegrini di visitare i Luo-ghi Santi a causa dell'estendersi della potenza turca e del pro-gressivo indebolimento dell'in-fluenza occidentale in oriente, sulla scorta anche di un'oggetti-va intolleranza mussulmana che non lasciava presagire possibilità di compromessi religiosi. Per contro, nel mondo occidentale i profondi rivolgimenti innescati dalle correnti riformiste (e cor-relati profondamente con la struttura economica della socie-tà mitteleuropea che si andava consolidando) cominciavano a minare la struttura cattolica del-la società al di qua delle Alpi ed apparivano come presuppo-sti per nuove esperienze di pro-pedeusi religiosa (2).

L'intento del Caimi, di ripro-durre in Valsesia i Luoghi Santi, trovava peraltro precisi riferi-menti nella stessa scia della tra-dizione francescana, nel modello della rappresentazione della vita di Cristo nella Nascita del pre-sepio di Assisi, e, nella Palestina stessa, nei tentativi dei

france-Figg. 5-6 - I modi del c a n t i e r e g a u d e n z i a n o .

(13)

scani di dare un assetto organiz-zato alle visite dei pellegrini me-diante la formazione lungo la Via Sacra di altari o « stazioni », per puntualizzare gli episodi del-la salita al Calvario; le riprodu-zioni delle «Stariprodu-zioni della Cro-ce » erano del resto presenti in Europa a partire dall'inizio del Quattrocento. Decisive per il Pie-monte, dal tempo tardo-gotico, le «Salite al Calvario» di Ja-querio (3).

Un riallaccio più lontano, ma non meno significativo, era an-che costituito da quegli organi-smi altomedievali che avevano riprodotto i Luoghi Santi focaliz-zando l'attenzione in particolare sul tema del Santo Sepolcro

(Santo Stefano a Bologna), assu-mendo spesso essi stessi il nome

di Gerusalemme (4). L'impresa di

Varallo denotava tuttavia un pre-ciso ribaltamento di intenti ri-spetto a quegli antichi organi-smi, per l'attenzione specifica ri-posta nel tema della « passione », attenzione prima indirizzata par-ticolarmente all'episodio nodale della resurrezione, con un riferi-mento preciso alla verifica della divinità del Cristo, piuttosto che

alla sua vicenda umana (5).

Riguardo all' « invenzione » dei gruppi plastici figurati, un riferimento diretto è anche leg-gibile nella tradizione medievale delle rappresentazioni sacre po-polari, delle processioni in abito teatrale, allora vivissime e tra-mandate tenacemente nel tempo fino ad oggi (come ad esempio a Romagnano) ; aspetti liturgici che nei nuovi organismi sareb-bero rimasti fissali nella alluci-nante realtà dei « Misteri », mu-tuando un chiaro riallaccio

cul-FiZI- 7 - 1 3 - I r i f e r i m e n t i alla s p e r i m e n t a z i o n e c o s t r u t t i v a del b a c k g r o u n d c u l t u r a l e del t e r r i

-t o r i o .

(14)

Fig. 14 - Varallo, Sacro M o n t e , il s e c o n d o ciclo di Misteri della p r i m a fase c o s t r u t t i v a (cappelle VII, Vili, IX).

turale anche con le nuove ten-denze artistiche del Quattrocen-cento e col realismo tardo-gotico.

Nella scelta del sito per l'av-vio dell'impresa, il luogo di Va-rallo possedeva anche una analo-gia topografica con la terra pale-stinese e la collina di Gerusa-lemme, analogia che le Guide e Descrizioni dei secoli successivi non mancarono di sottolineare

ripetutamente (6). Tendo a

cre-dere tuttavia che questa circo-stanza non sia stata

determinan-te nella scelta definita del luo-go; per certo molto influì la di-sponibilità della comunità varal-lese a dare in cessione sia la mon-tagna sia il convento alla sua base, ecl inoltre l'esistenza in Val-sesia di una struttura sociale e territoriale alquanto evoluta, al-l'interno della quale Varallo of-friva sia funzioni di spiccata centralità con possibilità ricetti-ve per i pellegrini (7), sia una

po-sizione logistica sufficientemente baricentrica rispetto al territorio e alle città della grande pianura limitrofa.

Ottenuti autorizzazione pa-pale, finanziamenti e terreno

(1493), il Caimi diede avvio alla costruzione del complesso con un piano d'insieme che rag-gruppava gli episodi più signifi-cativi della vita di Gesù in tre cicli di Misteri (Nazareth, Be-tlemme e Gerusalemme), distinti topograficamente sulla montagna sacra in un percorso libero,

ade-Fig. 16 - Il s a l d o « c o n t e n i t o r e » della cappella g a u d e n z i a n a della C r o c e f i s s i o n e ; p a r t e p o s t e r i o r e .

(15)

Figg. 17-18 - G a l e a z z o Alessi, il m o m e n t o della p r o p o s t a m a n i e r i s t a p e r la Piazza (dal « Libro dei Misteri »).

rente al criterio prevalentemente evocativo a cui l'opera era im-prontata. La salita alla montagna sacra dal convento suburbano di Santa Maria delle Grazie, sotto-lineava uno stretto legame ideo-logico e morfoideo-logico tra città, convento e montagna sacra, le-game consolidato col tempo e che emerge chiaramente dalla icono-grafia antica della città e del Monte C).

La primitiva fase del Caimi polarizzava l'attenzione sui Mi-steri della passione, quali mo-menti dell'iter mistico più adatti a stimolare nel fedele reazioni emotive. Un capitolo di una gui-da in versi di anonimo del 1514,

« Traciato de li capituli de pas-sione fondali sopra el monte de

Varale novamente composti » (9),

sottintende chiaramente lo sti-molo all'emozione e la ricerca, attraverso il pellegrinaggio, del perdono da parte del fedele come fatto individuale o corale.

All'organizzazione del centro religioso collaborò incisivamen-te Gaudenzio Ferrari, che diede la sua opera soprattutto come pit-tore e plasticapit-tore, attività su cui insistevano le fonti e la lettera-tura dell'Ottocento, ma più aper-tamente riscoperta nei tempi mo-derni (e si vedano soprattutto le pagine di Giovanni Testori nel Catalogo della Mostra di Varallo

del 1956 e gli interventi succes-sivi). Gaudenzio fu anche dal-l'inizio del secolo XVI il deposi-tario del progetto del Caimi do-po la sua morte, lavorando a Va-rallo ininterrottamente fino al 1526 e, in seguilo, fino al 1539 con varie interruzioni; sempre tuttavia con un peso determinan-te sull'opera anche nel suo ri-svolto architettonico, nella acce-zione più vasta del termine, con un risultato complessivo di alto livello formale (l0).

(16)

Fig. 22 - Varallo, Sacro M o n t e , la P o r t a M a g g i o r e ( G a l e a z z o Alessi).

pathos, senza alcuna ricerca di assialità nello schema distributi-vo, né di effetti stereometrici nel-l'impianto planivolumetrico (in

particolare i complessi di Betlem-me e Nazareth), seguendo uno schema che poneva, decisamente prioritario, lo svolgimento del

percorso mistico inteso come se-quenza di tappe di preghiera. L'aderenza delle fabbriche al ter-reno, con lo sfruttamento dei dislivelli naturali, quasi senza sbancamenti e riporti di terra, si riallaccia ai modi dell'archi-tettura minore coeva, col risul-tato di organismi estremamente vivaci, inseriti nell'ambiente in un percorso libero senza intenti formalistici od emblematici.

Il riallaccio allo schema « ver-nacolare » nell'impianto, nella connotazione formale degli ele-menti costruttivi — con volte e archi a pieno sesto su colonnine in pietra locale ad enfasi marca-ta, negli avancorpi porticati lun-go i percorsi aperti — sottolinea ulteriormente una intenzionale non-aulicità e l'estraneità di elementi didascalici o idealiz-zanti (u).

Sotto questo taglio di rappre-sentazione prevalentemente evo-cativo, gli apparati pittorici e

(17)

plastici costituiscono indubbia-mente il riferimento più caro al-la devozione e tradizione popo-lare. La rappresentazione delle scene — e questo vale anche per il periodo successivo — coi per-sonaggi in grandezza naturale, in legno, terracotta o gesso ten-deva alla massima aderenza alla realtà. Il risultato non era tutta-via un mondo palestinese archeo-logicamente fedele e ricostruito, ma l'interpretazione nostrana di quei luoghi e di quegli avveni-menti, riscoperti e rivissuti con sembianze, abiti, arredi, atteggia-menti propri del piccolo mondo locale, artigianale e rurale. An-che da questi elementi doveva derivare al fedele l'impressione di rivivere fatti reali immediati, spogliati della sovrastruttura ca-ratteristica della cultura medie-vale, in una dimensione sincro-nica della storia (12).

Questo tipo di rappresentazio-ne non implicava tuttavia una de-stinazione popolana tout-court: al di là dello stimolo nel creden-te alla parcreden-tecipazione ad avveni-menti reali, traspariva l'intuizio-ne e la realizzaziol'intuizio-ne di un mezzo di comunicazione di altissimo li-vello, pienamente allineato con le correnti più raffinate del tem-po e suscettibile di comprensione a livello universale.

Per gran parte del Cinquecen-to il Sacro Monte di Varallo ri-mase un riferimento spontaneo di fede non solo per la gente della Valsesia, ma per la vasta area lombarda della pianura mi-lanese e novarese; costituì peral-tro un cenperal-tro religioso non in stretta dipendenza dalla chiesa secolare, ma dall'ordine dei fran-cescani, anche se non gli mancò

Fig. 24 - L ' a t t u a z i o n e in c h i a v e più m o d e s t a

dei p r o g e t t i alessiani p e r i t e m p i e t t i isolati (cappella XII).

(18)

k • / r o

i/

r i- 1

Fig. 25 - Le p r o p o s t e del t a r d o c i n q u e c e n t o p e r la r a z i o n a l i z z a z i o n e del Sacro M o n t e (Milano, Biblio-t e c a A m b r o s i a n a ) .

l'appoggio della chiesa, con la concessione di ampie indulgenze che favorivano la venula dei pel-legrini e dei loro oboli (").

Nella seconda metà del Cin-quecento, invece, le istanze della Controriforma cominciarono a richiedere contenuti nuovi, più specificatamente dottrinali, an-che se ancora legati alla sfera della emotività, ai centri religiosi preesistenti sul territorio nel qua-dro del più vasto rinnovamento della chiesa post-tridentina.

Lo scopo primario non consi-steva più nel generico riferimento

evocativo ai Luoghi Santi e alla « passione », ma in una rigorosa sequenza logica elei fatti essen-ziali del Vecchio Testamento e della vita di Cristo, il richiamo ai quali era condizione necessa-ria per la determinazione della « testimonianza » del fedele. Sul-l'iter mistico del Caimi prendeva quindi preponderanza la neces-sità della rappresentazione, in una ortodossa antologia figura-ta, dei principi riaffermati dalla chiesa cattolica nella « Professio Videi Triclentinae » ed assumeva significato pregnante l'intero

ci-clo della umanità, dal peccato originale al giudizio universale, col fine focalizzato nel tema delle « pene eterne » e nel concetto della « salvezza ».

Varallo, ancora, costituì un nodo sintomatico nel nuovo rap-porto che maturava tra istituzio-ne ecclesiastica e territorio. Sul-la precedente situazione, sostan-zialmente estranea a indicazioni di ordine ideologico e universa-le, si collocano infatti i program-mi di ristrutturazione cinquecen-tesca del complesso varallese, che traggono spunto dal « Libro dei Misteri », manoscritto ora di proprietà del Comune di Varallo ma proveniente da quella casa d'Adda, che dal 1560 circa era subentrata nella Fabbriceria in-serendo il destino del complesso varallese in un più diretto lega-me col mondo « colto »

dell'am-bito milanese (H).

Sulla complessa problematica relativa all'attribuzione del « Li-bro dei Misteri » e al reale peso che il progetto ebbe sulla con-creta attuazione del Sacro Mon-te di Varallo è stato discusso a lungo dalla storiografia passata e recentissima. Anche gli ultimi contributi critici hanno sostan-zialmente suffragato l'ipotesi del riferimento a Galeazzo Alessi per l'idea-guida del corpus documen-tale dei progetti e per il Proe-mio, che ne contiene le giustifi-cazioni e le direttive programma-tiche (1S).

(19)

gerar-chica schematizzazione e priorità di percorsi e di precise conse-quenzialità cronologiche, in un raccordo sicuro e continuo tra architettura e fatto urbanistico, tra edificio e ambiente.

La maggior estensione plani-metrica quindi — e l'impegno economico più vasto di quanto non comportasse il progetto del Caimi e il cantiere gaudenziano — rendeva necessaria una pro-grammazione dei lavori procra-stinata nel tempo, per la quale era verosimile supporre inter-venti plurimi di esecutori. Nel Proemio questa preoccupazione appare manifesta: « ...e perciò son venuto in isperanza di poter mostrare in questo libro tutti i di-segni degli edifitij che a me sono parsi di poter commodamente capire nella sommità di questo Monte; et perché doveranno es-sere tante et di cos'i varie forme ridotte con proportioni et misu-re, alle corrispondentie delle lor grandezze; con tutto l'ordine, e decoro d'architettura che si con-viene, et che a me sia stato pos-sibile; et [per] che per aventura dovranno essere con lo spatio di molti anni da persone diverse poste in opera; sarà necessario che io particolarmente venghi narrando sopra detti disegni; lutto quello ch'essi non ponno totalmente mostrare; acciò quel-li che veranno a ridur l'opera a perfezione, restino bene instrut-ti di quanto io desidero, ch'in tal cosa si facci... » (16).

La planimetria generale del «Libro dei Misteri» rispecchia direttamente le indicazioni pro-grammatiche del Proemio mentre la serie dei progetti evidenzia il polso della nuova connotazione che s'intendeva dare al complesso religioso. L'impianto delle nuove cappelle era segnatamente im-prontalo alla stereometria ed al

Fig. 26 - Varallo, Sacro M o n t e , l ' a s s e t t o a t t u a l e (*).

rigore di impaginatura facciale, derivali dal tardo-rinascimento dell'Italia centrale mediato dal mondo lombardo. La matrice di riferimento formale non aderiva più — come nel cantiere gauden-ziano — alle suggestioni della cultura architettonica « vernaco-lare », ma proponeva un approc-cio più cerebrale e dislaccato, con il risultato di tempietti idea-lizzanti che avrebbero isolato al loro interno i gruppi plastici, in-capsulandoli spesso « in vitro », ed offrendo al visitatore allettan-ti architetture di puro ed eletto manierismo.

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assunto minor segno gli ambienti costruiti sul contorno, mimetiz-zati ed uniformati dietro il con-tinuo portico anulare, prevari-cando la scala gerarchica delle loro funzioni e del contenuto emblematico intrinseco.

Molti elementi di distrazione, alla luce della solida istanza con-troriformista, non erano estranei alla soluzione proposta da

Ales-si, caratterizzata com'era anche dalla ricerca del decorativismo e da un tono vagamente edonisti-co, come lasciano intuire i fre-quenti richiami del Proemio ai termini « vago », « amenissi-mo », « meravigliosamente orna-to », « belli ed ornati ». Sinorna-to- Sinto-matica appare la spiegazione ad-dotta per il progetto del nuovo percorso principale: « le diuote

persone, prenderano più gusto et con maggior diuotione contem-plariano detti misterij allettati Ifiassime dalla strada che

piace-uolissima riuscirà » (I7).

Tutti elementi per niente af-fini al maturare delle nuove scel-te religiose nel conscel-testo culturale lombardo ed anche alla commit-tenza « di fede austera e un po'

ombrosa » (18), che offriva una

(21)

Fig. 28, 29, 30 - Varallo, Sacro M o n t e , la Piazza dei T r i b u n a l i . — Fig. 31 - Varallo, Sacro M o n t e , s c o r c i o della Piazza p r i n c i p a l e dal passaggio della Piazza dei T r i b u n a l i .

resistenza palese al conciliare la piacevolezza della natura con la testimonianza di fede e con la propedeusi religiosa, sulla scorta delle istanze metaprogetluali di tutto quel mondo complesso e ri-goroso che, attorno al 1577, avrebbe trovato nell'ambito mi-lanese della Controriforma una precisa regolamentazione nelle

« Instructiones » del vescovo Carlo Borromeo (").

Infatti, quando alla commit-tenza dei D'Adda si affiancaro-no, e poi sostituiroaffiancaro-no, con potere decisionale le alle gerarchie ecclesiastiche i20), il piano

del-l'A lessi venne nella sostanza pre-cocemente abbandonato. Esso rimase tuttavia matrice dello

(22)

Figg. 32-33 - Varallo, Sacro M o n t e , la definitiva c o n n o t a z i o n e di s a n t u a r i o .

Adamo ed Eva) (2I).

Completa-mente abbandonato fu invece il progetto della Piazza; infatti il suo intrinseco significalo —

em-blematico alla luce dei principi della Controriforma — se con-fermava come definitivamente obsoleta la concezione evocativa

della soluzione precedente, non poteva neppure conciliarsi con

impostazione manierista so-stanzialmente immanentista pre-vista dal progetto alessiano.

L'abbandono del progetto per la Piazza e per gli edifici del nu-cleo centrale credo, tuttavia, deb-ba essere motivato anche da una oggettiva difficoltà tecnica nella concretizzazione delle costruzio-ni per gli spazi aperti e per le fabbriche attigue, difficilmente fondabili nel sito previsto. Già nel 1576 la Fabbriceria, pro-grammando alcuni lavori secon-dari, specificava: «et si è fatto tal discorso per che si precisa dette cose si faranno con non molta spesa, è che si possa ve-dere che sono cose fattibile » ed annotava che « la irresolutione di quello si ha da fare causa dan-no alla detta fabrica, come si è potuto vedere da certi anni in qua, e si vedde di presente, che non se gli è fatto né se gli fa

fa-brica alcuna » f2). Le incertezze

maggiori sulle «cose fattibili» dovevano verosimilmente riguar-dare la zona centrale del Monte e non le cappelle sparse, più semplici tettonicamente anche dal lato dell'esecuzione in can-tiere e che in effetti furono ese-guite — del resto molto sempli-ficate — sulla traccia del per-corso alessiano.

(23)

propa-ganda fidei » presente e, ancor più, latente in quegli antichi complessi di grande richiamo po-polare, fu infatti acutamente in-tuito dai propugnatori del rinno-vamento della chiesa che, pro-muovendone una profonda ri-strutturazione formale, ne razio-nalizzarono al massimo la fun-zione emblematica.

In questo senso il più auten-tico problema del Sacro Monte di Varallo riguarda la fase della sua trasformazione tra Cinque e Seicento, ed inoltre l'analisi dei nuovi progetti che l'hanno sotte-sa nel quadro del complesso mondo professionale lombardo — quello autentico del mestiere e del cantiere — attorno a cui gravitò l'opera di Varallo. Tra gli altri, alcuni disegni e

docu-menti della Biblioteca Ambrosia-na di Milano (*) (in particolare tre planimetrie fittamente anno-tate ed una Memoria scoperta-mente polemica nei riguardi del Proemio O) focalizzano il pro-blema della riforma del Monte attorno al suo nucleo centrale, la « Piazza », individuandone di-verse fasi progettuali che prefi-gurano la soluzione poi attuata.

Se il problema non è ancora situabile criticamente in modo compiuto alla luce dei documenti conosciuti, la sequenza logica di quei progetti appare tuttavia fon-damentale per comprendere — anche al di là delle istanze della Controriforma — l'abbandono del progetto alessiano, che era per certo diffìcilmente attuabile e « fondabile » tettonicamente,

come già ho detto, nel sito pre-visto.

Fu abbandonata del tutto an-che la generalizzazione del tem-pietto isolato per le cappelle non ancora costruite: l'iter dei nuovi Misteri e la Scala Santa vennero infatti per massima parte assor-biti nel corpo dei fabbricati che conchiudono la piazza principale e l'adiacente piazzetta dei Tribu-nali, nella quale anche le cappel-le singocappel-le definiscono uno spazio unitario, collegato morfologica-mente allo spazio di relazione complessivo.

Si perse cosi progressivamente la facies tardo-rinascimentale del Sacro Monte, la cui nuova confi-gurazione fu il presupposto per la successiva trasformazione in santuario (**).

(') Le prime notizie relative alla vita del Caimi ci sono pervenute tramite il più antico storico del Sacro M o n t e di

V a r a l l o , G I O V A N N I BATTISTA FASSOLA, La

Nuova Gierusatemme o sia il Santo Se-polcro di Varallo consacrata all'Aug.ma Regina Maria Anna d'Austria Madre del Gran Monarca Carlo Secondo N. S., Mi-lano, 1671; questi, come p u r e FRANCESCO TORROTTI, Historia della nuova Gierusa-temme, Il Sacro Monte di Varallo, con-sacrata a Sua Santità Innocenzo XI, Va-rallo, 1686, ne d à u n q u a d r o a l q u a n t o sbiadito e talora inesatto. Della vita del Caimi e delle ragioni della scelta di Va-rallo h a n n o parlato anche le più antiche descrizioni del Sacro M o n t e tra le quali ricordo in particolare le pp. 13-14 del Direttorio Per ben visitare la Nuova Ge-rusalemme, o sia il S. Sepolcro di Va-rallo, E per ben contemplare gli alti Mi-steri della Vita, Passione, e Morte del Nostro Signor Gesù Cristo, Con l'ordine, e guida di tutte le Capelle (« Deute-ron » o ristampa di u n a più antica gui-da « ampliato di bellissimi Sonetti, ed a d o r n a t o di belle Figure »), Milano, Ma-latesta, 1741, con descrizione, incisioni, sonetti e breve relazione storica per ogni cappella, preghiera rituale, elenco dei miracoli; un altro Direttorio, Varallo, C i l a r d o n e , 1765, con testi analoghi ma più ridotti e piccole incisioni diffe-renti dalle precedenti e m e n o precise, ri-prende integralmente il testo riguardan-te il Caimi. Lo sriguardan-tesso b r a n o è riportato

N O T E

anche nelle guide ottocentesche tra cui ricordo Guida per ben visitare la Nuova Gerusalemme nel Sacro Monte di Va-rallo, VaVa-rallo, R a m p o n i , 1809, che, p u r con l'impaginazione delle guide sette-centesche e p u r riportando i rami del 1741, ha il testo completamente rinno-vato. Tra le guide ottocentesche ricordo in particolare GAUDENZIO BORDIGA, Storia e guida del Sacro Monte di Varallo, Va-rallo, Caligaris, 1830, e MICHELE CUSA, Nuova guida storica, religiosa ed artistica al Sacro Monte di Varallo ed alle sue adiacenze, Varallo, 1857. La prima analisi critica su basi documen-tarie corrette della vita del Caimi è di Pietro Galloni che ne diede notizia in un primo articolo s t a m p a t o a Varallo nel 1873 e ne riprese d i f f u s a m e n t e l'esame nel p r i m o dei suoi d u e libri sul Sacro Monte, Sacro Monte di Varallo. Atti di fondazione. Il Caimi Fondatore, Varal-lo, Camaschella & Z a n f a , 1909, cap. IL

(2) Prima di M a r t i n o Lutero

(1483-1547) il problema della riforma della chiesa sia di carattere morale sia di carattere istituzionale, era stalo p o r t a t o avanti nell'ambito delle t e n d e n z e « con-ciliaristiche » già a Costanza (1414-1418) e a Basilea (1431-1437). Le tesi di rifor-ma erano slate estese da Giovanni Wy-cleff (1330-1384) e da G i o v a n n i Huss (1360-1415) a d d i r i t t u r a al c a m p o della fede e del dogma. Tuttavia fino al 1517, cioè con l'affissione, secondo l'uso acca-demico, delle « 95 tesi » di M a r t i n o

Lu-tero alla porta della cattedrale di Wit-temberg (momento storico al quale si è soliti riferirsi per l'inizio della Rifor-ma), la chiesa di R o m a n o n aveva in realtà dato molto peso al f r o n t e di con-testazioni in atto soprattutto in Ger-mania.

(3) C f r . ANDREINA G R I S E R I , Jaquerio

e il realismo gotico in Piemonte, Torino, Edizioni Pozzo, s.d. [1967]; in partico-lare le pp. 52 sgg., 72 sgg., e l'ampio e c o n f r o n t a t o r i m a n d o bibliografico delle note.

(4) C f r . R U D O L F W I T T K O V E R ,

Monta-gnes sacrées, in « L'oeil; art, architectu-re, décoration », n. 59, n o v e m b r e 1959, pp. 54-61 e 92.

(5) D a sottolineare anche l'influenza

della dottrina agostiniana nella sua dia-lettica contrapposizione della « Gerusa-lemme celeste » e della « G e r u s a l e m m e terrestre ».

(6) Il canonico F. TORROTTI, op. cit.,

cfr. n. 1. sottolinea l'analogia topogra-fica addirittura tra l'intero ambiente ed i Luoghi Santi; oltre la similitudine im-mediata tra i fiumi locali del Sesia e del Mastallone con quelli palestinesi Cedro-ne e G i o r d a n o , egli metteva in evidenza anclic l'analogia del lago di Cesarea con quello d ' O r l a .

(7) Le guide del Sette e Ottocento

(24)

per ben visitare la Nuova Gerusalemme nel Sacro Monte di Varallo, op. cit., 1809, specifica a p. 8: « Le strade sono comodamente carreggiabili, e rendonsi sempre più comode a' viaggiatori. Il Borgo è ben provveduto di comodi al-loggi, e di delicate vittovaglie ».

(8) L'antica bibliografia sul Sacro

Monte è stata organicamente raccolta

d a ALBERTO D U R I O , Bibliografia del

Sa-cro Monte di Varallo e della Chiesa di Santa Maria delle Grazie annessa al San-tuario, 1493-1929, in « Bollettino Stori-co per la Provincia di Novara », X X I I I , XXIV, XXV e XXXVI (per l'aggiorna-mento al 1943).

Importante per la testimonianza con-temporanea sugli « architetti eccellentis-simi » operanti in Varallo, non meglio indicati, è l'opera di FRANCESCO SESALLI, Descrittione del Sacro Monte di Varallo di Valsesia Sopra il quale è il Sepolcro di Christo, con molti altri luoghi a imi-tatione di quelli di Terra Santa ecc., Novara, la ed. 1566 (con varie ristampe).

Della fine del Seicento importante è la

p u b b l i c a z i o n e d i GIOVANNI BATTISTA

FASSOLA, La Nuova Gierusalemme, op. cit. Alla cospicua serie delle modeste guide settecentesche ed ottocentesche, in parte sopra citate, quasi tutte di ca-rattere popolaresco, si contrappone per la veste tipografica lussuosa e per le grandi incisioni, il libro in d u e volumi dedicato a Carlo Felice da MODESTO PA-ROLETTI, Descrizione dei Santuari del Piemonte più distinti per l'antichità della loro venerazione e per la sontuosità dei loro edifizii, opera adorna delle vedute pittoresche di ogni Santuario, Torino, Reycend, 1825. Tra gli altri studi: SA-MUEL BUTLER, EX volo, studio artistico sulle opere d'arte del S. Monte di Varallo e di Crea, ediz. it., Novara, Miglio, 1894; infine i d u e fondamentali lavori di PIE-TRO GALLONI, Sacro Monte di Varallo. Atti di fondazione. B. Caimi Fondatore, op. cit., e Sacro Monte di Varallo.

Origine e svolgimento delle Opere d'Ar-ie, Varallo, Z a n f a , 1914, il riferimento ai quali è tuttora significativo per l'in-terpretazione della esegesi del Monte.

Il primo studio che si occupa del Sa-cro M o n t e anche con attenti rilievi ar-chitettonici di alcune cappelle, ma sulla superata falsariga critica della tesi di S. BUTLER, è u n a tesi di laurea pubblicata da WASMUTH e sostenuta presso la Scuo-la di Dresda (reScuo-latore C. Gurlitt) da P. GOLDHARDT, Die Heiligen Berge Varallo, Orla und Varese, Berlino, 1908.

Lo studio del Galloni h a segnato l'avvio di u n a cospicua serie di studi che h a n n o trovalo spazio soprattutto nell'ambito delle pubblicazioni della De-putazione Subalpina di Storia Patria. Ricordo in particolare di ALBERTO DU-RIO, Il Santuario di Varallo secondo uno sconosciuto cimelio bibliografico del 1514, in « Bollettino Storico per la

Pro-vincia di Novara », a. XX, fase. II, 1926, pp. 117-139, nel quale venne trascritta la guida in versi di Anonimo, tuttora riconosciuta come più antica, Questi sono li misteri che sono sopra il Monte di Varalle, Milano, 1514, il cui unico ori-ginale conosciuto è catalogato presso la Biblioteca Colombina di Siviglia.

Ricor-d o a n c o r a Ricor-d i GIOVANNI ROCCO, Del

Sa-cro Monte di Varallo e del « Libro dei Misterii », in « Bollettino Storico per la Provincia di N o v a r a » , a. XXXIV, 1940, fase. II-III, p p . 29-42, e a. XXXV, 1941, fase. II-III, pp. 190-206; e di PAOLO PENATI, Il Venerabile Carlo Bascapé e il Sacro Monte di Varallo, in « Bolletti-no Storico per la Provincia di Novara », a. XLI, 1950, fase. II-III, pp. 150-158.

A partire dalla Mostra di Gaudenzio Ferrari del 1956 a Varallo f u data u n a apertura critica più vasta alla problema-tica nel Catalogo della Mostra: cfr. AN-NA MARIA BRIZIO, L'Arte di Gaudenzio,

GIOVANNI T E S T O R I , Gaudenzio e il

Sa-cro Monte, L. MALLÉ, Fortuna di Gau-denzio. In seguito, negli Atti e Memorie del Congresso di Varallo Sesia-settem-bre 1960, stimolanti apporti sono stati

f o r n i t i d a ANNA MARIA BRIZIO, Giovanni

D'Enrico, pp. 109-114; VITTORIA MOCCA-GATTA. Benedetto Alfieri al Sacro Monte di Varallo, pp. 151-168; AUGUSTO CA-VALLARI MURAT, Il « Libro dei Misteri » e gli architetti del Sacro Monte di Va-rallo, pp. 81-107.

Da Cavallari f u r o n o esaminati genesi e sviluppo della struttura urba-nistica con particolare riferimento al m o m e n t o della ristrutturazione cinque-centesca. La relazione del Cavallari è stata l'innesco per il ripensamento cri-tico sui nomi degli architetti operanti al Sacro Monte. Una sintesi dello stato delle ricerche è stata puntualizzata da MARZIANO BERNARDI, Il Sacro Monte di Varallo, Torino, 1960.

L'apporto di nuovi fondamentali do-cumenti e indagini critiche è stato offerto

d a MARIA L U I S A G A T T I PERER,

Marti-no Bassi, il Sacro Monte di Varallo e S.ta Maria presso San Celso a Milano, in « Arte L o m b a r d a », IX, I, 1964, pa-gine 21-61.

Per l ' i n q u a d r a m e n t o generale della problematica artistica tra C i n q u e e Sei-cento, f o n d a m e n t a l e il Catalogo della Mostra « Il Seicento l o m b a r d o » « Sag-gi i n t r o d u t t i v i » , Milano, 1973, Milano, Electa Editrice, s.d. [1973]. I m p o r t a n t e infine per la crescita degli studi relativi al Monte e per una più vasta accessibi-lità al manoscritto varallese, il recente GALEAZZO ALESSI, «Libro dei Misteri» - Progetto di pianificazione urbanistica, architettonica e figurativa del Sacro Monte di Varallo in Valsesia (1565-1569), p r e f a z i o n e di A n n a Maria Bri-zio, c o m m e n t o critico di Stefania Stefani Perrone, Bologna, Forni, 1974 (cfr.

anc h e VERA COMOLI MANDRACCI, r e anc e n s i o

-ne in « Studi Piemontesi», marzo 1975, voi. IV, fase. 1, pp. 212-14). Inoltre ANDREINA GRISERI, I Sacri Monti fra "Cinque e Seicento, Assessorato alla

Cul-tura della Regione Piemonte, conferen-za alla Galleria d'Arte Moderna del marzo 1975, che h a inteso ribadire l'apertura ripetutamente data

all'argo-mento da Giovanni Testori.

In particolare, sulla problematicità dei disegni del Libro dei Misteri, cfr. il Catalogo della Mostra di Galeazzo Ales-si - Genova, 1974, p. 41 e, per u n in-q u a d r a m e n t o più ampio della figura del-l'architetto, gli « Atti del Convegno in-ternazionale di Studi su Galeazzo Ales-si e l'architettura del '500 - Genova, aprile 1974 », Genova, 1975.

(9) Anonimo, Questi sono li misteri

che sono sopra il Monte di Varalle, cit. (cfr. nota 8).

(10) Alla morte del Caimi, si interessò

del proseguimento dell'impresa il Beato Candido Ranzo che f u soprattutto u o m o di fede e consolidò la pietà religiosa at-torno al Sacro Monte: cfr. GIULIO RO-MERIO, Il Santuario di Maria Assun-ta di Varallo eretto a Basilica Romana, in « G a z z e t t a della V a l s e s i a » , supple-mento al n u m e r o 37, 10 settembre 1932.

(n) Per la tipologia abitativa della

z o n a c f r . VERA COMOLI MANDRACCI,

L'ar-chitettura delle case a loggiati nel biel-lese e nella Valsesia, in « Palladio », n. I-IV, 1965, pp. 143-156. Per le rela-zioni tra vicenda storica, prodotto co-struito (edilizio ed urbano) e territorio in Valsesia rimando a VERA COMOLI MAN-DRACCI, Le antiche case valsesiane. Svi-luppo storico di una cultura ambientale e problemi della sua tutela e valorizza-zione, Novara, Stella Alpina, 1967.

(12) Nelle prime cappelle non

esiste-va il d i a f r a m m a di separazione tra grup-pi plastici e figurati e spettatore, che poteva circolare liberamente. Questo ef-fetto è ancora in p a r t e sperimentabile nella superba cappella della Crocefis-sione di G a u d e n z i o Ferrari, nella quale si giunse ad u n a completa fusione spa-zio-temporale tra gruppi plastici ed af-freschi.

C3) Il Tonetti riferisce che nel 1520

(25)

specifica « Alla fine della Meditazione d'ogni Capella ti si prega a non partir di quella senza lasciargli una tua liberale limosina, per maggiormente cavarne frutto del Mistero, in cui vi si rappre-senta, sappi avvalertene, e ricordati, che dandola a Dio, la dai a buon Censo, e non li dai se n o n quello, che egli ti diede ».

(14) Giacomo D ' A d d a ereditò

l'im-pegno verso il Sacro Monte di Varallo dal nobile varallese Scarognino suo antico protettore e mecenate, di cui il D ' A d d a aveva sposato la figlia.

(l s) Cfr. n. 8.

(1 6) C f r . GALEAZZO A L E S S I , op. cit. (1 7) C f r . GALEAZZO A L E S S I , op. cit.

(15) Questo aspetto della

commit-tenza è stato lucidamente messo in luce

d a M A R I A L U I S A G A T T I P E R E R , op. cit.,

cfr. n. 8.

(1 9) C f r . CARLO BORROMEO,

Jnstructio-nes fabricae et supellectilis ecclesiasti-cae [1577], in PAOLA BAROCCHI, Trat-tati d'arte del Cinquecento. Fra Manie-rismo e Controriforma, voi. I l i , Bari, La-terza, 1962.

(20) L'influenza diretta della chiesa

sul Sacro M o n t e f u istituzionalizzata nel 1587 con Bolla papale di Sisto V che delegò i vescovi di Novara alla sovrin-tendenza del Monte, dandogli « piena autorità e balia di tutte le limosine e della disposizione della fabbrica, e in tutte le cause che intorno a quella pos-sono avvenire ».

(21) Il Proemio peraltro fa esplicito

riferimento alla preesistenza di queste architetture: « ... il tempio che all'in-contro a detta opera si trova, il quale è per il vero benissimo inteso, a d o r n a t o dal portico ch'è avanti, sopra colonne di marmo... », elementi che f a n n o pensare ad u n progetto precedente.

Un eventuale successivo intervento al Sacro M o n t e di Pellegrino Tibaldi (1527-1596) non è ipotizzabile, se n o n da u n a lettera del 1584 di S. Carlo che scriveva da Varallo perché gli si « man-dasse l'architetto Pellegrino dei Pelle-grini [...] per meglio disporre alcune cappelle [...] n o n a b b a s t a n z a bene ordi-n a t e » . Q u e s t a iordi-ndicazioordi-ne ordi-n o ordi-n dovette c o m u n q u e aver conseguenze sul più tardo c o m p l e t a m e n t o dei lavori in quan-to S. Carlo moriva d o p o pochi giorni mentre Tibaldi stava p e r partire per la Spagna.

(22) Da un documento firmato «

Fra-te Alessio da Monza G u a r d i a n o l'ano presente del 1576 del Monasterio del detto luoco di Varallo, 19 maggio 1576

i n M i l a n o » , i n P I E T R O GALLONI, op.

cit., II, pp. 211-212.

(M) Milano. Biblioteca Ambrosiana

-Raccolta Ferrari. Il Codice Am-bros. S. 130 Sup. contiene quattro documenti. Il documento a c. CLV, è u n a seconda redazione del Proemio del « Libro dei Misteri »; quello a c. C L V I I , è la « Nota de' Misteri da rappresentarsi in altrettante Fabbriche come nella pre-cedente carta »; quello a c. C L V I I , è u n a sorta di Memoria che spiega ragioni e fi-nalità dell'incarico e del lavoro eseguito; quello a c. C L V I I I è u n a legenda dei lavori fatti e da farsi. Nel Cod. S. 150 Sup. sono inoltre compresi cinque dise-gni di cui tre planimetrie a e. XXX, c. X X X I , e c. X X X I I e due di costruzioni isolate, a c. XXXIII, « Pianta e alzato per la Cappella con l'entrata in Geru-salemme », e a c. XXXIV, « Pianta per la Cappella con l ' A s c e n s i o n e » .

C f r . M A R I A L U I S A G A T T I P E R E R ,

Mar-tino Bassi, il Sacro Monte di Varallo e S.ta Maria presso San Celso a Milano, cit., in particolare pp. 21-29 per la tra-scrizione integrale dei documenti attri-buiti dall'A. a Martino Bassi alla luce anche del loro inserimento nel corpus dei progetti dell'architetto. L'esistenza di questi d o c u m e n t i presso l ' A m b r o s i a n a era già stata annotata da Achille M a u r i che sul dorso del « Libro dei Misteri » scriveva: « Questo v o l u m e di disegni di Pellegrino Tibaldi ha perfetto riscontro, e nella scrittura e nelle piante, con altri volumi manoscritti del medesimo illu-stre artefice, che si conservano nella Biblioteca Ambrosiana di Milano, i quali f u r o n o da m e pili volte veduti e a di-lungo consultati. Varallo 24 agosto 1850. Achille Mauri ». Il Galloni, p u r conte-s t a n d o la conte-similitudine dei d o c u m e n t i in-dicata dal Mauri, n o n ritenne di appro-fondire l'argomento (cfr. PIETRO GAL-LONI, op. cit., II, pp. 213-214). Dei docu-menti si interessò in seguito GIOVANNI ROCCO, op. cit., che ne pubblicò alcuni attribuendoli all'Alessi. Nella recente edizione critica del « Libro dei Misteri »,

op. cit., STEFANIA S T E F A N I PERRONE li

ipotizza del Tibaldi.

(24) La velata ma f e r m a polemica con

le direttive alessiane avanzata dall'auto-re della Memoria dell'Ambrosiana di

c. CLVII appare sintomatica nella fra-se « ... per il desiderio ch'io ho di giovar ad altri, come Architetto et non come perfetto scrittore, ho preso a fare li pinti disegni, e la dechiaratione che appresso si legge, la quale se non sarà di quella compitezza che ricerca il grande miste-ro de qual si tratta, sarà almeno con-forme al buon animo mio, che h o sem-pre havuto di giovare, et di obedire a chi mi ha comandato, nella profession mia, et per non perder più tempo, ver-rò alla dechiaratione del tutto, lassando di parlare all'amenità del paese, della purità dell'aere, della sanità degli ha-bitanti, et di molte altre cose pocco ap-partenenti a questo soggetto, et de quali altri ne h a n n o trattato, per invitarci ogn'huomo ».

(*) Legenda di fig. 26 (rilievo e di-segno dell'A.): C, cappella di Cesare da Nola; Porta trionfale; cappella I, il Pec-cato Originale; l i , l'Annunciazione; I I I , Visita ad Elisabetta; IV, Primo Sogno di S. Giuseppe; V, i Re Magi; VI, la Natività; V I I , i Pastori; V i l i , Presenta-zione al Tempio; I X , Secondo Sogno di S. Giuseppe; X, la Fuga in Egitto; X I , la Strage degli Innocenti; X I I , il Batte-simo; X I I I , le Tentazioni; X I V , la Sa-maritana; X V , il Paralitico; X V I , la Re-surrezione del Figlio della Vedova di N a i m ; X V I I , la Trasfigurazione; X V I I I , la Resurrezione di Lazzaro; X I X , l'In-gresso in Gerusalemme; Porta Aurea; X X , l'Ultima Cena; X X I , l'Orazione al Getsemani; X X I I , gli Apostoli Dormien-ti; X X I I I , la Cattura; X X I V , il Tribu-nale di A n n a ; X X V , il TribuTribu-nale di Caifas; X X V I , pianto di Pietro; X X V I I , il T r i b u n a l e di Pilato; X X V I I I , il T r i b u n a l e di Erode; X X I X , ritorno a Pilato; XXX, la Flagellazione; X X X I , l'Incoronazione di Spine; X X X I I , la Sa-lita al Pretorio; Scala Santa; X X X I I I , Ecce Homo- X X X I V , Pilato si lava le mani; X X X V , la Sentenza di Morte; X X X V I , la Salita al Calvario; XXXVII, Gesù inchiodato alla Croce; X X X V I I I , la Crocefissione; XXXIX, la Deposizio-ne; X L , la Pietà; X L I , la SindoDeposizio-ne; X L I I , la M o r t e di S. Francesco; X L I I I , il S. Sepolcro; X L I V , Cappella dedicata al vescovo Carlo Borromeo.

(26)

La tematica dei centri storici d'Europa

Giampiero Vigliano

Nel rilevare che sono pochi in E u r o p a i luoghi che n o n siano stati alterati dalla m a n o dell'uo-mo si riallaccia a questa osser-vazione, a p p a r e n t e m e n t e ovvia, per svilupparne u n a seconda più specifica: i paesaggi europei de-v o n o al medioede-vo « u n a trasfor-m a z i o n e inferiore solo a quella del p e r i o d o successivo alla rivo-luzione industriale » ed in tale t r a s f o r m a z i o n e u n ruolo prima-rio spetta alla « maggior parte delle grandi e piccole città del-l ' E u r o p a occidentadel-le e centra-le ». Ritiene, più in generacentra-le, che i paesaggi rurali a b b i a n o « quasi o v u n q u e p r o f o n d e radici in u n a lunga storia di insedia-m e n t i ».

L ' a u t o r e del saggio coglie, in sintesi acuta, il nocciolo delle m u t a z i o n i da cui h a n n o t r a t t o origine porzioni consistenti dei paesaggi d e l l ' E u r o p a o d i e r n a : paesaggi nei quali si f o n d e la t e n d e n z a , che direi p e r m a n e n t e , d e l l ' u o m o a t r a s f o r m a r e il terri-torio di cui si è a p p r o p r i a t o con la condizione, che è u n a costante d e l l ' E u r o p a , dei g r a n d i g r u p p i etnici a scontrarsi ed a battersi gli uni c o n t r o gli altri nel corso dei secoli.

C h e la rivoluzione industriale abbia a v u t o u n effetto traumatiz-zante nel processo alterativo delle preesistenze territoriali è o r m a i u n d a t o storico u n a n i m a

-Relazìone tenuta il 17 aprile 1975 al XIX corso sulle organizzazioni internazio-nali organizzato dalla SIOI di Torino (N.d.A.).

1. Paesaggio europeo e industria-lizzazione.

Clifford Smith, nell'introdu-zione al suo saggio sulla

Geo-grafia storica dell'Europa

(Later-za, Bari, 1974) svolge alcune considerazioni che h a n n o stretta attinenza con il tema dei centri storici europei.

(27)

mente riconosciuto. 11 paesaggio che oggi percepiamo in vastissi-me plaghe d ' E u r o p a altro n o n è che l'immagine desolata del pas-sato: u n ' i m m a g i n e nella quale si alternano, alle rovine e all'ab-b a n d o n o , vertiginose ed a all'ab-b n o r m i aggregazioni u r b a n e e dilaganti nebulose di insediamenti di-spersi.

In poco m e n o d ' u n secolo il coinvolgimento del territorio ai f e n o m e n i di industrializzazione è stato pressoché totale e q u a n t o si è salvato si presenta, all'osser-vatore n o n superficiale, in tutta la sua precarietà.

Quasi tutti gli stati europei h a n n o perseguito, p u r tra ricor-renti e deboli r i p e n s a m e n t i , poli-tiche liberispoli-tiche antica m a n i e r a che implicano la piena disponi-bilità del territorio da parte del-le forze e c o n o m i c h e d o m i n a n t i . Scarse, e f a c i l m e n t e assorbite d a l l ' i m p e t o dello sviluppo, le esperienze uositive: G r a n Bre-tagna, Svezia, O l a n d a . T r o p p o p o c o p e r v a l u t a r e b e n e v o l m e n t e l'assieme dell'esperienza e u r o p e a in m a t e r i a di assetto territoriale. Nel q u a d r o che h o a p p e n a ab-bozzato va collocata la questione dei centri storici in E u r o p a : u n a delle t a n t e che assillano, irrisol-te, la società c o n t e m p o r a n e a e, in p a r t i c o l a r e , il n o s t r o vecchio c o n t i n e n t e . 2. Il centro storico. R i t e n g o utile, p r i m a di a d d e n -t r a r m i nel vivo d e l l ' a r g o m e n -t o , t e n t a r e di d a r e u n m i n i m o di spiegazione circa il c o n c e t t o di c e n t r o storico. L ' E u r o p a è forse il c o n t i n e n t e che h a la più alta densità di in-s e d i a m e n t i a g g l o m e r a l i , g r a n d i e piccoli, p e r m e a t i di trascorsi sto-rici: e ciò i n d i p e n d e n t e m e n t e dalla m a g g i o r e o m i n o r e

prezio-Fig. 2. K l a g e n f u r t , A u s t r i a - L'Alter Platz, nel c u o r e del n u c l e o r o m a n o : spazio r i c u p e r a t o in larga p a r t e all'uso esclusivo dei p e d o n i , c o n t o r n a t o da vecchi edifici p e r f e t t a m e n t e c o n s e r v a t i .

sità artistica degli oggetti che li c o m p o n g o n o .

T u t t i i paesi europei, dal Por-togallo all'ovest d e l l ' U n i o n e So-vietica, a b b o n d a n o — chi più chi m e n o — di agglomerazioni che d e r i v a n o da u n nucleo ini-ziale, via via ingranditosi in mo-m e n t i diversi, c o mo-m u n q u e signi-ficanti nel q u a d r o storico di quella d e t e r m i n a t a regione o di quel d e t e r m i n a t o paese cui geo-g r a f i c a m e n t e e per t r a d i z i o n e a p p a r t e n g o n o .

È in quel nucleo, e negli am-p l i a m e n t i che si susseguono fin quasi alle soglie del n o v e c e n t o , r a r a m e n t e d o p o , c h e si r i t r o v a n o i c o n n o t a t i s t o r i c a m e n t e e a m b i e n -t a l m e n -t e più in-teressan-ti, ossia le parti sulle q u a l i si s o f f e r m a n o con più a t t e n z i o n e gli esperti de-finendole a volta a volta sloriche

o antiche per distinguerle da

al-tre, recenti, e c c e z i o n a l m e n t e im-p o r t a n t i im-p e r gli intrinseci valori culturali in esse c o n t e n u t i . Una distinzione, se si vuole, di como-d o , p e r c h é ogni p o r z i o n e como-del ter-ritorio non p u ò n o n a v e r e con-nessione con le p o r z i o n i restanti.

e tuttavia necessaria in q u a n t o il livello dei c o n t e n u t i è p r o f o n -d a m e n t e -differente: essen-do le

parti antiche il f r u t t o di lente

t r a s f o r m a z i o n i e riplasmazioni, le u n e alle altre conseguenti nel-l ' a p p o r t o coranel-le di t r a m e urba-nistiche ed edilizie giustapposte 0 s o v r a p p o s t e e s e m p r e con-gruenti a bisogni, singoli e co-m u n i t a r i , eco-mergenti nel dato pe-r i o d o di pe-realizzazione, m e n t pe-r e

quelle recenti sono l'effetto di

variazioni accelerate ed intense, d o v e il p r e v a l e r e dei profitti, l ' a p p l i c a z i o n e di tecnologie avan-zate ed aggressive, l'affermazio-ne dell'utilitarismo spinto e im-m e d i a t o , sono alla base del de-terrente agglomerativo.

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