• Non ci sono risultati.

Cronache Economiche. N.005-006, Anno 1979

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Cronache Economiche. N.005-006, Anno 1979"

Copied!
100
0
0

Testo completo

(1)

CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI TORINO - Spedizione in abb. postale (IV gr.)/70 - 2° semestre

• IL MUSEO DELLA MARIONETTA PIEMONTESE • UN'INDAGINE SULLE IMPRESE ESPORTATRICI • PROGRAMMAZIONE

(2)

M A I

Certo, l'Italia è un luogo splendido per passarci le vacanze.

Ad ogni angolo si incontrano millenni di storia, di arte, di cultura. Ma l'Italia non è soltanto questo. Italia è anche tecnologia avanzata, paziente ricerca, intelligente inventiva.

Ne è un'esempio il "Robogate": un impianto industriale completamente "Made in Italy" che -unico al mondo consente la saldatura automatica delle scocche d'automobile.

L'Italia è anche un mercato aperto, pronto ad intraprendere con qualunque paese estero importanti e validi rapporti commerciali.

E l'Istituto Bancario San Paolo di Torino può darvi una mano.

Con la sua efficiente e specializzata Organizzazione Estero.

Con i suoi più di quattro secoli di storia e di conoscenza del mercato italiano.

Il San Paolo può essere il vostro giusto e sicuro tramite per l'Italia e per tutti i paesi del mondo.

300 filiali in Italia.

Sedi a: Torino, Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli e Roma.

Delegazioni di Credito Fondiario a: Cagliari, Catania, Pescara e Reggio Calabria.

Filiali estere a: Francoforte; Rappresentanze a: Londra, Parigi, Tokio (A.I.C.I.) e Zurigo.

La tua banca di fiducia da400anni.

SMPIOK)

(3)

CONCORRENZA m

SLEALE.

LANCIA FORMULA HPE

1600,2000.

Il concetto di vettura che Lancia

propone con la Formula HPE non

ha raffronti nel panorama

automobilistico internazionale.

A parità di cilindrata, può

competere con qualunque vettura

dal carattere spiccatamente

sportivo. Ma, al tempo stesso, offre

ai cinque passeggeri che può

trasportare, una abitabilità interna

tale da non far rimpiangere la più

comoda berlina.

Inoltre, il portellone si apre su un

agevole piano di carico che, a divano

posteriore interamente reclinato

(può essere reclinato anche a metà),

raggiunge i 1200 dm

3

: uno spazio così

grande che, ad esempio,

vi permetterebbe addirittura

di dormirci dentro in due.

Così, qualunque sia la vettura che

state considerando nel settore

1600 - 2000, avete nell'HPE una

valida alternativa.

Ma se state considerando l'HPE,

non avete alternative.

Perché non esiste un'altra vettura

di questa classe, capace di offrire

insieme gli stessi vantaggi.

Con un pizzico di ironia potremmo

definirlo un caso di "concorrenza

sleale". Ma, in realtà, è il miglior

atto di lealtà nei confronti dei nostri

clienti, che da sempre, a Lancia,

chiedono automobili senza confronti.

Lancia Formula HPE, anche con

le condizioni di acquisto

"Lanciacontratto -Sava" e

Sava-Leasing.

Inoltre, la possibilità di avere la

carta di credito Diners Club Lancia.

Questa auto

Questa auto

, Questa auto

fa concorrenza alle funzionali,

fa concorrenza alle veloci,

fa concorrenza alle spaziose.

(4)

*

>

§

f e p ì m o .

tjpm

PRODUZIONE

E VENDITA

ARTICOLI TECNICI

TECNIGRAFI

STRUMENTI TOPOGRAFICI - TACHEOMETRI TEODOLITI - ALIDADE

LIVELLI A CANNOCCHIALE - CLISIMETRI TAVOLI TECNIGRAFI

CLASSIFICATORI DISEGNI

H A N S A - Technik - G E R M . FED.

ESCLUSIVISTA PER PIEMONTE

VILLACAROZZI & C. s.n.c. HELIOGRAPHIC MACHINES

Tavoli da disegno - Tecnigrafi Mobili per custodia disegni

Portarotoli - Portattrezzi

Sgabelli girevoli - Stendidisegni Paline - Stadie - Triplometri Squadri - Livelli per stadie

Doppimetri in legno e fibra vetro Rotelle metriche - Penetrometri Dinamometri - Lavagne - Lavagne magnetiche - Bordatrici e tagliatori Nastri per bordare - Supporti telefonici - Cutter

TAGLIERINE PER U F F I C I O M O B I L I PER U F F I C I O

CARTA PER LUCIDI

CARTE ELIOGRAFICHE SENSIBILI E SPECIALI D I S T R U T T O R I PER D O C U M E N T I

fi

P R O N T E C O N S E G N E

S A L O N E E S P O S I Z I O N E : 10155 T O R I N O - Via N. Porpora, 44 - Tel. (011) 263.296

(5)

FINANZIAMENTI

A MEDIO TERMINE

All'industria

per il rinnovo, l'ampliamento o la costruzione

di impianti industriali Al commercio

per l'acquisizione, la costruzione il rinnovo e l'ampliamento dei locali e delle attrezzature necessarie all'esercizio commerciale

All'esportazione

per lo smobilizzo dei crediti nascenti da esportazioni di merci e servizi

e/o lavori all'estero Sconto effetti

per la vendita con riserva di proprietà e con

pagamento rateale differito di macchinari nuovi

il filo diretto t r a il

credito a medio termine e le piccole-medie imprese

(6)

FORNITURE

PER:

INDUSTRIE

ENTI

E COMUNITÀ

VASTO ASSORTIMENTO

DI CAMICIE: A.B.

per uomo - donna - bambino

DI N/S PRODUZIONE

SEMPRE PRONTE.

Punto di vendita:

CASSERA - BASSETTI

MILENA - EBE

ALEA - GALLIA

S O L O I N G R O S S O

TORINO-VIA BLIGNY, 11 ® (011) 538339

VIA GIULIO, 2 (ang. via Orfane, 23) ® (011) 510241

(7)
(8)

LOMBARDI

& POGGIO

s.n.c. di Lombardi L. & Poggio E.

ingrosso frutta e verdura

forniture per alberghi,

ristoranti, comunità, ospedali,

mense, enti vari

MERCATO ORTOFRUTTICOLO:

(9)

L o .

sapevate

ehe

...dalla colonna vertebrale partono gli stimoli che equilibrano molte funzioni dell'organismo

umano

...l'80% delle persone di qualsiasi età e sesso soffrono di malattie causate da alterazioni

del-la colonna vertebrale

...i dolori di schiena possono dipendere da un'errata impostazione della colonna vertebrale

...con una tempestiva cura di chiroterapia (medicina manuale) si possono eliminare i dolori

...la chiroterapia non serve solo a curare il mal di schiena ma anche molte cause di altri

di-sturbi come mal di testa, nevralgie brachiali, sciatalgie, vertigini ecc.

...un Check-up della colonna vertebrale serve a qualsiasi età - dai bambini ai vecchi - perché

consente di fare il reale punto sullo stato di salute della vostra colonna.

per i problemi della tua salute prova da CHIROS

ti aiuta

CENTRO CHIROFISIOTERAPICO DI TORINO VIA VITTORIO AMEDEO II, 8

TELEFONI: 5373 44 / 537349 / 537659 Convenzioni con: Mutua Artigiani - ENPAS

(10)

"FULL LEASING"

automobilistico

una nuova forma di risparmio

ecco i molti vantaggi:

1) Nessun i n v e s t i m e n t o di capitali per acquisto, ma solo il versamento di un canone mensile fisso

2) C a n o n e mensile fisso per la durata del contratto ( 1 2 - 2 4 - 3 6 mesi) com-prensivo di:

a) manutenzione ordinaria (anche cambi olio, gomme, ecc.)

b) riparazioni straordinarie c) bollo di circolazione d) assicurazione R.C.

e) assicurazione casko

f) assistenza A,C,I, (traini, parcheggi-sconti benzina, ecc.)

3) Sostituzione del mezzo, senza spesa, in caso di distruzione o furto

4) Messa a disposizione, in caso di fermo per guasto, di un veicolo sostitutivo 5) Nessun problema di svalutazione 6) Nessun problema di rivendita dell'usato

... e siamo a vostra disposizione anche per il Leasing finanziario

per informazioni dettagliate rivolgetevi alla

e i a

OPEL ^ B W

(11)

r

CINZANO ANTICA F O R M U L A :

REVIVAL PER UN V E R M O U T H

Le buone cose dei vecchi tempi.

L'armonia di una rigorosa tradizione, di antiche cantine, di una formula sapiente.

La Cinzano, Casa più che bicentenaria, nome famoso a tutte le latitudini, « riscopre » un'antica formula: un vermouth che faceva cento anni fa e ne ripropone ai veri intenditori una nuova edizione: l'« Antica Formula », appunto.

Il consumatore italiano vede nel vermouth quelle carat-teristiche di prodotto genuino, tradizionale, moderata-mente alcolico che gli fanno riscoprire i valori di na-turalità proprii delle « buone cose dei vecchi tempi ». Cinzano Antica Formula, dal gusto morbido tendente all'amaro, con profumo intenso e caldo e lieve vena di moscato, è proprio una riedizione aggiornata di quel vermouth, premiato alle esposizioni di Dublino (1865) e Parigi (1867), la cui etichetta era stata registrata in Inghilterra nel 1878 come riportato dal Trade Marks Journal dell'epoca. Allora questo vermouth era prepa-rato quasi esclusivamente con moscato, il vino italiano più famoso all'estero ancora oggi.

Allora la bottiglia era bruna, preziosa, il colore del vetro ricordava il verde stanco delle foglie morte, vi era il tappo di sughero, l'etichetta sapeva d'alchimia e di pergamena.

Oggi tutto questo è di nuovo in Cinzano Antica Formula, un vermouth raro, dalle bottiglie numerate e selezionate a significare la preziosità di questa riserva.

Cinzano Antica Formula, un importante prodotto del-l'antica arte enologica italiana, un aperitivo di spiccata personalità che fa riscoprire le più autentiche e ge-nuine sfumature della tradizione.

CINZANO

L'ANTICA

PRESENTA

FORMULA

Nelle antiche cantine Cinzano di Santa Vittoria d'Alba è stato presentato nei giorni scorsi alla stampa, agli opinion-leaders e ad alcuni fra i massimi operatori eco-nomici del settore, italiani e stranieri, il Cinzano Antica Formula, una riedizione aggiornata del vermouth Cin-zano di oltre cento anni fa.

Presenti alla « vernice », cui è seguito un pranzo ed uno spettacolo d'epoca, anche alcune personalità del mondo politico tra le quali il ministro per l'industria Bisaglia, e le maggiori autorità regionali.

Cinzano Antica Formula, un vermouth raro, dalle bot-tiglie numerate e selezionate a significarne la preziosità, è un importante prodotto dell'arte enologica italiana, un aperitivo di spiccata personalità che fa riscoprire le più autentiche e genuine sfumature della tradizione.

(12)

Blu metallizzato con tetto apribile.

La gamma 127 si arricchisce di una nuova versione.

127 Top. Il massimo della 127.

Questa serie speciale della 127 "1050"

c o m p l e t a in alto la già incredibile g a m m a della 127 c h e per il 6" a n n o consecutivo s'è c o n f e r m a t a la vettura più venduta in E u r o p a e si avvia al prestigioso traguardo dei 4 milioni di unità prodotte.

Alla tranquillità di u n a vettura così collaudata e diffusa, si aggiunge ora il piacere di averla a n c h e in u n a versione a l t a m e n t e personalizzata e selettiva. 2 colori esclusivi: bronzo e blu metallizzati, tetto apribile con fascia trasparente frangivento nella versione color blu metallizzato, paraurti, griglia e fasce laterali di protezione color grigio, cerchi ruote in due colori, specchio retrovisore esterno azzurrato di grandi dimensioni, pneumatici radiali 155/70.

All'interno: poggiatesta regolabili in altezza ed inclinazione sui sedili anteriori, sedili anteriori di

nuovo disegno superconfort, sedile posteriore sdoppiato ribaltabile, rivestimento sedili in velluto esclusivo, pannelli portiere di nuovo disegno, padiglione isolante rivestito in vellutino, pavimento in moquette, volante sportivo con corona rivestita in similpelle, mensola portaoggetti sul cruscotto, anello portaocchiali, plancia in colore coordinato con quello della carrozzeria, antifurto bloccasterzo, alette parasole con specchietti di cortesia, leva cambio sportiva in morbido materiale schiumato, vetri posteriori apribili a compasso, bagagliaio interamente rivestito in moquette e laminato plastico, lunotto termico, lavatergilunotto, vetri atermici azzurrati o fumé a seconda del colore della carrozzeria, tromba di grande potenza.

Fiat 127 in 9 versioni:

a 2-3 e 4 porte, m o t o r i 9 0 0 e 1050, allestimenti L, C o n f o r t , Confort Lusso, Sport e ora la n u o v a serie speciale T o p .

(13)

RIVISTA DELLA CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI TORINO

0 4 - L

SOMMARIO

3 Visita al Museo della marionetta piemontese Eddi Bellando 19 Un'indagine sulle imprese importatrici del Piemonte Marisa Gerbi Sethi 33 Aspetti procedurali della programmazione finanziaria: uno schema di attuazione Giuseppe Tardivo 38 Programmazione dei centri di servizio e di smistamento merci nei sistemi urbani del Piemonte

e della Rhone-Alpes interessati al traforo del Fréjus * * *

45 Il nodo ferroviario di Cuneo e la linea di Ventimiglia Giovanni Brogiato 57 Di nuovo in treno da Torino a Nizza Gianni Bisio 60 In margine alle nuove norme di contabilità dello Stato Costanza Costantino 63 Tra i libri

71 Dalle riviste

In copertina:

F. Garrone.

Antica Casa dei Senato a Torino, 1898.

(Museo Civico di Torino).

Corrispondenza, manoscritti, pubblicazioni debbono essere indirizzati alla Direzione della rivista. L'accettazione degli articoli dipende dal giudizio insindacabile della Direzione. Gli scritti firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell'Autore e non impegnano la Direzione della rivista né l'Amministrazione camerale. Per le recensioni le pubblicazioni debbono essere inviate in duplice copia. È vietata la riproduzione degli articoli e delle note senza l'autorizzazione della Direzione. I manoscritti, anche se non pubblicati, non si resti-tuiscono.

Editore: Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Torino. Presidente: Enrico Salza

Giunta: Domenico Appendino, Mario Catella, Giuseppe Cinotto, Renzo Gandini, Franco Gheddo, Enrico Salza, Alfredo Camillo Sgarlazzetta, Liberto Zattoni.

Direttore responsabile: Giancarlo Biraghi Vice direttore: Franco Alunno

Redattore capo: Bruno Cerrato j Impaginazione: Studio Sogno

(14)

Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura e Ufficio Provinciale Industria Commercio e Artigianato

Sede: Palazzo degli Affari

Via S. Francesco da Paola, 24

Corrispondenza : 10123 Torino

Via S. Francesco da Paola, 24 10100 Torino - Casella Postale 413.

Telegrammi : Camcomm Torino. Telefoni: 57161 (10 linee). Telex: 221247 CCIAA Torino.

C/c postale: 2/26170.

Servizio Cassa:

Cassa di Risparmio di Torino. Sede Centrale - C/c 53.

Borsa Valori

10123 Torino

Via San Francesco da Paola, 28.

Telegrammi : Borsa. Telefoni: Uffici 54.77.04 Comitato Borsa 54.77.43 Ispettorato Tesoro 54.77.03. Borsa Merci 10123 Torino

Via Andrea Doria, 15.

Telegrammi : Borsa Merci

Via Andrea Doria, 15.

Telefoni: 55.31.21 (5 linee).

Gabinetto Chimico Merceologico

(presso la Borsa Merci) 10123 Torino

Via Andrea Doria, 15.

(15)

VISITA AL MUSEO

DELLA MARIONETTA

PIEMONTESE

Marionette « orientali » dietro le quinte. (Collezione privata famiglia Lupi).

Si sta assistendo, da qualche tempo a questa parte, ad una riscoperta e ad una rivalorizzazione dell'arte delle marionet-te e dei burattini. Ciò avviene, con dif-ferente intensità, in varie parti del mon-do e ne sono la riprova una varietà di mostre, premi, conferenze e incontri di lavoro e festivals internazionali. Fra que-sti, gli ultimi in ordine di tempo sono quello di Parma che ha radunato com-plessi teatrali provenienti da una decina di Paesi e quello di Londra che ha regi-strato la presenza di più di cinquanta compagnie europee, russe ed americane, che hanno fatto a gara per superarsi in bravura.

C'è da essere lieti, ed anche soddisfatti, che ancora una volta il Piemonte abbia potuto situarsi all'avanguardia in campo culturale e museologico, in un settore co-si particolare ed affascinante. Ha infatti preso l'avvio in Torino, nella seconda metà del febbraio 1979, un originalissi-mo Museo della Marionetta Pieoriginalissi-montese, già aperto temporaneamente al pubblico nel periodo delle precedenti festività na-talizie allorché non era ancora completo e rifinito nell'allestimento.

Alla cerimonia inaugurale hanno assisti-to, circondati da una folla di bambini e ragazzi carnevalescamente gioiosi, il sin-daco della Città ed i rappresentanti del-la Provincia e deldel-la Regione Piemonte, sotto il cui patrocinio l'iniziativa è stata realizzata.

* * *

« ... gli egiziani fabbricano statuette, alte circa un cubito, articolate a mezzo di fili, che vengono portate in giro per i villaggi... ». Questo passo di Erodoto (Storie, II, 48) contribuisce ad indicarci l'antichità delle marionette. Esse non so-lo sono assai antiche, ma si ritrovano in civiltà molto diverse ed anche distanti geograficamente: presso gli egizi (gli sca-vi archeologici di Antinoe hanno ritro-vato in una tomba un intero teatro di marionette); negli imperi di Cina e Giap-pone; in India (secondo un'antica leg-genda indiana, le marionette sono minu-scoli esseri divini inviati in terra per divertire e ammaestrare gli uomini); o, ancora, presso i pellirosse della tribù de-gli Hopi nel Sud-Ovest americano. Gli ateniesi erano appassionati di questa forma di spettacolo. Platone paragona i fili dei burattini alle passioni umane; Senofonte ci riferisce di un colloquio tra Socrate ed un marionettista siracusano; Aristotele usa la definizione di « imma-gini mosse per mezzo di nervi ». Gli ate-niesi del III secolo d.C. affollavano le rappresentazioni del marionettista Po-theino al Teatro di Dioniso.

(16)

qui i più grandi drammaturghi, come Chikamatsu (1653-1725), scrivono per il teatro di marionette; il loro livello tecni-co tocca, tecni-con Takemoto Gidaya (attivo ali 'inizio del XVIII secolo) il massimo del virtuosismo. E, in Europa, Gluck scrive opere per marionette ad uso del-la corte viennese; Haydn compone, fra il 1773 e il 1778, cinque piccole opere per il teatro di marionette del principe Esterhazy.

Goethe fin da fanciullo amò questa for-ma d'arte; e proprio una recita di for- ma-rionette che portava in scena la vecchia leggenda di Faust, cui egli assistette pa-re a Francoforte, gli forni l'ispirazione per il suo Faust. Di tale avvenimento egli riportò grande impressione. « Il pensie-ro di quella recita di marionette » ebbe poi a scrivere « mi ossessionava conti-nuamente e in varia guisa; io portavo dappertutto con me quella trama con al-tre ancora per farne la gioia delle mie ore solitarie, senza scrivere però una pa-rola ». E Goethe non farà mai mistero circa la fonte dell'ispirazione per il pro-prio capolavoro.

Infine ricordiamo che in questa forma d'arte si sono espressi artisti come Geor-ge Sand, GeorGeor-ge Bernard Shaw, Paul Klee, Vasilij Kandinskij, Giancarlo Me-notti.

* * *

Mentre in Sicilia trionfava il Teatro dei Pupi ed in altre regioni italiane si affer-mavano altri tipi meno sofisticati di spet-tacolo popolare, in Piemonte oscuri giro-vaghi, la cui attrezzatura di fantoccini stava tutta a dorso di mulo, giravano di città in città e nelle campagne, dove ral-legravano le veglie notturne nelle stalle delle cascine.

Nel Settecento conosciamo i nomi di Pie-tro Maria Destefanis e compagni, che fu-rono a Torino nel 1762; di Antonio Pia-centino e Francesco Rebaudengo, che vi operarono nel 1764; di Pietro Pastorino, di Modesto Clerici, bolognese, di Gio-vanni Vitale Simonda, di Teresa Gioan-nini. Essi, nella capitale sabauda, recita-vano nelle piazze, specialmente in piaz-za Castello, oppure nelle case private. C'era poi chi, come il marionettista An-tonio Vinardi, tornava tutti gli anni, fino

Una immagine deI pubblico degli anni trenta. (Collezione privata famiglia Lupi).

(17)

Un tt numero » di alto virtuosismo: il Circo Equestre. (Collezione privata famiglia Lupi). Gianduia maestro di musica. (Collezione privata famiglia Lupi).

al 1777, a recitare nel Teatro Verrua, si-tuato nel palazzo omonimo. Vinardi è successivamente attivo nel più elegante Teatro San Rocco, vicino alla chiesa omonima; e in questo teatro opera, a partire dal 1784, il burattinaio France-sco Rossi.

A Genova, fin dal 1787, troviamo Gian-battista Sales ed il suo personaggio Gi-róni (alias Girolamo della Crigna), una maschera popolare che, secondo alcuni, fu creata da Gioanin dij osej, un gi-rovago estroso uso a piazzare la sua mo-desta attrezzatura all'angolo di via Po. Nella città di Genova il Sales si fa co-struire dodici burattini dai fratelli Pitta-luga, intagliatori di presepi. Quindi va a Torino e qui si associa con Gioacchino Bellone di Racconigi, che girava il Pie-monte col suo teatrino portatile. I due si installano in una stanza a pianterreno di via San Dalmazzo e cominciano la loro attività. Il loro burattino, Giróni, era omonimo sia del doge di Genova, Gerolamo dei marchesi Durazzo, sia del fratello di Napoleone, Gerolamo Bona-parte, e su ciò facevano leva per le al-lusioni politiche durante le recite. Per giunta, essi misero in scena una comme-dia, scritta da Padre Righieri apposita-mente per burattini e marionette, dal ti-tolo « Artabano I, ossia il tiranno del mondo, con Gerolamo suo confidente e re per combinazione ». Le allusioni a Napoleone e a Gerolamo Bonaparte era-no troppo scoperte: il Soprintendente ai teatri chiamò Sales a rapporto e gli or-dinò di liquidare Giróni.

Sales e Bellone ripresero la vita dei gi-rovaghi. Narra la tradizione che essi, ca-pitati a Callianetto, dove davano spetta-colo all'Albergo dei Tre Re, incontrasse-ro un certo Giovanni, detto Gioann dia doja e ne trassero l'idea per ribattezza-re « Gianduja » il personaggio di Giróni. Comunque, tornati a Torino, i due affit-tarono una sala in via Doragrossa (ora via Garibaldi) e qui esordirono col nuo-vo protagonista, rappresentando, il 25 novembre 1808, « Gli anelli magici, ov-vero le novantanove disgrazie di Gian-duja ».

(18)

Carlo Cuniberti e Gaetano Burzio e, co-me se non bastasse, nel 1818 era giunto da Ferrara un temibile ed agguerrito con-corrente: Luigi Lupi.

Questi, dopo aver fatto il droghiere, era entrato nella compagnia del marionetti-sta Jacoponi, ne aveva sposato la figlia e aveva imparato l'arte di animare le ma-rionette. Dopo aver girovagato mezzo Piemonte, Lupi si installò prima nel Tea-tro Paesana (situato, pare, nel cortile del palazzo omonimo) in via della Consola-ta, per trasferirsi poi nel 1823 al Teatro San Martiniano, vicino alla chiesa omo-nima e qui debuttare il 19 ottobre 1823 con la « Gastalda Veneziana » di Goldo-ni. L'anno dopo, chiusi i teatri per lutto a causa della morte di Vittorio Emanue-le I, Lupi preparò i balli « Pigmalione » (con tre personaggi) e « Il Trionfo d'Amore » (con cinque personaggi). Il protagonista favorito di Lupi era allora Arlecchino. Anche Lupi ebbe dei guai politici; oltre alle commedie di Goldoni, di Gozzi, di Federici, egli rappresentava scene a soggetto che non piacquero al Comandante della Piazza; un brutto giorno Lupi fu mandato a riflettere in Cittadella.

Si era accesa, intanto, la rivalità tra il San Rocco e il San Martiniano; quest'ul-timo aveva un repertorio più qualificato ed un'attrezzatura scenica superiore. En-rico Lupi, figlio di Luigi e padre di Lui-gi I e LuiLui-gi II, diede, coadiuvato dai fi-gli, un impulso decisivo al teatro. Si re-cò a Parigi ed a Londra per vedere cosa si faceva là, rinnovò il repertorio del pa-dre, traducendo testi francesi, scrivendo-ne di nuovi e creando cosi un corpus di mille copioni; ed infine sostituì ad Ar-lecchino la maschera di Sales e Belloni, l'ormai ben noto Gianduja. Ecco cosa scriveva il « Messaggiere » del 28 mar-zo 1840 a proposito del ballo « Mela-gro », riproduzione burattinesca dell'o-monimo spettacolo del Teatro Regio: « Quanta ricchezza di vestiario! Quan-ta esattezza nei scenari e nell'imiQuan-tazione dell'azione... Siaci permesso d'asserire che le decorazioni di questo teatro giun-sero a tale perfezione che, ammessa la dovuta proporzione, possono far vergo-gna a parecchi teatri ». E lo stesso gior-nale, il 5 marzo 1842, trovava che la « Fedra » era perfettamente « imitata al

Sopra:

Una scena della fiaba « Cenerentola »;

notare la splendida carrozza. (Collezione privata famiglia Lupi). Sotto e in alto nella pagina accanto: Alcune delle cinquemila

(19)

ballo del Regio Teatro e forse meglio eseguita ».

Il San Rocco, i cui spettacoli di gaiezza franca e pungente, erano molto seguiti, cerca di migliorare l'attrezzatura; ma Sa-les e Bellone si dedicavano più al loro nuovo circo che al teatro. Dopo la mor-te di Sales, il San Rocco andò ai suoi eredi ed a Bellone; essi tentarono un'in-felice stagione di operetta: il teatro ver-rà poi trasformato in palestra lirico-drammatica e in sala da ballo.

Da allora, le marionette a Torino si iden-tificheranno con la famiglia Lupi. Ed es-si riproducevano sulle scene, scrive la « Gazzetta del Popolo della domenica » del 14 dicembre 1893, « i più grandi av-venimenti d'attualità, come le esposizio-ni di Londra, Parigi, Vienna, Filadelfia, Milano, ecc., per cui essi (i Lupi, n.d.r.) si recarono direttamente sul luogo a ve-dere, studiare e copiare fedelmente ogni cosa. Ma ciò che forma l'attrattiva e la gloria maggiore dell'antico teatro San Martiniano sono i grandi balli, posti in scena con un lusso straordinario di appa-rati, con un profluvio di particolari, di arredi, di eleganze, di meccanismi, da meravigliare qualsiasi pubblico ». Molti spettacoli erano ispirati ad avveni-menti politici o di attualità: abbiamo, nel 1849, « La battaglia di Goito », con

160 marionette in uniforme sarda o au-striaca; e poi via via « La battaglia di Palestra », « Peschiera »,*« La battaglia di Agordat », « Gianduja a Tripoli », « 'N'assident al Kaiser ». C'è « La mor-te di Achille » e c'è « Cristoforo Colom-bo »; ci sono storie fantastiche, come « I tre moschettieri », « Roberto il Diavo-lo », « Il palazzo di cristalDiavo-lo », o « Amo-re in prigione » (« Con Gianduja carce-riere nel castello di Boston », avverte il sottotitolo); ci sono drammi come « La dama dalla testa di morto », e riviste co-me « I punti neri » del 1865, vietata dal-la censura per le allusioni al trasferimen-to della capitale.

Non ci fu avvenimento storico o politico, Esposizione, calamità nazionale, fatto della vita cittadina, che non sia stato riflesso nel mondo delle marionette. Nel

1884 i Lupi, minacciati di esproprio, e comunque allo stretto al San Martinia-no, acquistarono il teatro D'Angennes, prestigiosa sala che era stata sede della

Quattro generazioni riunite ai Teatro di via Santa Teresa: Lupi VII. Lupi IV. Lupi Vili e Lupi Vi. (Collezione privata

(20)

// Teatro Lupi,

specchio delia vita torinese: il Salone dell'Automobile.

(21)

Così appare il « ponte » visto da dietro le quinte.

(22)

celebre Compagnia Drammatica istitui-ta da Vittorio Emanuele I. Essi fecero dipingere le scene dai migliori scenogra-fi del Teatro Regio; famosi scenogra-figurinisti di-segnarono i cartelloni. Il teatro D'An-gennes si chiamò, dal 1891, Teatro Gian-duja. Edmondo De Amicis, Giuseppe Giacosa, Guido Gozzano erano fra i fre-quentatori.

Nel 1908, per il centenario di Gianduja, venne rappresentata la commedia del Sa-les che per prima aveva presentato, nel 1808, la maschera: « Le novantanove disgrazie di Gianduja ».

Iniziava però la concorrenza del cinema che nel 1914 contava a Torino già 63 sale. Nel 1936 il teatro era in crisi ed i Lupi dovettero chiuderlo. Sorse la « So-cietà Anonima d'Angennes », dichiaran-do l'intento di tenere vivo il teatro: ma le marionette vennero ridotte ad avan-spettacolo del film. Infine un bombarda-mento causò l'incendio del teatro; per fortuna gran parte del materiale, certo il più ricco d'Italia, si salvò. Dopo la guerra, i Lupi ripresero le recite, prima in via Roma 237, poi nell'attuale sede di via Santa Teresa 5.

* * *

Inaugurato ufficialmente il 21 febbraio, il Museo della Marionetta Piemontese sorge accanto all'attuale sede del rinno-vato Teatro Gianduja, che continua a mettere in scena spettacoli di marionette imperniate sulle fiabe tradizionali e sui vecchi testi ormai « storici » della fami-glia Lupi, accanto a spettacoli di burat-tini, pupazzi, mini e cartoni animati. Nella prima sala si inizia, cronologica-mente, dalle più antiche marionette rac-colte dalla famiglia Lupi, risalenti al pri-mo Settecento: esse rappresentano Pan-talone, Capitan Spaventa, Arlecchino. E poi, via via, marionette scolpite nel '700 e nell'800, che rappresentano i più sva-riati personaggi: soldati maghi e streghe, angeli, maschere della Commedia del-l'Arte, personaggi delle fiabe. Alcune marionette compongono delle vere e pro-prie scene: una vetrina riunisce Vitto-rio Emanuele II, Cavour, Napoleone III, Garibaldi; più oltre Gianduja e Giaco-metta siedono a tavola e stanno per

gu-/ musicisti delie marionette Lupi in uno show televisivo.

(Collezione privata famiglia Lupi). Un'immagine

dei giovane pubblico che da sempre affolla il teatro.

(Collezione privata famiglia Lupi). Le maschere italiane

(23)

U H

« Pinocchio », io spettacolo in cartellone la scorsa stagione. Luigi Lupi VI, in luogo delle consuete marionette

anima un burattino. (Collezione privata famiglia Lupi).

Pantalone: risaie ai primi dei 1700;

è una delle prime marionette della famiglia Lupi. | (Museo della Marionetta

Piemontese). Gianduia e Giacometta,

costruite nei 1860. (Museo della Marionetta

(24)

Un orrido diavolo costruito nel 1800. (Museo della Marionetta Piemontese). Gironi, l'illustre antenato di Gianduia: è una marionetta costruita nei primi anni del 1800. (Museo della Marionetta Piemontese). Salotto Madama Angot.

risalente al 1800, acquistato a Londra da Luigi Lupi IV.

(Museo della Marionetta Piemontese).

stare un piatto di polenta insieme agli altri personaggi di « Turin ch'a bógia » (uno spettacolo che dal 1886 ha supe-rato le tremila repliche); dal palcosce-nico, il pianista e la cantante ringraziano il pubblico, mentre nel golfo mistico siede l'orchestra. « Queste marionette sono pezzi d'antiquariato » mi dice il regista Massimo Scaglione che mi ha sa-pientemente illustrato il museo. Alle pareti spiccano i fondali dipinti da-gli artisti del Teatro Regio, il Gheduzzi, il Gastaldi, il Morgari: vi si rappresen-tano i luoghi più noti di Torino, oppure ambienti decisamente fiabeschi. Straor-dinari i mezzi di trasporto: le marionet-te sono i passeggeri di un magnifico treno composto di locomotiva a vapore, tender e due vagoni; o sono a bordo di un tramvai della società Alta Italia. La carrozza che porta Cenerentola al ballo, con tanto di cocchiere e palafrenieri, non è solo splendida. « È perfettamente agi-bile, molleggiata, robusta » dice Scaglio-ne, e lo mostra, premendola con la ma-no per collaudarne il molleggio e met-terne alla prova la solidità. Dal soffit-to, tre mostri ci guardano; qui accansoffit-to, ecco un elefante e un rinoceronte. Bel-lissimi gli ambienti in cui le marionette sono collocate: un salotto liberty, un sa-lotto Madame Angot del 1800, acqui-stato a Londra da Luigi Lupi IV; questi mobili sono incantevoli.

Alcune bacheche sono dedicate alle mi-nuscole marionette-giocattolo, fabbricate per i giochi dei bambini, e corredate dei loro accessori scenici. Esse sono le protagoniste di un piccolo ' Teatrino Bijou ', collocato nella sala accanto, che serve per spettacoli di animazione e di mimo. Attiguo ad esso è un laboratorio per la costruzione e la riparazione di marionette e di pupazzi. Una saletta ospita la riproduzione originale del ' ponte », la struttura sulla quale lavo-rano i marionettisti. E poi, manifesti che invitano allo spettacolo; sceneggiature, naturalmente scritte a mano, come « Achille », « Apitoliba », « L'assedio di Torino », « Attila », « Tutta Torino ci passerà ».

(25)

mac-chinario ad esso sincronizzato. Si apre il sipario, e assistiamo all'avvicendarsi di alcune scene tratte dal celebre « Ballo Excelsior », che rappresenta la vittoria della civiltà sull'oscurantismo, e che ha per personaggi, tra gli altri, Gianduia e Alessandro Volta. Il tutto è completa-mente automatico. Un complesso mac-chinario dirige i movimenti delle mario-nette, mentre il registratore dà loro la voce. « È stata difficile non tanto l'idea-zione di questa macchina, quanto piutto-sto la sua attuazione » mi dicono l'inge-gnere ed il tecnico che l'hanno creata. Il museo sorge nei sotterranei della chiesa di Santa Teresa. « Per rimettere in ordine questi sotterranei e allestire il museo ci sono voluti sei mesi di lavoro duro: abbiamo fatto le nottate » dice Scaglione. Ci si è avvalsi, naturalmente, dell'ineguagliabile esperienza degli arti-sti della famiglia Lupi; l'allearti-stimento è stato curato dall'architetto Gian Mestu-rino e da Scaglione stesso. È stato neces-sario mettere a posto gli scantinati, ri-scaldarli, trasformare degli spogli e spa-ziosi sotterranei in un museo moderna-mente concepito. Le marionette, robu-stissime (sono sopravvissute a centinaia di spettacoli, a traslochi, a bombarda-menti ed incendi) non hanno necessitato di molto restauro; quelle rotte sono state riparate dai Lupi e da alcuni tecnici. Piuttosto è stato necessario rimontarle; dopo essere state protagoniste di una stagione di spettacoli, infatti, esse ven-gono non solo spogliate dei loro abiti, ma smontate: braccia, gambe, testa, ven-gono staccate e riposte.

Tra quanti, in passato, si sono annove-rati tra gli ammiratori delle marionette piemontesi, uno che avrebbe plaudito con entusiasmo all'idea di questo museo è Edmondo De Amicis, di cui si traman-da una lettera del 29 gennaio 1896 in-dirizzata ad Enrico Lupi, che può essere interessante riprodurre testualmente: « Egregio Signore, è molto tempo che ho in mente di scrivere qualche cosa intor-no al suo teatro: intor-non so bene ancora se un articolo o un libretto, dedicato ai ra-gazzi, di indole descrittiva e morale ad

La cantante, il pianista e l'orchestra ringraziano H pubblico. (Museo della Marionetta

Piemontese).

Un espressivo primo piano di Gianduia. (Museo delia Marionetta

(26)

un tempo. Per far questo lavoro mi oc-correrebbe di assistere a qualche rappre-sentazione dal palcoscenico e forse an-che all'opera preparatoria di qualan-che rappresentazione. Sapendo che il mio buon amico Emilio Gastaldetti è in rela-zione con lei, avevo pensato di chieder-gli il favore di esserle presentato. Ma essendo il Gastaldetti assente in questi giorni in cui appunto io sarei libero, mi faccio lecito di presentarmele sen-z'altro, con la speranza ch'Ella vorrà perdonarmi se faccio troppo a fidanza con la sua cortesia. Le chiedo dunque il permesso di farle visita in teatro, una sera di rappresentazione, durante la qua-le, cercando di importunarla il meno possibile, le domanderò le spiegazioni e le notizie di cui ho bisogno. Gradisca l'anticipata espressione della mia grati-tudine e accetti i miei rispettosi e cor-diali saluti.

Il suo dev.mo Edmondo De Amicis »

Riproduzione originale dei « ponte » su cui lavorano gii attori marionettistici.

(Museo della Marionetta Piemontese). A questa riunione prendono parte Garibaldi, Napoleone III, Cavour, Vittorio Emanuele II.

(Museo della Marionetta Piemontese).

Da ogni frase trapela l'emozione e quasi l'umiltà di chi sta per chiedere un favo-re troppo grande. Lo stile dimesso e riguardoso della lettera, oltre che un esempio di buona creanza tipico dei tem-pi andati, dice anche chiaramente che De Amicis doveva aver coscienza di trat-tare non con un burattinaio, ma con un artista. Naturalmente lo scrittore fu ri-cevuto in teatro con tutti gli onori ed ebbe la possibilità di preparare un lun-go articolo, comparso poi sul fascicolo del 10 dicembre 1896 della « Vita ita-liana ». Vi si descrive, tra l'altro, la rap-presentazione della commedia « L'ulti-ma notte dell'anno », di cui perdurò a lungo il ricordo per l'irresistibile comi-cità della trama.

(27)

matti-na di un giorno di festa gettando umatti-na esclamazione di contentezza: — È que-st'oggi! — e immaginavo i tanti scola-retti poveri che avevano studiato per un pezzo fino a notte avanzata per guada-gnare la medaglia che dà l'entrata gra-tuita... »

* * *

Accanto al museo è sorta una Associa-zione Museo della Marionetta Piemon-tese, « costituita », dice Scaglione, « per valorizzare al massimo le nostre mario-nette piemontesi. Alcuni, che ne hanno in casa, vogliono donarle al museo. Man-tenere il museo è molto costoso: e le ma-rionette vanno periodicamente riesami-nate, pulite, tenute in ordine. Noi voglia-mo fare un museo vivo, far partecipare i ragazzi, che potranno essi stessi pro-vare a muovere le marionette ».

Forse pochi ancora si rendono conto che c'è qui un patrimonio di civiltà e di cul-tura grandissimo che sta venendo alla luce. « È il più grande museo del genere non solo d'Italia, ma forse d'Europa » ci dicono Luigi Lupi VI e il figlio Lui-gi VII. E agLui-giungono, non senza leLui-gitti- legitti-ma soddisfazione: « C'è un museo ana-logo a Monaco di Baviera; e là sono esposte anche alcune marionette Lupi ». Quanti sono i « pezzi » via via aggiun-tisi nella più che secolare storia della famiglia Lupi, tra marionette e accesso-ri? « Sono di sicuro più di ventimila », mi rispondono i due Luigi. « Abbiamo circa cinquemila marionette, due casse, ad esempio, solo di spade, una stanza solo di animali, cinque teatri smontabili, duemila testi in repertorio ». E Luigi VI mostra in una vetrina le sorellastre di Cenerentola. « Queste marionette sono tra le più recenti. Le abbiamo fatte co-struire una decina di anni fa da uno scultore torinese; gli abiti sono di sarto-ria ». L'arrivo delle sorellastre di Cene-rentola ci conferma che il patrimonio marionettistico continuerà ad accre-scersi.

* * *

Intorno alle piccole meraviglie, mosse da un intricato e delicato groviglio di esili fili, si sta creando un complesso di

Una scena di « Turin ch'a bogia » (1886), uno spettacolo che ha superato le 3.000 repliche. (Museo della Marionetta Piemontese).

(28)
(29)

Un fondale raffigurante Palazzo Carignano:

i fondali sono opera di artisti quali Gheduzzi. Gastaldi, Morgari

(Museo della Marionetta Piemontese).

Alcune delie perfette armi in dotazione delle marionette. (Museo della Marionetta

(30)

iniziative che unisce e fonde l'educazio-ne al divertimento, ed è raro trovare molte altre occasioni in cui i due termi-ni vadano cosi ben d'accordo. Nell'am-bito del museo, il Comune di Torino ha, ad esempio, patrocinato dei Corsi della durata complessiva di venti ore destinati agli insegnanti, durante i quali i parte-cipanti possano venire a conoscenza dei principi fondamentali che regolano un certo tipo di animazione basato sull'uso pedagogico dei pupazzi e delle mario-nette.

Ogni incontro, della durata di due ore, è tenuto da specialisti in materia, e verte su alcuni elementi fondamentali: visite al Museo della Marionetta Piemontese, visita al palco e alle sue strutture, con esemplificazione di uno spettacolo, sto-ria del teatro delle marionette, con par-ticolare riferimento all'attività della fa-miglia Lupi, possibilità drammaturgiche della marionetta, con esame di un cano-vaccio per un possibile spettacolo, mezzi teorici e pratici per la costruzione di ma-rionette, pupazzi e burattini, la sceno-grafìa nel teatro delle marionette, la pra-tica sul « ponte » del teatro.

Si è già accennato alle marionette-gio-cattolo. Sono rari i bambini che non abbiano ricevuto in dono un teatrino, anche modesto, e delle marionette. Eb-bene, l'ingegner Augusto Grilli ne ha raccolte tantissime e le ha gentilmente esposte nel museo. È una collezione completa, curiosa e stupenda, che fa da complemento alla raccolta della fami-glia Lupi. Proprio per meglio apprez-zare questa collezione si è pensato di indire una « Settimana delle marionette-giocattolo ». È utile notare come le tec-niche e i modi di allestire queste rap-presentazioni obbediscano a criteri ben precisi e di gran gusto; è poi motivo di interesse poter confrontare i differenti procedimenti e i risultati che ne deri-vano. In questo senso, anche le mario-nette-giocattolo hanno una loro storia ed una loro precisa importanza sul pia-no dello spettacolo. Che ha per titolo « Giro del mondo (della fantasia) in 80 minuti », è curato dallo stesso Augusto Grilli e si avvale di musiche di Beetho-ven, Verdi, Ciajkowski, Mussorgskj, Ra-vel. Anche questa iniziativa dovrebbe ripetersi nel tempo.

(31)

UN'INDAGINE

SULLE IMPRESE ESPORTATRICI

DEL PIEMONTE

Marisa Gerbi Sethi

Normalmente le esportazioni sono- ana-lizzate dal punto di vista quantitativo attraverso l'osservazione dei movimenti valutari cui danno origine.

Il C e r i s , Laboratorio di ricerca sul-l'impresa e lo sviluppo da alcuni anni conduce invece un vasto programma di ricerca approvato dal Consiglio Nazio-nale delle Ricerche, sul ruolo e sull'or-ganizzazione del commercio estero a livello d'impresa

Nell'ambito di questo progetto nel corso del 1978 è stata completata la prima fase di una indagine concentrala sulla

regione Piemonte avente lo scopo di

studiare la struttura e la varietà delle operazioni e delle « ditte » che hanno contribuito a raggiungere il suo fattu-rato all'estero2.

È stato possibile raggiungere (almeno parzialmente) questo obiettivo grazie al contributo dell'Istituto Nazionale per il Commercio che raccoglie ed elabora an-nualmente i dati più significativi del 76,3% delle fatture italiane per l'espor-tazione (ciascuna fattura corrisponde ad una considdetta « operazione »). In seguito ad una nostra richiesta l'ICE ci ha infatti eccezionalmente messo a disposizione i tabulati dei risultati rela-tivi alla nostra Regione, distinti per grandi settori (purtroppo scelti secondo i criteri interni dell'Istituto, che non corrispondono ad altre classificazioni, deve accrescere la propria competitività, quali quelle I s t a t o quelle dell'Union-camere), per ditta esportatrice, per ope-razione compiuta e per provincia. Questi dati si riferiscono al 1976 e nel loro insieme coprono circa 4008 miliardi di lire di prodotti esportati, cioè appunto poco più dell'80% delle esportazioni piemontesi di quell'anno. La loro origi-nalità e rarità è data dal fatto che, essi si riferiscono ai movimenti reali delle merci esportate (infatti si basano sul nu-mero totale di documenti pervenuti al-l'ICE dalle dogane) dalle « ditte » espor-tatrici raggruppate secondo l'ubicazione della loro sede legale, avvenuti nell'anno solare indicato.

Tali dati sono stati successivamente da noi studiati ed elaborati in una succes-sione di tabelle e pubblicati sul numero due del Bollettino C e r i s .

Nel corso dei raggruppamenti sono tut-tavia emersi alcuni problemi:

1) i tabulati pervenuti dall'ICE erano distinti per provincia e per settore se-condo classi di fatturato annuo come si può osservare dalle prime tabelle. Que-sti dati dovevano essere raccolti per cal-colarne delle medie, degli indici, ecc., settore per settore e provincia pet pro-vincia. Tuttavia si è riscontrato che emergevano delle differenze fra i tabu-lati retabu-lativi al complesso di ciascuna pro-vincia (e quindi quelli sul totale regio-nale) e quelli settoriali dovute:

a) ad un diverso criterio di rilevazione dei dati (operazione compiuta

manual-mente in sede ICE) fra i raggruppamen-ti settoriali e quelli generali.

Nei primi sarebbero stati infatti consi-derate le cosiddette ditte « occasionali », cioè quelle che esportano con operazioni di minima entità (500.000 lire per esem-pio) e che non sono iscritte presso la Camera di commercio fra le ditte espor-tatrici perché non hanno richiesto l'as-segnazione del numero meccanografico. Tali imprese, presenti quindi nelle classi più basse di esportazioni annue deter-minano un lieve innalzamento percen-tuale dell'incidenza di queste classi ri-spetto alle altre (che per altro non sov-verte l'ordine di grandezza dei diversi raggruppamenti), che nelle tabelle ge-nerali invece non compare.

b) alle duplicazioni. Nel considerare il

complesso delle ditte che esportano in una provincia o nella regione, l'ICE ha dovuto tener conto di quelle ditte che risultavano esportate in più di un setto-re (per esempio quelle che esportano or-tofrutta e prodotti vari, o prodotti agri-coli e alimentari, ecc.) e che non dove-vano figurare se non per un'unità nel totale.

2) Inoltre, sebbene l'industria piemon-tese, a partire dal 1960 abbia registrato una ampia trasformazione e non la si possa continuare a caratterizzare come produttrice soprattutto di beni di consu-mo finali, essa è ancora prevalente ap-pannaggio dell'industria meccanica-me-talmeccanica, dei mezzi di trasporto e del settore tessile e in essa gioca un ruo-lo determinante il complesso industriale della Fiat. È parso pertanto importante, pur non potendo valutare esattamente il suo « indotto », cercare di esaminare

anche il ruolo delle sole altre imprese nelle esportazioni piemontesi. Pertanto oltre alle tabelle che esaminano la situa-zione generale se ne sono composte al-tre che la espongono senza il fatturato export del gruppo Fiat, ricavato dallo studio annuale de « Il Sole-24 Ore » sui dati di bilancio delle maggiori società italiane.

Nelle pagine che seguono si presenta un estratto della relazione finale con-tenuta nel bollettino citato.

I RISULTATI A LIVELLO REGIONALE

Secondo le rilevazioni dell'ICE (che, co-me si è già detto, coprono circa l'80% delle esportazioni italiane), nel corso del 1976 il Piemonte ha esportato circa 4000 miliardi di lire (cioè il 17,4% del totale nazionale). Vi hanno contribuito circa 5400 « ditte » di cui, come si può osservare dalla tabella 1 che riproduce integralmente il tabulato che l'Istituto ci ha fatto pervenire sull'intera regione (gli altri per provincia e quelli settoriali sono analoghi nell'impostazione grafica dei risultati), 3779 iscritte al Centro Meccanografico del Ministero del Com-mercio con l'Estero3, cioè il 7 % circa delle ditte italiane, 1*8% se si conside-rano anche le ditte « occasionali » (la Lombardia, regione leader nelle espor-tazioni, ha esportato il 33% circa del totale nazionale ma a raggiungere tale traguardo vi ha contribuito ben il 31% delle ditte italiane).

Le operazioni compiute sono state 195.339 con una media che va dalle 51 (se si escludono le ditte occasionali) alle 36 operazioni (se si comprendono) e un importo medio per operazione che varia dai 26 ai 20 milioni e 500 mila lire circa.

Mediamente ogni ditta ha esportato 1 mi-liardo circa nell'anno, ma tale valore scende a livelli che si avvicinano di più a quelli nazionali pur essendone sempre superjori (i valori nazionali variano da 419.514 milioni, escluse le occasionali, a 346.622 milioni, comprese le occasio-nali) se si comprendono le occasionali (737 milioni di lire circa) e

(32)

Tabella 1. Piemonte, anno 1976. Distribuzione delle ditte esportatrici secondo la classe di esportazione annua

Ditte Esportatrici

Classe di esportazione N. Ditte %

Fino a 1 milione 344 9.1 Da 1 a 5 milioni 858 22,7 Da 5 a 10 milioni 497 13,1 Da 10 a 25 milioni 660 17^4 Da 25 a 50 milioni 348 9,2 Da 50 a 100 milioni 336 8,8 Da 100 a 250 milioni 340 8^2 Da 250 a 500 milioni 149 3,9 Da 500 milioni a 1 miliardo 116 3^0 Da 1 a 1.5 miliardi 31 0,8 Da 1,5 a 2 miliardi 29 0^7 Da 2 a 3 miliardi 23 0,6 Da 3 a 5 miliardi 19 0,5 Da 5 a 10 miliardi 15 0,3 Da 10 a 25 miliardi 7 o]l Da 25 a 50 miliardi 3 0,0 Oltre 50 miliardi 4 0,1 Totali 3.779 100,0 Fatturato export (in Lit.) 151 2.344 3.594 10.737 12.402 23.889 55.867 53.444 82.228 38.408 48.996 57.119 72.901 110.726 92.571. 107.854 3.234.935 .898.559 .308.982 .448.474 .801.094 .337.441 L882.950 .677.735 .445.395 .210.192 .168.079 .151.757 .031.871 .160.779 .879.007 .165.440 .642.182 .083.061 4.008.173.292.998 ~o in m S o - o 0) o a l ì * ' - E o ; % I. operazioni 0, compiute C / A B / C 4-> _ ^ ° O

I l §13

— E ra-o: B / A 0,0 475 0,2 1,2 319.786 441.565 0,0 1.636 0,8 1,9 1.432.952 2.732.294 0,0 1.586 0,8 3,2 2.266.361 7.232.291 0,2 4.041 2,0 6,1 2.657.214 16.269.396 0,3 4.391 2,2 12,6 2.826.490 35.638.901 0,5 6.874 3,5 11,5 3.475.397 71.100.842 1,3 11.945 6,1 32,3 4.677.076 164.316.699 1,3 9.485 4,8 63,6 5.634.627 358.687.553 2,0 10.965 5,6 94,5 7.499.152 708.863.881 0,9 5.811 2,9 187,4 6.609.562 1.238.973.163 1,2 6.015 3,0 207,4 8.145.661 1.689.522.474 1,4 6.525 3,3 283,7 8.753.875 2.483.436.168 1,8 7.428 3,8 391,0 9.814.373 3.836.903.198 2,7 10.727 5,4 715,0 10.322.259 7.381.791.933 2,3 5.285 2,7 755,0 17.515.831 13.224.452.205 2,6 3.662 1,8 1.221,0 29.452.387 35.951.547.394 80,7 98.488 50,4 24.622,0 32.845.982 808.733.270.765 100,0 195.339 100,0 51,7 20.519.063 1.060.643.898 Escluse le duplicazioni e gli esportatori occasionali (cioè che non hanno il numero meccanografico), compresa la FIAT.

dendo le occasionali ma escludendo la FIAT (486 milioni di lire).

A questi risultati hanno contribuito: — per l ' I , 7 % al massimo le imprese che hanno esportato sino a 100 milioni l'anno di prodotti — percentuale che sale al 2 , 6 % se si esclude la FIAT — (contro il 4 % registrato a livello nazio-nale). Queste imprese, che possiamo classificare come «'piccole esportatrici », peraltro rappresentano più dell'85% dell'universo delle ditte piemontesi che esportano (contro il 7 9 % delle imprese nazionali);

— per il 7 % circa le ditte « medie esportatrici », che hanno cioè esportato da 100 milioni a 2 miliardi ( 1 3 % del-l'universo delle esportatrici, contro il 19% circa di quelle considerate a livello nazionale che appartengono alla stessa classe);

(33)

Mentre i piccoli esportatori sono presen-ti in quasi tutpresen-ti i settori considerapresen-ti con una percentuale che supera ovunque il 70% degli operatori, i medi esportatori lo sono nei settori tessili, dei prodotti agricoli, vari, degli ortofrutticoli e del-l'industria siderurgica; i grandi emergo-no nel settore dell'industria meccanica, nell'industria alimentare e nelle c.d. in-dustrie varie.

Da questa prima analisi risulta chiara-mente evidente lo scarso ruolo delle ditte

cosiddette « piccole esportatrici »

pie-montesi che pur essendo numericamente tante (superiori alle 4600 unità) raggiun-gono nella regione livelli d'export infe-riori al già basso livello nazionale. Co-munque, questo ruolo varia notevolmen-te da provincia a provincia, non è in-fatti trascurabile nelle province di Ales-sandria, Cuneo, Vercelli, dove, salvo nella prima, è invece marginale quello delle grandi.

Le « piccole esportatrici » hanno com-piuto mediamente 5-6 operazioni nel-l'anno considerato con un importo me-dio per operazione che non supera i 3 milioni e un fatturato unitario medio all'estero che si aggira sui 15-17 milioni, contro le 66 operazioni delle imprese appartenenti alla seconda classe, le 332 delle imprese appartenenti alla terza, le 4000 circa delle grandi esportatrici che hanno fatto registrare un fatturato ex-port per ditta variante dai 12 miliardi se si considera la FIAT, ai 7 miliardi se la si esclude.

IL RUOLO DELLE PROVINCE E DEI LORO ESPORTATORI

La provincia di Torino è chiaramente la prevalente. Secondo i dati ICE seguono le province di Novara (che rappresenta il 5% circa dell'export piemontese), di Vercelli (2,4%), di Alessandria (1,9%), di Cuneo (1,5%) e infine di Asti

( 0 , 8 % ) .

Coprendo ben l'88% delle esportazioni piemontesi, la provincia di Torino ne influenza anche quasi completamente la loro composizione e il loro andamento.

Intatti, sia l'alta percentuale di fatturato ali esportazione registrata dai grandi

esportatori in Piemonte, sia in parte la bassa percentuale di esportazioni dei piccoli esportatori, sono da addebitare prevalentemente ai risultati conseguiti in questa provincia da queste due oppo-ste classi di esportatori che rappresen-tano rispettivamente lo 0,6% e l ' 8 9 , l % dei suoi operatori. Pertanto dai risultati generali non trova sufficientemente spic-co il spic-contributo in termini di fatturato

dei medi esportatori che invece costitui-scono la struttura portante delle modeste esportazioni delle altre province, dove

contribuiscono a raggiungere anche più del 50% delle loro esportazioni. Tuttavia questo impegno verso l'estero non è stato sufficiente per migliorare la situazione di marginalità di queste vaste circoscrizioni territoriali. La loro debo-lezza trova ulteriore conferma confron-tando i loro risultati con i dati nazionali. È questo un altro aspetto che l'elabora-zione dei dati ha messo in luce, che già si conosceva in generale consultando le fonti Unioncamere, ma che diventa preoccupante se si considera che il loro fatturato export (che nel complesso non arriva a rappresentare il 2 % delle espor-tazioni nazionali) è stato ottenuto da circa 3000 imprese che costituiscono circa il 55% delle ditte esportatrici pie-montesi.

La loro « fragilità » si valuta ovviamen-te anche attraverso altri parametri: il numero medio di operazioni per ditta, l'importo medio per operazione, e l'im-porto medio annuo di esportazioni per ditta, valori medi che appaiono inferiori ai livelli più bassi della provincia di To-rino e del Piemonte e di gran lunga al corrispondente livello italiano.

In particolare per l'ultimo rapporto si osserva che contro un fatturato all'espor-tazione medio minimo torinese di 1 mi-liardo di lire, in nessuna provincia (ad eccezione di Novara per uno scarto mi-nimo) mediamente si raggiungono i 200 milioni ovvero il 60% circa del fattu-rato all'esportazione medio delle ditte italiane (superiore ai 326 milioni di lire). Come si aveva già avuto occasione di accennare da una loro prima lettura, il ruolo delle piccole ditte esportatrici ri-sulta più rilevante che altrove in alcune province. Infatti esse raggiungono per-centuali superiori al livello nazionale (sino a raggiungere il 9 % delle

espor-tazioni della provincia) specialmente a Vercelli, Cuneo, Alessandria, mentre nella provincia di Torino dove tuttavia è molto alta l'esportazione « indiretta » di cui in queste pagine non si può tener conto, l'89% di queste imprese non esporta più dell'I,1% del totale provin-ciale e un altro 10% circa esporta si e no il 4,5% (esclusa la FIAT).

Questo andamento trova riscontro an-che nella distribuzione delle operazioni compiute dalle ditte appartenenti alle quattro diverse classi di fatturato annuo all'esportazione.

Ad eccezione della provincia di Torino dove è chiaro che l'importo medio per le più piccole ditte esportatrici è dovuto ad una più ristretta conclusione di con-tratti, nelle altre province, l'incidenza percentuale di operazioni delle classi mi-nori è sensibilmente superiore alla media regionale mentre chiaramente decresce quella relativa alle classi medio-alte e alte.

(34)

sud-90 8 0 20 10 70 80 % d i t t e esportatrici

divisi per settore e quelli regionali e

b) l'incidenza percentuale delle relative

ditte esportatrici sulle ditte piemontesi esportatrici del settore, di approfondire ulteriormente l'analisi della situazione sino ad arrivare ad esaminarla a livello settoriale.

La « solidità » e l'« avanguardia » rag-giunte dalla provincia di Torino, sono da attribuire all'impegno di quasi tutti i settori indistintamente salvo il settore tessile che da anni vive la crisi della maturità e del declino per l'economia in-dustriale italiana.

Questa realtà emerge dal confronto fra la percentuale delle ditte della provincia che esportano, considerate all'interno di ogni settore e la percentuale delle loro esportazioni rispetto alle esportazioni piemontesi del settore. Il livello per-centuale delle ditte torinesi è sempre in-feriore a quello delle esportazioni per cui il rapporto ditta/export è sempre

100

Grafico 1. Piemonte.

Distribuzione delle esportazioni fra ie ditte esportatrici.

positivo ad esclusione del settore tessile. Completamente opposta è ovviamente la situazione che si presenta nelle altre province, come già cominciava a profi-larsi dai dati totali contenti nella tabel-la 3 che riteniamo opportuno ripren-dere.

In tutte queste province il rapporto per-centuale generale ditta su export è ne-gativo cioè ad un alto numero di imprese esportatrici non è corrisposto un ade-guato livello di esportazioni e questo aspètto spicca maggiormente nelle pro-vince di Alessandria, Cuneo e Vercelli, che non in quelle di Novara e di Asti dove è di poco migliore e si ritrova prevalentemente in alcuni settori di at-tività che si potrebbero definire « non tipici » di ciascuna provincia ma che

rappresentano ugualmente una quota non indifferente della sua struttura in-dustriale e che quindi dovrebbero essere maggiormente impegnati per esportare. (Cfr. grafici 2-7).

Osservando questi grafici infatti e le ta-belle, dalle quali sono stati ricavati i relativi valori, emerge immediatamente che: il settore tessile per la provincia di

Vercelli, quello degli ortofrutticoli e dei tessili per la provincia di Cuneo e il settore alimentare per la provincia di Alessandria, la piccola industria e quella dell'abbigliamento per la provincia di Novara presentano i migliori equilibri interprovinciali fra le ditte esportatrici e le relative esportazioni mentre, per

esempio il settore alimentare nelle pro-vince di Novara e di Vercelli e di Cu-neo, quello dei prodotti chimici e farma-ceutici delle province di Vercelli e di Novara, le altre industrie varie delle pro-vince di Novara, Vercelli, Cuneo ed Alessandria, gli ortofrutticoli sempre di quest'ultima provincia, presentano i più alti disequilibrii.

Da un esame globale del loro compor-tamento, comunque, la provincia di

No-vara presenta, rispetto alle altre

pro-vince c.d. « minori » non soltanto una posizione lievemente superiore in ordine d'importanza, ma anche una migliore distribuzione delle sue esportazioni fra i diversi settori in cui siamo stati in grado di disaggregarle per cui gli sforzi ed i rischi commerciali e finanziari non risultano concentrati prevalentemente su di un solo settore industriale.

Confronti fra la % delle ditte che esportano e la % delle relative esportazioni

% ditte

esportatrici * % esporta-zioni •

(35)

I SETTORI DI ESPORTAZIONE PIEMONTESI

Sempre secondo la fonte citata risulta che alle esportazioni piemontesi nel

1976 hanno contribuito: per l'83% il settore meccanico e siderurgico; per il 2 % i settori: alimentari, tessili, dell'ab-bigliamento, l'artigianato e le piccole e medie imprese (dove è compreso il set-tore dell'abbigliamento); per l ' l % l'in-dustria chimica e dei derivati, per lo 0,6% l'agricoltura e per l ' 8 % circa al-tre industrie.

I loro fatturati all'esportazione, rappor-tati ai relativi dati nazionali del settore rappresentano, rispettivamente il 26,8% delle esportazioni italiane di prodotti si-derurgici e meccanici, il 2 6 % delle esportazioni delle industrie varie, quasi il 9 % dei prodotti alimentari, il 5,3% dei prodotti agricoli vari, il 5,4% dei tessili, poco più del 3 % dei prodotti c.d. artigianali, il 2 % degli ortofrutticoli e solo l ' I , 2 % dei prodotti chimici e dei loro derivati.

A raggiungere queste esportazioni hanno contribuito, nell'ordine:

1807 « ditte » appartenenti ai settori meccanico e siderurgico;

1239 piccole industrie e ditte artigia-nali (nonché le industrie di abbiglia-mento);

641 tessili, 604 industrie varie, 417 chi-miche e farmaceutiche;

286 ditte alimentari;

213 imprese che producono merci inde-finite e poco più di 230 ditte che hanno esportato prodotti ortofrutticoli e agri-coli vari.

Tali ditte a loro volta costituiscono ri-spettivamente: il 6,9% degli esporta-tori italiani di prodotti meccanici e si-derurgici; il 3,9% della piccola indu-stria e dell'induindu-stria artigianale (com-preso l'abbigliamento); il 5,5% dei tes-sili; il 5,4% delle ditte che esportano prodotti vari e degli esportatori di pro-dotti chimici e farmaceutici; il 6,2% delle industrie alimentari; il 5 % circa delle ditte italiane che esportano pro-dotti agricoli e ortofrutticoli.

Dal grafico 8 dove questi valori sono stati rappresentati e posti a confronto, a livello settoriale risulta un generale relativo buon equilibrio fra le ditte pie-montesi esportatrici e le esportazioni ef-fettuate (cioè il rapporto percentuale fra le esportazioni e le ditte esportatrici è molto spesso positivo): fanno soltanto

Grafico 2. Provincia Torino.

Distribuzione percentuale delle esportazioni per settore raffrontate con i valori

totali provinciali e con quelli regionali, percentuale delle ditte esportatrici rispetto alle ditte esportatrici delia regione

appartenenti allo stesso settore.

eccezione i settori dell'industria chimica e farmaceutica, e dei prodotti ortofrut-ticoli.

Hanno contribuito, più che marginal-mente, al conseguimento di questi risul-tati:

1) i piccoli esportatori nei settori delle

merci indefinite (38% dell'esportazione del « settore ») e degli ortofrutticoli (18% del fatturato all'esportazione); 2) i medi esportatori nei settori di pro-dotti agricoli vari (64,5% del fatturato all'esportazione del settore), degli orto-frutticoli (64,5%), dei tessili (63,7%),

• % sulle esportazioni torinesi

• % sulle esportazioni piemontesi del settore

QL „. .u„-j ;•»,. — . — : „I„I

— — — — sulle esportazioni piemontesi del settore % sulle d i t t e piemontesi del settore, esportatrici

(36)

Tabella 2. Piemonte, anno 1976. Distribuzione delle esportazioni, delle operazioni e delle ditte per provincia * Province Valore esportazioni (migliaia Lit.) N. oper. com-piute N. ditte espor-tatrici Media oper. per ditta Importo medio per operaz. (migliaia Lit.) Importo medio per ditta (migliaia Lit.) Torino 3.537.559.570 88,2 15,0 131.469 67,3 2.405 44,2 3.5 54,6 26.908 1.470.919 Novara 207.468.819 5,2 0.9 18.961 9,7 1.001 18,4 1,5 18,9 10.942 207.261 Vercelli 95.617.467 2.4 0,4 15.906 8,1 765 14,1 1,1 20,8 6.011 124.990 Alessandria 75.074.230 1,9 0,3 11.255 5,8 622 11,4 0,9 18,1 6.670 120.698 Cuneo 59.283.489 1,5 0,3 15.501 7,9 473 8,7 0,7 32,8 3.824 125.335 Asti 33.169.718 0,8 0,1 2.247 1,2 175 3,2 0,3 12,8 14.762 189.541 Totale Piemonte 4.008.173.293 100,0 17,0 195.339 100,0 5.441 100,0 8,0 35,9 20.519 736.661 Italia 23.571.000.000 100,0 68.002 100,0 — — 356.622

* Comprese le occasionali, le duplicazioni e la FIAT.

Tabella 3. Piemonte, anno 1976. Distribuzione delle esportazioni, delle operazioni e delle ditte piemontesi per provincia (esclusa FIAT)

Province esportazioni Valore esporta-N. Ditte trici Importo medio per ditta (migliaia Lit.) Torino 2.176.559.570 82,2 9.8 2.404 44,2 3,5 905.391 Novara 207.468.819 7,8 0,9 1.001 18,4 1,5 207.261 Vercelli 95.617.467 3,6 0,4 765 14,1 1,1 124.990 Alessandria 75.076.230 2.8 0,3 622 11,4 0.9 120.698 Cuneo 59.283.489 2,3 0.3 473 8,7 0,7 125.335 Asti 33.169.718 1,3 0.2 175 3,2 0,3 189.541 Totale Piemonte 2.647.173.293 100,0 11,9 5.440 100,0 8,0 486.613 Italia 22.210.000.000 100,0 68.001 100,0 326.613

Tabella 4. Anno 1976. Gli esportatori piemontesi distinti per classi

Province esportatrici N. ditte

% Piccoli Esportatori ( < 100 milioni fatt. export) % Medi Esportatori Da 100 milioni a 2 miliardi fatt. export Da 2 a 5 miliardi fatt. export % Grandi Esportatori (fatt. export oltre 5 miliardi) Torino 2.405 89,1 9,7 0,6 0,6 Novara 1.001 83,1 14,8 1,2 0,9 Vercelli 765 81,0 18,2 0,7 0,1 Alessandria 622 84,1 14,5 1.4 0,0 Cuneo 473 79,7 19,2 0,7 0,4 Asti 175 88,0 10,9 0,0 1.1 Totale Piemonte 5.541 85,4 13,3 0,8 0,5 Italia 68.002 78,7 19,4 1,9

(37)

delle merci indefinite ( 6 1 , 5 % ) , dei pro-dotti chimici e farmaceutici ( 4 5 % ) , dei prodotti artigianali e della piccola indu-stria ( 4 0 , 8 % del fatturato export del settore);

3) i medio-grandi esportatori (che non hanno in nessun caso raggiunto più del 2 5 % del fatturato all'esportazione di qualche settore), nell'esportazione di prodotti artigianali e della piccola indu-stria ( 2 4 , 6 % ) , nei tessili ( 1 8 , 9 % ) , negli ortofrutticoli ( 1 7 , 5 % ) ;

4) i grandi esportatori, nettamente nel-l'industria siderurgica e meccanica dove hanno esportato il 94,8,% del fatturato all'esportazione del settore (il 9 0 , 3 % se si escludono le esportazioni dichia-rate dalla FIAT), nelle c.d. « industrie varie » ( 8 4 , 7 % ) , nel settore alimentare

(68,2%).

Più in particolare alle posizioni acqui-site dai diversi settori hanno contribuito rispettivamente:

— nella provincia di Torino le piccole

e medie imprese nei settori delle merci indefinite e dei prodotti agricoli vari, le medio grandi imprese nei settori dei pro-dotti ortofrutticoli e tessili, i grandi esportatori nell'industria siderurgica e meccanica, in quello dei prodotti ali-mentari e nelle industrie varie;

— nella provincia di Novara i piccoli

ed i medi esportatori nei settori delle merci indefinite in quello dei prodotti chimici, farmaceutici e tessili e in quello alimentare (in questi ultimi settori è no-tevole il ruolo dei medi esportatori), in-fine in quello dei prodotti agricoli vari. I medi ed i grandi esportatori sono esclu-sivamente presenti (con percentuali rile-vantissime) nei soli settori delle indu-strie varie, siderurgico e meccanico e in quello dei c.d. prodotti artigianali;

— nella provincia di Vercelli le

espor-tazioni sono invece state appannaggio dei piccoli e medi esportatori in quasi tutti i settori. Fanno eccezione il settore siderurgico, e quello dei prodotti alimen-tari dove si è registrata la partecipazione dei medi esportatori, mentre nel settore dei c.d. « prodotti artigianali » è emersa quella dei grandi esportatori che hanno esportato il 7 0 % del fatturato export del settore;

a

— — — % sulle esportazioni novaresi

— — — — % sulle esportazioni piemontesi del settore % sulle d i t t e piemontesi del settore, esportatrici

100 90 80 70 ._ 60 50 40-•

Grafico 3. Provincia Novara. Distribuzione percentuale delie esportazioni per settore raffrontate con i valori totali provinciali e con

quelli regionali; percentuale delle ditte esportatrici rispetto alle ditte esportatrici della regione

appartenenti allo stesso settore.

— nella provincia di Alessandria non

sono presenti grandi esportatori. Le esportazioni sono appannaggio prevalen-temente dei medi ( 4 6 % del totale) e dei medio-grandi esportatori ( 4 2 % ) . Questi ultimi sono presenti nei settori dei pro-dotti alimentari, dei tessili, delle

indu-strie varie e dei prodotti artigianali men-tre i medi esportatori appaiono in quasi tutti i settori ad esclusione di quello che raggruppa le merci indefinite.

— nella provincia di Cuneo i piccoli

(38)

Tabella 5. Piemonte, anno 1976. Le esportazioni distinte per classi e per provincia* Tabella 6. Anno 1976. I settori export piemontesi '

Province esportazioni Importo

(migliala Lit.) Piccoli esportatori di cui % esportate da Esportatori con fatt. < 2 miliardi Esportatori con fatt. da 2 a 5 miliardi Grandi esportatori Torino 3.537.559.569 0,8 2,8 1,2 95,2 Novara 207.468.818 5,9 25,1 18,2 50,8 Vercelli 95.617.467 9,3 63,8 16,6 10,3 Alessandria 75.074.229 11,9 45,9 42,2 0,0 Cuneo 59.283.489 11.9 51,1 12,9 24,1 Asti 33.169.718 7,4 30,6 0,0 62,0 Totale Piemonte 4.008.173.292 1,7 7,2 3,3 87,8 Italia 23.571.000.000 4,0 24,4 71,6

Comprese le ditte occasionali e le duplicazioni.

ra

Settori a % c V £ — -o « o ot fc fi P ° T fr J5 w Z CD

® «

" I

. p (O o- 0) Ortofrutticoli 141 100,0 4,5 Agricoli vari 93 100,0 5,6 Alimentari 286 100,0 6,2 Tessili 641 100,0 5,5 Industrie varie 604 100,0 5,4 Chimici e farmaceutici 417 100,0 5,4 Siderurgia e Meccanica 1.807 100,0 6,9 Merci indefinite 213 100,0 6,4 Prodotti artigianali e della

Piccola industria 1.239 100,0 3,9

Totale 5.441 100,0 8,0

quelli chimici e farmaceutici, nell'indu-stria siderurgica, in quella delle merci indefinite e negli ortofrutticoli (esportati esclusivamente dai piccoli e medi espor-tatori). I medio-grandi esportatori hanno assunto un ruolo rilevante nei settori dei prodotti alimentari e in quello delle industrie varie mentre hanno contribuito ad esportare per il 15% del fatturato del settore nella c.d. classe dei prodotti artigianali e della piccola industria. I grandi esportatori emergono nel settore tessile avendo esportato nella provincia l'80% del settore e in quello dei pro-dotti artigianali;

— nella provincia di Asti le

Riferimenti

Documenti correlati

Raccolta, Registrazione, Organizzazione, Conservazione, Consultazione, Elaborazione Modificazione, Selezione, Estrazione, Raffronto Utilizzo, Blocco, Cancellazione, Distruzione,

con riferimento alle funzioni di trasporto che investono, parti- colarmente, le reti intrapolari ed una cospicua aliquota della rete interpolare (per quella parte cioè per cui

in materia di gestione dei rifiuti: il re- cupero dei rifiuti industriali e le borse dei rifiuti nella Comunità. Benno Risch, Commissione della Comunità Europea, Bruxelles). b)

La Mostra d'arte sacra alla Esposizione del 1898 a Torino, mostrò forse per l'ultima volta in una grande manifesta- zione, l'antica storia delle antiche cor- porazioni o

Per gran parte del Cinquecen- to il Sacro Monte di Varallo ri- mase un riferimento spontaneo di fede non solo per la gente della Valsesia, ma per la vasta area lombarda della

Ma Gra- vellona è anche, per i reperti ef- fettuati in altra area prossima alla necropoli romana — di cui si è detto più sopra — il centro più importante dei ritrovamenti

806, ne rimangono escluse le questioni di stato e di separazione personale tra i coniugi, mentre quelle riguardanti i rapporti di lavoro sono oggi regolate dalla legge 533 sul

— una tecnica, dovuta al progresso tecno- logico accoppiato con la variazione dei prezzi relativi, che determinano a loro volta mutamenti nei coefficienti tecnici di