• Non ci sono risultati.

a.4 La classificazione degli status Gli status razional

ANTICA RETORICA FORENSE

2.9 Le parti del discorso

2.9.3. a.4 La classificazione degli status Gli status razional

All’interno della bipartizione dei genera quaestionum in rationale e legale, troviamo quattro species di status per entrambi i genera, che seguendo l’impostazione quintilianea ma non quella della Rhetorica ad Erennium519, si ripartono in:

1) status razionali: coniectura, definitio, qualitas, translatio 2) status legali: scriptum et voluntas, ratiocinatio, leges

contrariae, ambiguitas520 .

[1] Trattando del primo degli status razionali, si può affermare che la coniectura (στοχασμός) si verifica quando, essendo il reo in grado di eccepire un “non factum” rispetto all’accusa mossagli, relega la situazione ad un’incertezza circa il compimento dell’azione stessa, che non lascia altro che la possibilità di procedere per indizi521. La coniectura risponde al quesito “an sit” e corrisponde a un particolare sistema di indagine di cui usufruisce il giudice522.

Rhet. Her. 1.18 – Coniecturalis est, cum de facto controversia est, hoc modo: Aiax in silva, postquam resciit, quae fecisset per insaniam, gladio incubuit. Ulixes intervenit: occisum conspicatur, corpore telum cruentum educit. Teucer intervenit: fratrem occisum, inimicum fratris cum gladio cruento videt.

519 Cfr. R. MARTINI, ibid. v. anche F. PROCCHI, ibid., ove si nota, a ragione, la

diversa sistemazione sposata da Quintiliano rispetto quella dell’auctor. Il primo colloca la definitio tra gli status razionali, come si è visto, mentre nella Rhetorica

ad Herennium questa figura tra gli status legali; in Cicerone compare in entrambe

le categorie.

520 Cfr. F. PROCCHI, ibid. 521

Cfr. L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid. v. anche F. PROCCHI, ibid.

522

99

Capitis arcessit. Hic coniectura verum quaeritur; de facto erit controversia: ex eo constitutio causae coniecturalis nominatur. La peculiarità di tale status rispetto agli altri razionali si ritrova nella non evidenza della iudicatio (κρινόμενον ἀφανές); questa situazione confluisce nella configurazione di un processo indiziario, in cui valore preponderante a livello probatorio rivestono le argomentazioni logiche, da cercare all’interno di loci specifici523

. Per quanto concerne la coniectura, la fonte della Rhetorica ad Herennium deve essere integrata con quanto emerge dall’Institutio quintilianea. Da quest’ultima si trae la consapevolezza che, in riferimento al genere giudiziario, si possono distinguere diversi campi di indagine quale quello de facto et de iure, de facto tantum, de auctore tantum, de animo (cum de facto et de auctore constat)524. Nell’indagine de facto la coniectura può essere anche duplex, non solo simplex, a seconda della quaestio sottesa525. La stessa situazione si verifica nell’indagine de auctore, per la quale, se il reo si limita a negare il fatto, si è di fronte a una congettura semplice, diversamente nel caso della coniectura duplex, che si configura se il fatto compiuto viene ascritto a un’altra persona, che sia lo stesso accusatore, una persona estranea alla controversia o la stessa vittima526. Nella Rhetorica ad Herennium vengono esemplificate le partes che costituiscono il fondamento (ratio) della coniectura; nel dettaglio l’auctor ne elenca sei:

- Il probabile; ripartito in causa (ea quae induxit ad maleficium commodorum <spe aut incommodorum> vitatione, cum quaeritur, num quod commodum maleficio appetierit, num honorem, num pecuniam, num dominationem; num aliquam cupiditatem <aut> amoris aut eiusmodi libidinis voluerit

523 Cfr. R. MARTINI, ibid. v. anche L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid. 524 Cfr. L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid. Cfr. Quint. Inst. orat.- 7.2.7-11. 525

Cfr. L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid. Cfr. Quint. Inst. orat. – 7.2.8

526

100

explere, aut num quod <in>commodum vitarit: inimicitias, infamiam, dolorem, supplicium527) e vita (ossia i precedenti dell’accusato; «il discorso si articola sulla necessità di ricercare come prima cosa: “se talvolta fece qualcosa di simile…o se sia venuto in un simile sospetto”, cercando di dimostrare come “la vita del soggetto possa essere congruente con quel movente del reato”»528

);

- La conlatio; questa può essere utilizzata dall’accusatore per dimostrare che l’utilità derivante dal fatto compiuto va solo a favore dell’accusato oppure, specularmente, può essere il reo a sfruttarla per evidenziare che anche altri possono trarne vantaggio529;

- Il signum, afferente alle circostanze del fatto, propense o meno al compimento di quest’ultimo (locus, tempus, spatium, occasio, spes perficiendi, spes celandi)530;

- L’argumentum, per quod res coarguitur certioribus argumentis et magis firma suspicione531, si articola in tempo passato, presente e futuro 532;

- La consecutio verte sul comportamento del reo, come esteriorizzazione di sentimenti particolari, signa conscientia, («Accusator dicet, si poterit, adversarium, cum ad eum ventum sit, erubuisse, expalluisse, titubasse, inconstanter locutum esse, conci disse, pollicitum esse aliquid») al fine di dedurne innocenza o colpevolezza533;

- L’adprobatio o avvaloramento, confermati i sospetti, si attinge ora a piene mani da locus propri dell’accusatore o del

527 Rhet. Her. 2.3

528 Così R. MARTINI, ibid. 529

Cfr. L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid. V. anche R. MARTINI,ibid.

530 Cfr. L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid. 531 Rhet. Her. 2.8

532

Cfr. R. MARTINI, ibid. v. anche L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid.

533

101

difensore, utili, vicendevolmente, a rafforzare o sminuire testes, quaestiones, argumenta e rumores534.

[2] Allorquando si sia risposto “factum” all’an sit dello status coniecturalis, è solo allora che ha senso accedere al passaggio successivo del quid sit, proprio dello status finitivus535. Abbandonato l’ambito del κρινόμενον ἀφανές, proprio unicamente dello στοκασμός, ci si addentra nel campo del φανερὸν536

. Si rende necessario, a questo punto, definire la fattispecie. Nella Rhetorica ad Herennium la topica della definitio si articola in più momenti537.

Rhet. Her. 2.17 – Primum igitur vocabuli sententia breviter et ad utilitatem adcommodate causae describitur; deinde factum nostrum cum verbi descriptio <ne coniungetur; deinde contrariae descriptio>nis ratio refelletur.

Questi momenti sono, dunque, la precisazione del vocabulum, a seconda delle esigenze di parte, il rapporto parola-condotta e la confutazione della denominazione avversaria, sfruttando argomentazioni di carattere giuridico538. «Quando il difensore ritenga di poter difendere la causa facendo uso dello status finitivus, dovrà: 1) proporre una definizione del termine adatta alla bisogna (ad causam accomodata); 2) sussumere il caso in discussione sotto la descrizione prospettata; 3) confutare le diverse definizioni proposte dall’avversario»539

.

534 Cfr. R. MARTINI, ibid. V. anche L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid. 535

Cfr. F. PROCCHI, ibid.

536 Cfr. L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid. 537 Cfr. L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid.

538 Cfr. L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid., la quale, a ragione, nota la

coincidenza con il de inventione ciceroniano, avvalorando la tesi della fonte comune. L’Arpinate aggiunge, però, al secondo locus, per entrambe le parti, l’amplificazione. Maggior dettaglio si raggiunge nell’opera quintilianea (Inst. orat. 7.3.28).

539

102

[3] La complessità della qualitas appare valutando la sua articolazione interna nonché l’ampiezza del campo di applicazione, che interessa, come anche per coniectura e definitio, sia tesi che ipotesi540. Ammesso il fatto e individuato il nome identificativo di esso, c’è ora da interrogarsi sul qualis sit, discutendo circa la sua legittimità/giustificabilità541. I prodromi della successiva elaborazione ermagorea, presa ad esempio per la retorica posteriore, si riscontrano già in ambiente peripatetico-accademico, dove si coglie l’essenza della qualitas, che si attua nelle varie forme del ius, che sia quello naturale oppure quello sancito dalla legge, di fonte divina (religio) o umana (aequitas), quest’ultimi articolati anch’essi in più parti542. «Alla qualitas apparterrà tutto ciò che diremo nelle orazioni de natura, de legibus, de more maiorum, de propulsanda iniuria, de ulciscenda, de omni parte iuris e anche se qualcuno avrà fatto qualcosa o imprudenter o necessitate o casu»543. Prescindendo dalla articolazione ermagorea544 e sposando, di nuovo, la struttura della Rhetorica ad Herennium si sposti l’attenzione sulla qualitas iuridicialis, suddivisa nei tipi absoluta (ἀντίληψις) e adsumptiva (ἀντίθεσις), quest’ultima ulteriormente articolata in comparatio (ἀντίστασις), relatio criminis (ἀντέγκλημα), remotio criminis (μετάστασις) e concessio545

.

Rhet. Her. 1.24 – Iuridic<i>alis constitutio est, cum factum convenit, sed iure an inuria factum sit, quaeritur. Eius

540 Cfr. L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid.

541 Cfr. L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid. v. anche R. MARTINI, ibid. 542 Cfr. L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid.

543

Così L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid.

544 Cfr. L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid., ove l’autrice sceglie di soffermarsi

sulla struttura ermagorea che consta anche di una qualitas negotialis. La sostanza di questi due status (q. negotialis e q. iuridicialis) è a grandi linea la stessa. La

qualitas iuridicialis, tuttavia, è tipica del genere giudiziario e si riferisce, per

questo, al passato, differenziandosi dalla negotialis proprio in virtù della «antitesi temporale passato-futuro». La suddivisione in q. absoluta e q. adsumptiva risulta già dal testo ermagoreo.

545

103

constitutionis partes duae sunt, quarum una absoluta, altera adsumptiva nominatur.

Nel caso della qualitas absoluta l’accusato si difende asserendo di aver agito a buon diritto, inevitabilmente la difesa più forte di cui può servirsi546. La q. iuridicialis absoluta si considera in base al diritto che contiene, il quale conta diverse partizioni: natura, lex, consuetudo, iudicatum, aequum et bonum, factum547. In Quintiliano si legge:

Quint. Inst. orat. 7.4.5 – Est enim de re sola quaestio, iusta sit ea necne. Iustum omne continetur natura vel constitutione. «Del iustum secondo natura fanno parte la pietas, la fides, la continentia e altri concetti del genere; la constitutio invece si realizza in lege, more, iudicato, pacto»548. Nell’impossibilità dell’accusato di potersi difendere utilizzando la qualitas facti, viene in gioco la qualitas causae; si configura la qualitas adsumptiva quando il reo, non potendo dimostrare di aver agito secondo diritto, avendo tra le mani una difesa debole e poco efficace, deve ricorrere ad elementi esterni a supporto giustificativo o del fatto compiuto o di se stesso549.

Rhet. Her. 1.24 – Adsumptiva pars est, cum per se defensio infirma est, adsumpta extraria re conprobatur. Adspumptivae partes sunt quattuor: concessio, remotio criminis, translatio criminis, conparatio.

546 Rhet. Her. 2.19 – Absoluta iuridiciali constitutione utemur, cum ipsam rem, quam nos fecisse confitemur, iure factam dicemus, sine ulla adsumptione extrariae defensionis. V. anche Quint. Inst.orat. 7.4.4. – Defensio longe potentissima est qua ipsum <et> factum quod obicitur dicimus honestum esse.

547 Rhet. Her. 2.19. V. anche L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid. ove si aggiunge,

opportunamente, che non è sufficiente il riconoscimento del tipo di diritto ma ci si dovrà attenere ad una determinata topica; quest’ultima risulta molto estesa in Ermogene rispetto alla lacunosità di quella dei retori latini. Per un’analisi dettagliata si rimanda al testo.

548

Così L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid.

549

104

«Se il reo infatti diceva ‘feci sed profui’ si aveva la qualitas compensativa o comparativa (ἀντίστασις); se diceva ‘feci quidem, sed ut facerem ante provocatus sum’ si aveva la relatio criminis (ἀντέγκλημα); se diceva ‘feci, sed alter me impulit ut facerem’ si aveva la remotio criminis (μετάστασις); se infine non poteva addurre nessuna argomentazione tra queste doveva ammettere il fatto e non gli rimaneva che chiedere perdono: si aveva così la qualitas venialis o concessio (συγγνώμη)»550.

[3a] Andando oltre la versione dell’Erenniana, dunque oltre il semplice confronto facere-prodesse551, confrontando ciò che “l’accusato dice di aver fatto” e “ciò che l’accusatore dice si sarebbe dovuto fare”, in Quintiliano si legge che «vi è anche quella difesa … dedotta dalle motivazioni dell’azione nella quale non si difende l’azione di per se stessa … né sulla base di un’azione contraria ma per un vantaggio o dello Stato o di molti uomini o anche dello stesso avversario, talvolta nostro purché sia tale che sia lecito farlo nel nostro interesse»552. In questi termini si parla di comparatio (ἀντίστασις).

[3b] Con l’ἀντέγκλημα o translatio/relatio criminis l’accusato, dopo aver ammesso la condotta colpevole, afferma di aver agito secondo diritto, poiché provocato da altri553. Quest’ultimi, che parrebbero indeterminati nella versione dell’auctor, acquistano una precisa identità con Quintiliano che si riferisce alla stessa parte lesa; il nome greco non a caso indica la contraccusa554. Esemplare il caso di Oreste, che volendo vendicare il padre, riversa sulla madre

550 Così L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid. 551 Rhet. Her. 2.21

552

Quint. Inst. orat. 7.4.9

553 Rhet. Her. 2.22.

554 Cfr. R. MARTINI, ibid. v. anche L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid. , la

quale riportando l’opinione di Sulpicio Vittore nota, opportunamente, che in questo tipo di cause si registra la compresenza di più status.

105

Clitemnestra la causa della sua uccisione555. Anche in questo caso dovranno essere seguite svariate constitutiones, a seconda di una precisa topica, particolarmente dettagliata nel de inventione, essenziale in Rhet. Her. 2.21556.

[3c] «<La causa> si fonda sulla esclusione della responsabilità, quando non respingiamo da noi il reato, ma la stessa colpa, e la riportiamo o a una persona o a una qualche cosa»557.Conosciuto dai Greci come μετάστασις, tale procedimento di spostamento della colpa, affine alla translatio criminis analizzata poc’anzi, si distingue da questa per il fatto che l’elemento esterno cui si fa riferimento non è la stessa vittima ma una generica persona o addirittura cosa558. Quintiliano riporta due esempi utili a caratterizzare tale tecnica di difesa, riconducendo la remotio in personam al caso dell’accusato che asserisca a sua discolpa di aver agito sotto ordine di un soggetto gerarchicamente superiore e la remotio in rem a colui che lasci disattese delle disposizioni testamentarie per leges559. Un elemento caratteristico della remotio in rem è la necessitas, che costituisce una delle scusanti che possono essere sfruttate anche nella concessio560. Per i luoghi, nella Rhetorica ad Herennium, mentre per la remotio causae in rem si rinvia a quelli della necessitudo propri della purgatio, per la remotio causae in hominem se ne specificano alcuni; focalizzando l’attenzione sul soggetto sul quale viene spostata la

555 Rhet. Her. 1.26 – ut Orestes, cum se defendit in matrem conferens crimen. 556

Cfr. L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid., la quale, in modo puntuale, si sofferma su entrambe le versioni della topica, sia quella ciceroniana che quella dell’auctor; per rimanere in accordo con la scelta di fondo fatta in apertura del capitolo, si propone il rimaneggiamento dell’Erenniana: «La prima questione dunque è indagare se il crimine è ritorto lecitamente su un’altra persona, la seconda è vedere se la colpa che viene trasferita su un altro altrettanto grande quanto quella che si dice abbia commesso il reo; la terza questione è se doveva commettere la stessa colpa già commessa da un altro prima; la quarta se doveva esserci prima un giudizio; la quinta, se si debba portare in giudizio una cosa che è già stata sistemata senza essere portata in giudizio»

557 Rhet. Her. 1.25

558 Cfr. L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid. 559

Quint. Inst. orat 7.4.13-14. V. anche R. MARTINI, ibid.

560

106

colpa, prima di tutto bisogna vedere se concretamente fosse in grado di porre in essere la condotta, secondariamente se in qualche modo potesse opporsi honeste aut sine periculo561. «Poi se sarà conveniente concedere al reo qualche cosa, dal momento che ha agito per spinta di altri; poi si introdurrà una constitutio congetturale e si discuterà se ha agito deliberatamente»562.

[3d] Messo alle strette, se l’accusato non ha molte altre armi difensive in pugno, deve attingere a piene mani dalla concessio, o aggrappandosi a qualche attenuante (purgatio) o, venendo meno anche tale possibilità, chiedendo di essere perdonato (deprecatio)563. Sotto il primo profilo, attraverso la purgatio l’accusato tenta di difendere l’intenzione (non il fatto), attingendo ad imprudentia (nega di essere a conoscenza di qualcosa), casus (dimostra la frapposizione di un elemento accidentale) o necessitudo (adduce a giustificazione una costrizione figlia di una forza superiore)564. Mentre la topica ciceroniana tratta unitamente i tre modi della purgatio, nella Rhetorica ad Herennium viene ripartita565. Per la necessitudo, come prima cosa, va studiato se si è arrivati a tale condizione per propria colpa, considerando, successivamente, quo modo vis illa vitari potuerit ac levari; infine, tramite congettura, insinuare che ciò che si afferma essere accaduto per fatalità sia stato in realtà intenzionale; tali loci sono condivisi anche dal casus566. Sotto il versante dell’imprudentia si deve indagare se realmente ci sono i presupposti per ritenere ignaro l’accusato, poi se si è attivato per colmare

561

Cfr. L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid. V. anche Rhet. Her. 2.26.

562 Così L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid.

563 Cfr. L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid. Si è scelto di non riproporre il

termine συγγνώμη , al fine di accentuare le due parti di cui consta la concessio, poiché con Ermogene il termine greco assume un significato parziale, limitato alla

purgatio.

564 Cfr. L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid. 565

Cfr. L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid.

566

107

l’ignoranza e ancora se l’ignoranza è dipesa da colpa o dal caso567 . Nessuna difesa si trova nella deprecatio ma soltanto una richiesta di perdono, dove si mettono in risalto i benefici rispetto alle cattive azioni, le caratteristiche positive del supplice nonché se c’è un precedente per il quale lo stesso fatto criminoso è stato perdonato568. Non a caso la deprecatio è frequente negli epilogi, terreno d’elezione dell’indignatio e della conquestio569.

[4] Passando ora all’analisi conclusiva degli status razionali rimane da spendere qualche parola sulla translatio. Per la peculiarità di questa, che piuttosto che dare fondamento a una causa viene utilizzata dall’accusato per impedire il normale svolgimento dell’actio, alcuni le hanno negato anche il rango di status570

. Corrispondente alla παραγραφή del processo attico, ossia il mezzo attraverso cui l’accusato poteva eccepire all’accusa, trasportato nel processo formulare la transaltio acquista un proprio ruolo specifico. Nell’articolazione bifasica del processo formulare, durante la fase istruttoria (in iure) l’accusato può sollevare delle exceptiones. «Se queste difese mancano, resta un’ultima, ma ormai unica salvezza, di sfuggire con qualche espediente legale ad un’accusa che non può essere negata né confutata, in modo che il processo appaia intentato legalmente»571.

Rhet. Her. 1.22 – Ex translatione controversia nascitur,cumaut tempus differendum aut accusatorem mutandum aut iudices mutandos reus dicit.

L’eccezione declinatoria è il terreno sui cui attecchisce la controversia, dunque, nel caso in cui imputato o convenuto

567

Rhet. Her. 2.24

568 Cfr. L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid. 569 Cfr. L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid. 570

Cfr. L. CALBOLI MONTEFUSCO, ibid.

571

108

sostengano si debba differire il termine o sostituirsi l’accusatore o cambiarsi i giudici572.