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Abū A‘la Mawdūdī, tra modernizzazione e internazionalizzazione dell’islam politico

Abū A‘la Mawdūdī (1904-1979) giornalista e attivista politico indiano, divenuto il principale ideologo dell’islam radicale in pakistan, dopo la partition dell’India, con la sua attività politica ha segnato, da un lato, l’islamizzazione della politica pakistana e, dall’altro, l’internazionalizzazione dell’islam politico. sebbene la sua produzione teorica e la sua attività si caratterizzino per una notevole originalità, Mawdūdī è stato fortemente influenzato dall’esperienza dei Fratelli Musulmani e ha influenzato a sua volta l’organizzazione egiziana. È certo che Mawdūdī conoscesse il pensiero e l’azione dei Fratelli Musulmani e che ḥasan al-Bannā e Sayyid Quṭb abbiano letto i testi dell’ideologo pakistano.53 nei suoi numerosi viaggi in

tutto il Medio oriente, oltre che in gran Bretagna, in Canada e negli stati Uniti, teneva conferenze. Fu in egitto fra il 1959 e il 1960, per studiare sul campo i luoghi menzionati dal Corano. Mawdūdī non può avere incontrato Sayyid Quṭb, che in quegli anni era in carcere, ma il suo viaggio in Egitto ha lasciato un profondo impatto nella produzione ideologica dei Fratelli Musulmani e lui stesso ne è stato a sua volta profondamente influenzato. I rapporti e le reciproche influenze tra Mawdūdī e il Fratelli Musulmani rappresentano un capitolo ancora molto poco conosciuto, che meriterebbe di essere indagato.

Nel 1941 Mawdūdī ha fondato la Jamā‘at-i-Islāmī (JI), oggi presente

52 V. Fiorani piacentini, Islam, p. 152.

in pakistan, India e, soprattutto, in Bangladesh, dove esercita un considerevole peso politico, in quanto alleata del Bangladesh national party (Bnp), attualmente all’opposizione, e responsabile di aver contribuito a radicalizzare il contesto politico bangladeshi. La JI ha collaborato con l’esercito pakistano durante la guerra civile del 1971 e, successivamente, è stata spesso coinvolta in disordini e atti di violenza.54 La Jamā‘at è invece

molto meno attiva in India e nello stesso pakistan.

Anche Mawdūdī perseguiva la creazione di uno stato islamico in Asia meridionale e, per questa ragione, si era opposto alla partition tra India e pakistan: egli infatti era sostenitore di uno stato islamico sovranazionale, senza confini, e si oppose alla fondazione dei due stati-nazione dell’India e del pakistan.

Al tempo stesso, Mawdūdī avversava la democrazia e i partiti politici, di cui rifiutava alcune caratteristiche, in quanto frutto della corrotta politica occidentale, alla quale contrapponeva un sistema di governo basato sui principi coranici. Il solo detentore del potere supremo è allah, fonte della legge, che ha affidato a un suo delegato, l’amīr, il dovere di farla rispettare. Questi ha il dovere di esercitare l’autorità che dio gli ha conferito, nei limiti che dio stesso ha posto, attraverso il consenso espresso dal popolo. nell’esercizio del potere, l’amīr è assistito da un’assemblea consultiva (majlis): entrambi sono liberamente eletti dal popolo.

54 per quanto riguarda il ruolo della JI in Bangladesh si veda Marzia Casolari,

Bangladesh. Crescita economica e mutamenti sociali in un paese “nuovo”: un bilancio, in

Michelguglielmo Torri, nicola Mocci (a c. di) Rallentamento dell’economia e debolezza

dell’economia in Asia, “asia Maior 2012”, pp. 232 e 235-236; Bangladesh in fiamme: dallo scontro politico alla guerriglia urbana, in Il drago cinese e l’aquila americana nello scacchiere asiatico, in Michelguglielmo Torri, nicola Mocci (a c. di) Il drago cinese e l’aquila americana sullo scacchiere asiatico, “asia Maior 2013”, pp. 167-171; Bangladesh 2014: Old patterns, new trends, in Michelguglielmo Torri, nicola Mocci (a

c. di), Engaging China/Containing China, “asia Maior”, Vol. XXV, 2014, pp. 228-230;

Bangladesh 2015: The emergence of radical Islam, in Michelguglielmo Torri, nicola

Mocci (a c. di), The Chinese-American Race for Hegemony in Asia, “asia Maior”, Vol. XXVI, 2015, pp. 313-315, 327-328.

Va rilevato che in Bangladesh è in corso dal 2010 un processo per crimini di guerra a un gruppo di militanti storici della JI, responsabili di violenze e atrocità di ogni tipo, commesse durante la guerra civile del 1971. Tra il 2013 e il 2016 alcuni di questi criminali sono stati condannati a morte e giustiziati.

Mawdūdī ha definito il suo modello statuale come una “teo-democrazia”, non una teocrazia, quindi, ma nemmeno una piena democrazia.55

sono diversi i limiti che questa concezione dello stato pone alla realizzazione di una piena democrazia: innanzitutto la funzione esclusivamente consultiva che riveste il majlis, inoltre il fatto che questo si riunisca soltanto su convocazione dell’amir. altre limitazioni sono rappresentate dal fatto che ai non musulmani e alle donne è precluso l’accesso alle cariche politiche. solo i musulmani sono cittadini nel vero senso del termine: non si fa quindi una distinzione in base alla “razza” o alla provenienza, ma in base alla fede. I non musulmani (dhimmī) sono pertanto residenti, non cittadini. a costoro viene garantita protezione, in cambio del pagamento di un’imposta (jizya).56

Anche nella dottrina di Mawdūdī, analogamente a quella di Sayyid Quṭb, il jihād non è solo lo strumento per difendere l’islam dalle minacce esterne, ma è l’arma con cui si combatte una rivoluzione politica di portata universale: Mawdūdī è stato il fautore del concetto di “rivoluzione islamica”57

ed è arrivato a definire il Profeta “il più grande Leader Rivoluzionario”.58

Anche per Mawdūdī l’assassinio politico è una prassi legittima, quando si è governati da capi di stato che deviano dall’islam, adottando schemi occidentali.59 Rispetto all’ottica di Sayyid Quṭb, il pensiero di Mawdūdī

ha un respiro internazionale, perseguito anche dai suoi numerosi viaggi all’estero finalizzati, come si è detto, a promuovere la diffusione dell’islam su scala mondiale. Il jihād diviene quindi anche strumento di affermazione pacifica dell’islam su scala globale, perché questo è il fine ultimo.60

55 Mawdūdī ha delineato il proprio pensiero politico in una produzione sterminata, di cui si citano qui solo le opere principali: Understanding Islam, Islamic publications, Lahore, 1960, The Sick Nations of the Modern Age, Islamic publications, Lahore, 1966, System

of Government under the Holy Prophet, Islamic publications, Lahore, 1978, The Islamic Way of Life, Islamic publications, Lahore, 1979. per una rassegna sintetica e dettagliata del

pensiero di Mawdūdī, si veda V. Fiorani Piacentini, Islam, pp. 157-161.

56 Abū A‘la al-Mawdūdī, The meaning of the Qur’an, Islamic publications, Lahore, 1978, vol. 2, p. 138, Rights of Non-Muslims in the Islamic State, Islamic publications, Lahore, 1982, pp. 22-23.

57 seyeed Vali reza nasr, Mawdudi and the Making of Islamic Revivalism, oxford University press, oxford, 1996.

58 Abū A‘la al-Mawdūdī, Jihād in Islām, The holy Koran publishing house, Beirut, 1980, p. 15.

59 s. V. r. nasr, Mawdudi, p. 138. 60 Mawdūdī, Jihād in Islām, p. 23.

Analogamente a Sayyid Quṭb, Mawdūdī attinge all’ortodossia coranica, ma non rifiuta il progresso tecnologico e lo sviluppo socio-economico, così come non rifiuta totalmente le istituzioni di derivazione occidentale, come i partiti politici e la loro attività, di governo o di opposizione.61 L’interesse

per l’innovazione tecnologica accomuna i Fratelli Musulmani, Mawdūdī e i loro successori: si pensi all’utilizzo della tecnologia da parte di al-Qaeda e dell’IsIs.

Abū A‘la Mawdūdī ha esercitato una profonda influenza sulla politica pakistana. alcuni tratti della Costituzione del 1956, la prima a essere promulgata dopo l’indipendenza, sono riconducibili proprio a questa influenza: la Costituzione del ‘56 sanciva il carattere islamico della repubblica pakistana e stabiliva che il presidente dovesse essere maschio e musulmano, mentre vietava l’approvazione di leggi che fossero in contrasto con il Corano. Alle elezioni presidenziali del 1965 Mawdūdī si era opposto alla candidatura di Fatima Jinnah, sorella di Muhammad ali Jinnah, in quanto donna.62

A causa delle sue idee radicali e delle sue attività, Mawdūdī è stato arrestato due volte, nel 1961 e nel 1964, per aver tentato, tra l’altro, di rovesciare il generale ayub Khan.63 Sembra inoltre che Mawdūdī sia stato

fra i responsabili dell’estromissione di Zulfiqar Ali Bhutto dal potere.64

Durante il governo di Zia ul-Haq, infatti, Mawdūdī ha potuto esercitare una considerevole influenza sulla vita politica del Pakistan. È di questi anni la diffusione nelle caserme pakistane dei suoi testi, che hanno contribuito a determinare il connubio tra militarismo ed estremismo religioso-politico in questo paese.

Mawdūdī ha svolto un ruolo fondamentale nel conferire un respiro globale al panislamismo militante, viaggiando in tutta l’asia e in molti altri paesi: in questo modo, ha inaugurato una modalità di diffondere il suo messaggio e fare proselitismo che, anni dopo, avrebbero ripreso Osāma Bin Lāden e Ayman al-Ẓawāhiri, sebbene i loro viaggi, rispetto a quelli di Mawdūdī, fossero finalizzati soprattutto a raccogliere finanziamenti da destinare ad al-Qaeda e alla lotta armata. Inoltre, il viaggio viene ad assumere un significato simbolico evocativo della hijrah, la migrazione

61 V. Fiorani piacentini, Islam, p. 161. 62 s. V. r. nasr, Mawdudi, p. 44. 63 Ibid.

del profeta dalla Mecca a Medina, come atto fondante dell’islam. Il viaggio rappresenta quindi il massimo compimento di quella “missione civilizzatrice dell’Islam”65 teorizzata tanto da Mawdūdī, quanto dai fratelli

Musulmani e, in generale, perseguita da tutto il jihadismo contemporaneo. Il collegamento tra Medio oriente e asia, soprattutto meridionale, e il perseguimento della dimensione internazionale hanno rappresentato le caratteristiche salienti dell’islam politico contemporaneo.

Mawdūdī è morto di cancro nell’aprile 1979 a Buffalo, negli Stati Uniti, dove era andato a curarsi. In un pakistan profondamente permeato dall’influenza ideologica di Mawdūdī, nel 1981 è arrivato ‘Abdallāh ‘Azzām, l’uomo che ha segnato una vera e propria rivoluzione nell’islam politico globale.

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