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La biografia di osama Bin Laden e la sua formazione non sono comparabili a quelle di nessuna delle figure descritte finora, limitata in tutti i sensi la sua produzione teorica. seppure di poco più giovane di al- Ẓawāhirī, Bin Laden è appartenuto a una generazione molto diversa, più povera ideologicamente, totalmente votata alla mediaticità. sebbene non condivisibili, le riflessioni politiche di Quṭb, ‘Azzām e al-Ẓawāhirī hanno una sottigliezza sconosciuta a Bin Laden il quale, peraltro, non ha lasciato scritti di rilievo, ma messaggi videoregistrati.

osama bin Laden è nato nel 1957 a riyad.106 La sua biografia è molto 105 per i riferimenti ad Al-walā’ wa-l-barā’ si veda il lungo stralcio pubblicato in s. Lacroix, ibid., pp. 247-286.

106 omar saghi, Osama bin Laden, l’icona di un tribuno, in J. p. Milelli, al-Qaeda, pp. 5-83.

conosciuta ed è noto che il padre, Muḥammad bin ‘Awaḍ bin Laden era di umili origini e proveniva dal ḥaḍramawt, una regione dello yemen famosa per i suoi muratori, guerrieri e finanzieri. Da semplice muratore, Muḥammad Bin Laden era riuscito a entrare in contatto con la famiglia reale saudita, con la quale riuscì a istituire un rapporto di fiducia che gli valse numerose commissioni per la costruzione di un gran numero di edifici in tutta l’arabia saudita, divenendo miliardario. La madre di Bin Laden, ‘alia Ghānem, è siriana. Non è chiaro se sia mai stata effettivamente sposata a Muḥammad bin Laden o se sia stata soltanto una concubina. Muḥammad ha avuto cinquantaquattro figli, da diverse mogli. È certo però che la coppia si è separata quando osama era ancora un bambino. La sua adolescenza è trascorsa nel periodo del boom petrolifero, quando l’arabia saudita ha visto aumentare a dismisura le rendite della vendita del greggio, grazie all’embargo decretato a seguito della guerra del Kippur, nel 1973. Questi sono stati anche gli anni di maggiore prosperità dell’economia saudita, che ha consentito alla popolazione di raggiungere un livello di agiatezza con pochi confronti al mondo. accanto allo sviluppo economico, nell’arabia saudita degli anni ’70 andavano diffondendosi stili di vita di tipo occidentale, in contrasto con i valori tradizionali. Fin da ragazzo osama si è sempre opposto all’acquisizione di abitudini occidentali, che considerava una potenziale minaccia nei confronti della società tradizionale araba.

nel 1974 osama sposò una cugina e nel 1979 mise in atto il suo primo finanziamento politico, sostenendo i Fratelli Musulmani siriani che si opponevano al regime di assad. In quel periodo frequentava diversi corsi di management, nessuno dei quali portato a termine, all’Università di re abdulaziz, in arabia saudita. In quegli anni osama non disponeva ancora di un’organizzazione strutturata, ma già in questo periodo si è delineato il carattere dell’esperienza politica di Bin Laden, che ha scelto la militanza a scapito dell’elaborazione teorica. L’altro aspetto distintivo dell’impegno politico di Bin Laden è stato quello finanziario. Essendo un miliardario, ha utilizzato il potere del denaro per dialogare con i ricchi e attirare i poveri.

a seguito dell’invasione sovietica dell’afghanistan nel 1979 la famiglia saudita è diventata uno dei principali finanziatori della resistenza afgana. Bin Laden è partito per l’afghanistan tra il 1979 e il 1980, compiendo numerosi viaggi fra l’arabia saudita, il pakistan e l’afghanistan, allo scopo di raccogliere fondi da distribuire al jihād afgano. ha partecipato

probabilmente a un solo combattimento, preferendo dedicarsi alla propaganda, con discorsi pubblici e interventi nei media, diventando sempre più famoso e popolare. non è il caso ritornare sul periodo afgano di Bin Laden, sul suo rapporto con ‘Azzām, sull’attività organizzativa e militare in Afghanistan, fino all’ascesa al vertice di al-Qaeda, di cui si è già detto. Vale la pena, invece, mettere a fuoco l’attività di Bin Laden dopo la fine della guerra in Afghanistan.

a quel punto Bin Laden aveva creato una rete stupefacente, che egli era in grado di riattivare in qualsiasi momento. L’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq di saddam hussein diede a Bin Laden l’occasione per tentare di organizzare una missione contro il regime “ateo” di Baghdad. Bin Laden chiese il supporto saudita, che gli fu negato. L’arabia saudita preferì sostenere la coalizione occidentale guidata dagli Stati Uniti. Il rifiuto saudita e il fatto che si consentisse agli stranieri di occupare militarmente i luoghi sacri dell’islam fece sì che Bin Laden capovolgesse il proprio atteggiamento verso l’arabia saudita che, da suo paese natale e principale alleato, divenne uno dei suoi maggiori nemici.107 Cominciò a criticare

pubblicamente il governo di riyad il quale, nel 1992, rispose congelando i suoi beni e privandolo della cittadinanza saudita. La permanenza in sudan e le peregrinazioni, il ritorno in afghanistan, i clamorosi attentati della fine degli anni ’90, l’11 settembre, la sua controversa uccisione, il 2 maggio 2011 durante il blitz americano ad abbottabad, sono fatti noti o di cui si è già detto in queste pagine. La biografia di Bin Laden è senz’altro la più conosciuta fra quella dei leader di spicco del jihadismo. Vale invece la pena soffermarsi brevemente sui tratti salienti della sua ridotta produzione teorica. Questi sono essenzialmente quattro: il richiamo al dovere individuale del jihād; la critica espressa alla colonizzazione occidentale e, in particolare all’ordine determinato dall’accordo sykes- picot come la causa principale della disgregazione del Medio oriente e della conseguente crisi dell’islam; il richiamo alla fondazione di un nuovo califfato e infine la centralità della migrazione.

Bin Laden non si limita a ribadire l’importanza del jihād, a definirlo un dovere individuale (farḍ ‘ayn) e assoluto, al quale non ci si può sottrarre quando il nemico minaccia il Dār al-Islām, ma conferisce al jihād, in particolare a quello combattuto contro il nemico lontano, una centralità

senza precedenti. Bin Laden non è un teorico o un pensatore, bensì un militante pragmatico, abile nel reperire fondi, impegnato nell’allestimento di campi di addestramento, a ideare e distribuire manuali per l’uso di armi ed esplosivi, piuttosto che a speculare sugli aspetti dottrinali. Bin Laden è interessato alle strategie di guerra, come testimoniato dal suo testo intitolato Raccomandazioni tattiche.108 La vera novità è rappresentata dalla

dimensione mediatica che Bin Laden ha conferito al jihād e, soprattutto, all’utilizzo massiccio delle nuove tecnologie come strumento di reclutamento. In particolare, Bin Laden ha spinto a un punto tale il concetto di dovere individuale, da farne un elemento di mobilitazione che, unito allo strumento tecnologico e mediatico come mezzo di reclutamento, è stato capace di chiamare all’azione in modo fulmineo un numero impressionate di combattenti, suicidi e non.

per quanto riguarda la critica al sistema introdotto dall’accordo sykes- picot e all’opera di frammentazione del Mondo arabo messa in atto dall’occidente, queste analisi sono state effettuate da Bin Laden almeno in due suoi famosi discorsi, in “among a Band of Knights”, del 14 febbraio 2003, in cui definiva l’accordo Bush-Blair per l’intervento in Iraq come un nuovo sykes-picot,109 e nel cosiddetto Sermone di Id al-aḍḥā del 16

febbraio 2003.110 È proprio alle politiche coloniali occidentali che Bin

Laden attribuiva la responsabilità della distruzione del Medio oriente e dell’istituzione del califfato, che egli avrebbe voluto rifondare. Questi discorsi, pur nella loro rozzezza, riportano in qualche modo alle critiche al colonialismo mosse agli albori del panislamismo, al pensiero di al-Afghānī (senza tuttavia eguagliare il livello delle sue riflessioni), e alla produzione teorica di ḥasan al-Bannā.

Infine, Bin Laden si è presentato come l’eterno esule, l’eterno migrante, richiamando il valore simbolico della hijra e rendendosene portatore con il suo stesso esempio di vita, in continua peregrinazione per portare il

108 Come per la gran parte dei testi di Bin Laden, non è stato possibile reperire informazioni bibliografiche relative a questo testo.

109 Il discorso è contenuto in un video di 53 minuti, Bruce Lawrence (a c. di) Messages to

the World. The Statements of Osama Bin Laden, Verso, London/new York, 2005, p. 186.

110 Brad K. Berner, Jihad. Bin Laden in His Own Words. Declarations, Interviews and

Speeches, peacock Books, new delhi, 2007, p. 178. Eid al-aḍḥā, la festa del sacrificio,

messaggio della sua visione dell’islam e il suo modello di lotta in difesa dell’islam nel mondo.

Questi non sono solo tratti che distinguono il discorso politico di Bin Laden da quello dei suoi predecessori, ma essi sono stati ripresi in larga misura dai suoi successori: pensiamo all’uso del jihād portato avanti dall’IsIs e all’uso ancora più estremo del farḍ ‘ayn come strumento di mobilitazione, alle critiche ricorrenti agli accordi Sykes-Picot effettuate dall’autodichiarato califfo al-Baghdādī, il quale ha improntato la ricostituzione dello Stato islamico proprio in contrasto al sistema di sykes-picot.

Infine, il grande potere evocativo della migrazione e il ruolo degli immigrati come portatori dell’islam nel mondo amplificato in modo esponenziale dall’IsIs ha fatto sì che proprio fra i giovani che discendono da famiglie di immigrati e che si identificano idealmente con la prima grande migrazione dell’islam attecchisca in maniera rovinosamente distruttiva il jihadismo contemporaneo.

Quanti oggi aderiscono all’IsIs, attivandosi individualmente e in modo almeno apparentemente improvviso, altro non sono che cellule, che si attivano in nome del dovere assoluto e individuale (farḍ ‘ayn) teorizzato dai padri del jihadismo mondiale, come Faraj e ‘Abdallāh ‘Azzām.

Di ciò che è arrivato dopo al-Qaeda e Bin Laden, di Abū Muṣ‘ab al- Zarqāwi, dell’ISIS e dell’autodichiarato califfo Abū Bakr non vale la pena parlare: tutto ciò rappresenta la definitiva e totale involuzione del pensiero e della prassi politica del panislamismo globale. È solo barbarie.

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