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L’era di Robert Sandeman: dalla teoria dello “Stato feudale” a quella dello “Stato federale”.

Con la già ricordata nomina di robert sandeman a Agent to the Governor-General (a.g.g.) in Baluchistan si aprì un capitolo nuovo nelle relazioni fra potere coloniale e poteri locali, fra il khanato di Kalat e il governo britannico dell’India.

La qualificazione di Kalat come “stato feudale”, che per alcuni decenni aveva condizionato l’atteggiamento britannico verso le lotte di potere fra khan e sardar fu definitivamente sconfessata. Ancora nel 1877, infatti, la posizione del governo dell’India riguardo Kalat era la seguente:

[...] The political institutions of Kalat state are in the main of a feudal character; that is to say the Khan rules, not directly over the people but over a number of tribal chiefs, who in turn exercise over their own tribes a power which has never been sharply defined but which practically resembles that of the great barons during the feudal period of Western society.26

Tradizionalmente, il khanato era composto da sei diversi regioni:27 1)

i cosiddetti niabat, possedimenti diretti del khan, da lui amministrati in modo autocratico; 2) le due aree tribali di sarawan e Jahlawan, lungo i confini orientali del khanato, dove il khan sembrava avere la posizione di primus inter pares nei confronti dei sardar, i quali erano del tutto autonomi per quanto riguardava l’amministrazione dei loro territori; erano però tenuti a fornire sostegno militare al khan, quale capo della confederazione brahoi; 3) il territorio di Las Bela, situato alla periferia sud-orientale, lungo le sponde dell’oceano Indiano e vicino al sind, formalmente parte del khanato ma da decenni del tutto autonomo; 4) Kharan, una regione

26 I.o.r. L/p & s/12/3177.

27 Fu il P.A. Colonello Keyes nel 1923 a codificare per primo questa suddivisione, che superava decenni di discussioni interne all’amministrazione coloniale britannica, spesso legata ad una visione del khanato di Kalat troppo semplicistica. nel suo complesso l’analisi di Keyes risulta accurata, nonostante il governo dell’India e il segretario di stato a Londra rifiutassero di sanzionarla ufficialmente: “[...] I do not myself read ancient history as sir Terence Keyes does. But with so little material to go on ancient history is sheer speculation and necessarily controversial [...]”. see: I.o.r. L/p & s/12/3177, Minute paper del political dept. p.z.7355/35; n.1-Q, Keyes a Johnston, 7.I.1923; I.o.r. r/1/34/60, note by hugh Weightman on the Constitutional history of the Kalat state, 14.IX.1934.

inospitale a ovest di Kalat, che si trovava in una posizione politica simile, anche se meno evidente, a quella di Las Bela; 5) l’area di Kachchi, a est di Kalat, ceduta al khan nel XVIII secolo da parte di nadir shah,28 e quindi

possedimento suo diretto; 6) la regione meridionale del Makran, i cui sardar erano formalmente obbligati a versare al khan il 50% delle imposte prelevate; qui risiedeva anche un na’ib (o un nazim) come rappresentante del khan di Kalat. orbene, un insieme di territori così vasti e variegati avrebbe potuto essere amministrato con efficienza solo in presenza di un forte potere centrale (il khan) e di una rete di coordinamento politico- amministrativo fra i diversi centri di potere locali, la quale avrebbe dovuto coordinare l’azione dei sardar e servire da controllo incrociato sulle loro azioni. Questo coordinamento non fu mai realizzato: per lunghi periodi, al contrario, le lotte interne al khanato contrapposero il khan ai suoi ostili sardar, i quali cercavano continuamente di minare l’autorità del primo.

per sandeman viceversa la “natura costituzionale” del khanato di Kalat doveva leggersi come quella di una entità di tipo federale: si trattava cioè di una confederazione tribale, all’interno della quale il khan conservava alcuni poteri specifici riguardanti le relazioni esterne, ma non possedeva poteri reali all’interno dei territori governati dai diversi capi tribali e feudali (in pratica sulla maggior parte del khanato). secondo questa impostazione, il tentativo dell’ultimo khan, Khudadad Khan, di trasformare il suo governo in un potere autoritario era stata la causa della grave crisi politica che aveva lacerato la confederazione brahoi/balucia nella seconda metà del XIX secolo.

In realtà tutti questi dibattiti sul “constitutional status” del khanato di Kalat oggigiorno sembrano privi di valore: ogni struttura sociale – a maggior ragione se con marcate caratteristiche tribali – è sempre fluida nei suoi rapporti interni; non esisteva – né lo avrebbe potuto – un’ipotetica corretta “costituzione” alla quale sia il khan sia i suoi sardar si sarebbero dovuti conformare. Come noterà con acutezza l’a.g.g. ramsay nel 1912: “[...] The position of the Khan in relation to the sardars appears to defy

28 secondo la tradizione, nadir shah diede Kachchi agli ahmadzai come “compenso di sangue” per la morte di ‘abdullah Khan, caduto in battaglia contro i Kalhora del sind, nemici del conquistatore persiano. La cessione di questa importante area va ovviamente considerata come ricompensa per il sostegno dato dai brahoi contro gli amir del sind. nina swidler, Kalat: the political economy of a tribal chiefdom, in “american ethnologist”, XIX (1992), n. 3, p. 558.

any definition that is not open to criticism, and has varied from time to time within wide limits [...]”.29 I rapporti fra khan e sardar erano rapporti

di forza, basati su alleanze, su una complessa rete di sostegno/consenso, su capacità e qualità personali, sul gioco delle interferenze esterne, etc. Il cercare di catalogare con precisione la natura del khanato, e il distinguere una forma istituzionale “naturale” da una “degenerata”, era un tentativo che rifletteva l’atteggiamento intellettuale eurocentrico dell’epoca, evoluzionalista e funzionalista.

Se privi di valore scientifico in se, questi dibattiti dottrinali ebbero però notevoli conseguenze sul piano politico e costituirono la base “ideologica” cui si inspirò il governo dell’India per organizzare la propria politica nei confronti della regione balucia e del khanato di Kalat. L’affermarsi dell’impostazione politico-dottrinale che vedeva nel khanato di Kalat una semplice confederazione tribale “federale”, portò pertanto a un’effettiva diminuzione dell’autorità del khan, a tutto vantaggio dei sardar locali e, ovviamente, dei rappresentanti del governo dell’India in Baluchistan. Ossia l’obiettivo che si prefiggeva una personalità così controversa come quella di sandeman. Un funzionario abilissimo nel comprendere le relazioni infra- ed inter-tribali e nello sfruttare le rivalità interne, abile nel comprendere i meccanismi di potere locali, che venivano sempre piegati alle priorità degli obiettivi coloniali britannici, ma anche insofferente di ogni critica ed opposizione30 e mosso da un’ambizione fortissima.

Va inoltre sottolineato il fatto che questi termini-concetto di “stato feudale” e di “stato federale” coprono diversi “contenuti” esperiti dagli inglesi durante il loro dominio in India: dei contenuti giuridico-politici e di legittimazione istituzionale. La politica dell’Indirect Rule e la prassi britannica di utilizzare i poteri locali tradizionali dovevano evidentemente trovare una formalizzazione istituzionale che le giustificasse e che le legalizzasse. Il porre i propri funzionari periferici come i referenti politici primari dei capi tradizionali locali (i sardar) permetteva di controllare il Baluchistan senza gravare il bilancio del governo dell’India di costi finanziari e militari eccessivi; il mantenere in vita la carica di khan – per quanto dotata di scarsi poteri – garantiva agli inglesi il controllo agevole di

29 I.o.r., n.578-C, ramsay a McMahon, 30.VIII.1912.

30 I file conservati all’India Office riportano continue dispute sia con i suoi sottoposti sia con lo stesso governo dell’India sulla questione dell’amministrazione della regione makranita.

un proto-stato tribale formalmente indipendente (come previsto dal trattato di Jacobabad del 1876) e limitava le tendenza centrifughe dei sardar. a questo assetto politico-amministrativo bisognava però dare una veste istituzionale, rappresentata proprio dalla teoria della confederazione tribale sostenuta da robert sandeman.

Tutto ciò portò Sandeman a enfatizzare il proprio ruolo di “pacificatore” fra khan e sardar, divenendo ben presto il perno dei meccanismi di potere e il vero depositario della autorità in Baluchistan: il pagamento di regolari allowances e la concessione di benefici fiscali ai capi tribali da parte dei rappresentanti del governo dell’India contribuì da un lato a rinsaldare il legame fra capi locali e amministrazione britannica, dall’altro ad indebolire il rapporto di sostegno/consenso attorno al khan (le cui disponibilità finanziarie erano molto più limitate).

Inoltre, la possibilità di sandeman di agire, quale rappresentante del governo dell’India, come mediatore insindacabile nei dissidi interni al khanato esaltava – oltre al suo ruolo istituzionale – anche la sua autorità personale, mentre la figura del khan veniva sminuita, fino a divenire una sorta di primus inter pares, senza poteri effettivi contro i suoi sardar.31

non a caso, questi ultimi giocarono spesso “di sponda” con i funzionari coloniali del government of India, cercando rapporti diretti con essi per marginalizzare l’autorità del khan.

Questo complesso sistema di relazioni personali, legami clientelari e donazioni – passato poi alla storia come “sandeman system” – permise il controllo da parte britannica della regione, con un impiego minimo di funzionari e di soldati, secondo i dettami della Indirect Rule imperiale britannica: “[...] The main point of his policy were: (1) the minimum interference with the Khan in his revenue paying area; (2) the independence of each Chief in the tribal area and the responsibility of each tribe for the misdeeds of individual members subject to the submission of important cases to joint jirgas; (3) the management of inter-tribal disputes or disputes between tribesmen and the Khan’s subjects or officials by jirgas of sardars

31 nel corso del XX secolo diversi political agent e a.g.g. cercarono di sottolineare come lo status del khan differisse in realtà da quanto creduto da Sandeman: in particolare in una sua nota del 1926 il political agent di Kalat, Colonello Terence Keyes, sottolineva come “[...] the difference between the Khan and the Sardars is therefore not of degree but of kind [...]”, e come Kalat non fosse una semplice confederazione tribale, bensì uno “stato multiplo federale”. I.o.r. L/p & s/12/3177, n.1-Q, Keyes a ramsay, 7.I.1923 e r/1/34/60.

[...]”.32 Va detto che questa politica ebbe successo in Baluchistan anche

grazie alla forza della struttura gerarchica della società brahoi/balucia: dato il controllo che i sardar avevano sugli uomini della propria sezione tribale, era sufficiente legare all’Amministrazione coloniale (con sussidi e allowances) i capi tradizionali locali per controllare le diverse tribù.

La morte improvvisa di sandeman, avvenuta a Las Bela il 29 gennaio 1892, privò l’amministrazione coloniale del funzionario che più di ogni altro aveva sostenuto l’espansione del ruolo britannico in Baluchistan, mischiando interessi coloniali e ambizioni personali. I suoi successori alla carica di agent to the governor general in Baluchistan, pur con alcuni distinguo e prese di distanza dalle opinioni e dalle decisioni di sandeman, cercarono in ogni caso di mantenere in vita il suo sistema di potere. Quest’ultimo serviva al meglio gli interessi coloniali britannici ma ebbe effetti molto negativi sui meccanismi politico-amministrativi tradizionali locali, dato che minava alla base il legame fra khan e i vari capi tribali e feudali della regione, sminuendo oltre modo il potere effettivo del primo a tutto vantaggio dei secondi (con i quali i funzionari del government of India avevano intessuto legami esclusivi diretti).

da questo punto di vista, il passaggio da una concezione “feudale” a una “federale” del khanato di Kalat – immaginata e voluta fortemente da Robert Sandeman – era fondamentale per dare una giustificazione politologia e una veste istituzionale agli interessi strategici per la difesa avanzata della frontiera dell’India britannica. Ma questa diversa visione della “natura costituzionale” del khanato finiva anche per favorire le ambizioni personali di sandeman. Un uomo che – per riecheggiare Kipling – aveva scelto la frontiera per “divenire re”, ma che con la sua azione finì per modificare irrimediabilmente i meccanismi politico-amministrativi locali, asservendoli tanto alla propria ambizione quanto agli interessi coloniali britannici. Insomma, federale o feudale che fosse, il khanato di Kalat doveva in ogni caso servire prima di tutto alle strategie del government of India e dei suoi funzionari.

Gopal Krishna Gokhale: nazione e impero

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