Con l’azione di ‘Abdallāh ‘Azzām il jihadismo ha acquisito una dimensione internazionale senza precedenti. si è detto dell’internazionalizzazione dell’islam politico avviata da Mawdūdī ma si trattò, in questo caso, ancora di un fenomeno limitato, che non riguardava le masse, bensì avanguardie più o meno ampie di militanti. ‘Azzām ebbe invece la capacità di trasformare il jihadismo in un fenomeno di portata mondiale. Questo fu reso possibile non solo dall’instancabile attività di proselitismo, dalla quantità di scritti e discorsi realizzati nell’arco della sua vita, ma soprattutto nella capacità che ‘Azzām ha avuto di aggregare i militanti su basi concrete, intorno all’obiettivo di combattere una battaglia comune per liberare le terre dell’islam minacciate dal nemico. La capacità
79 Ibid., pp. 102-103. 80 Ibid., p. 103.
strategica e militare di ‘Azzām ha giocato un ruolo determinante in questo senso. aver saputo organizzare il jihād dal punto di vista logistico, facendo sì che decine di migliaia di combattenti fossero indirizzati, accolti e addestrati, ha rappresentato una formula vincente. gli aderenti al jihadismo internazionale non si trovavano più isolati e frammentati, ma potevano unirsi in una guerra comune contro il nemico, senza barriere linguistiche, etniche, culturali o nazionali.81 Forse grazie a questa esperienza ‘Azzām
maturò l’idea che la creazione di uno stato islamico senza confini e accomunato soltanto dall’appartenenza religiosa fosse possibile e che l’afghanistan potesse essere il punto di inizio.
Il jihād fu centrale nella concezione politica e militare di ‘Abdallāh ‘Azzām, il quale ha risentito a sua volta dell’influenza di Muḥammad ‘Abd al-Salām Faraj.82 nell’opuscolo intitolato “Il dovere trascurato”, pubblicato
nel 1981, proprio all’inizio dell’epopea afgana di ‘Azzām,83 Faraj afferma
che il jihād rappresenta un obbligo morale per ogni musulmano (farḍ ‘ayn), tanto importante da essere equiparato a un sesto pilastro, sebbene fino a quel momento fosse stato trascurato per l’enfasi che l’islam canonico aveva posto sugli altri cinque doveri. da questo momento in poi il tema del dovere “nascosto”, “trascurato” o del cosiddetto “sesto pilastro” sarebbe diventato ricorrente e centrale in tutta la successiva dottrina politica del jihadismo, fino ad oggi. L’originalità del pensiero di Faraj è rappresentata dal fatto che il jihād diventa un dovere individuale irrinunciabile (farḍ ‘ayn), laddove il Corano lo definisce dovere collettivo (farḍ kifāyaḥ). Faraj non rivolge il
81 Ibid., p. 104.
82 Muḥammad ‘Abd al-Salām Faraj (1954-1982) non è una delle grandi personalità del jihadismo globale, pressoché sconosciuto al grande pubblico occidentale, ma molto popolare nei circoli radicali arabi. Non esistono biografie su di lui, ma solo cenni su testi che trattano il jihadismo in generale o su diversi siti internet. La sua fama è dovuta al libretto “Il dovere trascurato” (al-Farīḍa al-ghayba), in cui si innalza il jihād a sesto pilastro dell’islam, divenuto la “Bibbia” dei jihadisti contemporanei. nato nella provincia egiziana di Beheira, Faraj ha compiuto gli studi di ingegneria, laureandosi all’Università del Cairo. ha sviluppato un interesse personale per gli studi religiosi, arrivando a sviluppare la sua personale interpretazione di farḍ ‘ayn. accanto all’elaborazione teorica, Faraj si è dedicato all’organizzazione della lotta armata, fondando un suo gruppo, al-Jihād che, unendosi alla galassia del jihadismo egiziano degli anni ’70, partecipò all’assassinio di sadat nel 1981. Faraj, che era una figura di spicco in questo ambiente politico, fu arrestato e giustizio nel 1982. Qualche breve accenno a Faraj, in relazione ai suo rapporti con al-Ẓawāhirī, si trova in s. Lacroix, Ayman al-Zawahiri,, pp. 174-178.
jihād armato contro i nemici esterni dell’islam, secondo quanto prescritto dal testo coranico, ma contro il nemico interno, rappresentato dai capi di stato che tradiscono l’islam, alleandosi con l’occidente o adottando istituzioni politiche di tipo occidentale. Lo stesso Quṭb aveva elaborato una simile teoria, ma non era arrivato al punto, a differenza di Faraj, di innalzare il jihād al livello di sesto pilastro. Per Quṭb “L’istituto dell’assassinio di stato, ovverosia per motivi politici, è pienamente legittimo”,84 ma non è
dovere individuale assoluto né, tantomeno, sesto pilastro. secondo Faraj questo dovere “dimenticato” o “trascurato” sarebbe tale perché il profeta si sarebbe concentrato sugli altri cinque, senza avere il tempo di trattare adeguatamente anche questo, che rimarrebbe soltanto abbozzato, nel Corano, ma non completamente sviluppato.
‘Azzām ha fatto proprio il concetto di jihād introdotto da Faraj, tanto da sostenere, negli anni della militanza giovanile, che il jihād rappresentasse un dovere talmente vincolante da poter essere perseguito anche senza il consenso del padre o del capo, discostandosi in questo modo dalla lettera del Corano e mettendosi in conflitto con i genitori. ‘Azzām ha fatto propria la concezione di jihād come dovere individuale, ma ha spostato l’obiettivo dal nemico interno al nemico esterno. Il dovere del musulmano, secondo ‘Azzām, è combattere il nemico che minaccia il Dār al-Islām, l’invasore straniero che minaccia la sicurezza dei territori musulmani.85 L’oggetto
della contesa si è spostato dal sistema politico al territorio e alla comunità. Il vero musulmano si deve alzare a difesa dei propri confratelli, non solo quando il nemico è alle porte, ma ogni volta che la comunità è minacciata, anche all’altro capo del mondo, perché il Dār al-Islām non è legato a una nazione specifica, con confini definiti, ma è ovunque si trovi una comunità musulmana. Questa è la concezione di jihād adottata da al-Qaeda e dall’IsIs.
L’operato di ‘Azzām è stato soprattutto militare, mentre fino alla sua entrata in campo il jihād aveva avuto una funzione essenzialmente rivoluzionaria ed eversiva. Contrariamente a chi lo ha succeduto, ‘Azzām ha sempre condannato i metodi terroristici, gli attacchi suicidi e gli attacchi al territorio del nemico lontano, gli attentati nei paesi occidentali o alleati dell’occidente. Il fulcro della strategia militante e militare di ‘Azzām fu
84 V. Fiorani piacentini, Islam, p. 153. 85 T. heggammer, ‘Abdallah ‘Azzam, p. 105.
al-qā‘ida al-ṣulba, la base sicura,86 la base strategica ben organizzata, dove
si fornisce accoglienza, addestramento e coordinamento ai combattenti.