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L’eredità di Jamāl ad-Dīn al-Afghānī: i Fratelli Musulmani e la riformulazione del concetto di jihād

L’erede più diretto di al-Afghānī, sul piano ideologico, nonostante la distanza anagrafica, può essere considerato l’egiziano ḥasan al-Bannā (1906-1949). L’elemento di contatto tra i due è stato Muḥammad ‘Abduh (1849-1905). Entrambi, al-Bannā e ‘Abduh, sono stati affiliati a sette sufi, non è chiaro se anche al-Afghānī lo fosse. Questi tre esponenti dell’islam politico erano accomunati dall’opposizione alla colonizzazione occidentale, con alcune differenze. Mentre al-Afghānī aveva fatto dell’impegno anticoloniale il cardine della propria attività politica, ‘abduh, dopo iniziali prese di posizione apertamente antimperialiste, alla fine dell’Ottocento aveva instaurato un rapporto di collaborazione con gli inglesi, che ne avevano favorito l’investitura a muftī dell’egitto.37 La critica

al colonialismo e all’imperialismo occidentale, soprattutto nei suoi aspetti economici e sociali, viene espressa in maniera sistematica e strutturata da ḥasan al-Bannā, nel cui pensiero e nella cui azione le idee dei suoi predecessori e mentori assumono un’inedita radicalizzazione.

Fin dalla sua giovane età ḥasan al-Bannā aveva dimostrato una particolare inclinazione alla religione e alla morale. dopo avere svolto gli studi alla Dār al-‘Ulūm del Cairo, nel 1927 fu inviato a insegnare in una scuola a Ismailia, sede della Compagnia del Canale di suez38 ed epicentro

della presenza economica e militare straniera in egitto. In questo periodo al- Bannā poté rendersi conto personalmente degli effetti della colonizzazione: l’esperienza di Ismailia segnò profondamente la sua successiva evoluzione politica. proprio a Ismailia, nel 1928, fondò l’associazione dei Fratelli Musulmani (Jamā‘a al-Ikhwān al-Muslimīn), dando così il via alla sua opera di predicazione volta “all’affermazione dell’Islam in tutti gli aspetti della vita pubblica e privata con la propaganda, l’istruzione, la retta guida

37 Malcom h. Kerr, Muḥammad ʻAbduh. Egyptian Scholar and Jurist, encyclopaedia Britannica www.britannica.com. Per quanto riguarda la biografia di Muḥammad ʻAbduh e il suo ruolo di capostipite del modernismo arabo, si veda Charles C. adams, Islam and

Modernism in Egypt: A Study of the Modern Reform Movement Inaugurated by Muḥammad ʻAbduh, The american University at Cairo, russel and russel, new York, 1968. si tratta

dell’unica ristampa della prima edizione del 1933. 38 V. Fiorani piacentini, Islam, p. 147.

(“murshid”)”.39 In questa fase iniziale, l’associazione aveva una vocazione

esclusivamente religiosa e sociale: perseguiva la diffusione capillare dell’islam tra gli strati svantaggiati della popolazione, ai quali forniva assistenza sociale e sanitaria e l’istruzione religiosa e scolastica, favorendo in questo modo l’alfabetizzazione.40

Nel 1934 ḥasan al-Bannā fu trasferito al Cairo, dove fu spostata anche la sede dell’associazione, che da quel momento assunse un carattere più spiccatamente politico, affermandosi come un’organizzazione di portata nazionale e pan-araba.41 In questo periodo di grande fermento nel mondo

arabo – erano gli anni della grande rivolta palestinese - ḥasan al-Bannā teneva discorsi alla radio ed entrò in confidenza con il primo ministro egiziano.42

durante la seconda guerra mondiale l’associazione aumentò considerevolmente: gli argomenti principali della propaganda della Fratellanza Musulmana erano diventati la giustizia e il rinnovamento sociale. Tra le fila della Fratellanza vi erano egiziani di ogni classe ed estrazione sociale, compresi professori, professionisti e gli stessi militari. Al-Bannā aveva infatti dedicato particolare impegno a coinvolgere le forze armate e la polizia, dove l’associazione si infiltrò e istituì l’“organizzazione segreta” (al-Niẓām al-khāṣṣ), una diramazione segreta, appunto, e paramilitare della Fratellanza Musulmana.43 L’organizzazione

segreta era influenzata ideologicamente dal nazi-fascismo e i suoi militanti vestivano uniformi ispirate a quelle delle organizzazioni fasciste e hitleriane. In questo periodo l’associazione del Fratelli Musulmani prese una piega violenta: oltre all’affermazione dell’islam, perseguiva la liberazione dell’egitto dalla dominazione straniera. La lotta armata serviva a rafforzare e rendere più efficace l’attività dell’Associazione, i militanti venivano addestrati militarmente dall’organizzazione segreta e veniva contemplato l’assassinio politico come mezzo legittimo per eliminare capi di stato che si conformavano ai modelli occidentali, come nel caso del primo ministro egiziano, Maḥmūd al-Nuqrāshī, ucciso dall’Organizzazione

39 Ibid. 40 Ibid. 41 Ibid. 42 Ibid.

43 Ibid., p. 148, The History of the Muslim Brotherhood, a report by 9 Bedford row, 2 aprile 2015, pp. 55-63.

nel 1948.44 pochi giorni prima l’associazione dei Fratelli Musulmani era

stata sciolta a seguito di un periodo di intenso scontro politico, di disordini, attentati, manifestazioni e repressione. L’organizzazione aveva acquisito notevole autonomia e le sue attività sfuggivano al controllo dei vertici dell’Associazione dei Fratelli Musulmani e dello stesso al-Bannā, il quale sembra che fosse all’oscuro della pianificazione dell’attentato al primo ministro. Nel 1949 anche ḥasan al-Bannā fu assassinato.45

Nell’evoluzione teorica da al-Afghānī ad al-Bannā, e ancor più con il successore di al-Bannā alla guida dei Fratelli Musulmani, Sayyid Quṭb, il concetto di jihād come mezzo di opposizione politica armata ha assunto una centralità senza precedenti. Con Quṭb il jihād ebbe “piena legittimazione sia come ‘l’unica arma politica di un capo di stato musulmano nei suoi rapporti con un governo infedele’, sia come ‘necessario atto di forza’ per risolvere l’insostenibilità morale di una situazione politica (islamica) e ristabilire l’ortodossia delle istituzioni statuali”.46

La concezione dello stato rappresenta l’altro elemento centrale in questa fase dell’evoluzione teorica dei Fratelli Musulmani. Tale concezione affonda le sue radici nella dottrina classica e riprende i requisiti dello stato islamico originario, ovvero lo stato sovranazionale, privo di confini, centrato sulla comunità (ummah), piuttosto che sul territorio. La nazione non è quindi intesa in senso geografico, ma è determinata dall’appartenenza alla stessa religione.47 Le stesse differenze razziali non contano. L’unità

della nazione è sacra e inviolabile e va difesa con lo stesso ardore con cui il profeta ha difeso il fragile stato islamico delle origini. Il capo dello stato è il depositario della sua difesa e della sua unità, che ha il dovere di garantire anche attraverso l’uso delle armi. Il jihād è lo strumento per lottare a favore della costituzione dello stato islamico e per difendere la sua unità e quella della ummah.

Quṭb ha effettuato una rivisitazione originalissima del concetto di jāhiliyyah, termine che letteralmente significa ignoranza, utilizzato nel Corano per definire il periodo di confusione morale e oscurità spirituale che ha caratterizzato la società araba prima dell’avvento del profeta Muḥammad. Alla jāhiliyyah Quṭb contrappone il concetto di ḥākimiyyah,

44 V. Fiorani piacentini, Islam, ibid. 45 Ibid.

46 Ibid.

termine che deriva dalla radice ‘ḥukm’ da cui discende ḥākim, a designare colui che governa, che esercita l’autorità giudiziaria e lo stesso allah, come giudice e capo supremo.48 La ḥākimiyyah coincide anche con l’azione

di sovvertimento del governo empio e ingiusto, come atto che rimette il potere nelle mani di dio. Questo concetto, come si vedrà in seguito, ha avuto un’impressionante centralità nel jihadismo attuale.

L’assassinio politico è legittimo, quindi, nel momento in cui il capo dello stato si discosta dai doveri prescritti. I regimi che avevano tentato una sintesi tra laicismo, “socialismo arabo” e islam, i leader delle repubbliche che si definivano “a maggioranza musulmana”, piuttosto che apertamente islamiche, venivano considerati corrotti dall’influenza dell’occidente, trattati alla stregua dei kāfirūn, degli infedeli.49 I Fratelli Musulmani

hanno ampiamente perseguito l’assassinio politico. oltre all’attentato ad al-Nuqrāshī, hanno cercato di eliminare Nasser nel 1954 e sono stati responsabili dell’assassinio di sadat nel 1981, oltre a essere mandanti o diretti esecutori di azioni sovversive o terroristiche e missioni suicide in tutta l’area dove l’organizzazione si è estesa nel corso degli anni, dal Maghreb al sudan, a tutto il Medio oriente, compreso l’Iran.50 Lo stesso

Sayyd Quṭb stette in carcere dal 1954 al 1964 per avere partecipato all’attentato a nasser. scarcerato nel 1965, fu nuovamente arrestato nel 1966, condannato a morte e giustiziato per il suo coinvolgimento nell’attentato.51

nonostante il riferimento costante ai pilastri religiosi e politici dell’ortodossia islamica, i Fratelli Musulmani non hanno rifiutato la modernità, come per esempio per quanto riguarda il progresso scientifico e tecnologico, le cui scoperte non solo non sono state messe al bando, ma sono state apprezzate e utilizzate. anche in campo sociale, i Fratelli Musulmani non hanno perseguito il ritorno all’arcaicità e quando hanno

48 stéphan Lacroix, Ayman a-Zawahiri, il veterano del ‹‹jihad›› in Jean-pierre Milelli,

Al Qaeda. I testi presentati da Gilles Kepel, Laterza, Bari, 2006, p. 177, sayed Khatab, Hakimiyyah and Jahiliyyah in the Thought of Sayyid Qutb, “Middle eastern studies”, Vol.

38, n. 3, luglio 2002, p. 1.

49 V. Fiorani piacentini, Islam, pp. 151-157. 50 Ibid., p. 157.

51 Fouad ajami, In the Pharaoh’s Shadow: Religion and Authority in James p. piscatori (ed.), Islam in the Political Process, Cambridge University press, Cambridge, 1983, pp. 25-26.

incoraggiato i valori islamici, come evitare le bevande alcoliche, un certo tipo di abbigliamento femminile, il divieto dell’usura, l’incoraggiamento alla regolarità della preghiera e all’osservanza dei cinque pilastri dell’islam, lo hanno fatto soprattutto in funzione anti-occidentale.52

Se i Fratelli Musulmani hanno esteso la loro influenza dal Maghreb a pressoché tutto il Medio Oriente, fino a raggiungere parte dell’Africa sub- sahariana, la vera internazionalizzazione dell’islam politico la si deve al pakistano Abū A‘la al-Mawdūdī, la cui attività, in questo senso, ha segnato un salto di qualità.

Abū A‘la Mawdūdī, tra modernizzazione e

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