• Non ci sono risultati.

Gopal Krishna Gokhale: il nazionalismo liberale indiano

a questo punto, è utile restringere il campo di osservazione e focalizzare la nostra attenzione su gopal Krishna gokhale,10 importante intellettuale e politico che, nel periodo dal 1901 fino alla sua prematura scomparsa, cioè poco dopo lo scoppio della prima guerra Mondiale, emerse come il più importante capofila dell’Indian National Congress (INC), ovvero il principale vettore di mobilitazione politica in India, fondato nel 1885. per via della sua ideologia moderata, come altri liberali indiani, anche gokhale è stato spesso giudicato una figura poco utile per comprendere il conflitto culturale e politico tra indiani e inglesi. I liberali indiani sono stati definiti mendicanti politici dall’ala più radicale del movimento nazionale, tacciati di individualismo borghese dagli storici marxisti negli anni sessanta e settanta, considerati collaboratori interessati alla cogestione dell’impero più che all’interesse nazionale dalla scuola di Cambridge ed etichettati come vittime passive dell’egemonia culturale occidentale da alcuni esponenti dei post-colonial studies.11Tuttavia, la figura di Gopal Krishna gokhale può essere utilizzata come prisma attraverso cui analizzare vari fenomeni e processi legati alla trasformazione messa in moto dal colonialismo e dal movimento anticoloniale, tra cui la circolazione delle idee e del sapere, la convivenza tra senso di appartenenza nazionale e sopranazionale, il conflitto tra ‘modernità’ e ‘tradizione’.

10 Il principale testo di riferimento su gokhale è Bal ram nanda, Three Statesmen. Gokhale,

Gandhi and Nehru. Gokhale. The Indian Moderates and the British Raj, oxford University

press, new delhi, 2004 (1a ed., 1977). si veda anche stanley a. Wolpert, Tilak and Gokhale.

Revolution and Reform in the making of Modern India, oxford University press, new delhi,

1989 (1a ed., 1961), in cui l’autore compara le ideologie di Tilak e gokhale. 11 C. a. Bayly, Recovering Liberties, p. 343.

gokhale, originario di pune, maturò politicamente nel vivace clima della Bombay presidency, dove entrò in contatto con importanti personalità quali Bal gangadhar Tilak (1856-1920), gopal ganesh agarkar (1856- 1895) e dadabhai naoroji (1825-1917), ma soprattutto con quello che sarebbe diventato suo maestro, ovvero Mahadev govind ranade (1842- 1901). ranade, oltre ad essere uno dei fondatori dell’InC, era anche la mente del movimento riformista che, ispirato al liberalismo britannico e all’umanitarismo spirituale indiano, propugnava una radicale riforma della società tradizionale indù e la fine delle pratiche retrograde prescritte dalla religione. dal suo maestro, gokhale imparò non solo che la natura del dominio britannico era fondamentalmente predatoria e che le idee di libertà e progresso promosse dal liberalismo britannico non trovavano applicazione nel contesto coloniale indiano, ma apprese anche l’importanza di migliorare la condizione delle masse: un obiettivo, quest’ultimo, da raggiungere attraverso la graduale indianizzazione dell’amministrazione coloniale e conferendo alle masse i mezzi di autoelevazione in termini economici e sociali, con la creazione di una serie di organizzazioni ad hoc.12 Fu quindi ‘ai piedi di ranade’ che gokhale interiorizzò alcuni degli elementi che avrebbero costituito le fondamenta della sua ideologia nazionalista.

I am by birth a hindu, but for many years it has been the earnest aspiration of my life to work for the advancement of this country only as an Indian.13

12 nonostante i lineamenti fondamentali del Congresso che davano priorità alle questioni politiche, in quanto ritenute più urgenti e meno polarizzanti di quelle sociali, gokhale non abbandonò mai completamente il suo impegno nelle battaglie a favore delle sezioni più svantaggiate della società indiana, come dimostrato dalla fondazione della Servants of India

Society nel 1905. Pertanto, se l’attenersi a metodi costituzionali lo qualificava moderato,

questa categoria non aiuta a spiegare il suo atteggiamento progressista contro l’istituzione della casta o contro credenze e costumi che altri nazionalisti difendevano a spada tratta in quanto autenticamente indiani: si pensi alla discriminazione dei membri delle caste inferiori o alla visione retrograda e bigotta della donna promossa dalle diverse tradizioni religiose. Qui è solo il caso di fare un breve cenno al fatto che la posizione di gokhale anticipa attualissimi dibattiti su come l’accomodamento di sensibilità religiose possa potenzialmente sfavorire alcuni membri e gruppi della società. si veda ad esempio l’articolo di susan Moller okin,

Is Multiculturalism Bad for Women?, princeton University press, princeton, 1999, che ha

innescato un vivace dibattito accademico che tuttora continua.

13 “The council regulations”, 24 gennaio 1911, discorso di gokhale presso il Consiglio Legislativo Imperiale, r. p. patwardhan, d. V. ambekar (a. c. di), Speeches and Writings

Con queste parole Gokhale definiva se stesso dopo quasi un quarto di secolo al servizio dell’India. In effetti, dopo un’attenta analisi dei suoi documenti, è difficile negare che Gokhale abbia dato una descrizione veritiera di sé. gokhale non ritenne mai il suo essere indù un fattore rilevante in termini di scelte politiche. La sua idea di nazione era chiaramente inclusiva e il suo nazionalismo rigorosamente laico: in un paese così religiosamente diverso come l’India, la divisione tra politica e religione doveva essere netta. Tutti gli abitanti dello spazio geografico amministrato dal regime coloniale britannico e racchiuso tra l’himalaya e l’oceano Indiano erano indiani, a prescindere dalla propria appartenenza religiosa e castale. per l’India del futuro, gokhale si immaginava una società egualitaria e una nazionalità basata sulla cittadinanza: la rappresentanza politica era elemento essenziale per creare una sfera pubblica e educare politicamente la nazione. In tal modo, gli indiani avrebbero lavorato fianco a fianco per il raggiungimento del ‘progresso’ e dell’elevazione comuni e avrebbero quindi sviluppato uno spirito nazionale. abbracciando una visione della storia come percorso lineare e necessario verso il miglioramento morale e materiale, gokhale era certo che la libertà, per quanto portato di un lungo processo, fatto di piccoli passi e frequenti delusioni, sarebbe infine stata ottenuta dal suo popolo. La nazione non si identificava con una cultura particolare, perché tutti gli elementi culturali, ugualmente legittimi e radicati nel paese, sarebbero stati salvaguardati dallo stato: il benessere del paese non poteva essere limitato a una comunità religiosa a detrimento di altre e proprio per questo gokhale poneva grande enfasi sull’importanza dell’unità tra indù e musulmani.

promossa in India e in Inghilterra attraverso la piattaforma del Congresso,14 l’ideologia nazionale di gokhale, benché fosse sintesi

of Gopal Krishna Gokhale, Vol. 2 political, deccan sabha, asia publishing house, poona,

1966, p. 76. gokhale si rivolgeva a Madan Mohan Malaviya (1861-1946), a cui chiedeva di ritirare la mozione con la quale chiedeva al Consiglio Legislativo Imperiale di nominare una commissione che prendesse in considerazione quali cambiamenti introdurre nelle disposizioni della riforma Morley-Minto, specialmente in merito agli elettorati separati per la comunità musulmana. secondo gokhale, questo avrebbe creato divisioni ancora più profonde tra indù e musulmani.

14 L’interazione con politici e pensatori al di fuori del subcontinente indiano era parte

del programma dell’Indian national Congress che già tre anni dopo la sua fondazione aveva optato per “l’organizzazione di intenso lavoro politico in gran Bretagna” edward C. Moulton, The Early Congress and the British Radical Connection, in donald antony Low

di più tradizioni intellettuali,15 muoveva dai principi della tradizione

politica britannica del diciassettesimo e diciottesimo secolo, ovvero unità territoriale – determinata dalla sovrapposizione dei confini geografici dell’India con i confini politici del Raj britannico -, libertà e autogoverno.

Lo stato coloniale, nel pensiero di gokhale e in generale nella visione dell’ala moderata del Congresso, era percepito come elemento fondante di modernità e quindi fattore strategico di cambiamenti qualitativi a livello politico e sociale.16 Tuttavia, l’esistenza di uno stato moderno che

per la prima volta nella storia del subcontinente aveva conferito unità politica all’India non era condizione sufficiente per costruire la nazione: era necessario un altro elemento propositivo, ovvero l’appartenenza consensuale alla nazione che era compito dei politici indiani infondere nel popolo, insieme al senso di bene comune e interesse nazionale. a tal fine, Gokhale considerava essenziale, come già detto, un lungo processo di educazione politica che conducesse il popolo dell’India, oltre che all’emancipazione dal dominio straniero, anche e significativamente, alla maturazione politica, sociale ed economica. La graduale partecipazione degli indiani all’amministrazione coloniale era un traguardo importante affinché questi esercitassero diritti e doveri della democrazia, in vista dell’autogoverno. Fino a quel momento, però, la continuazione dell’impero anglo-indiano, ancorché progressivamente indianizzato, (a c. di), The Indian National Congress: Centenary Hindsights, oxford University press, delhi, 1988, pp. 36 e segg.

15 essa aveva radici anche nella tradizione indiana, ad esempio quella della Varkari, ovvero un filone della Bhakti che enfatizzava universalismo e umanesimo radicale. In questo Gokhale fu certamente influenzato dal suo maestro, M.G. Ranade. Si veda Jayant Lele Caste, Class and Dominance: Political Mobilization in Maharashtra in Francine Frankel, Madhugiry shyama ananth rao (a c. di), Dominance and State Power in Modern

India. Decline of a Social Order, Vol. 2, delhi University press, 1989, p. 115-211. si veda

anche la lettera di ranade a gokhale, 24 giugno 1899, in Gokhale Papers (in seguito gp) presso i national archives of India (naI), delhi.

16 sugata Bose, ayesha Jalal, Modern South Asia. History, Culture, Political Economy, oxford University press, delhi, 1998, p. 99. Bose e Jalal fanno notare a questo proposito che, nonostante la centralità assegnata al ruolo dello stato, la storia indiana non può essere incorporata nella storia delle istituzioni politiche imperiali. Lo stato coloniale, infatti, non fu creato dal nulla, ma ereditò dall’impero Mughal coesione culturale e istituzionale, burocrazia e un sistema ben fondato di leggi. si veda anche Christopher a. Bayly, Origins

of Nationality, Patriotism and Ethical Government in the Making of Modern India, oxford

avrebbe contribuito a tenere insieme la nazione mentre, grazie all’azione sensibilizzatrice dei membri del Congresso e a una più diffusa coscienza nazionale, le divisioni socio-religiose della società indiana sarebbero diventate irrilevanti.

si capisce, dunque, come l’ideologia liberale avesse avuto un ruolo considerevole nel plasmare il pensiero di gokhale su piani diversi. essa infatti serviva a livello politico-culturale per formulare il concetto di nazione, immaginata come l’insieme di tutti gli abitanti dell’India unificati dal dominio britannico e legati da un progetto futuro di progresso e prosperità. a livello politico-istituzionale, invece, la stessa ideologia liberale era utile per delineare un progetto di stato che poggiasse su un sistema politico in linea con la tradizione liberale britannica e che rappresentasse sempre più gli indiani come cittadini e non come sudditi. Inoltre, nella versione elaborata da Gokhale, purificata dai pregiudizi dei liberali vittoriani contro le società asiatiche e arricchita di altre fonti di ispirazione come l’economia politica nazionale di Friedrich List o elementi del pensiero mazziniano, il liberalismo assunse una propria autonomia e specificità. Esso divenne una potente arma intellettuale e ideologica contro, da una parte, gli aspetti più illiberali e intolleranti dell’impero britannico e, dall’altra, contro le ineguaglianze sociali ed economiche della società indiana: un aspetto significativo, questo, per comprendere l’ampio spettro di applicazione e rivisitazione del liberalismo in spazi non occidentali e per smentire discorsi che considerano l’adozione di idee ‘occidentali’ nello spazio coloniale come segno di subordinazione all’egemonia della conoscenza dei colonizzatori, senza tenere conto delle complesse interazioni inerenti nei processi coloniali.17

In altre parole, benché considerasse il consolidamento dello stato coloniale come uno dei fenomeni più rilevanti della storia dell’India e vedesse il regime britannico come strumentale per il raggiungimento di una società democratica, laica e pluralistica, gokhale non ne ignorava gli aspetti più retrogradi, anzi li denunciava duramente proprio attraverso i valori del liberalismo, la cui logica conclusione era l’umanitarismo.18 17 eugene F. Irschick, Dialogue and History: Constructing South India, 1795-1895, California University press, Berkeley, 1994 e Christopher a. Bayly, Empire & Information.

Intelligence Gathering and Social Communication in India, 1780-1870, Cambridge

University press, Cambridge, 2000.

allo stesso modo, pur senza voltare le spalle alla tradizione indiana, gokhale auspicava una radicale trasformazione sociale che garantisse la libertà del singolo individuo a prescindere da identità di classe, religione, casta, ecc. In generale, quindi, progresso, libertà e uguaglianza sociale erano blocchi granitici su cui costruire la nazione.

nelle parole di gokhale, “modern civilisation has accepted greater equality for all as its watchword, as against privilege and exclusiveness, which were the root-ideas of the old world”.19 Il vecchio mondo, però, non

era necessariamente quello indiano da rimpiazzare con quello moderno coloniale, ma qualsiasi realtà che non garantisse rispetto e dignità all’individuo: in questo senso, il razzismo dei britannici nei confronti degli indiani non era meno ‘vecchio’ della distinzione tra un bramino e uno shudra.

Documenti correlati