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L’islam politico, da reazione all’occidente a “panislamismo militante globale”

MarzIa CasOlarI

Premessa

Questo saggio nasce dall’esigenza di comprendere e di spiegare non solo quanto sta accadendo in Medio oriente, ma anche le cause storiche del rafforzarsi del radicalismo islamico a livello globale, collegato ai processi di profonda destabilizzazione in corso in questa parte del mondo.

Un problema collaterale, rispetto alle guerre in corso in Iraq, in siria e in Libia, alle tensioni sociali che interessano non solo il Mondo arabo, ma i paesi musulmani in genere, con poche eccezioni, alla recrudescenza del terrorismo jihadista, non solo in occidente, è rappresentato dall’imprecisione con cui i mass media, almeno in Italia, trattano le vicende in corso e in particolare il jihadismo stragista. si fa confusione tra al-Qaeda2 e l’ISIS, ci si chiede quale sia la differenza tra ISIS e DAESH,

quale sia il significato di questo termine e così via.

all’indomani dell’11 settembre 2001 il mondo è sembrato rendersi improvvisamente conto dell’esistenza di un’entità denominata al-Qaeda. eppure questa esisteva dagli anni ‘80 e dalla metà degli anni ‘90 aveva dato seguito a una scia di attacchi iniziata con l’attentato al World Trade

1 Questa definizione viene utilizzata da Valeria Fiorani Piacentini, alla quale va il mio ringraziamento per avermi guidata nella conoscenza, seppure ancora molto parziale, del complesso universo rappresentato dal radicalismo islamico.

ringrazio inoltre Claudia Maria Tresso per avere corretto l’uso dei segni diacritici. 2 Si usa qui la trascrizione non scientifica di questo termine dal momento che, essendo ormai entrato largamente nell’uso comune, viene generalmente trascritto nella forma occidentalizzata. Lo stesso discorso vale per il nome di Bin Laden, che viene riportato in questo saggio nella trascrizione non filologica, come del resto avviene nella gran parte della pubblicistica, accademica o giornalista, riguardante il famigerato sceicco.

Center del febbraio 1993, un precedente rispetto all’11 settembre, seguito dalle stragi alle ambasciate americane di nairobi e dar-es-salam, colpite simultaneamente il 7 agosto 1998 in un attacco che fece più di 200 morti.

Altrettanta confusione riguarda l’istituzione del califfato. I mass media occidentali omettono di dire che l’autodichiarato califfo Al-Baghadi non può essere tale, in quanto manca dei requisiti fondamentali definiti dalla legge coranica.

L’intento è quindi quello di fare luce su fatti e concetti e di tentare di rimettere ordine, per una migliore comprensione di quanto sta accadendo in Medio oriente. Ciò che avviene oggi in Medio oriente è reso possibile anche dalla disinformazione e dalla cattiva informazione.3

Non ci si è addentrati, in queste pagine, nei dettagli delle riflessioni ideologiche dei personaggi e dei movimenti presi in esame, ma si è cercato piuttosto di ricostruire le connessioni tra i principali esponenti del panislamismo e del radicalismo islamico. esiste un’estesa pubblicistica sul radicalismo islamico e sul jihadismo, ma non esistono testi che mettano in luce le correlazioni del pensiero e dell’operato di questi leader in una prospettiva storica. studiosi autorevoli come gilles Kepel, Jacob Landau, p.J. Vatikiotis4 e altri hanno messo a fuoco singoli aspetti dell’islam 3 a questo proposito, così scriveva uno studioso giapponese nel 2008: “recently, as underscored by the recent event which occurred in the United states on sep. 11th, 2001, the political struggle between the West and Islam has been highlighted and the dichotomy of the West vs. Islam has been exaggerated. Moreover, as represented by the situation in contemporary Iraqi (sic) since the war in 2003, the religious dispute between Sunnīs and Shīʻīs within the Islamic world has also caused worldwide concern, and the dichotomy based on the different schools of religious thought has been focused on. It is urgently necessary to reconsider this struggle thoroughly if we are to reach mutual international understanding and establish peace in the 21st century”: Junichi hirano, Beyond Sunnī-Shī’ī

Dichotomy: Rethinking al-Afghānī and His Pan-Islamism, Kyoto Working papers on area

studies, n. 3, marzo 2008, pp. 1-2.

4 Citiamo qui le principali opere di questi autori, rispettivamente gilles Kepel, Jihad:

ascesa e declino. Storia del fondamentalismo islamico, nona edizione, Carocci, roma,

2016, Jacob M. Landau, The Politics of Pan-Islam. Ideology and Organisation, oxford University press, new York, 1994, panayiotis Jerasimof Vatikiotis, Islam, stati senza

nazioni, Il saggiatore, Milano, 1993. Questi sono i massimi studiosi del fondamentalismo

islamico, ma potremmo citarne molti altri, come John esposito, nikki Keddie, gudrun Kramer, Noah Feldman, Naveed S. Sheikh, alcuni dei grandi nomi a cui si affianca una numerosa schiera di studiosi, che non citiamo qui per ragioni di spazio ma che hanno lasciato contributi fondamentali allo studio e allacomprensione del fenomeno e delle istituzioni dell’islam politico.

politico, come il concetto di stato, il jihād e l’uso della violenza, oppure specifiche fasi dell’evoluzione del radicalismo islamico. si perde, in questo modo, la visione di insieme e non è possibile comprendere il fatto che quanto accade oggi non è frutto di un’evoluzione casuale, ma dello sviluppo coerente di una dottrina e di una prassi politica precisa, per di più fondata su una rete di leader collegati fra loro, che si sono influenzati reciprocamente, idealmente unita dal Maghreb all’asia orientale.

Uno dei limiti, senz’altro numerosi, di questo saggio è che non fornisce una lettura dei testi originali degli esponenti del radicalismo islamico, ma ne descrive gli aspetti teorici attraverso fonti bibliografiche. Vorrebbe essere l’inizio di uno studio approfondito sull’argomento, da effettuare proprio a partire dai testi.

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