In questo stesso periodo, Jamāl ad-Dīn al-Afghānī (1838/39-1897) creò e utilizzò il termine arabo al-Waḥda-al-Islāmīya, che significa letteralmente “l’unità dell’islam”, più liberamente tradotto come panislamismo. al- Afghānī attribuiva a questo termine un significato opposto a quello utilizzato dagli orientalisti europei. L’interpretazione che Junichi hirano fornisce circa l’utilizzo effettuato da al-Afghānī del temine panislamismo è illuminante: al-Afghānī utilizzava il termine al-Waḥda al-Islāmīya per definire l’unità dei musulmani nella resistenza all’espansione occidentale nei paesi islamici e all’influenza culturale occidentale sull’islam.15 Questo
termine non veniva utilizzato da al-Afghānī nel senso di un’opposizione generica e priva di motivazioni all’occidente. Al-Afghānī lo utilizzava piuttosto dal punto di vista di un uomo che conosceva profondamente l’“Occidente” e proprio per questo resisteva alla sua influenza, per usare le parole di hirano, “per salvare l’islam”.16 Al-Afghānī temeva l’occidente
almeno quanto l’occidente temeva l’islam e il panislamismo.17
si conosce poco delle origini e della fase giovanile della vita di al- Afghānī. È quasi certo che, a dispetto dell’appellativo “al-Afghānī” in realtà fosse nato ad Asadābād, vicino ad Hamadan, in Iran. A rendere tutto ancora più enigmatico vi è il fatto che esisteva un villaggio con lo stesso nome in afghanistan.18 Tuttavia ormai gli studiosi concordano sul
fatto che al-Afghānī fosse iraniano e molto probabilmente di famiglia sciita. non si sa esattamente perché si facesse chiamare “afgano”, forse in ossequio all’impero durrani, che egli considerava un esempio di grande impero musulmano non ancora caduto sotto i colpi delle potenze coloniali. Fin da giovanissimo Jamāl ad-Dīn al-Afghānī ha viaggiato dapprima nei luoghi sacri della tradizione sciita, Karbalā e Najaf, successivamente in Afghanistan, Turchia e India. Al-Afghānī si presentava come sunnita, probabilmente perché, muovendosi in contesti a maggioranza sunnita, riteneva di potersi meglio inserire in quegli ambienti intellettuali e politici.19 15 Junichi hirano, Beyond Sunnī-Shī’ī Dichotomy, p. 5.
16 Ibid. Traduzione dell’autrice. 17 Ibid.
18 Mysterious scholar between East and West: Jamal ad-Din al-Afghani, “daily sabah”, 17 aprile 2015.
Tutti questi elementi contraddittori, oltre alle poche notizie sulla sua vita, rendono la figura di al-Afghānī piuttosto misteriosa.20 È certo che dal 1866
al 1868 fu in afghanistan, da dove fu espulso per essersi immischiato negli intrighi di corte che seguirono alla morte di Dōst Moḥammad Khān. Non solo al-Afghānī si era alleato con uno dei figli dell’emiro afgano, Moḥammad Aʿẓam Khān, che si opponeva all’ascesa al trono del fratello Shīr ʿAlī Khān, ma sembra che avesse fatto credere di essere in grado di poter ottenere aiuti economici russi a favore di Aʿẓam.21
Dopo un breve soggiorno in India e al Cairo, al-Afghānī si recò a Istanbul, da dove però fu espulso, ancora una volta, per aver pronunciato discorsi considerati blasfemi: aveva infatti affermato pubblicamente che la rivelazione sarebbe stato un fenomeno determinato da una qualità intrinseca dell’uomo e non sarebbe avvenuta per opera divina. si sarebbe trattato piuttosto di un’“arte”, una capacità che chiunque sarebbe stato in grado di sviluppare.22 Al-Afghānī tornò allora al Cairo: a questo punto aveva
conquistato una certa notorietà, soprattutto fra i giovani, e nella capitale egiziana si procurò un certo seguito. Fra i suoi seguaci in egitto spicca Muḥammad ʻAbduh, una delle figure più emblematiche del modernismo arabo di fine Ottocento.23
Al-Afghānī ha soggiornato in Egitto durante uno dei periodi politicamente più turbolenti di questo paese, quando montava lo scontento nei confronti del
20 A parte le due biografie di Keddie e Kedourie, su Jamāl ad-Dīn al-Afghānī, nelle lingue occidentali, esistono solo alcuni articoli e volumi riguardanti temi generali come il panislamismo o il riformismo: nikki r. Keddie, Sayyid Jamāl ad-Dīn “al-Afghānī”.
A Political Biography, University of California press, Berkeley, 1972; elie Kedourie, Afghani and ‘Abduh: An Essay on Religious Unbelief and Political Activism in Modern Islam, Cass, London, 1966. Tra gli articoli: Kurita Yoshiko, Al-Afghānī and his Critics,
in Al-Afghānī and the Contemporary World, Islamic area studies, Tokyo, 2000; ahmed abdullah, Syed Jamaluddin Afghani’s Ideas Blaze the Trail, “pakistan horizon” 34/2, 1981; aisha ghani, Orientalists on Afghani, “afghanistan”, 29 IV, 1977, Jacob M. Landau,
Al-Afghānī’s Panislamic Project, “Islamic Culture”, 26/3, 1952; homa pakdaman, Djamāl-el-Dīn Assad Abādi dit Afghānī, g.p. Maisonneuve et Larose, paris, 1969. esiste
invece una bibliografia corposa su al-Afghānī, anche di carattere monografico, in arabo, persiano e dari, con testi anche molto recenti, che indicano un rinnovato interesse nel mondo musulmano per questa figura.
21 elie Kedouri, Jamāl ad-Dīn al-Afghānī. Muslim Journalist and Politician, encyclopaedia Britannica www.britannica.com
22 Ibid., History of Islam, https://historyofislam.com 23 Ibid., e. Kedouri, Jamāl ad-Dīn al-Afghānī.
corrotto khedive Ismāʻīl Pasha. Il tentativo di fondare una loggia massonica in Egitto, i discorsi infuocati contro Ismāʻīl e le idee repubblicane gli costarono una nuova espulsione, nel 1879, questa volta a opera degli inglesi. Al-Afghānī fu mandato in India prima dell’occupazione britannica dell’egitto nel 1882, evidentemente per prevenire sue possibili mobilitazioni.24 seguirono
soggiorni a Londra e a Parigi, dove al-Afghānī si trattenne più a lungo. Nella capitale francese ritrovò Muḥammad ʻAbduh, che nel frattempo aveva lasciato l’egitto per problemi politici. Insieme fondarono la rivista al-ʻUrwa al-Wuthqā, letteralmente “il Legame Indissolubile”. ne furono pubblicati diciotto numeri fra il 1883 e il 1884, poi la rivista fu chiusa probabilmente per mancanza di fondi. Inoltre, gli inglesi ne avevano vietato la distribuzione nelle zone controllate dalla gran Bretagna.25
Nel 1889 al-Afghānī, che nel frattempo si trovava a San Pietroburgo, fu invitato in Iran dallo shah di persia naser al-din, il quale gli promise la carica di primo ministro.26 Jamāl ad-Dīn al-Afghānī aveva accettato
con riluttanza l’invito dello shah e, una volta rientrato in Iran, si trovò in contrasto con i modi dispotici del sovrano, che criticò pubblicamente, e si adoperò per rovesciarlo.27 Si dice addirittura che al-Afghānī abbia
ispirato l’assassinio dello shah. Fu espulso dall’Iran nel 1891. Tornò allora in Turchia, dove fu calorosamente accolto dal sultano abdul hamid II.
Jamāl ad-Dīn al-Afghānī morì a Istanbul nel 1896. Il sodalizio politico con Abdul Hamid II fu molto significativo per al-Afghānī, il quale finalmente aveva trovato nel sultano turco quell’ideale di sovrano panislamico, di moderno califfo, che era andato cercando fin dagli inizi della sua esperienza politica.