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Il “binomio” Bin Laden al-Ẓawāhirī

Sotto la guida di Bin Laden e di al-Ẓawāhirī al-Qaeda ha compiuto un ulteriore salto di qualità, questa volta non tanto di carattere teorico o strategico, ma soprattutto tecnologico, a ulteriore riprova del fatto che fondamentalismo e tecnologia, come ai tempi di ḥasan al-Bannā e di Mawdūdī, si conciliano perfettamente. Al-Qaeda è diventata quindi qā‘idat al-ma‘lūmāt, letteralmente “la base dei dati”, termine che corrisponde esattamente all’inglese “database”. nelle intenzioni originarie di ‘Abdallāh ‘Azzām, al-Qaeda fu essenzialmente una base di reclutamento e coordinamento, fisicamente presente sul terreno, mentre a seguito dell’innovazione introdotta da Bin Laden e al-Ẓawāhirī, al-Queda rimase una base di reclutamento e di registrazione dei militanti, però virtuale. In questo Bin Laden e al-Ẓawāhirī seppero cogliere lo spirito dei tempi: all’inizio dell’era digitale i due leader compresero l’importanza e le infinite potenzialità del mezzo informatico e della rete.

Contrariamente a quanto crede il grande pubblico non specializzato, che comprende anche la maggior parte dei giornalisti e degli opinionisti, il vero ideatore dell’apoteosi tecnologica di al-Qaeda a livello globale non è stato Bin Laden, bensì Ayman al-Ẓawāhirī.

Nato nel 1951 al Cairo, al-Ẓawāhirī discende da due autorevoli famiglie: il padre era un noto farmacologo e docente universitario e da parte paterna vanta una genealogia di imām e docenti ad al-Azhar, mentre la famiglia della madre, gli ‘Azzām, annovera fra i suoi membri diplomati ad al-Azhar, mentre il nonno era stato direttore della facoltà di lettere dell’Università del Cairo e, successivamente, fondatore dell’Università Re Sa-‘ūd di Riyad.87

Il giovane ayman ha iniziato la sua militanza politica a soli 15 anni, nel 1966, fondando con i compagni di classe una cellula clandestina. era

86 Ibid., pp. 105-107.

87 Le informazioni biografiche su al-Ẓawāhirī sono tratte da S. Lacroix, Ayman al-

l’anno della condanna a morte di Quṭb, dal cui operato al-Ẓawāhirī, per sua stessa ammissione, è stato profondamente influenzato.

nel 1978 ha ottenuto la laurea in chirurgia88 e tra il 1980 e il 1981 ha

compiuto viaggi umanitari in pakistan e afghanistan. all’ospedale della Mezzaluna rossa a peshawar curava i profughi afgani.89

dopo la sconfitta degli eserciti arabi nella guerra dei sei giorni le sinistre laiche del Medio oriente avevano attraversato una crisi irreversibile, a cui corrispose un rafforzamento del fondamentalismo. Negli anni ’70 sadat perseguiva una politica di rottura con il passato nasseriano, che lo portò a cercare di costruire un’alleanza con il radicalismo islamico. In questo periodo nacquero diversi gruppi, tra cui al-Jihād, fondato da Faraj. nel 1980, questa formazione, assieme a diverse altre organizzazioni studentesche e dell’islam radicale, si unì alla Jamā‘a al-Islāmiyya (gruppo islamico), che divenne una delle principali organizzazioni dell’islam politico egiziano. In questo ambiente è maturata l’intenzione di assassinare il presidente Sadat, ritenuto colpevole per aver firmato la pace con Israele. Sebbene al-Ẓawāhirī si trovasse in contrasto con queste formazioni per via della sua visione elitaria della militanza, ha partecipato all’attentato, avvenuto il 6 ottobre 1981. Incarcerato a seguito dell’ondata di arresti che seguirono all’assassinio, è rimasto in prigione per tre anni. Fino a quel momento al-Ẓawāhirī aveva perseguito la linea golpista della militanza, volta all’eliminazione del solo capo di un governo ritenuto indegno, senza perseguire fini stragisti. Le atroci torture subite in carcere hanno segnato profondamente al-Ẓawāhirī. Nonostante egli non avesse partecipato direttamente all’attentato, i suoi aguzzini si accanirono particolarmente su di lui, proprio per il fatto che era un ideologo e per la fama che aveva acquisito negli ambienti estremisti egiziani.90

A questa esperienza al-Ẓawāhirī ha fatto più volte riferimento, come quando durante il processo, nel 1982, ha parlato in inglese ai giornalisti, a nome di tutto il gruppo di prigionieri, denunciando e descrivendo pubblicamente le torture subite.91 Sull’argomento è tornato poi diffusamente

nel suo scritto Il libro nero: storia della tortura dei musulmani sotto la

88 peter Bergen, The Osama bin Laden I Know. An Oral History of Al-Qaeda’s Leader, Free press, new York, 2006, p. 66.

89 http://www.globalsecurity.org/military/world/para/zawahiri.htm. 90 s. Lacroix, Ayman al-Zawahiri,, pp. 174-178.

presidenza di Hosni Mubarak.92 Attraverso questa esperienza, al-Ẓawāhirī

si è identificato con il “martirio” di Quṭb, il quale è divenuto punto di riferimento fondamentale nella sua successiva evoluzione politica.93

Quando fu scarcerato, nel 1984, al-Ẓawāhirī tornò in Pakistan e da qui, poco dopo, in afghanistan. sapeva di essere un sorvegliato speciale, inoltre la rete delle organizzazioni clandestine egiziane era stata smantellata ed era quindi impossibile operare in egitto.94 L’afghanistan

rappresentava invece un laboratorio ideale, dove sperimentare finalmente la creazione di uno stato islamico. A Peshawar, invece unirsi ad ‘Azzām, considerato allora l’eroe della guerra contro i sovietici, al-Ẓawāhirī si mise in contatto con il giovane Bin Laden, “discreto ma molto rispettato”.95

Da quel momento al-Ẓawāhirī ha fatto di tutto per sottrarre Bin Laden dall’influenza di ‘Azzām, che fino ad allora ne era stato il mentore. Quando, alla fine del 1989, i sovietici si sono ritirati dall’Afghanistan, al-Ẓawāhirī è riuscito a unire sotto la guida di Bin Laden un gruppo di militanti intenzionati a continuare a combattere contro i regimi “apostati” dei paesi musulmani, sotto la guida di una piccola organizzazione, al- Jihād al-islāmī, dalla quale in seguito prese vita al-Qaeda.96 La situazione

politica afgana si è però presto dimostrata ingestibile e l’idea di fondare uno stato islamico è sfumata nelle lotte intestine che sono seguite alla fine della guerra con l’Unione Sovietica. Nel 1992 al-Ẓawāhirī, Bin Laden e i loro seguaci si sono trasferiti in sudan dove, nel 1989, con un colpo di stato, si era insediato il regime militare di Omar al-Bashīr. Bin Laden reperiva le risorse finanziarie per sostenere il regime sudanese, mentre al-Ẓawāhirī si dedicava al rafforzamento del Jihād islāmī. Questa attività lo portò a continue peregrinazioni per il mondo: nei Balcani, in austria, in asia centrale, nello Yemen, in Iraq, in Iran, nelle Filippine e persino in Argentina. Nel 1993 al-Ẓawāhirī riuscì a entrare addirittura negli Stati Uniti, con la copertura della Mezzaluna rossa. scopo di questi viaggi era raccogliere fondi che dovevano servire a finanziare il Jihād islāmī.97 a

partire dallo stesso anno al-Ẓawāhirī si è dedicato all’organizzazione di

92 Ibid., p. 178. 93 Ibid., p. 179. 94 Ibid., p. 180. 95 Ibid., p. 181. 96 Ibid. 97 Ibid., pp. 182-183.

due attentati, falliti, ai danni rispettivamente del ministro dell’Interno e del primo ministro egiziani. Questi fatti avevano duramente compromesso la popolarità di al-Ẓawāhirī e del suo movimento, inoltre la più grande ondata di arresti dall’assassinio di sadat aveva portato in carcere gran parte degli aderenti al Jihād islāmī. per rilanciare il movimento, nel 1995 al-Ẓawāhirī si alleò con il Gruppo islamico per organizzare una ”azione spettacolare”, ovvero l’assassinio del presidente Mubarak in occasione della visita ufficiale ad addis abeba. a questo ulteriore fallimento seguì un’altra durissima rappresaglia da parte delle forze egiziane. Per ritorsione, al-Ẓawāhirī e i suoi seguaci organizzarono un attentato contro l’ambasciata egiziana a Islamabad, che fece 16 morti e numerosi feriti.98 Al rafforzarsi del Jihād islāmī corrispose la reazione degli stati

Uniti e del governo egiziano, che fecero pressioni sul Sudan affinché rompesse il sodalizio con Bin Laden e al-Ẓawāhirī. Il primo si trasferì immediatamente in afghanistan e cominciò la sua collaborazione con il regime dei talebani mentre al-Ẓawāhirī, dopo un periodo di peripezie, lo raggiunse a Jalalabad.99

Tra il 1997 e il 1998, mentre al-Ẓawāhirī e Bin Laden annunciavano la costituzione del “Fronte islamico mondiale per la guerra santa contro gli ebrei e i crociati”, i vertici del “gruppo islamico”, in carcere, decidevano di abbandonare la lotta armata per tornare alla predicazione. a questo punto, non solo si consumava una frattura insanabile all’interno del radicalismo islamico, ma si verificava un’inversione di tendenza nel jihadismo internazionale, che spostava definitivamente il suo obiettivo dal “nemico vicino” al “nemico lontano”. a determinare questo cambio di rotta era stata l’occupazione dei luoghi sacri dell’islam da parte delle truppe americane, a seguito della guerra in Iraq. Fino a quel momento era prevalsa la tendenza a usare la lotta armata per rovesciare i regimi “apostati”. a causa di questa frattura il Jihād islāmī fu sul punto di estinguersi fin quando, nel 2001, si unì ad al-Qaeda, allora sotto la guida di osama Bin Laden.100 ormai al-

Ẓawāhirī era in aperta rottura con i Fratelli Musulmani e con le correnti riformiste dell’islam politico e vedeva la rinuncia al jihād come una sorta di tradimento dei valori fondamentali dell’islam.101

98 Ibid., p. 183. 99 Ibid., p. 184. 100 Ibid., pp. 185-186. 101 Ibid., pp. 186-187.

gli anni successivi sono stati un crescendo di violenza, in un confronto diretto con gli stati Uniti, che non perdevano di vista le attività del “Fronte islamico mondiale”. gli attentati contro le ambasciate americane di nairobi e dar es-salam, nel 1998, furono la ritorsione contro l’arresto di diverse personalità di spicco all’interno del Fronte ma, soprattutto, contro la presenza dei militari americani in arabia saudita. ne seguì un botta e risposta che culminò con l’11 settembre 2001.102 oltre a combattere una

guerra contro gli stati Uniti e l’occidente sia sul campo sia, dopo l’attentato al World Trade Center, a livello mediatico, al-Ẓawāhirī, che era ormai universalmente riconosciuto come la vera mente di al-Qaeda, si diede alla teoria politica, elaborando il più complesso principio della dottrina del jihād.103

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