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4.4 La scelta degli strumenti per la formazione in rete

4.4.2 Gli ambienti, la comunità e l’uso: percepire la “presenza sociale”

Solitamente, negli studi sugli strumenti di comunicazione, vengono attribuite ai media alcune peculiari caratterizzazioni che riguardano essenzialmente due fattori: la capacità di veicolare “informazioni ricche”, ovvero capaci di ridurre l’incertezza nel processo comunicativo e quella con cui un medium trasmette la presenza sociale dei partecipanti. Il concetto di “ricchezza dei media” è stato sviluppato da Daft e Lengel (1984, 1986) ed è basato sulla teoria dell’organizzazione del processo informativo secondo la quale la riduzione dell’incertezza, dell’ambiguità e dell’equivocabilità sono uno degli obiettivi principali della comunicazione. Daft e Lengel propongono quattro fattori che contraddistingono la ricchezza di un media: l’interattività (ovvero la velocità del feedback), la molteplicità del canale modale (visivo, auditivo o misto), la varietà del linguaggio (ovvero la gamma dei simboli che possono essere trasmessi per aumentare l’informazione) e gli indicatori sociali (ovvero quegli elementi capaci di indirizzare le emozioni e i sentimenti che intervengono nel dialogo interpersonale). Da questo punto di vista media più ricchi sono in grado di facilitare la comunicazione nel momento in cui sono capaci di supportare il feedback, fornire variegati canali mediali, offrire il supporto ad un vasto sistema linguistico ed avere un focus personale, e all’oppost, media poveri sono costretti a confidare solo su regole, formalismi e procedure. Daft e Lengel considerano la seguente graduatoria tra i media relativamente alla loro ricchezza: comunicazione presenziale diretta (face-to-face), telefono, documenti personali scritti (esempio: lettere, note, ecc.), documenti impersonali (esempio: report e

bollettini). Sitkin, Sutcliffe e Barrios-Choplin (1992) espandono la graduatoria ad includere e-mail e videoconferenze (aggiungendo, tra l’altro, un quinto fattore di ricchezza mediatica, ovvero il destinatario della comunicazione). In successive elaborazioni di questa teoria il ruolo delle interazioni simboliche è stato enfatizzato così da spostare l’analisi dal livello delle azioni individuali a quello della costruzione sociale del processo di comunicazione (Trevino, Daft e Lengel, 1990).

L’altro fattore, che è una delle tematiche emergenti nell’attuale dibattito sulla CMC, è la capacità dello strumento di fornire la percezione della “presenza sociale”, elemento determinante nella “distance education” (Tu, 2002a). Come noto, nella comunicazione in presenza (face-to-face) i partecipanti non espongono solo i loro pensieri verbalmente, ma comunicano anche attraverso l’espressione facciale, la postura, la vicinanza fisica, lo sguardo, l’intonazione, una quantità di altre informazioni utili alla comunicazione. La Computer mediated communication, come abbiamo detto, non consente lo stesso livello di prossimità e di relazione. La teoria della “presenza sociale” è stata elaborata per spiegare come, ed in quale misura, i diversi strumenti di mediazione comunicativa, consentono agli individui di sviluppare il senso della presenza dell’altro pur non risiedendo nello stesso spazio fisico. La teoria della “presenza sociale” applicata alla comunicazione mediata è generalmente attribuita a Short (et al., 1976) a partire dal loro lavoro sulla psicologia sociale delle telecomunicazioni. In questo studio, la presenza sociale viene concettualizzata come il modo in cui “un’altra persona è percepita presente o assente”. Il concetto di cosa costituisca la presenza sociale non consente, comunque, la formulazione di una definizione semplice e statica. “La semplice presenza di un altro corpo o anche la consapevolezza di esso non può essere significativa per la presenza sociale. Se vogliamo prendere un esempio estremo, è chiaro che un cadavere può essere fisicamente, ma non socialmente presente” (Biocca, Harms e Burgoon, 2003). Nonostante la percezione sociale dipenda anche da fattori esogeni alla comunicazione (come ad esempio: l’atteggiamento psicologico e le motivazioni degli individui), è chiaro che il medium ha un ruolo determinante nella possibilità di consentire lo sviluppo della percezione della presenza sociale. La presenza sociale, in questo senso, è affidata soprattutto alla larghezza di banda dello strumento ed alla molteplicità di canali comunicativi in grado di convogliare il maggior numero di indici sociali: voce, espressioni del viso, gestualità, vicinanza spaziale (prossemica), ecc.. Da questo punto di vista, quindi, i media capaci di maggiore ricchezza comunicativa (secondo le precedenti definizioni) sarebbero anche quelli maggiormente capaci di fornire il supporto alla presenza sociale. Media capaci di supportare la trasmissione di audio e video, secondo Rice (1993) offrono così maggiori possibilità di sviluppare il senso della presenza sociale che non di strumenti in cui la comunicazione è affidata alla sola testualità scritta.

Dagli studi di Short citati, prendono avvio le riflessioni che dagli anni 1980 attraverso il costrutto della Reduced Social Cues (o RSC), definiscono la CMC come caratterizzata da un livello di presenza sociale molto basso, in quanto priva degli elementi non verbali caratteristici della comunicazione face to face.

Secondo altri autori, invece, nonostante l’assenza di indicatori non verbali, la CMC –anche quella basata sulla sola testualità scritta – può essere perfettamente in grado di sviluppare un clima di presenza sociale ed affettiva tra quanti vi sono coinvolti (Parks, Floyd, 1996; Jacobson, 1999). Anzi, gli strumenti della CMC, possono fornire importanti elementi per lo sviluppo dell’identità sociale se solo consideriamo la costruzione del senso della “presenza” svincolandolo da quello della fisicità, ed in parte, da quello della “comunicazione”. L’essere in rete, sentirsi in “un ambiente” indipendentemente dal fatto che il corpo sia fisicamente collocato lì, secondo Lombard e Ditton (1997) è determinato non tanto dalla fisicità, né dall’ampiezza di banda del canale comunicativo quanto dal fatto che gli individui concettualizzano la presenza in varie modalità tra cui la ricchezza sociale, il realismo, il trasporto, l’immersione, la capacità degli strumenti di fornire interfacce capaci di mediare l’azione sociale. Ricerche sperimentali, come riferisce Tu (2002b), hanno dimostrato che l’interattività degli applicativi e quindi in particolare le dimensioni relative alle modalità con

cui è concesso all’utente l’uso del mezzo e i tempi di risposta, vengono percepiti elementi importanti per la percezione della presenza sociale. In particolare la dimensione temporale con cui il feedback viene fornito risulta essere un elemento cruciale per lo sviluppo del senso della presenza sociale. L’urgenza della risposta, l’ansia derivante dai ritardi, diventano importanti elementi per la percezione dell’esistenza dell’altro, di una dimensione sociale caratterizzata dalla vitalità (Murphy, Mahoney, Harvell, 2000).

Una conseguenza derivante dall’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione è rappresentata da una rapida trasformazione di molte delle abitudini e delle certezze che fino ad oggi hanno accompagnato le nostre modalità di relazionarsi con gli altri. La possibilità di essere raggiunti ovunque ed in ogni momento tramite il telefono cellulare rappresenta, ad esempio, qualcosa di più e di diverso della semplice opportunità di comunicare. Questo piccolo strumento portatile sta decisamente cambiando le abitudini di comunicare, ma soprattutto la percezione della realtà e del mondo da parte di chi le utilizza. Essere raggiungibili in ogni luogo significa concepire a livello metaforico l’intero pianeta come spazio civilizzato, non ostile, un’estensione del nostro spazio privato. Inoltre, essere “always-on”, sempre connessi, porta a percepire la nostra vita come intrecciata con quella degli altri, significa non distinguere più tra tempi privati e tempi pubblici, tra luoghi del silenzio a luoghi del dialogo. Possiamo tenere l’apparecchio spento, ma in fondo sappiamo che anche in mezzo al mare aperto o in uno sperduto sentiero montano, la rete ci garantisce la “copertura”, la possibilità di comunicare, di essere rintracciato o – addirittura – localizzato dal sistema. I tempi si fanno serrati, l’esigenza sociale di comunicare è tanto urgente che è spesso necessario giustificare il motivo per cui non si è risposto o “il telefono non era raggiungibile”. Alla legge della rapidità non sfuggono neppure le tecnologie asincrone di comunicazione, come gli SMS. Anche in rete, come detto, nel momento in cui gli individui “naturalizzano” con gli strumenti, li fanno diventare proprie estensioni, ogni ritardo nelle risposte viene percepito come disinteresse o rifiuto alla comunicazione: nel cyberspazio non si riesce a sparire senza conseguenze poiché tutto, in questo contesto, viene interpretato come azione. Il senso dell’urgenza, l’esigenza di tempi di risposta brevi – oltre a confermare la maggiore vicinanza allo stile conversazionale piuttosto che al discorso scritto di questa tipologia comunicativa – riguarda sia gli strumenti asincroni che quelli sincroni, anche se ovviamente i tempi di latenza “percepiti” come legittimi cambiano. La percezione della presenza sociale è quindi, e soprattutto, una percezione dei ritmi della comunicazione: c’è vitalità, e quindi presenza sociale, dove i tempi di risposta sono conformi con quelli attesi. In questo senso gli strumenti sincroni, anche se a base testuale come le chat, realizzano pienamente il senso di contemporaneità, interpretando in maniera intrinseca le esigenze della ritmicità nei tempi della comunicazione. Alcuni strumenti, consapevoli dell’importanza del riuscire a veicolare il “senso della presenza sociale”, cercano di restituire visivamente i tempi della presenza. Nelle immagini riportate sotto vengono mostrati due esempi. Nella prima immagine è possibile notare come Skype, un sistema sincrono di audioconferenza, visualizzi automaticamente per alcuni secondi un “avviso” sopra l’applicazione aperta (qualunque essa sia) ogni volta che un “amico” si connette al sistema. Questo è sia un modo per fidelizzare l’utente all’uso dello strumento, sia un messaggio volto a ritenere socialmente vitale la comunità Skype. Nella seconda immagine, presa dal desktop di Synergeia, il software di cui parleremo più diffusamente in seguito, vengono evidenziati in nero gli utenti connessi.

Figura 13. Alcune strategie per creare, anche visivamente, elementi utili per favorire la percezione della presenza

sociale. Nella prima immagine (Skype, un sistema sincrono di audioconferenza) si apre una box in Windows (quindi sopra ogni altra applicazione) ogni volta che un “amico” si connette al sistema, nella seconda (Synergeia, nella

In questo caso, pur trattandosi di una applicazione che consente sostanzialmente l’uso di strumenti asincroni, l’evidenziare gli utenti connessi è esplicitamente pensato come strategia capace di rafforzare il senso della presenza dell’altro e, conseguentemente, il richiamo ad operare – come stanno facendo gli altri – alle finalità della comunità. Che si tratti di strategia è dimostrato dal fatto che il tempo di visualizzazione del “grassetto” sui nomi degli utenti attivi ha tempi di permanenza ben più ampi di quelli che sono i tempi reali di connessione. Altri programmi impiegano altre strategie come l’inserire degli evidenziatori o delle icone con la scritta “new/novità” davanti ai messaggi non ancora letti, analogamente indirizzate a rafforzare la percezione della vitalità e diminuire il rischio dell’inaridimento delle relazioni e la fine stessa della comunità.

La “presenza sociale” è un fattore ritenuto cruciale per lo sviluppo delle esperienze di apprendimento in rete. Secondo Garrison e colleghi (2000, p.94) la presenza sociale, intesa come la capacità dei partecipanti di proiettare affettivamente se stessi attraverso il medium è alla base della capacità di incoraggiare il raggiungimento di obiettivi di ordine cognitivo e apprenditivo. Ulteriori studi hanno confermato che la presenza sociale, ottenuta attraverso l’uso degli strumenti info-telematici, è in grado di assicurare la soddisfazione generale dei partecipanti di un corso online (Gunawardena, Zitte, 1997).

Data l’importanza della tematica, nell’ambito dell’indagine empirica (in particolare al § 6.1.6, p. 164), verranno svolte ulteriori verifiche relativamente agli elementi che, all’interno di ogni famiglia tipologica di strumenti, contribuiscono a costruire e rafforzare la percezione della presenza sociale.