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5.3 Obiettivi dell’indagine empirica

5.3.2 Obiettivi del questionario

Il questionario si pone diversi obiettivi. In particolare si preoccupa di mettere a fuoco le potenzialità e le difficoltà derivanti dall’utilizzo di Synergeia e quali siano i singoli strumenti ad avere funzionato meglio in questo specifico contesto. Molte delle domande sono indirizzate a comprendere come gli utenti abbiano valutato lo strumento e le sue singole funzioni e quale sia stato il loro livello di accettazione e di comprensione dello stesso. Sono centrali due questioni: la prima è relativa a come siano state valutate le singole funzioni e come gli utenti abbiano colto la loro capacità di facilitare il lavoro collaborativo. Si tratta cioè di capire l’efficacia (percepita) degli strumenti. La seconda è maggiormente interessata a disquisire su come queste funzioni siano state correttamente integrate in questo specifico strumento, o per lo meno su come queste siano state realmente comprese ed utilizzate. Questa seconda questione ci porta ad indagare su come gli utenti abbiano interpretato la

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Si parla di orientamento idiografico quando il fine è la conoscenza di eventi spazio-temporalmente circoscritti e di nomologico quando il fine è la costruzione di leggi che prescindono da vincoli spazio-temporali. L’obiettivo di una ricerca basata sul metodo idiografico è la conoscenza di ciò che è singolare e individuale, quello di una ricerca nomologica è generale (o non enumerabile). Di conseguenza le teorie idiografiche hanno un andamento narrativo e classificatorio, le nomologiche hanno un’organizzazione unicamente assiomatica, legiforme (cfr. Bruschi, 1996, p.81).

logica operativa del programma software. Esiste infatti uno scarto, che non sempre viene preso in considerazione, tra le funzioni che sono state “anticipate” dai progettisti e il reale utilizzo che ne viene poi realmente fatto nella pratica. La questione dell’impatto delle tecnologie è da lungo tempo al centro delle riflessioni di studiosi di sociologia, economia, psicologia e scienze della comunicazione.

Un aspetto particolarmente interessante, anche se non sempre adeguatamente evidenziato, è relativo alla distanza che separa “da una parte, i progettisti che inseguono il sogno di perfezionare una tecnologia (…); dall’altra i novizi, gli utenti potenziali, che ricevono continuamente offerte e provano ad introdurle nella loro logica, raramente condividendo la fantasia di coloro che li hanno proposti” (Perriault 1989, p. 18).

Parlando di apprendimento collaborativo, è necessario riflettere anche sulla percezione sociale del ruolo degli strumenti. Non è infatti una questione soltanto soggettiva, ovvero legata alla comprensione ed all’utilizzo degli strumenti da parte di un individuo. In questo caso è in gioco un’intera comunità impegnata ad accettare gli strumenti come mediatori relazionali ed a condividerne regole e metodi di uso. Subentra quindi l’esigenza di una precisa negoziazione dei particolari elementi di una complessa situazione operativa. Le persone devono condividere il modo di utilizzare gli strumenti. Il singolo, quando solo, può anche usare uno strumento in maniera impropria, ma con la presenza di altri è necessario concordarne gli scopi e i campi di applicazione oltre che le diverse valenze ad esso associate (affettive, simboliche, magiche, ecc.). Ma la negoziazione fino a che punto sgombra il campo da possibili malintesi? È pur sempre possibile che ognuno continui ad utilizzare ogni strumento in maniera propria e stereotipata presupponendo che gli altri agiscano analogamente e fraintendendo quindi il significato del lavoro altrui. Come gli strumenti sono stati integrati nelle attività collaborative? C’è stata coerenza tra strumento (mezzo) e attività (fine)? Le persone hanno condiviso questo?

Le domande del questionario cercano di affrontare in maniera sistematica alcune di questi interrogativi. Nello specifico l’oggetto dell’indagine riguarda quattro aree distinte: a) la conoscenza degli utenti (età, caratteristiche, esperienze, ecc.), b) la loro valutazione dello strumento (Synergeia), c) la loro valutazione dell’utilità e della semplicità d’uso delle singole funzioni offerte, d) la loro valutazione del corso nel suo insieme.

La costruzione dello strumento ha visto un lavoro articolato in varie fasi. Un primo passo ha visto la costruzione della matrice composta dai quattro settori d’indagine e, all’interno di queste, l’individuazione degli elementi da porre sotto osservazione. In una fase successiva, per ogni campo individuato, sono stati selezionate una serie di indicatori (le possibili domande) capaci di indagarlo. In tale fase sono stati coinvolti per un rapido brain-storming alcune persone (tutor e corsisti esperti) che avevano partecipato direttamente all’esperienza al fine di valutare anche aspetti che a prima vista potevano passare inosservati. Sulla base del materiale raccolto è poi stata ricalibrata la matrice effettuando variazioni alla luce di quanto emerso. In fine sono stati selezionati gli indicatori salienti e si è passati alla costruzione delle domande (item) ed all’individuazione della scala adeguata per effettuare la rilevazione che ci interessa. Nella maggioranza dei casi è stato scelto di usare una scala Likert64 a 5 punti con due risposte positive, due negative ed una neutra o d’incertezza (esempio: 5=Molto, 4=Abbastanza, 3=Né molto, né poco, 2= Poco, 1=Molto poco). Non è stato ritenuto necessario provvedere ad un’analisi dell’affidabilità (ad esempio tipo l’alpha test) al fine di verificare l’omogeneità degli item, visto che gli obiettivi del questionario sono stati selezionati, in numero limitato (40 domande) per misurare elementi diversi e non dimensioni affini.

Il questionario è stato poi somministrato, alcune settimane dopo la chiusura del Corso a tutta la popolazione dei corsisti. Per la raccolta la somministrazione e la raccolta delle risposte è

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La “scala Likert, o metodo dei punteggi sommati, consente di rilevare l’intensità di un atteggiamento e risulta essere oggi la procedura più utilizzata nella rilevazione degli atteggiamenti” (Lucidano, Salerni, 2002, p.267). La scala Likert rappresenta un giusto compromesso tra la parsimonia della scala SI/NO e l’esaustività di sistemi più complessi.

stato utilizzato uno strumento online, che ha anche provveduto a verificare l’univocità dei votanti garantendone al contempo l’anonimato65. Sono state raccolte 121 risposte dai 158 iscritti (ha cioè risposto il 76% dei corsisti contattati). Le domande e le percentuali (sulle risposte chiuse) sono riportate in appendice.