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Analisi del sex offender e il suo diritto ad internet, attraverso il caso Packingham

GLI ABUSI SESSUALI SU MINORI NEGLI STATI UNIT

4.6 Dalla Megan’s Law federale alle leggi statali: analisi del fenomeno della registrazione e notificazione dei dati relativi al

4.6.1 Analisi del sex offender e il suo diritto ad internet, attraverso il caso Packingham

 

Nel momento in cui trattiamo la figura del sex offender, viene in evidenza l’equilibrio tra le esigenze di difesa sociale finalizzate a prevenire e reprimere i reati a sfondo sessuale, con particolare riguardo a quelli commessi nei confronti dei minori, con i diritti degli imputati e dei condannati, nell’ambito di una legislazione che, sia a livello statale che a livello federale, prevede non solo pene pesanti, ma anche meccanismi di pubblicità della qualifica di sex offender particolarmente invasivi 137. Tuttavia, oltre a questo, ciò che nella società moderna, può essere messo in discussione è il diritto di internet per il sex offender. Emblematico è il caso Packingham138, in cui la Corte suprema degli Stati Uniti si è trovata ad affrontare la complessa tematica del Primo Emendamento, ed in particolare delle limitazioni, sia pur rare negli Stati Uniti, che possono essere poste alla libertà di espressione, principio fondante di quell’ordinamento, nonché delle modalità, garanzie e verifiche che sono necessarie nei casi eccezionali in cui una compressione sia consentita. Nel 2002, Lester Gerard Packingham viene condannato poiché aveva avuto un rapporto sessuale con una ragazzina di tredici anni; all’epoca Packingham aveva 21 anni. Oltre alla pena che gli viene comminata,                                                                                                                          

136Il registro dei criminali sessuali è disponibile al seguente link https://oag.ca.gov/sex-­‐offender-­‐reg  

137Si fa riferimento alla Megan’s law, di cui abbiamo già avuto modo di trattare nel paragrafo precedente. Si fa tuttavia anche riferimento alla c.d. International Megan’s

Law.  

138Packingham v. North Carolina, 882 U.S. (2017),   in https://supreme.justia.com/cases/federal/us/582/15-­‐1194/

Packingham deve registrarsi presso il Sex Offender and Public

Protection Registration Program.

Nel 2010, Packingam ha ventinove anni, vive ancora in North Carolina, gli viene notificata una multa per un’infrazione stradale, che a seguito di ricorso viene annullata. Packingham decide così di festeggiare pubblicando un post su Facebook, tuttavia dal 2008 la legge in North Carolina139 prevede che alle persone iscritte nel registro dei sex offenders sia vietato l’accesso a social network commerciali aperti ai minori. Puckingam viene condannato in primo grado, con pena sospesa, ad un periodo di detenzione tra i sei e gli otto mesi, rigettando la mozione con la quale impugnava la norma statale incriminante per violazione del Primo e del Quattordicesimo emendamento. In secondo grado, la corte d’appello accoglie invece la mozione, ritenendo che la legge, in quanto non sufficientemente circoscritta, e non lasciando canali alternativi per la comunicazione, sia incostituzionale. La Corte suprema del North Carolina rovescia però la sentenza della corte d’appello, considerando invece la legge costituzionalmente legittima sotto tutti i punti di vista. Si arriva quindi al 19 giugno 2017140, davanti alla Corte suprema degli Stati Uniti, che rovescia a sua volta la decisione della Corte suprema statale: la legge del North Carolina è incostituzionale, per violazione del Primo emendamento.

La sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti, nel valutare l’incidenza del divieto di accedere alla rete, per i reati di sex offenders, non sottovaluta la gravità dei crimini che possono essere commessi, non si nega perciò la possibilità per gli stati di emanare leggi che, per                                                                                                                          

139N.C. GEN. STAT. 14-202.5 (It is unlawful for a sex offender who is registered in

accordance with Article 27A of Chapter 14 of the General Statutes to access a commercial social networking Web site where the sex offender knows that the site permits minor children to become members or to create or maintain personal Web pages on the commercial social networking Web site”.)

proteggere dei minori, portino ad una limitazione dei diritti di altri individui, tuttavia questo deve avvenire considerando le relative garanzie costituzionali. Pertanto, ogni singolo stato può emanare leggi che impongano restrizioni di accessi, ma queste, per essere legittime, devono considerare tutti i fattori, quali, oltre alla tutela della società e dei minori, anche i diritti dell’individuo, l’efficacia delle misure e la possibilità di commissione di ulteriori reati. Il problema principale dunque riguarda la verifica dell’ambito di estensione del divieto di accedere a internet, o meglio, nel caso in esame, a social network. La Corte osserva che il divieto posto è di ampiezza senza precedenti, osserva che è vero che non viene introdotto un divieto assoluto di accedere alla rete, ma è anche vero che le alternative residue sono limitate per numero ma anche per rilevanza. I sex offenders possono ancora accedere alla rete ma entrando in siti secondari. L’indeterminatezza della legge era legata all’individuazione dei siti ricadenti o meno nella vaga definizione normativa, ma si estendeva anche alla semplice condotta prevista dalla legge stessa, poiché essa menzionava il mero accesso a siti che consentono la presenza di minori. Tuttavia l’accesso non richiedeva una effettiva interazione, ma poteva essere anche un semplice atto involontario , tramite ad esempio un link in altro sito, oppure finalizzato alla cancellazione del proprio profilo da quel sito, a seguito di condanna. Pertanto, le limitazioni individuate dalla normativa del North Carolina determinavano restrizioni pesantissime ai diritti dell’individuo e all’esercizio di attività che possono favorire lo sviluppo della personalità individuale. La normativa inoltre non distingueva i soggetti a cui i divieti dovevano essere applicati. Il Sex Offender and Public Protection

Registration Program si applica a fattispecie sostanzialmente diverse,

ma la norma non distingueva in relazione alla singola figura di reato commesso, all’età della vittima, all’uso di strumenti informatici, al

carattere violento dell’offesa, alle probabilità statistiche di una recidiva. In conclusione, ciò che la sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti difende è la libertà di espressione dei sex offenders in relazione al loro accesso alla rete, questi soggetti non possono essere sottoposti, per periodi molto lunghi, ad una limitazione così pesante nella frequentazione di internet.

Il caso Packingham può essere in conclusione analizzato dal punto di vista dell’accesso alla rete o della negazione all’accesso per il sex

offender. Si tratta, in questo caso di sacrificare la libertà di espressione

della propria personalità, questo, inoltre, quando non vi siano delle ragioni oggettive, comporta un danno per la società stessa, riducendo il patrimonio di idee che possono essere fatte circolare ed essere oggetto di discussione. Tuttavia, che questo accada in relazione ad un divieto che si applica ai sex offenders può portare ad indebolire le esigenze di tutela di un accesso tendenzialmente illimitato. Ciononostante, la società può essere considerata così forte da riuscire a tutelarsi, riuscendo a non comprimere, in modo indiscriminato, la tutela di diritti individuali, presupposto di ogni ordinamento democratico141.

     

                                                                                                                         

141NICOLA LUGARESI, “Sex offenders, accesso alla Rete e diritto di Internet”, disponibile al seguente link https://thetslr.unitn.it/article/view/65/61  

CAPITOLO V

LA DISCIPLINA DEGLI ABUSI SESSUALI SU MINORI NEI

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