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Definizione di abuso sessuale su minore

ABUSO DI MINORE: PROFILI STORICI E SOCIOLOGIC

2.2 Definizione di abuso sessuale su minore

sui bambini è sempre stato considerato una cosa terribile.

Ricercando una ragione nella storia del perché vengono scelti spesso bambini con età intorno ai dieci-tredici anni, possiamo soltanto formulare delle teorie ma non giungere ad una risposta univoca.

Un motivo potrebbe essere che le bambine, per via dell’età, non appongono resistenza, dal momento che non comprendono la gravità dei gesti cui soggiaciono, esse sono inoltre incapaci di fare resistenza fisica ad adulti. Un altro motivo potrebbe essere la fiducia che un bambino ripone negli adulti.

L’inconsapevolezza è dunque l’elemento che porta il colpevole a scegliere un male minore. Le bambine che subiscono abusi sessuali tacciono quindi per svariate ragioni, come la vergogna, la paura e il senso di colpa49.

2.2 Definizione di abuso sessuale su minore  

Fu un patologo forense francese, Tardieu, a descrivere nel 1860 la sindrome del bambino maltrattato, dopo aver eseguito autopsie su bambini che erano stati picchiati a morte. Negli Stati Uniti, il caso di Mary Ann, una bambina di otto anni che era stata gravemente maltrattata, scoperto nel 1874 a New York City, spinse a fondare la

“Società per la Prevenzione contro la Crudeltà verso i bambini”. A far

da guida non era ancora il concetto di abuso infantile, ma quello di crudeltà. Lo Stato di New York nel 1875 emanò per primo una legge per la protezione dei bambini, che funse da modello per altri Stati. Nel 1946 l’abuso sui minori venne nuovamente portato alla pubblica attenzione da                                                                                                                          

49GERBINO P., L’abuso sessuale dei minori nella storia, in Rassegna Italiana di

Caffey, un radiologo che lavorava in un pronto soccorso che si dedicò allo studio della questione. Fino al 1960, la pubblica opinione giudicava il maltrattamento del bambino un’evenienza rara, complice il rifiuto dell’idea di violenza su minori. Tuttavia, nel 1962, Kempe50, in collaborazione con altri colleghi, delineò la sindrome del bambino maltrattato in uno storico articolo pubblicato sul Journal of the

American Medical Association e nel 1974 il governo federale approvò il Child Abuse Prevention and Treatment Act, nel quale venivano indicati

coloro che avevano l’obbligo di denunciare le violenze sui minori. Negli Anni settanta si giunse a teorizzare l’abuso sessuale infantile inteso come “il coinvolgimento di bambini e adolescenti, soggetti quindi

immaturi e dipendenti, in attività sessuali che essi non comprendono ancora completamente, alle quali non sono in grado di acconsentire con totale consapevolezza”.

In Italia, nel 1962, le ricerche di Rezza e De Caro diedero l’avvio alle prime denunce di abusi nell’ambito della letteratura clinica. Dapprima tali rivelazioni furono guardate con sospetto e circoscritte esclusivamente al mondo anglosassone, invocando, senza alcun titolo, una sorta di immunità per i paesi mediterranei. Le ragioni di questa diffusa riluttanza, spiega il prof. F. Montecchi51, specialista in neuropsichiatria infantile, sono molteplici ed una di queste è la difficoltà sociale nell’ammettere l’esistenza di una realtà tanto riprovevole.

L'abuso sessuale appartiene alla più vasta categoria che in letteratura è definita "abuso all'infanzia"; il termine abuso discende dal latino abutor                                                                                                                          

50Pediatra nordamericano che fu uno dei primi studiosi ad occuparsi degli abusi sui minori: non solo degli abusi sessuali o dello sfruttamento lavorativo, ma ponendo sotto una lente di ingrandimento anche il maltrattamento psicologico, l’incuria, l’abbandono, la trascuratezza alimentare, scolastica e sanitaria e l’abuso sessuale nei casi di pedofilia, pornografia, atti di libidine, prostituzione e rapporti sessuali devianti. 51F. MONTECCHI, Prevenzione, rilevamento e trattamento dell’abuso dell’infanzia, Roma, Borla, 1991.

che significa usare impropriamente, fare cattivo uso; abuso sessuale pertanto significa fare (o far fare) un cattivo uso ovvero un uso improprio della sessualità52.

Il termine “abuso”, con cui quindi inizialmente si indicavano le percosse subite dal bambino, si è progressivamente ampliato al punto da ricomprendere oggi un comportamento volontario o involontario da parte degli adulti, che pregiudica gravemente le potenzialità evolutive del minore, o che comunque persegue, quale obiettivo, il suo sfruttamento per trarne gratificazione o guadagno. Nel passaggio alla sfera dell’abuso sessuale sui minori53, permane quell’asimmetria di potere all’interno della relazione e l’impotenza della vittima rispetto al suo aggressore; come del resto il termine stesso suggerisce, tuttavia, si approda ad un ambito più ristretto dell’abuso in generale. Tale specificazione, a ben guardare, è foriera di inganno, poiché la sfera sessuale comprende una variegata mole di comportamenti, che possono spaziare dalla carezza alla penetrazione genitale. Per delineare operativamente il fenomeno, dobbiamo considerare diverse variabili: l’età intercorrente tra abusante e vittima, la componente della minaccia,la desiderabilità dell’esperienza. Rientrano a pieno titolo nel contesto di riferimento gli episodi di pedofilia, incesto e sfruttamento sessuale. Il grado di specificità della definizione dipende dalle categorizzazioni proposte, più o meno ampie a seconda che ci si riferisca all’ottica clinica o giudiziaria. Si dibatte sull’inclusione dell’esibizionismo, delle proposte oscene, delle aggressioni commesse fra coetanei. Anche per ciò che concerne la natura degli atti, si evince dagli studi una vasta gamma di accezioni: la tendenza del passato                                                                                                                          

52ALFONSO I., Violenza sessuale, pedofilia e corruzione di minorenne, Padova, Cedam, 2004, p.7  

53Un ampio studio è contenuto in T. BANDINI e B. GUALCO, Infanzia e abuso

registra la scelta di ricomprendere nell’abuso vari episodi, tra cui il rapporto sessuale, la masturbazione, l’esposizione degli organi genitali e la visione di film pornografici, distinguendo tra le forme di “abuso con contatto” e “abuso senza contatto”54; successivamente sono comparse definizioni più restrittive che richiedono per l’abuso un atto sessuale implicante necessariamente un contatto fisico. Negli ultimi anni l’opzione è ricaduta su un’impostazione meno rigorosa che considera “abuso sessuale nei confronti di un minore qualsiasi approccio o azione di natura sessuale che coinvolga un bambino e/o che causi in lui disagio o sofferenza psicologica”55. Ispirandosi alle indicazioni ampie e generiche di Kempe , si è raggiunta una definizione sufficientemente condivisa che vede l’abuso sessuale come “ogni situazione in cui il

bambino sia tratto ad espressioni sessuali, alle quali, in ragione della sua giovane età, non può liberamente acconsentire con totale consapevolezza, o che violino radicati tabù sociali”56. Questo inquadramento si attesta come il più seguito, poiché evita la specificazione dei singoli atti, consentendo di menzionare nell’abuso anche le prime, velate, manifestazioni di interessamento e seduzione                                                                                                                          

54Esattamente secondo i Centers for Disease Control statunitensi (organismo simile al nostro Istituto Superiore di Sanità), la violenza sessuale può essere suddivisa in quattro sottogruppi: atto sessuale completo che avviene senza il pieno consenso della vittima, o che coinvolge un soggetto incapace di prestare un consenso effettivo; tentativo di avere un rapporto sessuale con una vittima non consenziente o incapace di prestare un consenso effettivo; contatto sessuale senza penetrazione, che comprende il toccare, direttamente o attraverso i vistiti, gli organi genitali o altre parti del corpo della vittima allo scopo di procurarsi eccitazione sessuale; abuso sessuale che non prevede un contatto diretto tra abusante e vittima, condizione quest’ultima che allude agli atti di voyeurismo, esibizionismo, esposizione di un minore a materiale pornografico, dialoghi sessualmente espliciti. Le conseguenze e i danni variano a seconda della modalità di abuso e del numero di episodi.

55SOAVI G., Violenza sessuale intrafamigliare: la tutela è dare forza alla voce dei

bambini, in M.T. PEDROCCO e A. TALEVI (a cura di), La voce dei bambini nel percorso di tutela. Aspetti psicologici, sociali e giuridici, Milano, Francoangeli, 2010,

p.73

56R. S. KEMPE e H. C. KEMPE, Le violenze sul bambino, Roma, Sovera edizioni, 2000, p. 83

rivolte al minore dall’adulto. Attenzioni sessuali prive di violenza, allusioni ambigue, ammiccamenti prolungati nel tempo possono essere percepiti come espressioni di cura ed affetto dalla vittima, sprovvista di chiavi di decodificazione, generando turbamento e confusione. Le ripercussioni di un simile assunto sono evidenti: il requisito della violenza come caratteristica essenziale del rapporto minore-abusante viene ridimensionato e sono i dati raccolti a confermarlo. Gran parte degli abusi sessuali si verifica senza una violenza “oggettiva”, consumandosi dopo aver strutturato un legame di natura psicologica, avvalendosi del quale il reo pone in essere un’azione di dominio e sopraffazione.

 

2.3 I dati sociologici dell’abuso sessuale  

L’abuso sessuale sui bambini è uno dei più imponenti tabù che ancora domina la società contemporanea.

I bambini vittime di tali orrori sono molti di più di quanti vengano segnalati nelle statistiche giudiziarie.

Alice Miller, nel suo libro intitolato “L’infanzia rimossa”57, cita la ricerca di Elisabeth Trube-Becker, un’esperta di medicina legale, la quale sostiene, sulla base delle sue ricerche, che a fronte di un caso segnalato di abuso sessuale si devono contare altri cinquanta casi non segnalati.

Nonostante non si abbia la certezza di quale sia l’effettiva estensione del fenomeno, il numero di bambini che ne sono vittime è certamente elevato e attualmente sottostimato.

“La storia dell’infanzia – ha scritto Ida Magli - è stata in Europa una storia tremenda di sopraffazione, di sofferenza, di violenza di tutti i                                                                                                                          

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