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I servizi per la tutela dei minori: l’associazione Artemisia di Firenze e il Centro per il bambino maltrattato

LA DISCIPLINA GIURIDICA ITALIANA

3.5 I servizi per la tutela dei minori: l’associazione Artemisia di Firenze e il Centro per il bambino maltrattato

Le situazioni di sospetto abuso sessuale non possono essere affrontate in solitudine, sia per le reazioni emotive che comportamenti o rivelazioni del bambino suscitano, sia per la complessità dell’intervento che dovrà poi essere messo in atto. La protezione del bambino infatti è possibile solo attraverso l’integrazione di varie professionalità e di varie istituzioni per la messa a punto di un efficace intervento di tutela.

I centri specialistici sono il frutto, spesso efficiente e positivo, di una collaborazione e compartecipazione a diverso livello tra organismi                                                                                                                          

pubblici e strutture private. Garantiscono di solito una buona formazione del personale ed una specifica competenza sul tema approfondito. In una realtà cittadina, magari non molto ampia, tali centri sono luoghi riconoscibili, capaci di promuovere un'informazione ed una cultura specifica attraverso diverse attività di formazione e sensibilizzazione. Un'attività importante e significativa di questi centri è, infatti, quella di proporsi come luoghi di studio e di ricerca nel campo specifico. Inoltre, avere una localizzazione fisica definita facilita la risoluzione di uno dei problemi centrali che si incontrano nell'abuso: la diversa competenza, le discrezionalità e l'influenza dei servizi interessati, elementi che conducono spesso ad un'inutile e dannosa iterazione di indagini, accertamenti, colloqui, ecc.

Avere un unico centro di riconosciuta professionalità fa sì che esso possa diventare un referente cittadino, un luogo di consultazione a livello provinciale e regionale, un'entità immediatamente riconoscibile dai diversi operatori e dai tribunali implicati nei casi di abuso. Inoltre alcuni centri esistenti in Italia associano la loro attività di consultazione e di diagnosi con la possibilità di accogliere per un certo periodo bambini, e a volte anche madri, fortemente in difficoltà, permettendo in tal modo di unificare i diversi processi di diagnosi ed accertamenti giudiziali con l'effettiva tutela fisica del minore.

L'Associazione Artemisia107 ha iniziato ad occuparsi, in modo specifico, di violenza sessuale subita dai minori dal 1989 ed in essa vi sono figure professionali altamente specializzate sulla diagnosi ed il recupero della violenza all'infanzia. Essa, inoltre, ha contatti anche con il Centro del Bambino Maltrattato di Milano108, per realizzare uno scambio di                                                                                                                          

107È disponibile la pagina web al seguente link

https://www.artemisiacentroantiviolenza.it/  

108È disponibile la pagina web al seguente

informazioni e di metodologie operative. Va inoltre ricordato che entrambi i centri, insieme ad altre istituzioni (quali l'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e l'Associazione Numero Blu di Cagliari) aderiscono al Coordinamento Nazionale dei Centri e dei Servizi di prevenzione e trattamento dell'abuso in danno dei minori (che ha sede a Milano presso il CBM), il cui scopo è quello di promuovere lo scambio tra i centri per quello che riguarda le modalità d'intervento, l'attivazione delle risorse e la ricerca scientifica. Sarebbe però auspicabile che un'Associazione come quella di Artemisia si confrontasse, riguardo alla sua attività di trattamento dei casi di abuso sessuale su minori, con un centro che agisce con modalità operative diverse dalle sue, come il Telefono Azzurro . Questo porterebbe ad un confronto utile per arrivare a gestire nel modo più adeguato ogni caso di violenza rilevato. Infatti gli operatori di Telefono Azzurro sostengono che non è sempre vantaggiosa la denuncia in quanto ci sono dei casi, soprattutto quelli di sospetto abuso sessuale, in cui l'attivazione di un competente operatore potrebbe portare al recupero dei legami familiari, se non addirittura alla costituzione di un rapporto migliore, risultato non raggiungibile con il percorso giudiziario. L'esigenza di una "diffusione territoriale dell'assistenza" è particolarmente forte in tema di abuso, in quanto permette di formare gli operatori su una problematica specifica, usufruendo di consulenze e supervisioni.

Le diverse istituzioni coinvolte nell'abuso (la famiglia, la scuola, i servizi materno-infantili, le forze dell'ordine e la magistratura) rendono spesso estremamente doloroso lo stesso intervento di tutela del minore, reiterando accertamenti, visite e colloqui. Sembra, dunque, importante progettare un modello operativo che miri ad unificare il lavoro tra gli operatori al fine di evitare inutili sovrapposizioni ma, soprattutto, per prevenire vere e proprie disarticolazioni dell'intero processo d'intervento.

Quello che invece avviene oggi, nella maggior parte delle situazioni, è che ogni operatore valuta da solo il caso in esame: il pediatra che visita il bambino, la maestra che osserva e ascolta la classe, l'assistente sociale che svolge una visita domiciliare, il neuropsichiatra infantile e/o lo psicologo che è testimone della patologia.

Il collegamento fra i diversi servizi sembra, quindi, essere l'unica possibilità per intervenire efficacemente in casi di questo tipo. Il confronto e lo scambio di idee sulla violenza ha come scopo principale quello di aprire uno spazio di riflessione e di elaborazione, che è il primo momento per potersi occupare di casi del genere. La competenza, infatti, si acquisisce proporzionalmente alla capacità di parlare della violenza e di pensare ad essa.

Un ulteriore vantaggio di questa procedura è che la "territorialità" implica una presenza vicina agli utenti, cosicché per svolgere una valutazione diagnostica potrebbe non essere necessario rivolgersi ad un centro, magari distante, ma tutto potrebbe svolgersi nel quartiere o nella scuola stessa ad opera di personale specifico, collegato con le varie istituzioni.

Sembra, quindi, che la carenza maggiore, nell'affrontare la difficile problematica della violenza sull'infanzia sia quella di non saper pensare ad un intervento unico-unificato intorno ad un minore. E questo limite appare essere fortemente presente nella realtà fiorentina.

I problemi inerenti a tale forma di assistenza sono però numerosi. In primo luogo, si presenta un compito complesso di formazione degli operatori, nel tentativo di renderli almeno consapevoli delle caratteristiche dell'abuso. È quindi necessario rendere competenti le figure professionali che operano nei servizi nel settore della salute infantile (che spaziano in molteplici ambiti che vanno dalla salute mentale, all'handicap, alla scuola), portandoli così ad in diverso livello di

specializzazione. La creazione di servizi specifici assume, così, anche un valore di prevenzione della salute psichica e del benessere dei minori. Bisognerebbe, dunque, organizzare i vari professionisti coinvolgendoli in gruppi multiprofessionali, in cui siano rappresentati, oltre ai medici ed agli assistenti sociali, anche la magistratura, gli insegnanti e le forze dell'ordine. I compiti di coordinamento e gli sforzi per trovare un linguaggio comune sono, perciò, significativi e questo dovrebbe essere uno degli obiettivi primari da raggiungere per fornire una "reale tutela all'infanzia109.

 

                                                                                                                         

109Fantoni L., Il minore sessualmente abusato: vicende processuali e trattamento

terapeutico, disponibile al seguente link

CAPITOLO IV  

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