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ANALISI DELLE VENDITE IN ASTA DELLE OPERE D’ARTE ETNICA AFRICANA

STUDIARE L’ARTE SECONDO I PRINCIPI DEL MARKETING M

10. ANALISI DELLE VENDITE IN ASTA DELLE OPERE D’ARTE ETNICA AFRICANA

Londra, Parigi e New York sono ad oggi i tre più importanti mercati e le case d’asta che dominano sono, in particolar modo, due: Sotheby’s e Christie’s ed entrambe sono sistemate al vertice di tale sistema economico.

Già nella seconda metà del diciottesimo secolo, nella città di Londra le aste si specializzarono in base ai diversi settori e risale a quei periodi la nascita di queste due case che si dividono la maggior parte del mercato dell’arte. Entrambe sono riuscite nel corso del tempo a farsi strada nonostante la moltitudine di concorrenti presenti nel mercato. Infatti, come afferma Angela Vettese in Investire in arte «Attraverso una politica ora accorta, ora raffinata, ora decisamente spregiudicata, i due colossi sono riusciti a spazzar via le molte altre concorrenti inglesi e tra loro si è accesa una rivalità che, stimolando l’attivismo di entrambe, ha fatto di loro e della capitale inglese le reginette mondiali per

questo genere di contrattazioni».256

Nel corso degli anni, sia Sotheby’s che Christie’s hanno moltiplicato le loro sedi anche in altri Paesi ed entrambe le case d’asta sono presenti nel mercato virtuale su internet; esso rappresenta un mezzo di fondamentale importanza per quanto riguarda la veicolazione di informazioni poiché permette di vedere anche in tempo reale tutte le operazioni riguardanti gli scambi delle diverse opere d’arte. È altresì possibile affermare che quando un bene è proposto come lotto in un’asta virtuale presenta, per quanto concerne il fattore informazione, un livello che è comunque sia limitato che standardizzato, ovvero questo livello di informazione non differisce in modo sostanziale rispetto a quello legato alle tradizionali modalità d’asta. Rimane dunque inteso che l’eventuale bidder deve essere autonomamente in grado di valutare le opere d’arte proposte dalle case

d’asta.257

                                                                                                               

256  Cfr,  A. Vettese, Investire in arte. Produzione, promozione e mercato dell’arte contemporanea, cit.,

p.111  

257  A.  E.  Scorcu,  La  struttura  degli  scambi  nel  mercato  dell’arte  etnica  in  L’arte  etnica  tra  cultura  e   mercato,  cit.,  p.236    

A partire dal 2006 è stato possibile affermare che oltre alle tipologie classiche di operatori tale mercato ha cominciato ad attirare anche altri tipi di investitori come quelli privati e quelli istituzionali.

Per analizzare il mercato delle opere d’arte etnica africana ci si serve di indicatori ed i principali sono: il numero delle opere presentate in asta, la percentuale delle opere vendute ed il valore complessivo degli scambi. Per quanto concerne il primo indicatore che riguarda il numero delle opere presentate nelle sedute d’asta l’offerta di queste tenderà ad aumentare se si registra una forte espansione del mercato mentre, per quanto concerne il secondo indicatore è preliminarmente utile ricordare che non tutte le opere presentate vengono effettivamente vendute quindi la percentuale delle opere vendute rispetto a quelle offerte rappresenta un fattore di liquidità in termini di investimento. L’ultimo indicatore riguarda il fattore complessivo degli scambi, ovvero la somma dei prezzi dei beni effettivamente scambiati; esso misura l’effettivo giro d’affari che può riguardare un determinato segmento oppure l’intero mercato in cui tali beni circolano.

Nel mercato sono presenti molti indici di valutazione e naturalmente anche gli indici di prezzo. In particolar modo, per quanto concerne gli di indici di prezzo troviamo il metodo del testimone privilegiato, il metodo del dipinto medio, il metodo delle vendite ripetute, il metodo del rapporto prezzo-stima ed il metodo del

prezzo edonico. Per quanto concerne il primo metodo esso viene definito da Paolo

Figini tal modo: «Esso è il primo a essere stato proposto e utilizzato. Un gruppo di esperti d’arte estrae un campione “arbitrariamente rappresentativo” del mercato da analizzare, tra le opere che in quel periodo sono state vendute. Di questo campione si calcola il prezzo medio e, su questa base, si valuta

l’andamento del mercato».258 È utile notare come il Sotheby’s Art Index sia uno tra

gli indici più noti costituti attraverso tale metodologia.

Il secondo metodo invece, quello del dipinto medio, è il risultato del miglioramento della prima metodologia; questo secondo metodo è stato costruito                                                                                                                

258  Cfr, P.Figini, La valutazione dell’investimento in arte: il caso dell’arte etnica in L’arte etnica tra cultura e mercato, cit., p.243  

in modo tale da limitare sia la parzialità che la soggettività del campione utilizzato. Il campione che viene preso in considerazione è costituito da tutte le caratteristiche definite “medie” dei dipinti.

Il metodo delle vendite ripetute prevede il confronto tra il prezzo di acquisto delle opere d’arte e quello di vendita delle stesse; esso è forse il metodo più naturale ma anche quello di più difficile applicazione in termini di attuazione di un’operazione di stima relativa alla valutazione di opere d’arte.

Un altro metodo in questa sede analizzato è quello definito del rapporto prezzo- stima che prevede l’utilizzo della stima di un’opera d’arte ovvero quell’informazione che è contenuta in tutti i cataloghi relativi alle aste. Se il valore di stima è corretto allora un indice di mercato può essere costituito partendo dal rapporto tra il prezzo di aggiudicazione di un determinato bene e la stima dello stesso.

Il metodo edonico può essere definito come la concezione ottimale per la valutazione dell’arte etnica e sebbene questa metodologia sia molto promettente non è ad oggi utilizzata per questo particolare settore dell’arte visiva. Tale studio fonda le sue radici nel fatto che ogni singola opera d’arte è caratterizzata da un insieme di peculiarità che ne determinano il valore finale, quindi, per analizzare tale metodo è necessario porre in evidenza le caratteristiche fisiche, storiche e di mercato di un’opera d’arte. Le peculiarità fisiche fanno riferimento a diversi elementi quali la dimensione, il supporto e la tecnica di realizzazione di un’opera d’arte mentre, le caratteristiche storiche fanno riferimento alle informazioni relative alla provenienza dell’artista, alla bibliografia esistente relativa all’opera ed infine, ad esempio, all’esposizione di un determinato bene in una mostra d’arte. Per concludere si identificano le caratteristiche di mercato come quell’insieme di elementi afferenti ad informazioni sulla data di realizzazione del bene, sulla casa d’asta, sul luogo della vendita ed il numero di lotto, ovvero tutte quelle informazioni alle quali l’opera viene scambiata. Nonostante tutto è utile evidenziare un limite posto in capo al prezzo edonico che fa riferimento al fatto che alcune caratteristiche delle opere d’arte non sono riconducibili alle singole caratteristiche delle opere stesse ed è quindi questo metodo una modalità che

consente di dare una spiegazione minima relativa al prezzo finale di un bene d’arte. Secondo il metodo edonico il prezzo di un’opera d’arte è dato dalla somma dei prezzi delle singole caratteristiche, ovvero esso si ottiene sommando i

prezzi dei diversi attributi.259

In precedenza è stato introdotto il metodo edonico come promettente per la valutazione delle opere d’arte etnica, anche se, ad oggi non è utilizzato forse a causa del fatto che le opere d’arte afferenti a questa categoria sono sprovviste sia di un’adeguata informazione che di banche dati affidabili. Un altro dei motivi è relativo al fatto che nell’arte etnica africana l’artista che crea un’opera d’arte non è noto ed è quindi definito anonimo perché, per quanto concerne quest’arte, viene data molta più importanza all’etnia di appartenenza dell’artista stesso per la classificazione di un bene. Altre ragioni risiedono poi nel fatto che le tecniche, i materiali ed i soggetti rappresentati sono limitati poiché le opere d’arte sono spesso in legno, in pietra, in terracotta o in bronzo e con tali materie vengono create maschere, statue, armi, gioielli ed elementi d’arredo.

È possibile affermare che le opere d’arte africana, nel decennio tra il 1997 ed il 2007 venivano vendute ad un prezzo superiore ai 20'000,00 euro con alcune più

recenti aggiudicazioni del valore di oltre 3 milioni di euro.260 Per quanto riguarda

gli arredi, le maschere, le sculture ed in genere gli oggetti sacri i prezzi medi relativi nelle case d’asta Sotheby’s e Christie’s segnano tutti valori medi vicini ai 30'000 euro.

Dall’anno 2008 all’estate dell’anno 2012 emergono però due importanti dati: il primo individua la definitiva uscita dalla marginalità economica in cui si trovava il mercato dell’arte extraeuropea negli anni novanta del novecento, dove i record d’asta raggiungevano appena 1'650'000,00 euro mentre, il secondo dato pone in rilievo i record d’asta, delle case Christie’s e Sotheby’s, che sono stati raggiunti dai grandi capolavori e dai risultati progressivamente decrescenti delle opere

                                                                                                               

259  Ivi, p.244  

260 G. Candela, Gli scambi dell’arte etnica in occidente,

d’arte afferenti alla classe di valore medio bassa, nonostante la nota crisi finanziaria iniziata dall’anno 2008.

In Idoli milionari, un articolo di Francesco Paolo Campione, egli afferma che: «Sulla base di alcuni studi recenti, condotti da un gruppo di economisti dell’Università degli Studi di Bologna, con la consulenza scientifica del Museo delle Culture di Lugano, sulla base di circa 15'000 opere transitate sul mercato negli ultimi dieci anni, l’investimento in arte etnica sembra avere ottimi rendimenti, con un’impennata a partire dal 2003, anno rispetto al quale si sono avuti, a oggi, accrescimenti medi che vanno dal 10% circa per le opere precolombiane al 30% di alcuni generi dell’opere d’arte dell’Africa, dell’Oceania e, più recentemente, del Sud-est asiatico, più richiesti dal mondo collezionistico. […] Nei casi poi di singole opere o di raccolte storicizzate che rispecchiano fortemente i caratteri più apprezzati dal mercato, i rendimenti sono stati ancora

più significativi».261

Le aste di opere d’arte etnica hanno un funzionamento piuttosto complesso, anche se, quattro sono le caratteristiche fondamentali di base per analizzare tale meccanismo: la sequenza d’asta, il prezzo di aggiudicazione, il fattore di rischio e la probabilità di vendita.

Quando si parla di sequenza d’asta si fa riferimento all’importanza detenuta dall’ordine con cui gli oggetti vengono presentati durante una seduta. In questo senso emerge che alla vendita delle opere d’arte concorre anche l’ordine con cui queste sono proposte ai potenziali acquirenti; le migliori opere d’arte vengono usualmente collocate alla fine dell’asta. Oltre a questo elemento di fondamentale importanza, di rilievo risultano essere anche sia un buon livello di informazione e quindi il prezzo atteso di vendita che un percepibile legame tra i vari oggetti proposti durante la seduta. È però utile rilevare che i potenziali acquirenti, o

bidder, possono acquistare uno o più manufatti durante il corso della seduta e,

così facendo, si trovano nella situazione di aver meno disponibilità rispetto all’inizio dell’asta. Se si viene a creare questo tipo di situazione, l’intensità delle                                                                                                                

261

offerte si riduce provocando l’innalzamento della quota dell’invenduto, ovvero il

buy in. Nello specifico, questo caso non è tanto frequente poiché i maggiori e più

esperti collezionisti spesso non sono influenzati dalla vendita di opere d’arte minori e, dunque, operano in un segmento superiore di acquisto; in questo caso la strategia di massimizzazione dei profitti sarebbe diretta a collocare le opere d’arte più rilevanti all’inizio della seduta.

È possibile suddividere le sedute d’asta in due momenti fondamentali: al primo afferisce la presentazione di tutte quelle opere che servono letteralmente per “scaldare” la sala quindi questa fase iniziale concerne generalmente nella proposta di opere minori mentre, alla seconda fase, ossia quella centrale, appartengono le vere e proprie vendite dei pezzi maggiori. Nell’ipotesi di una terza e ultima fase, invece, essa può riguardare la presentazione nella seduta di tutte quelle opere considerate non troppo importanti; questa fase consente a chi non ha ancora acquistato qualcosa di aggiudicarsi un’opera.

Per quanto concerne l’esito positivo o negativo di un’asta, un ruolo di fondamentale importanza è svolto dalla variabilità delle stime nella valutazione di un’opera d’arte. La presenza di un’elevata variabilità della stima relativamente ad un’opera rimanda ad un’incertezza nella valutazione del valore effettivo dell’opera. La variabilità in riferimento alle aste di opere d’arte etnica è un punto dolente, in quanto, essa è superiore perché questo settore artistico è considerato come rischioso.

Nel 2006, il mercato dell’arte etnica in asta ha raggiunto un volume d’affari pari a 32,5 milioni di euro realizzando una stima del 5,5% di tale volume in capo a tutta l’arte visiva. Il 17 giugno del 2006 è stata venduta da Drouot, in un’asta a Parigi, una maschera Ngil dei Fang del Gabon; la vendita di quest’opera d’arte, 5'904'176,00 euro, ha raggiunto una tra le più alte quotazioni di mercato.

In quest’anno, il 2006, il mercato mondiale delle opere d’arte etnica presentava

dunque i seguenti dati:262

Giro d’affari complessivo del mercato delle aste 32,5 milioni di euro

Numero di copie presentate all’asta 1500

Percentuale delle opere vendute 75%

Variazione % del giro d’affari rispetto al 2005 + 89%

Fonte: P. Figini, La valutazione dell’investimento in arte

Nel 2009, più precisamente nei primi giorni di dicembre, si sono svolte due importanti aste a Parigi: un’asta organizzata da Sotheby’s ed una da Christie’s. Entrambe le aste hanno avuto un buon riscontro, anche se, ambedue hanno concluso le rispettive sedute con un alto numero di oggetti invenduti.

Sotheby’s, nonostante la mancata vendita del pezzo primario che era una figura Dogon con una stima pre-asta pari a 400-600 milioni di euro, ha guadagnato un totale di 5,1 milioni di euro, contro un intervallo di stima totale di 4-6 milioni. Sebbene la casa d’asta ipotizzasse la vendita di tutti i 112 pezzi esposti, solo 68 opere sono state vendute con una percentuale di vendita del 60,7% e dell’ 81,3% degli oggetti invenduti. Il lotto che ha avuto più risonanza è stata una maschera Bamana del Mali che è stata venduta per 1'408'750,00 euro ad un collezionista di origine europea; questa stessa maschera era stata esposta in occasione della mostra Primitivism in 20th Century Art: Affinity of the Tribal to the Modern, nel 1984, al MoMa di New York.

Christie’s ha guadagnato nella prima sessione di vendita un totale di 1,06 milioni di euro, quindi sono rientrati nella stima pre-asta di 1-1,7 milioni, dove il totale dei pezzi messi in vendita erano 138 di cui solo 86 sono stati acquistati. La casa d’asta ha dunque realizzato una percentuale di vendita del 63% per lotto e del 78% per quanto riguarda il valore. In particolare, uno sgabello Songye appartenente alla Repubblica Democratica del Congo, è stato aggiudicato per

                                                                                                               

262  P. Figini, La valutazione dell’investimento in arte in L’arte etnica tra cultura e mercato, op. cit.,

249'000,00 euro da un compratore anonimo, mentre un bastone è stato acquistato per 61'000,00 euro, quasi il doppio della sua stima iniziale.

Nella seconda sessione Christie’s ha guadagnato, contro una stima di 2-3 milioni di euro, un totale di 2,3 milioni per 40 lotti; il prezzo più alto di aggiudicazione è stato 1'701'700,00 milioni di euro. Tale pezzo presentava una figura di femmina proveniente dalla zona del Camerun del diciannovesimo secolo e l’acquirente è un collezionista di origine europea.

Esposto nella celebre mostra del 1984 al MoMa, un secondo sgabello Songye ha raggiunto la cifra di 793'000,00 euro stabilendo così un nuovo record d’asta per questa tipologia di manufatti; il totale delle due sessioni fu di 3,2 milioni di euro. Basandosi su ricerche relative alla banca dati di queste due aste è possibile affermare che la maggioranza dei compratori è europea, quasi il 68% mentre, gli acquirenti americani raggiungono solo il 27%.

A metà del mese di giugno del 2011 ammontava a circa 21 milioni di euro il giro d’affari dell’arte africana, dopo l’asta tenutasi a Parigi, e ciò avveniva proprio nei giorni che seguivano le vendite newyorkesi nel settore da parte di Sotheby’s che aveva totalizzato 15,2 milioni di euro. Nel 2011 la sessione primaverile era stata aperta da Christie’s il 14 giugno, con un catalogo generalista di circa 180 lotti di arte africana, oceanica e precolombiana; la famosa casa d’aste aveva fatturato 3'494'912,00 milioni di euro e, con un altro catalogo dedicato alla collezione di arte africana di Hotz, il colosso aveva fatturato 2'348’587,00 milioni di euro. Della collezione Hotz un reliquiario Kota ha cambiato proprietà superando la stima massima: è stato aggiudicato a 1'229'800,00 milioni di euro registrando un record assoluto per un manufatto di tale etnia, contro quotazioni di 600 mila-1 milione di euro.

La vendita di arte africana e oceanica tenuta da Sotheby’s il 15 giugno ha fatturato alla casa d’aste anglosassone 15,2 milioni di euro, con i primi cinque pezzi oltre il milione e con percentuali di venduto pari al 77,3 % per numero di lotti e del 97,4 % per ammontare. Come nell’asta della concorrente, si sono registrati nuovi record. Infatti, il reliquiario Byeri della popolazione Fang è stato

pagato 2'584'750,00 milioni di euro contro stime di 2-3 milioni, ed è un nuovo

record mondiale per un’opera Fang.263

Il 12 dicembre 2012 Sotheby’s ha battuto un’asta a Parigi: Art d’Afrique et

d’Océanie; generalmente, a Parigi, i prezzi medi sono più alti e si aggirano

intorno ai 152'675,00 euro per quanto riguarda l’arte africana, che è stata più offerta ma anche più richiesta nel biennio 2010-2012 con 202 opere scambiate. Nonostante tutto anche per Christie’s la città di Parigi rappresenta il centro degli scambi ma i prezzi medi ammontano a 30'825,00 euro per l’arte africana, quindi essi sono inferiori. In seguito, come seconda piazza per gli scambi si trova New York, anche se i prezzi sono più bassi, infatti, 28'000,00 euro è la soglia minima d’acquisto per un oggetto d’arte africana. Tale punto di partenza è stato individuato in un saggio del febbraio 2012 scritto da Guido Candela, Massimiliano Castellani e Pierpaolo Pattitoni, anche se, nei successivi 24 mesi, il prezzo medio in asta è aumentato rispettivamente sia da Sotheby’s che da Christie’s. «Dai 14 mila euro dal 1998 nel 2008 è salito a 61 mila euro e nel 2011 a 110 mila euro. Dal 1998 ad oggi il prezzo medio è cresciuto di sette volte, di 2,5 dal 2008, di 1,2 dal 2010: la domanda è cresciuta e si è ridotta l’offerta di oggetti

di maggior valore»264 dice la studiosa Lucia Modugno. Per avvalorare tale tesi

Lucia Modugno, assegnista di ricerca nel Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università di Bologna, in un’intervista per ArtEconomy24, durante la quale è stata interrogata la banca dati d’asta di arte etnica della Facoltà di Economia, sede di Rimini dell’Università di Bologna, ha reso possibile la scoperta che testimonia che negli anni tra il 2010 ed il 2012 l’arte africana ha raggiunto i prezzi più alti in asta e la stessa studiosa ha inoltre dichiarato che «Come in passato, ma con prezzi superiori al 1998-2007 l’aggiudicazione più alta ha superato i 5 milioni di euro per un oggetto di arredo in legno Luba battuto in asta da Sotheby’s nel

2010, seguita dall’arte oceanica, che ha superato spesso il milione»265.

                                                                                                               

263  Etno a Parigi: 21 milioni, http://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/2011/7/109413.html

264 Portafogli dei collezionisti difesi dall’arte etnica,

http://www.arteeconomy24.ilsole24ore.com/art/approfondimenti/2012-09-15/portafogli- collezionisti-difesi-arte-073201_PNR.php

265

Lucia Modugno prosegue affermando che il successo di una vendita in asta si calcola in base all’invenduto e «Per quanto riguarda il valore dell’invenduto, la studiosa afferma che: «Il 17% sul valore per l’arte africana e del 24% sul numero dei lotti dimostra che passano pezzi di maggior valore: la selezione è più forte

rispetto ad altre aree».266

Grazie allo studio delle banche dati disponibili è possibile individuare nel dettaglio sia qual è stato il numero delle opere più vendute sia la probabilità di scambio ed il prezzo medio sia delle tipologie di oggetti che per le diverse etnie. Generalmente, le aste africane sono ricche di sculture, maschere ed utensili e molto richiesti sono gli oggetti classificati secondo la categoria armi e tessuti,