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«Nelle culture popolari in genere cambia il modo di percepire la realtà e quindi di rapportarsi ad essa. L’arte, ad esempio, è evocativa più che rappresentativa, proprio come avviene in molta dell’arte moderna più avanzata. Ha quindi valore rituale, ovvero fa rivivere i miti originari, li rievoca con un procedimento che somiglia ad un atto di magia. L’artista è lo stregone, l’artista è lo sciamano».52

Il termine arte africana viene di norma applicato allo studio dell’arte di tutte le

popolazioni stanziate nel territorio dell’Africa Nera;53 però vengono considerate

escluse le aree che sono state fortemente influenzate sia dalla religione Islamica che dal Cristianesimo ed, in aggiunta, vengono escluse anche le aree leucoderma e camito-semitica. Inoltre, non vengono prese in considerazione neppure le aree                                                                                                                

51  Cfr, Ivi, p.45  

52  Cfr, T. Sicoli, L’Africa dentro di noi, http://www.africarte.it/editoriale/008toninosicoli.htm   53  Il termine Africa Nera coincide con il territorio comprendente l’Africa a sud del Deserto del

meridionali e orientali del continente poiché caratterizzate da una scarsa

produzione artistica.54 Come afferma Egidio Cossa: «L’arte africana intesa come

scienza studia pertanto le tradizioni artistiche locali e regionali analizzate in seno a contesti tribali specifici, le loro caratteristiche formali e le metafore concettuali che esse sottendono. Arte africana non è quindi sinonimo di storia dell’arte dell’Africa: come disciplina essa non ha come scopo prioritario lo studio della totalità delle manifestazioni artistiche del continente analizzate in prospettiva storica, ma piuttosto chiarire la funzione e il significato delle opere d’arte in ambito tribale alla luce delle implicazioni sociali, politiche e religiose che questi manufatti hanno nel contesto culturale che li ha prodotti e definire i canoni

stilistici che attribuiscono ad essi un valore estetico».55

Gli studi dell’antropologia culturale hanno avuto molto sviluppo soprattutto nel periodo a cavallo tra le due Guerre Mondiali. In quegli anni molti degli oggetti appartenenti al continente africano si trovavano già nei diversi musei istituiti in Europa tanto che è possibile affermare che i beni d’arte africana non furono sempre oggetto di scrupolosi studi da parte dei diversi antropologi. Infatti, solo dopo la seconda Guerra Mondiale si cominciarono ad analizzare, dal punto di vista antropologico, le opere africane già contenute nelle diverse istituzioni museali d’Occidente. Grazie alle diverse ricerche effettuate sul campo si è potuto stabilire e conseguentemente collocare tali beni nell’ambito delle diverse comunità che li avevano prodotti cercando, allo stesso tempo, di capirne anche il significato originario legato alla loro realizzazione. È possibile in questo senso anche ammettere che se furono gli artisti del continente europeo ad aver in qualche modo scoperto il valore estetico dell’arte primitiva, essi ne avevano però

al contempo ignorato, o talvolta modificato, il significato originario.56

Nel passato, si è spesso parlato in merito all’arte africana come caratterizzata da opere statiche e ripetitive anche se, poi, si è scoperto che essa è tutt’altro: tale arte nel corso del tempo e, a seconda di un luogo rispetto ad un altro, si è                                                                                                                

54  E. Cossa, Arte africana, cit.   55  Cfr,  Ivi, p.5  

56  M. Nilo, Storia universale dell’arte. Africa, America e Asia, Novara, Istituto geografico De

continuamente evoluta. Ciò che è possibile affermare è che la storia di tale arte è arrivata sino alle genti occidentali da fonti diverse e ciò ha comportato anche differenze in termini di valore d’informazione, anche se, ovviamente, rispetto al periodo concernente le scoperte di Griaule si sono compiuti molti passi in avanti. Egli stesso affermava: «Non parleremo dell’arte preistorica della quale ci sono stati preservati numerosi esempi, ma nemmeno dell’arte storica della quale

non esistono più dati».57

Perché l’arte africana è considerata come un’arte funzionale?

A questa domanda è possibile rispondere facendo riferimento al fatto che essa è sempre stata creata in risposta alle esigenze delle diverse comunità del continente africano, ovvero, essa è sempre stata legata a particolari necessità

come, ad esempio, rituali e cerimonie.58 Nel parlare di arte etnica africana è utile

porre in evidenza il fatto che la creazione degli oggetti legati al culto ha da sempre costituito un elemento importante poiché sia la religione che le pratiche magiche hanno fin da tempi remoti occupato un ruolo di fondamentale importanza all’interno di tale continente. È dunque la celebrazione dei riti molto

legata a particolari manufatti come, ad esempio, maschere, figure, statue, feticci59

ed altari. Infatti, come afferma Nilo: «L’arte primitiva è particolarmente legata alla religione come dimostra la rappresentazione di divinità, nelle culture che arrivarono a creare un pantheon e una mitologia propri, e, nelle società animiste, di antenati. Una grande varietà di oggetti può perciò essere posta in relazione con i culti che vengono dedicati alle une o agli altri: templi, luoghi di riunione, maschere rituali o altari, come anche un complesso apparato di accessori, tra i quali possiamo includere coppe, tamburi, sedili, coltelli ornamenti ecc. La magia e la stregoneria, connesse in qualche modo con tali culti, generano a loro volta la                                                                                                                

57  Cfr, F. Willet, Arte Africana, cit., p.32  

58  M. Nilo, Storia universale dell’arte. Africa, America e Asia, cit.  

59  I feticci sono dei manufatti molto utilizzati nel continente africano e possono essere definiti

come degli oggetti inanimati aventi poteri magici o spirituali. I coloni nel sedicesimo secolo avevano coniato tale terminologia per indicare gli strani idoli e amuleti che venivano utilizzati dagli africani nel momento delle attività rituali e, successivamente, tale termine fu utilizzato per identificare anche tutto l’insieme di oggetti aventi un potere invisibile sovrumana.  

produzione di oggetti lavorati con cura ed eleganza, ad uso di sciamani, stregoni

ed indovini per guarigioni, incantesimi, presagi».60

L’arte africana è considerata di fondamentale importanza non solo per le funzioni religiose ma anche per le funzioni sociali cui essa assolve, infatti, ad esempio, l’utilizzo delle maschere è necessario anche nel momento in cui alcuni individui del popolo africano devono adempiere a determinati compiti: «Funzionamento corretto dei focolari nelle capanne, rimedi alle conseguenze di un fulmine e della pioggia eccessiva, protezione delle donne incinte, arresto di ladri, somministrazione spicciola della giustizia quando ciò non spettava a funzionari specificatamente designati che usavano altri segni distintivi che usavano altri segni distintivi quali bastoni, pipe, sgabelli. […] Si indossavano maschere di circostanza nella promulgazione delle leggi e delle disposizioni sociali. Suddividendo le varie funzioni, abbiamo particolari tribù che hanno posto nella maschera il carattere sacro-sociale della funzione stessa, spersonalizzandone l’individuo incaricato. Rappresentazione tangibile della forza creatrice della natura, la maschera dell’Africa nera accompagnava quindi l’essere umano nelle varie occasioni importanti della vita: maschera per il concepimento, quella per la pubertà, quelle che scandiscono i vari momenti della vita sociale,

quelle che ne testimoniano la sopravvivenza oltre la morte».61 È dunque la

maschera un elemento religioso, sociale e politico. Essa è religiosa poiché permette il contatto con il mondo ultraterreno e perché attraverso di essa avviene la celebrazione di diversi riti di passaggio come, ad esempio, la nascita, la circoncisione ed, infine, la morte di un individuo. Ciò che emerge è il fatto che nel momento in cui una maschera africana presenta una grande qualità estetica, essa non è mai fine a sé stessa poiché tale qualità serve ad accrescere il valore del manufatto sia in termini di significato sociale che in termini di significato religioso. Per quanto concerne, invece, l’ambito politico, come già affermato, la maschera assume molta importanza poiché essa interviene in tutte le decisioni                                                                                                                

60  Cfr, M. Nilo, Storia universale dell’arte. Africa, America e Asia, cit.   61  Cfr,  G. Mandel, Ultima lezione: Arte dell’Africa nera,

http://www.antropologiaartesacra.it/scritti20%in%20PDF/GABRIELEMANDELArteAfricana_Ulti maLezioneBrera.pdf  

che determinano, all’interno della vita comunitaria, l’ordine e la giustizia. La maschera viene spesso utilizzata per risolvere le controversie che emergono all’interno della comunità poiché, celando il volto, essa permette al giudice di rimanere anonimo. Il verdetto emesso da colui che indossa la maschera non può essere contraddetto poiché frutto di un volere soprannaturale. «La Legge e la sua applicazione da parte di un tribunale vengono evidenziate da maschere speciali soprattutto presso i Mende-Temme, i Guere-Wobe, i Fang e i Bakuba. Maschere specifiche erano usate per la guarigione, l’esorcismo, la divinazione, la lotta contro la stregoneria e i malefici, ambiti in cui si manifesta maggiormente il

carattere irrazionale e sovrumano della funzione».62

Dal punto di vista sociale la maschera assolve a più funzioni: essa viene utilizzata, ad esempio, all’interno delle società segrete, in particolar modo dagli uomini, per portare a termine le attività legate alla loro comunità di appartenenza.

In conclusione, è possibile dire che l’arte etnica africana viene concepita con una particolare intenzione: i beni del continente africano vengono realizzati con lo scopo di essere utilizzati e capiti dalla comunità cui essi stessi sono destinati. Infatti, «Le persone per cui lavora l’artista africano sono membri della sua stessa comunità, consapevoli delle stesse tradizioni mitologiche, partecipi delle stessa atmosfera di fatti materiali e di attività rituali; l’artista africano può perciò comunicare attraverso un codice simbolico in quanto i simboli che utilizza hanno lo stesso significato di base e la stessa gamma di valori interpretativi per tutta la

collettività».63 Come afferma Andrea Paganini: «Purtroppo permane ancora uno

stato di profonda ignoranza dell’arte africana e non si può voler giudicare una maschera o una statua di queste regioni (africane) sul solo piano estetico, ignorandone volutamente il disegno del suo autore, non si può non tener conto

della stretta connessione tra opera e cultura originaria».64

                                                                                                               

62  Cfr, Ibidem  

63  Cfr,  E. Cossa, Arte africana, Art dossier, cit., 1989  

64  Cfr, A. Paganini (a cura di), Africa. Tesori della tradizione, Città di Bassano del Grappa,