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AREA CULTURALE ETNIE

3.3.1 LE FIGURE UMANE E LE FIGURE ANTENATO

Le figure umane generalmente non presentano emozioni, in quanto, è certo che è insito nel loro compito suscitarle nelle persone che le osservano poiché una delle loro caratteristiche principali risiede nel fatto di essere oggetti fortemente simbolici; infatti, con tali oggetti è necessario instaurare un rapporto reale, ovvero, un dialogo che permetta a queste figure di rivolgersi a colui o coloro che le possiedono in modo sempre benevolo. Spesso vengono utilizzate nelle pratiche curative o in quelle divinatorie da, rispettivamente, sacerdoti o divinatori, ovvero da tutti quei membri che rappresentano il potere od hanno

una grande importanza all’interno di una determinata comunità.93 Talvolta, tali

sculture possono anche divenire la dimora degli spiriti della foresta che, essendo ritenuti dai popoli africani come esseri dotati di una bruttezza sconcertante, devono essere comunque spesso ingraziati e rappresentati con immagini di forte impatto estetico.

                                                                                                               

93  L’archeologia delle pratiche cultuali. Gli oggetti del culto e materiali votivi in

Gli antenati sono considerati di grandissima importanza all’interno delle comunità africane poiché non divengono antenati i semplici defunti ma, divengono tali tutte le persone che durante la vita terrena hanno avuto particolari meriti o sono state personalità importanti come i capofamiglia o i

sovrani che nel tempo si sono succeduti.94 Quindi, per quanto concerne le figure

antenato, esse vengono conservate sia nelle abitazioni delle genti dei diversi gruppi sociali sia in altri luoghi deputati al culto. Se tali manufatti vengono conservati all’interno delle abitazioni questi divengono beni di culto a livello familiare, tale per cui ogni nucleo provvederà ad offerte di cibo ed altre libagioni poiché si crede che, nonostante siano morti, gli antenati continuano a far parte

della vita comunitaria.95 È dunque il ruolo degli antenati di fondamentale

importanza poiché, secondo le credenze, essi assolvono a diverse funzioni come, ad esempio, mantenere l’ordine e l’armonia all’interno del villaggio, soccorrono i vivi e possono alleviare le sofferenze che affliggono una determinata comunità; inoltre, essi garantiscono la fertilità in più “ambiti”: quella umana, animale e della flora. Talvolta, tali figure possono rappresentare anche emblemi relativi a società iniziatiche o possono altresì essere relative a particolari riti interni alle società. Per quanto riguarda la produzione artistica dell’etnia Fang, gli spiriti degli antenati vengono richiamati attraverso due tipologie di sculture tale per cui da un lato si trovano elementi concernenti in teste mentre dall’altro lato si riscontrano vere e proprie figure intere; in merito alle singole teste è possibile dire che tali opere scultoree si pensa siano state introdotte antecedentemente alle seconde, ovvero alle figure intere. Anche per quanto riguarda l’etnia sia Kota che Mahongwe l’uso di tali oggetti è fondamentale anche se, a livello formale, i manufatti dell’etnia Kota presentano alcune differenze rispetto alle figure da reliquario dell’etnia Fang; in esse si denota una particolare ed accurata astrattezza e, generalmente, esse si presentano in legno e ricoperte da lastre o, talvolta, lamelle di rame e di ottone e si presume, secondo diversi studi, che                                                                                                                

94  Testi introduttivi all’arte africana in www.museoafricano.it   95  Testi introduttivi all’arte africana,

rappresentino dei potenti e importanti antenati della comunità. Ancora, gli artisti appartenenti all’etnia Mahongwe, invece, realizzano queste figure donando loro un aspetto ancor meno realistico rispetto alle precedenti etnie, in quanto, centrale nel loro lavoro risulta essere una pulizia formale che non annulli la forza comunicativa ma, anzi, che ne risalti la forza spirituale.

Degni di importanza all’interno delle comunità africane sono anche i reliquiari che sono di norma accompagnati da figure antropomorfe. Essi sono presenti in nella produzione afferente allo stato del Gabon, in particolare tra l’etnia Fang e Kota, poiché essi hanno una diffusione geograficamente ristretta; consuetudinariamente essi venivano collocati sopra ad un cesto che al suo interno conteneva le ossa di importanti antenati. Spesso, i reliquiari si presentano con decorazioni in rame, in ottone o con delle incisioni in lamine metalliche. Entrambe le etnie collocano i reliquiari all’interno di capanne situate ai confini del villaggio e ad esse hanno accesso solo ed esclusivamente gli iniziati

di un particolare gruppo familiare.96

3.4 LE MASCHERE

Come dice Egidio Cossa: «Benché il genio creativo degli artisti africani si esprima in una vasta gamma di materiali e forme, la plastica lignea, maschere e statuaria di antenati, resta il contributo più significativo della tradizione artistica

africana».97

È dunque la maschera una tra le espressioni tipiche dell’Africa ed anche per quanto concerne la visione del mondo occidentale essa rappresenta una categoria di oggetti tra le più conosciute; in Europa, nel 1900, le mascehre servirono da ispirazione per alcuni movimenti artistici come il cubismo e l’espressionismo. Questi oggetti sono considerati nel mondo africano come strumenti di fondamentale importanza poiché permettono, una volta indossati, di                                                                                                                

96  L’antica arte Bakota http://www.aboutart.it/antica-arte-Bakota/   97  Cfr, E. Cossa, op.cit.  

instaurare un rapporto o di mantenere il contatto fra due principali elementi: gli uomini e l’intero universo.

Le maschere sono direttamente collegate alle danze rituali e sono poste al centro di tutte le manifestazioni legate alla cultura africana; le danze hanno lo scopo di mantenere sempre viva la forza vitale di una determinata società, servono per la prosperità in ambito agricolo, per le attività di caccia ed, ovviamente, per i culti funerari ed i riti di iniziazione. Per meglio spiegare è utile dire che le maschere africane possono assolvere a diversi compiti, infatti, esiste una vastità in termini di tipologie di maschere come, ad esempio, quelle per il controllo sociale, quelle per la guida sia politica che religiosa, per i riti propiziatori, per l’insediamento dei nuovi re o dei nuovi capi, per i funerali e per la commemorazione degli antenati. La forza di una maschera deriva dalla modalità d’uso della stessa, in quanto, vari elementi come la musica, il movimento e la danza permettono di aumentarne la forza ed il potere. A testimonianza di ciò, è utile dire che le maschere vengono utilizzate nei momenti considerati di fondamentale importanza per tutti i membri di una determinata comunità. Nella maggior parte dei casi è utile porre in evidenza il fatto che colui che le indossa è destinato ad abbandonare temporaneamente la propria identità per dar vita allo spirito che la maschera rappresenta. Nel momento in cui una maschera viene indossata essa viene di norma accompagnata da un’adeguata vestizione che consiste in particolari costumi aventi il compito di celare la reale identità del danzatore. Indossare una maschera significa permettere all’intero villaggio di entrare in contatto con una moltitudine di antenati, defunti, animali o spiriti di altra natura. È però fatto certo che non tutte le maschere possono essere indossate da tutti gli individui della comunità poiché spesso vigono regole religiose che non lo permettono. Spesso tale onore spetta agli uomini ed, in particolar modo, agli anziani.

Le maschere sono molto presenti in Africa e le loro forme sono caratterizzate da una grande varietà di modelli poiché tanti sono i significati a loro attribuiti; talvolta sono molto realistiche mentre, in altre situazioni, queste possono essere realizzate con forme stilizzate e, di norma, si presentano quasi tutte molto

colorate, anche se, importante non è l’estetica ma il significato insito in esse. La forma delle maschere può variare e generalmente esse raffigurano volti umani o animali o, talvolta, possono presentarsi come un’unica composizione, ovvero possono assumere un aspetto sia antropomorfo che zoomorfo; le maschere possono anche porre in evidenza elementi astratti o naturalistici. Talvolta, le maschere possono essere volutamente terrificanti come accade, ad esempio, nelle maschere dedite alle pratiche di iniziazione o per quelle usate per spaventare gli estranei. Per esempio, le maschere della regione del Burkina Faso si presentano come totalmente astratte poiché rappresentano gli spiriti volanti delle foreste ed essi, secondo le leggende, non hanno volto per cui tali oggetti si caratterizzano per una soluzione formale di tipo geometrico. Mentre, per quanto concerne le maschere della Costa d’Avorio, spesso esse si presentano con un carattere particolare: gli occhi socchiusi; questa peculiarità rappresenta, in termini di significato, l’autocontrollo, la pace interiore e la pazienza. Ancora, in Sierra Leone accade che quando una maschera è caratterizzata da una piccola dimensione sia in termini di occhi che di bocca questa diviene sinonimo di umiltà; se, invece, è caratterizzata da una fronte molto sporgente questa veicola il carattere di saggezza. In Gabon, invece, oggetti caratterizzati da mento e bocca molti grandi sono sinonimo di forza, autorità e potere. Per quanto concerne la rappresentazione dell’universo animale, i soggetti preferiti sono il bufalo, il coccodrillo, il falco, la iena, il facocero e l’antilope poiché sono concepiti come sia simboli veri e propri che come portatori di virtù. Mentre, molto spesso, per quanto riguarda la figura umana, quella più rappresentata in maschera è la figura femminile, sebbene queste tipologie di maschere siano indossate solo da uomini. Generalmente, i materiali utilizzati per la creazione delle maschere sono il legno, le pietre morbide come, ad esempio la saponaria, anche se, non sono rare le maschere costituite da pelle od in tessuto. È utile comunque porre in evidenza il fatto che tali oggetti si presentano spesso decorati mediante l’utilizzo di diversi materiali come, ad esempio, pelo, denti, conchiglie, paglia, gusci d’uovo, iuta o

piume.98 Spesso, la struttura di tali oggetti varia a seconda dell’uso che si intende

farne, anche se, la tipologia più comune è quella che si indossa in modo verticale ed in tale maniera avviene la copertura totale del volto di colui che la indossa, così come accade anche tra i popoli occidentali. Altresì, può avvenire che alcune maschere vengano realizzate per essere indossate non celando il viso ma venendo solamente appoggiate sulla testa, come accade nel caso dei copricapi.

3.5 I COPRICAPI

I copricapi, tra cui quelli più noti sono quelli dell’etnia Bamana del Mali, sono degli oggetti che di norma vengono utilizzati durante i rituali e che, generalmente, accompagnano l’attività della danza; essi sono utilizzati in particolar modo dalla società Ciwara e consuetudinariamente rappresentano un

particolare animale: l’antilope. È dunque un Chiwara99 un oggetto rituale che è,

forse, una delle forme d’arte africana tra le più conosciute al mondo.100 La scelta

dell’animale raffigurato per tali oggetti non è casuale, infatti, l’antilope, per questo popolo, rappresenta la metafora relativa ad un coltivatore che è costantemente oberato di lavoro e, in più, tale animale viene raffigurato poiché fa

riferimento ad una particolare leggenda101 tale per cui in tempi oramai remoti

esso aveva insegnato all’essere umano come coltivare la terra.                                                                                                                

98  L’archeologia delle pratiche cultuali. Gli oggetti del culto e materiali votivi,

http://www.treccani.it/enciclopedia/l-archeologia-delle-pratiche-cultuali-america-meridionale-gli- oggetti-del-culto-e-i-materiali-votivi_(Il-Mondo-dell'Archeologia)/  

99  La maschera Ciwara è nota anche come Chi Wara, Ci Wara o Tyi Wara.  

100  Le maschere Ciwara sono ad oggi considerate come l’emblema del Mali o, talvolta, come una

delle rappresentazioni grafiche più significative e degne di importanza sia della sua arte che della sua cultura.    

101  Diverse sono ad oggi le versioni che narrano le origini del mito per i Chiwara.

Ad esempio, un’altra versione rispetto a quella sopra citata vede come protagonista un essere per metà animale e per l’altra metà uomo che si dice sia nato dall’unione tra un serpente ed una donna. Egli si dimostrò da sempre un grandissimo coltivatore della terra, facilitato forse sia dai suoi artigli che da un bastone donatogli fin da piccino dalla madre. Ciwara era dotato di grandi poteri magici e, grazie a questi, egli riusciva a trasformare l’erba in miglio e, con il passare del tempo, decise di insegnare le tecniche magiche anche agli uomini cosicché potessero anche loro rendere abbondanti i raccolti. Dopo aver appreso queste importanti nozioni gli esseri umani cominciarono ad ottenere raccolti così abbondanti tanto che abbandonano ogni interesse per le attività agricole e Ciwara, deluso da tale atteggiamento, decise di andarsene e di sprofondare nel

Questi copricapi vengono utilizzati soprattutto per insegnare ai giovani della comunità i valori sociali e le tecniche agricole. Durante le danze tali opere vengono legate ad una struttura in vimini in modo tale da rimanere ben salde ed appoggiate sulle teste dei diversi danzatori; di norma, gli uomini vestono un ampio costume di fibre e saltando cercano di mimare le movenze dell’animale. Una volta indossate, tali sculture prendono vita e assumono il loro vero significato attraverso il movimento, ovvero la danza, di chi le indossa.

«L’iniziazione viene praticata in seno ad associazioni maschili più o meno presenti secondo i villaggi: il N’tomo, il Komo che regola la vita comunitaria, il Nama, il Kono che veglia sugli attentati alla moralità, il Kore ed il Tyi Wara che raggruppa i giovani agricoltori. Nel corso delle feste agrarie dell’associazione Tyi Wara, gli agricoltori indossano delle maschere a forma di antilope, rappresentanti il personaggio mitico che ha insegnato loro a coltivare la terra. Per ottenere un raccolto abbondante, essi danzano nel periodo della semina e del raccolto imitando il passo dell’antilope, il cui corno rappresenterebbe il

simbolo della crescita del miglio».102 Le sculture, a livello formale, non si

presentano tutte uguali e differiscono tra di loro secondo specifici criteri legati all’etnia di appartenenza dell’autore, quindi, anche a seconda dell’epoca di produzione è possibile che l’estetica di tali oggetti possa variare.

3.6 LE ARMI

La più importante arma di difesa per quanto riguarda il territorio africano è lo scudo e le forme che vengono assunte dall’oggetto possono essere molteplici: rotonda, ellittica, rettangolare, quadrata o trapezoidale così come molteplici possono essere le materie impiegate per la realizzazione di tali oggetti, ferro, legno, cuoio e fibre vegetali. È comunque utile dire che, in generale, tutte le armi difensive assolvono anche alla funzione cerimoniale.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                terreno in modo tale da ricongiungersi ad esso. Pentiti, gli uomini, realizzarono un grande altare in modo tale che lo spirito di Ciwara potesse in questa sede dimorare e crearono dunque i copricapi per richiamare sia la sua memoria che i suoi insegnamenti.  

Per quanto concerne le armi offensive invece vengono realizzati altri oggetti come archi e frecce, asce e coltelli. Esistono per la categoria coltelli un insieme di varietà: pugnali dritti o curvi, spade dritte o curve, sciabole e falci.

Spesso le armi vengono anche utilizzate, nel territorio afferente all’intera Africa Nera, nei rituali sia di investitura che nei diversi riti funerari poiché se appartenute ad importanti personalità delle diverse comunità esse ne simboleggiano l’autorità, il potere e la stabilità. In tali riti questi oggetti possono essere utilizzati anche armi come l’incudine od il martello.

Per quanto riguarda i coltelli è possibile affermare che la detenzione di tale oggetto ha da sempre conferito al suo possessore un considerevole prestigio all’interno di una determinata comunità e ciò è testimoniato anche dal fatto che la maggior parte dei coltelli in seno ad una società sono custoditi e ben protetti poiché considerati come tesori di stato. Alcuni coltelli inoltre possono anche essere utilizzati come mezzi per scopi rituali come avviene nel caso di sacrifici, attività legate a danza, guerra e caccia e nelle cerimonie iniziatiche.

Nonostante ciò è utile porre in evidenza che le armi sono state a lungo utilizzate anche come moneta di scambio e la suddetta attività avveniva in base alla quantità di massa metallica di cui l’arma era costituita; da quanto appena enunciato si evince che la dimensione delle armi è dunque sempre stata un elemento fondamentale per porre in essere un’attività di scambio.

Ad oggi, è possibile affermare che le armi rappresentano oggetti di prestigio e la loro funzione primaria, quella guerriera, è con il passare del tempo divenuta secondaria. Ancora, le armi vengono considerate altresì come indicatori dello status, ovvero dell’appartenenza sociale, di colui che le detiene tale per cui vengono intese come “oggetti di orgoglio” e ciò avviene, in particolar modo, per l’etnia Teke della Repubblica democratica del Congo.

Rimane inteso che, nel mondo attuale, la produzione di tali oggetti è venuta meno, in particolar modo nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale, e che dunque ad oggi è difficile trovare un fabbro che realizzi in maniera tradizionale le armi.