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UN CASO STUDIO

5. TERMINOLOGIA E DEFINIZIONI FONDAMENTALI DELL’ECONOMIA DELL’ARTE

5.1 CHE COS’E’ L’ECONOMIA DELL’ARTE?

«Solo alcuni anni fa, perfino gli economisti sarebbero rimasti sorpresi nell’apprendere dell’esistenza di una teoria economica dell’arte».143

«C’era una volta […] un gruppo di economisti che amavano l’arte e lo spettacolo. Erano sparsi un po’ dappertutto: qualcuno in America, altri in Svizzera e in Francia, qualcuno in Australia, in Italia e in Inghilterra. Cominciarono a studiare il nuovo oggetto dei loro interessi con gli strumenti del loro mestiere, era più che naturale. Poi, piano, piano, resisi conto che l’arte, lo spettacolo, i musei, il patrimonio storico, le tradizioni e i saperi, in una parola il fattore culturale era, come l’economia, la politica o il diritto uno dei pilastri delle società moderne, cominciarono a cercare più liberamente i contenuti specifici della loro nuova

disciplina».144

Come dice Walter Santagata145 in Economia dell’arte «Economia, arte e cultura» è

un accostamento che solo qualche anno fa poteva destare scandalo negli ambienti accademici, spesso chiusi nei loro saperi rigorosamente disciplinari. Oggi è una frontiera esplorata e ricca di insegnamenti, sia in positivo che in negativo. L’arte e la cultura, infatti, rappresentano un settore in cui la                                                                                                                

143 B.S. Frey e W.W. Pommerehne, Muse e mercati. Indagine sull’economia dell’arte, Bologna, Il

Mulino, 1991, pp.19-21

144  Cfr, D. Throsby, Economia e cultura, Bologna, il Mulino, 2005, p.7

valorizzazione produce ricchezza nazionale, ma il cui degrado pesa sulla finanza

pubblica in maniera fortemente deficitaria».146

«Che cos'è l'economia? E perché l’economista si dovrebbe occupare di arte?»147

Alla prima domanda è possibile rispondere con la seguente definizione introduttiva: «L'economia è la scienza che studia come i singoli e la società scelgono di impiegare risorse scarse che potrebbero avere usi alternativi allo scopo di produrre vari tipi di beni e di distribuirli tra gli individui e i gruppi

della società».148 L’economia ha il compito, dunque, di studiare come le persone,

le imprese e altre tipologie di organizzazioni, all’interno della nostra società, compiono le proprie scelte. È quindi, l’economia, la scienza che studia le leggi del comportamento poste in relazione alle pratiche di produzione, distribuzione e consumo delle merci organizzate in un determinato sistema economico. Nell’associare l’economia allo studio del comportamento umano emerge una difficoltà d’analisi di tale filone, in quanto, nella maggioranza dei casi gli individui assumono comportamenti diversi ed hanno sia gusti che atteggiamenti tra loro molto differenti, infatti, in media, i soggetti che ruotano attorno al sistema economico assumono atteggiamenti e comportamenti che sono nella quasi totalità dei casi piuttosto prevedibili.

Per il grande e rinomato economista Alfred Marshall149 (1842–1924): «L'economia

è uno studio del genere umano negli affari ordinari della vita».150 Questa

definizione può essere ancor oggi considerata come attuale, anche se, dai tempi di Marshall l'attività economica ha compiuto molti progressi.

Secondo la definizione di Paul Anthony Samuelson,151 invece, «L’economia è lo

studio del modo in cui gli individui e le società pervengono a scegliere, con o                                                                                                                

146 Cfr, W. Santagata, Economia dell’arte. Istituzioni e mercati dell’arte e della cultura, Torino, Utet, 1998

147 A. Spranzi, Economia dell’arte, Milano, Unicopli, 2003

148 P. A. Samuelson – W. D. Nordhaus, Economia, dodicesima edizione, Bologna, Zanichelli, 1987 149 Alfred Marshall è stato un grande economista inglese ed il suo libro più famoso, Principi di

Economia, pubblicato nel 1980, è stato per moltissimi decenni il testo di riferimento per quanto

concerne l’economia nello stato dell’Inghilterra.

150 Cfr, A. Marshall, Principi di economia, Torino, Utet, 1987 p.23

151 Paul Anthony Samuelson è stato un’economista statunitense ed il vincitore del premio Nobel per l’economia nel 1970  

senza l’intervento della moneta, di impiegare risorse produttive scarse, suscettibili di usi alternativi, per produrre vari tipi di beni e distribuirli per il

consumo, attuale e futuro, tra varie persone e gruppi sociali».152

Tornando, dunque, alla domanda posta in precedenza sul perché un’economista dovrebbe occuparsi d’arte è utile partire dal presupposto che gli studiosi di economia analizzano il funzionamento dei mercati dei beni artistici applicano gli stessi meccanismi che servono loro per studiare il funzionamento del mercato di tutti gli altri beni e servizi.

L’economista, in sunto, non si occupa di investigare l’arte ma studia i bisogni che l’opera d’arte appaga e gli effetti che essa provoca sugli individui, ovvero gli effetti derivanti dal consumo d’arte. Lo studio di questo particolare settore permette all’economista di porre in evidenza l’appagamento del bisogno economico considerato tra i più pregiati dalla moltitudine di consumatori e, come dice Aldo Spranzi in Economia dell’arte «In secondo luogo perché l’arte può solo vivere e svolgere la propria funzione sociale –unanimemente ritenuta essenziale- se la collettività trasferisce ai comparti artistici ingenti risorse economiche: l’economista è così chiamato ad affrontare il problema dell’entità di questi trasferimenti, della loro ripartizione e delle condizioni alle quali possono essere concessi, e può farlo solo se conosce gli effetti collettivi ed individuali del consumo di arte, vale a dire se conosce la natura dell’arte, del bisogno che

appaga, le modalità dell’atto di consumo».153 «Gli economisti analizzano le

preferenze degli individui per le arti senza cercare di capire in che cosa consista l’arte […]. La domanda “Che cosa è l’arte?” trova una risposta in ciò che la gente

vuole. […]».154

E quindi, «Che cos’è l’arte?».155

L’arte può essere definita come l’espressione viva ed efficace del mondo interiore di un individuo ottenuta poi con diversi mezzi o strumenti come                                                                                                                

152  P. A. Samuelson, W. D. Nordhaus, C. A. Bollino, Economia, New York, The McGraw-hill

Companies, 2009

153  Cfr,  A. Spranzi, Economia dell’arte, cit., p.15

154  Cfr, W. Santagata, Economia delle arti. Istituzioni e mercati dell’arte e della cultura, op.cit., p.21 155  Ibidem

un’abilità nell’operare e nel produrre di uno o più soggetti. Questa disciplina può essere identificata come un’attività umana fondata sull’esperienza, su particolari capacità, sull’ingegno e sulla genialità di un individuo; è dunque l’arte la traduzione di un lavoro umano che rende visibile e materiale la sua immaginazione. Ciò che chiamiamo arte ha sempre, dunque, un’origine

umana.156

La vicinanza tra l’arte e il mercato ha tuttavia fondamenta molto vicine ad oggi, infatti, solo in tempi recenti si parla di economia dell’arte. In particolar modo, l’economia dell’arte solo dal 1990 ha assunto un’autonomia istituzionale e convenzionalmente si definisce tale economia come quella che studia la creazione, la produzione ed il successivo consumo di opere d’arte. L’economia, relativa a questo settore, si è costituita, infatti, come una specifica sezione

dell’economia politica.157 L’applicazione del metodo economico all’arte è un

argomento che in realtà fonda le sue radici in una lontana epoca, in quanto,

alcuni grandi economisti e altre personalità come Adam Smith,158 John Maynard

Keynes,159 John Ruskin,160 William Baumol161 e William Bowen,162 avevano già

trattato in passato il binomio arte-economia. Già tra il 1762 ed il 1785 il problema                                                                                                                

156 S. Zucchi, Capire l’arte. Come riconoscerla, perché amarla, Milano, Mondadori, 1999

157 L'economia è la scienza che studia i fenomeni economici ed il funzionamento del sistema economico. Nel sistema hanno luogo una serie di rapporti economici fra soggetti e gruppi sociali. Da ciò si ricava che l'economia è una scienza sociale. L'economia politica, al pari delle altre scienze sociali, comporta dei giudizi di valore, per cui economisti e studiosi hanno fornito diverse definizioni.  

158  Adam Smith è stata una personalità di spicco nel panorama scozzese sia per quanto concerne

l’economia che per quanto riguarda l’ambito filosofico; infatti, egli fu colui che in anni passati gettò le basi dell’economia politica neoclassica. Ad oggi, Adam Smith è considerato come il primo degli economisti classici, ovvero è ritenuto oggi come il padre della scienza economica.  

159  John Maynard Keynes è considerato come uno tra gli economisti più famosi del ventesimo

secolo. La sua opera principale è la Teoria dell’occupazione, dell’interesse e della moneta, datata 1936. Questo volume è un testo che ha profondamente segnato tanto la scienza economica quanto l’intero mondo politico.  

160  John Ruskin, nato nel febbraio 1819 e morto nel 1900, è stato un famoso pittore, critico

d’arte, scrittore e poeta britannico.  

161  William Jack Baumol è un famoso economista degli Stati Uniti d’America che, nella sua vita,

ha contribuito alla formazione della storia del moderno pensiero economico. Egli è professore sia alla New York che alla nota Princeton University ed è considerato uno tra i migliori economisti di tutto il mondo.  

162  William G. Bowen, nato nel 1933, è stato il Preside della Princeton University dal 1972 fino al

dell’economia dell’arte fu affrontato da Adam Smith, seguito poi da J. M. Keynes che si interessò a tali argomentazioni tra il 1923 ed il 1938, anche se, a dare i primi contenuti organici in materia furono i lavori presentati da W. Baumol e W. Bowen che, nel 1966, pubblicò Perfoming arts: the economic dilemma.

Nonostante la teoria economica dell’arte rappresenti un ambito oramai consolidato, ci sono alcuni temi fondamentali che vengono continuamente sollevati come, ad esempio, la relazione tra valore artistico e valore monetario, la relazione tra creatività e organizzazione mercantile ed, infine, l’efficienza del mercato dell’arte. Infatti, il problema del valore dei beni artistici è una questione

che viene proposta da D. Ricardo163 già nel 1817: «Vi sono alcune merci, il cui

valore è determinato esclusivamente dalla loro scarsità. Non v’è lavoro che possa accrescere l’utilità di tali beni; il loro valore non può perciò risultare scemato da un’accresciuta offerta. Di tal genere sono alcune statue rare e alcuni quadri rari, libri e monete scarsi e vini di particolare qualità. […] Il loro valore è del tutto indipendente dalla quantità di lavoro occorsa originariamente per produrli: muta

con il mutare della ricchezza e dei gusti di chi desidera possederli».164

L’economia dell’arte analizza gli aspetti economici di tutte le arti dal vivo e la sua definizione, ovvero la spiegazione di tale moderno tipo di economia, è strettamente connessa all’esigenza di sovvenzione pubblica per evitare l’impoverimento generale dell’attività artistica e per distanziarsi dall’incapacità dell’arte di espandersi e, conseguentemente, di arricchirsi in termini di qualità mediante i meccanismi di mercato.

Definendo l’arte come una forma di cultura avente come principale obiettivo quello di massimizzare la diffusione della conoscenza in campo artistico diviene necessario evidenziare l’obiettivo primario degli economisti in questo ambito: i mercati delle opere d’arte. Ciò che contraddistingue questa economia delle opere d’arte è il fatto di disinteressarsi della natura del prodotto artistico e del bisogno di arte facendo emergere solamente la domanda e l’offerta di opere considerate                                                                                                                

163  David Ricardo è stato considerato come uno tra i maggiori esponenti della scuola classica ed è

stato dunque un famoso economista di origine britannica.  

di grande importanza artistica. Oppure, si tratta dello studio dei mercati e delle organizzazioni artistiche che permettono di fornire all’operatore pubblico un quadro di riferimento per l’assegnazione di sussidi all’arte. «L’economista si occupa di arte perché dietro la speculazione filosofica c’è un fenomeno di consumo di massa che la natura conoscitiva dell’arte strappa all’effimero e dota

di rilevanti effetti collettivi di benessere».165 L’economista se ne occupa perché

per la realizzazione di tali beni sono impiegate ingenti risorse economiche, private e pubbliche. Si tratta principalmente di un insieme variegato di norme con cui l’arte viene fatta arrivare al consumatore. Ciò che legittima l’intervento dell’economista è che l’attivazione di rapporti verticali, dai quali dipende l’efficienza, richiede l’intervento di un attore esterno che si faccia portatore degli interessi della collettività. All’economista dell’arte si chiede di razionalizzare un pregiudizio della società a favore dell’arte, quantificandone il costo e suggerendo molte soluzioni tecniche atte ad ottimizzare gli effetti derivanti dal sussidio pubblico. Il rifiuto dell’economista di interessarsi alle caratteristiche estetiche e alla natura dei beni è nonostante tutto un dato tanto rilevante quanto fondamentale.

Gli argomenti che hanno maggiormente interessato gli economisti sono stati l’analisi del mercato e del prezzo dei dipinti e degli oggetti d’arte in genere. Questo particolare settore di ricerca ha portato al calcolo del rendimento delle opere d’arte, assunte come attività finanziarie.

Al centro dell’economia dell’arte c’è un modello di fruizione inteso come modello di consumo che consente di definire gli effetti di benessere individuale e collettivo prodotti dal consumo dell’arte dalla quale dipende il suo potere di

mercato. Nel momento in cui viene definita l’utilità sociale166 derivante dal

                                                                                                               

165  A. Spranzi, Arte e economia. I presupposti estetici dell’economia dell’arte, Milano, EGEA, 1994,

p.39

166  In generale, con il termine utilità sociale fa riferimento alle finalità cui vanno indirizzate le

attività economiche con l’obiettivo finale di raggiungere la maggior quantità di benessere per il maggior numero di individui. Quando parliamo di beni e servizi di utilità sociale si fa riferimento a diverse tipologie di beni come, ad esempio, l’assistenza sociale, l’assistenza sanitaria, la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, la valorizzazione del patrimonio culturale e la ricerca ed erogazione di servizi culturali.  

consumo di oggetti d’arte, essa può competere per ottenere le risorse economiche di cui ha bisogno per porre in essere la fruizione.