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BREVI CONSIDERAZIONI SULL’ARTE DEI DIVERSI GRUPPI ETNIC

ANALISI DEGLI ELEMENTI CHE COSTITUISCONO LE CATEGORIE MAGGIORMENTE IN VENDITA NELLE ASTE ANALIZZATE NEL CASO

3.1 BREVI CONSIDERAZIONI SULL’ARTE DEI DIVERSI GRUPPI ETNIC

In precedenza all’epoca coloniale, i popoli africani erano suddivisi in centinaia di etnie ed ognuna di esse si presentava come caratterizzata da diverse specificità culturali. Il continente africano è in prevalenza abitato da melanodermi ed essi sono sia di stirpe nera, divisi principalmente in Occidentali e Bantù, che di stirpe

camito-semitica;73 nel parlare delle popolazioni del continente africano, gruppi a

sé stanti sono considerati gli Etiopi di origine araba, gli Ottentotti, i Bosciamani

ed, infine, i Pigmei.74 Con il termine Occidentali si fa riferimento alle

popolazioni stanziate nelle regioni del Congo settentrionale, nell’Africa equatoriale e nello stato della Guinea mentre, i Bantù rappresentano perlopiù una popolazione caratterizzata da una cultura poco omogenea e che si suddivide in una grande varietà di tribù, ovvero una cultura distinta principalmente in tre

sezioni a livello regionale: meridionale, occidentale ed orientale.75

L’arte che si è sviluppata nell’Africa Nera è riconducibile principalmente a quattro aree stilistiche. La prima è quella afferente all’etnia Bamana, Dogon e Senufo la cui attività prevalente consiste nella produzione di maschere aventi una dimensione abbastanza grande e nella realizzazione di statue generalmente, però, di piccole dimensioni. La seconda area è costituita in prevalenza da tutte quelle etnie discendenti dalle culture sia Ife che Benin, ovvero gli Ashanti,                                                                                                                

73  Sotto la denominazione Camiti vengono raggruppati tutti gli individui che appartengono ad

etnie che sembrano collegate tra loro da particolari nessi sia linguistici che etnici. Tale termine deriva da Cam che è un personaggio biblico, uno dei tre figli di Noè. In generale, le popolazioni che si ritengono camitiche si dividono in due grandi classi, quelle del Nord come Berberi, Teda, Ful, Hausa ed altre popolazioni nigeriane e quelle dell’Est come gli Egiziani, i Begia, gli Abissini, i Somali, i Masai dell’Africa equatoriale e tutti gli altri popoli che parlano la lingua Bantu.

74  Ultima lezione: Arte dell’Africa nera,

http://www.antropologiaartesacra.it/scritti20%in%20PDF/GABRIELEMANDELArteAfricana_Ulti maLezioneBrera.pdf  

Baulé, Ibibo, Guro e Yoruba mentre, la terza area stilistica comprende tutte le

popolazioni le cui radici sono riscontrabili nelle tribù camitiche.76 La quarta ed

ultima area è invece rappresentata dalle opere delle popolazioni Bantù le cui produzioni più tipiche sono quelle afferenti alle etnie Mayumbe, Luba, Teke e Songe, stanziate nei territori di diversi Stati quali il Congo, l’Angola, la Tanzania ed il Camerun.

In generale, è possibile affermare che le regioni comprese tra lo stato del Mali e quello della Nigeria occupano un posto di fondamentale importanza per quanto concerne lo studio dell’arte etnica africana poiché le popolazioni comprese in tali territori hanno fornito, in termini quantitativi, il maggior numero di manufatti. I maggiori studi per quanto riguarda l’arte dell’Africa Nera sono riguardanti le opere realizzate nella regione della Falesia del Bandiagara del Mali e, fino a decenni fa, l’intera produzione artistica in relazione alla scultura di tale regione era assoggettata indiscriminatamente all’etnia Dogon, diventata famosa in seguito

alle pubblicazioni sia di Marcel Griaule77 che di altre importanti personalità. I

Dogon entrarono nella sfera conoscitiva del mondo occidentale nel decennio compreso tra il 1930 ed il 1940 e, in particolar modo, a causa delle relazioni stilate da personaggi che, nel corso del tempo, si cimentarono in missioni per conto delle diverse istituzioni scientifiche della capitale francese; esse avevano lo scopo di raccogliere sia il maggior numero di informazioni etnografiche possibili che il maggior numero di manufatti ed altri materiali per il Musée d’Ethnographie du Trocadero e poi, per il suo successore, il Musée de l’Homme.

Tali missioni, in particolar modo quelle intraprese da Griaule e Michel Leiris,78

portarono a Parigi una vasta quantità di oggetti, infatti, basti pensare che solo nella celebre missione Dakar-Djibouti, effettuata intorno agli anni 1931-1932,                                                                                                                

76  I Camiti rappresentano tutti quei popoli che sembrano tra loro collegati da nessi sia etnici che

linguistici quindi, con questo termine, si fa usualmente riferimento a tutti quei popoli dell’Africa settentrionale, dalla costa allo stato del Sudan, e quella orientale, dall’Egitto e comprendente lo stato dell’Etiopia e della Somalia. In origine, tale denominazione è stata applicata e, successivamente, utilizzata nel momento in cui le scienze antropologiche erano ancora poco differenziate ed è stata poi associata anche a cose diverse.  

77  Marcel Griaule è stato un etnologo di origine francese e la maggior parte dei suoi studi furono

legati all’etnia Dogon.  

furono raccolti tremilacinquecento beni e non costituisce fatto eccezionale che lo stesso Griaule non faccia riferimento alle qualità stilistiche di tali manufatti e si riferisca agli oggetti raccolti come: «Una collezione di oggetti etnografici non è né una collezione di curiosità né una collezione di opere d’arte. L’oggetto non è altro che un testimone, che deve essere considerato in funzione delle informazioni che fornisce su una data civiltà e non secondo il suo valore

estetico».79

I Dogon rappresentano dunque una popolazione stanziata nella regione di Bandiagara e a tale etnia sono stati associati diversi appellativi come Dagom, Habbè e Tombo. La loro produzione artistica si caratterizza principalmente per la grande attività scultorea che, in tale etnia, viene sapientemente realizzata da una particolare casta, quella dei fabbri. Nonostante ciò, un ruolo molto importante viene ricoperto anche dalla fabbricazione delle maschere legate alla cosmologia tra cui spicca la Kanaga; tale manufatto è una maschera che presenta una grande croce che Marcel Griaule aveva interpretato come il simbolo

dell’equilibrio dell’universo, ovvero tra l’alto, il cielo ed il basso, la terra.80

Sempre in tale regione è utile ricordare un’altra popolazione la cui origine è però

ancora incerta: l’etnia Tellem.81 L’arte di questo gruppo etnico rappresenta

spesso opere scultoree il cui soggetto è di norma una figura isolata ed il cui grado di astrazione è superiore rispetto all’arte di qualsivoglia etnia presente nel continente africano.

L’etnia più numerosa in termini di individui nello Stato del Mali è rappresentata dai Bamana le cui opere nel mondo occidentale hanno destato da sempre un forte interesse. In generale, la produzione artistica di tale popolo raggiunge i livelli più alti, in termini di quantità, dell’intero continente africano e le opere d’arte Bamana sono forse, ad oggi, tra le più richieste sia dai collezionisti che                                                                                                                

79  Cfr, E. Bassani, Arte africana, cit., p.29  

80  Dogon, http://www.sapere.it/enciclopedia/Dogon.html  

81  Gli scavi archeologici nell’area della Falesia hanno fatto emergere come l’arrivo della

popolazione Tellem in tale regione risalga all’undicesimo secolo; esso è dunque un popolo che ha occupato lo stato del Mali, in particolare la Falesia del Bandiagara, e forse è per questo motivo che alcuni studiosi ipotizzano la fusione di tale popolo con quello dei Dogon.  

dalle diverse istituzioni museali. I Bamana sono abili lavoratori di cuoio, ceramica, ferro, legno e tessuti, anche se, sono molto apprezzati per la realizzazione di un particolare copricapo utilizzato nei riti cerimoniali, il Chiwara o Tjiwara.

Le opere d’arte provenienti dal territorio nigeriano sono forse quelle che presentano anche oggi una continuità e la cui esistenza era già stata resa nota agli inizi del diciassettesimo secolo. Quando si fa riferimento, in termini artistici, allo stato della Nigeria s’intende prendere in considerazione, in particolar modo, determinate etnie come gli Yoruba, popolazione sudanese, gli Ibo, popolo semibantù, gli Ibibio e gli Edo poiché rappresentano la maggioranza in termini di densità demografica, anche se, nel territorio nigeriano sono presenti anche molti altri gruppi etnici minori. È dunque un posto di prestigio, nell’arte africana, quello occupato dalla Nigeria e ciò deriva da più fattori come, ad

esempio, una grande varietà di tradizioni a livello artistico.82

Gli Yoruba rappresentano uno dei popoli più numerosi dell’Africa occidentale ed essi si sono stanziati, nel corso del tempo, anche nell’entroterra dello stato sia

del Benin che del Togo.83 L’attività degli Yoruba si caratterizza principalmente

nella realizzazione di maschere ed altre figure costituite, per la maggior parte, in legno e, in genere, le produzioni di tale etnia sono note per un forte elemento cromatico ed, ancora, per gli innumerevoli elementi decorativi posti nelle diverse opere. Di particolare rilevanza risultano essere tre tipologie di maschere che tale gruppo etnico realizza: le gelede, caratterizzate da forti cromatismi e da un’elevata espressività, le epa, manufatti monumentali ed, infine, le egungun, maschere caratterizzate da orecchie aventi una dimensione piuttosto grande.

In generale, l’arrivo a Londra di una vasta gamma di manufatti, come bottino di guerra della spedizione britannica del 1897, permise di avere una conoscenza diretta delle opere d’arte etnica. Nonostante ciò, alcune tra le opere afferenti allo Stato della Nigeria, che più hanno interessato le genti occidentali sono state le opere scultoree di Ife, città santa dell’etnia Yoruba. Molti fattori hanno spinto gli                                                                                                                

82  Nigeria. Cultura: arte, http://www.sapere.it/enciclopedia/Nigèria.html   83  Yoruba, http://www.treccani.it/enciclopedia/Yoruba  

uomini europei ad apprezzare in modo maggiore questi manufatti poiché le sculture presentano una perfezione formale associabile all’idea di perfezione dei canoni della classica tradizione occidentale. È opportuno porre in evidenza che tale perfezione non è derivata dall’influenza europea ma che, anzi, è una conquista assoluta degli abitanti di tale territorio, ovvero una loro peculiarità formale. Gli artisti di Ife nella loro vasta produzione annoverano anche teste e altre figure realizzate mediante l’uso del rame puro ed è, questa particolare tecnica, considerata da sempre di difficile esecuzione.

Nell’indicare le opere associate al territorio nigeriano è doveroso porre in evidenza anche l’intera categoria di manufatti proveniente dalla regione dell’antico regno del Benin che sono stati assunti per decenni dalle civiltà occidentali come il vero e proprio sinonimo dell’arte antica africana. Lo stato del Benin, visitato nel sedicesimo secolo da portoghesi, inglesi ed olandesi è molto rinomato per la produzione dei bronzi, anche se, fu solo grazie alla conquista britannica, avvenuta nel 1897, che in codesto territorio vennero scoperte queste meravigliose opere. Tali bronzi possono essere suddivisi in base a due tipologie: le figure, ovvero le teste d’uomo prodotte in grandezza naturale o altri modelli raffiguranti animali, figure umane e svariati simboli sia mitologici che magici. La produzione artistica di questo territorio si è sviluppata a partire dalla seconda metà del dodicesimo secolo fino alla fine del diciassettesimo secolo ed è possibile affermare che è essa è in parte derivata dalla vicina Ife. Gli oggetti che arrivarono in Europa si sono dunque presentati, come già affermato, per la maggior parte in bronzo e molto note in questo materiale sono le teste-ritratto che raffigurano sia

Oba, il re-sacerdote che guerrieri ed altre personalità importanti ma, oltre agli

oggetti in bronzo, si annoverano anche beni in avorio e terracotta.84

Per quanto concerne lo studio dei beni provenienti dallo stato del Burkina Faso, degne di importanza risultano soprattutto essere le opere realizzate dall’etnia Lobi che, fino alla metà del ventesimo secolo, non erano ancora conosciute in Occidente e ciò è rimasto invariato fino al momento in cui una vasta serie di                                                                                                                

mostre e studi hanno posto in evidenza un’elevata qualità insita in questi stessi manufatti.

Anche le popolazioni Akan e Ashanti stanziate nel territorio del Ghana presentano un’arte intrisa di elementi rituali tra i quali spiccano una serie di sculture commemorative. Infatti, per quanto concerne l’arte di questi territori, note agli occidentali risultano essere le teste in terracotta aventi dimensione

naturale e caratterizzate da un perfetto mix di elementi stilizzati e realtà.85

Per quanto concerne lo stato del Gabon, è possibile dire che la maggior parte della popolazione appartiene alla già citata stirpe Bantù; utile è menzionare l’importante ruolo esercitato da un’etnia appartenente a tale stirpe: i Fang. Approfonditi studi ed indagini nel corso del ventesimo secolo furono effettuati per le opere di tale etnia, in particolar modo da quando, nel 1915, Carl Einstein

pubblicò nel suo famosissimo Negerplastik86 una delle opere di tale gruppo

etnico. L’etnia Fang è soprattutto nota per un carattere insito nella loro produzione artistica, la raffinatezza; propri della loro arte sono anche alcuni particolari elementi come la fabbricazione delle stoffe, la lavorazione del rame e le realizzazioni di particolari armi come le balestre, gli scudi in legno ed i coltelli

“a becco d’uccello”.87

Per quanto concerne il regno del Congo è possibile dire che fu uno dei pochi territori che fin dai tempi delle prime esplorazioni geografiche intrattenne molti rapporti sia con il popolo portoghese che con il Vaticano. Infatti, già dalle prime fonti scritte relative a queste spedizioni è possibile leggere che i missionari non perdettero l’occasione di indicare come opere mostruose da distruggere gli strani

idoli88 che avevano trovato in queste terre da loro definite come selvagge. Alcune

caratteristiche proprie nella produzione artistica del Congo sono rappresentate da una grande vastità di figure umane che spesso si presentano come monocrome, con un forte carattere di simmetria e frontalità e caratterizzate da                                                                                                                

85  Ghana (Stato), http://www.sapere.it/enciclopedia/Ghana+Stato.html  

86  Negerplastik di Carl Einstein è un libro pubblicato nel 1915 che parla della diffusione delle arti

plastiche africane ed è un volume che a tutt’oggi è considerato di fondamentale importanza.    

87  Fang, http://www.treccani.it/enciclopedia/fang   88  M. L. Ciminelli, op. cit.  

una poca aderenza alla realtà, infatti, anche quando vengono rappresentati gli antenati non assumono mai dimensioni reali; essi spesso vengono realizzati con teste molto grandi. Anche nel momento in cui vengono realizzate le maschere la Repubblica democratica del Congo presenta spesso regole a sé stanti rispetto a tutti gli altri territori del continente africano.

Per quanto concerne l’arte della Costa d’Avorio, essa è molto fiorente ed è in continua espansione; tale affermazione trova ragion d’essere poiché l’arte di questo territorio non è direttamente collegata alla forte influenza europea, derivante dal precedente potere coloniale, ma per le sempre nuove idee che scaturiscono dalle menti e dalle mani degli artisti del suddetto territorio. In generale, è possibile affermare che la produzione artistica si presenta come molto variegata poiché nello stato della Costa d’Avorio sono presenti una moltitudine di popolazioni. Una grande importanza è data alle figure rigidamente stilizzate, inoltre, viene dato largo spazio a tutte le immagini realistiche che presentano come soggetti principali gli antenati; per finire, importanti sono anche tutte le maschere che vengono largamente impiegate nelle danze rituali.

Un gruppo etnico stanziato sia nello stato della Costa d’Avorio che Burkina Faso e Mali sono i Senufo la cui attività artistica è principalmente dedicata alla realizzazione sia di statue che di maschere. Le maschere si presentano spesso ricche di particolari e possono rappresentare sia uomini che animali come, ad esempio, tartarughe, serpenti e coccodrilli. Di quest’etnia sono soprattutto note

le figure che presentano uomini a cavallo.89

Ciò che, in generale, risulta utile porre in evidenza è il fatto che nonostante tali opere d’arte siano parte integrante della vita sia religiosa che cultuale di queste comunità, esse non presentano necessariamente le stesse soluzioni formali. Infatti, è possibile affermare che le differenze insite nelle opere sono il risultato dell’ingegno di un determinato artista appartenente ad una singola comunità e dall’accettazione dell’oggetto dalla società stessa. In tal modo, la nuova forma creata e ben accettata è divenuta, con il passare del tempo, patrimonio comune.                                                                                                                

Riprodurre con un grado di minore fedeltà ha permesso dunque agli artisti africani di introdurre sempre nuove e diverse soluzioni formali che si sono poi trasformate nei differenti sottostili esistenti. Rimane comunque inteso che è difficile stabilire qual è stata l’etnia che per prima ha creato un determinato oggetto e in questo determinato contesto si può solo ipotizzare che un artista lo abbia realizzato in risposta al bisogno della sua comunità d’appartenenza. Tale oggetto dopo aver, come già affermato, ricevuto il consenso sarebbe divenuto per l’ennesima volta il modello per le opere in capo ad altri artisti della stessa società, tale per cui, anche loro, avrebbero creato nuove opere con le più diverse declinazioni individuali. Nonostante ciò, è utile porre in evidenza come la destinazione finale di un manufatto non ne determini in alcun modo sia il minore che il maggiore livello artistico. Infatti, spesso, quando si parla di opere d’arte del continente africano bisogna prestare molta attenzione agli oggetti, in quanto, la maggior parte di essi, oltre al fatto che non vengono prodotti in serie ma ogni bene è un pezzo unico, presenta una combinazione fra una moltitudine di fattori come la fantasia, la funzionalità ed un grande rigore formale.

Sebbene la premessa, non è semplice distinguere, per quanto concerne quest’arte, gli oggetti d’uso quotidiano come, ad esempio, poggiatesta, contenitori, cucchiai e pettini da quelli utilizzati durante le cerimonie e riti religiosi; è dunque difficile stabilire quando la funzionalità di tali beni è reale o puramente simbolica.

Per quanto concerne gli oggetti che troviamo sotto descritti è possibile dire che questi sono in questa sede presentati poiché di rilevante importanza per i popoli del territorio africano. Essi presentano una moltitudine di soluzioni formali e sono stati creati, come già evidenziato, da tali popolazioni in risposta alle esigenze delle diverse comunità. Per meglio comprendere la produzione di beni afferenti all’arte africana in relazione al territorio o alle diverse regioni, alle differenti aree culturali ed alle etnie, risulta essere molto utile l’azione di suddivisione intrapresa nella seguente tabella in merito alla moltitudine di varianti appena descritte.