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AREA CULTURALE ETNIE

3.8 GLI STRUMENTI MUSICAL

Anche gli strumenti musicali afferenti alla tradizione africana, grazie ad una loro decorazione ed una particolare estetica a livello di forme, possono essere considerati nel mondo occidentale come vere e proprie opere d’arte. È possibile comunque affermare che la musica è da sempre uno tra gli elementi centrali nella cultura dei diversi popoli della terra e che, molto spesso, essa rappresenta un elemento di elevato valore sia a livello religioso che a livello sociale.

Gli strumenti musicali, nella maggior parte dei casi, sono costituiti in prevalenza da tutti quegli elementi la cui origine deriva dalla terra o dalla natura; molti materiali, come ad esempio zucche, pelli di animali, conchiglie, cortecce d’albero e altri arbusti, una volta trovati venivano lavorati dalle sapienti mani africane mentre, ad oggi, tali strumenti prendono vita grazie all’impiego di moderni materiali quali la plastica, la carta ed i numerosi metalli lavorati.

In generale, è possibile dire che il lavoro degli etnomusicologi si è concentrato in particolar modo sull’individuazione di quattro particolari categorie di strumenti musicali afferenti alla tradizione africana: gli idiofoni, i cui suoni sono prodotti dallo strumento stesso senza particolari ausili, i membranofoni, i cui suoni sono prodotti da una o più membrane che vengono battute con mani o con altri oggetti, i cordofoni, i cui suoni sono prodotti da corde generalmente costituite in materiali come il nylon od il cuoio ed, infine, gli aerofoni, il cui suono è prodotto dal fiato del musicista ed ovviamente canalizzato dallo stesso strumento.

Tra gli strumenti meglio confezionati nella cultura del continente africano troviamo i tamburi, sebbene essi siano generalmente caratterizzati dall’assenza di elementi sia decorativi che figurativi. Una variante degna di importanza è costituita dai tamburi monossili poiché, oltre a rappresentare veri e propri simboli del potere, essi erano utilizzati anche come un’efficace mezzo di trasmissione di messaggi a grande distanza.

3.9 IL COLORE

Anche la colorazione che viene decisa per un oggetto nell’ambito dell’arte africana non è lasciata al caso e, la maggior parte delle volte, essa non è realistica poiché ogni colore è associato ad un preciso significato od a predefinite caratteristiche che si intende far assumere all’oggetto creato. In termini di colore, è utile dire che nell’arte etnica africana la cromia può variare spaziando dai toni del nero delle statue a quelli del marrone delle maschere del Camerun fino a raggiungere i gialli intensi ma anche bianchi, rossi e blu delle figure appartenenti al territorio nigeriano ed alle maschere prodotte dall’etnia Yoruba. Per citare un

esempio, presso l’etnia Igbo l’inclusione del colore bianco significa associare ad un determinato bene qualità terapeutiche e morali ed è consuetudine che tale

colore derivi dal caolino.108 Per quanto, invece, concerne l’etnia Bamana l’uso del

colore è associato ad un particolare ruolo: liberare l’energia in riferimento sia all’oggetto che all’individuo ed, in aggiunta, è possibile dire che la cromia ha la capacità di proteggere, secondo tale etnia, l’uomo da minacce esterne. Per questo popolo, ovvero l’etnia Bamana, il potere derivante dall’utilizzo dei colori è dato dalle combinazioni in cui questi vengono posti. Presso l’etnia Pende del Congo, l’uso del bianco, del rosso e del nero è sempre ben ponderato poiché tale popolo associa il rosso alla vita ed è dunque consuetudine che un corpo umano cosparso di colore rosso sia un corpo definito in salute mentre, il colore nero è associato ad un individuo della collettività nel momento in cui egli viene sottoposto alle prove della vita. Infine, il colore bianco viene associato al ritorno degli spiriti, ovvero a tutti quei morti che fanno ritorno per aiutare un individuo appartenente ancora al mondo dei vivi.

Per quanto concerne le maschere, invece, l’utilizzo di questi colori può essere anche combinato: esse possono presentarsi come bianche e nere, rosse e nere ma mai rosse e bianche; oppure, possono presentarsi con un'unica cromia e di conseguenza possono essere interamente nere ma mai completamente rosse o bianche.

Da ciò si evince come il colore non sia un fattore superficiale ma, anzi, esso è un elemento di rilevante importanza e, come già assunto, i tre colori fondamentali per gli africani sono il nero, il bianco ed il rosso e prevedono sempre, per quanto ne concerne l’uso, una prevalenza di uno dei tre. Il colore nelle maschere serve principalmente per attivarle ed è per questo che prima di ogni rituale esse vengono ridipinte ed è proprio in questo modo che il colore permette di riconnettere il passato al presente, ovvero di permette il contatto fra il mondo dei morti ed il mondo dei vivi.

                                                                                                               

108  Il caolino è una roccia sedimentaria di colore bianco prevalentemente costituita da caolinite

In generale, e come afferma Ivan Bargna: «L’intervanto taumaturgico sui colori è teso a ristabilire l’ordine del cosmo; il cammino individuale nella vita, verso la morte e poi la reincarnazione è un procedere ciclico di colore in colore in un processo di maturazione che si risolve nello scioglimento e nel rilancio della sintesi transitoria della persona: dal bianco (colore dell’aldilà e della fragilità dell’infanzia) al rosso (la giovinezza come processo dinamico d’iniziazione) al nero (colore dell’anziano potente e saggio), per poi ritornare nuovamente al

bianco».109