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STUDIARE L’ARTE SECONDO I PRINCIPI DEL MARKETING M

9. IL MERCATO DELL’ARTE ETNICA AFRICANA

9.1 IL PEDIGREE DI UN’OPERA D’ARTE

Quando si acquistano opere d’arte derivanti da aste o gallerie si acquista contemporaneamente anche un valore aggiunto: il pedigree dell’opera; esso è un elemento-chiave necessario per classificare un oggetto d’arte africana come

autentico e, come afferma Sally Price,250 «Il pedigree di un’opera d’arte, come

quello di un cane, è costituito da una linea di discendenza genealogica autenticata, che fornisce all’eventuale compratore una garanzia di valore dell’acquisto […]. Il pedigree di un’opera d’arte enumera non solo i precedenti possessori, ma anche le mostre e le pubblicazioni in cui l’opera è apparsa, le vendite attraverso cui è passata di proprietà ed i prezzi ogni volta pagati […]. Dopo che un manufatto (non occidentale) è stato prelevato dal “campo” (per acquisto, furto, o altre possibili forme di passaggio di proprietà in Occidente), di norma si provvede ad un nuovo passaporto. Il pedigree di un tale oggetto di norma non fornisce informazioni dettagliate sul suo autore o sui suoi originari possessori (indigeni), ma rende conto solo dei passaggi di proprietà dell’oggetto in Occidente. Una figura africana già appartenuta a Henry Matisse, a Charles Ratton o a Nelson Rockfeller non ha paragone, in questo sistema, con una

scultura dello stesso artista (indigeno) che non abbia proprietari (occidentali)».251

Per quanto concerne il pedigree è possibile dimostrare come esso ha assunto una particolare importanza in più di un’occasione e a tale scopo si veda, ad esempio, il caso di una maschera proveniente dal regno kuba ed appartenente alla                                                                                                                

249  J. Kerchache, J.L. Paudrat, L.Stephan, L’arte in Africa, Milano, Garzanti, 1991  

250  Sally Price, il cui vero nome è Sally Hamlin è nata a Boston nel 1943 ed è una famosa

antropologa americana.    

251  Cfr,  S. Price, I primitivi traditi. L’arte dei “selvaggi” e la presunzione occidentale, Torino, Einaudi,

collezione George Neuner. La casa d’asta Zemanek-Munster in una seduta d’asta, la 44th Tribal Art Auction, datata 26 novembre 2005, ha registrato l’aggiudicazione di tale maschera a 400'000,00 euro e solo il giorno successivo all’aggiudicazione alcuni membri interni alla casa d’asta si sono resi conto che tale manufatto era

comparso nel Negerplastik252 di Carl Einstein e, grazie a tale scoperta, il prezzo

finale di quest’ opera di conseguenza diventò irrisorio. L’aggiudicatario era il mercante Patrick Frohlich che non paga e ritira subito dopo la conclusione dell’asta la maschera e tale bene viene dunque classificato come invenduto. Due anni dopo, il 24 novembre dell’anno 2007, l’opera Kuba viene quindi riproposta nella 52nd Tribal Art Auction dallo stesso Zamanek, personalità già presente nella prima asta in cui l’opera venne presentata, ed in questa seconda occasione viene reso noto il riferimento all’opera di Carl Einstein. Il prezzo base della maschera diviene di sessantamila-novantamila euro per effetto di questo

pedigree; la maschera verrà poi aggiudicata per ottantacinquemila euro.253

Un altro esempio che testimonia l’importanza del pedigree riguarda la vendita di un’opera proposta nell’asta Verité tenutasi a Parigi: la maschera Ngil dell’etnia Fang del Gabon. Tale pedigree consiste nel fatto che il suddetto bene era apparso nella celebre mostra Primitivism in the 20th Century Art: Affinity of the tribal and the

modern254 tenutasi al MoMa di New York nel 1984. In quell’occasione lo stesso

Rubin nel catalogo mise in evidenza l’affinità presente tanto nelle maschere dell’etnia Fang quanto nelle teste realizzate da un celebre artista, Picasso. È altresì utile porre in evidenza il fatto che tale maschera era stata anche fotografata e inserita all’interno del catalogo affianco alla Testa di donna realizzata

dal pittore nel 1908.255

In generale, è possibile affermare che per quanto riguarda le nazioni in via di sviluppo, in particolar modo l’Africa, esse sono state spesso negligenti sia nel                                                                                                                

252  Negerplastik di Carl Einstein è un libro pubblicato nel 1915 che parla della diffusione delle

arti plastiche africane ed è un volume che a tutt’oggi è considerato di fondamentale importanza.    

253  M. L. Ciminelli, D’incanto in incanto. Storia del colonialismo di arte primitiva in occidente, op. cit.   254  Quest’esposizione d’arte è stata curata da William Rubin nel 1984 ed essa venne posta in

essere per focalizzare l’attenzione sul rapporto tra l’arte non-occidentale ed il mondo occidentale stesso.  

tutelare l’originalità della loro arte che in materia di salvaguardia ed è per questo motivo che nel mercato occidentale è stato introdotto il pedigree dell’opera tutte le volte in cui si era in mancanza di una certificazione.

Oggi, gli oggetti presenti sul mercato sono principalmente provenienti dall’Occidente, perlopiù da collezioni sia pubbliche che private costituite molti anni fa, in quanto, con l’incessante avanzata del progresso stanno scomparendo, a poco a poco, le società tradizionali. Sia la datazione che la collezione di provenienza costituiscono ad oggi un grande problema per la determinazione dei prezzi di vendita, infatti, se un oggetto tradizionale africano deriva dalla collezione privata di Picasso, Man Ray o Apollinaire questo diviene un manufatto di grande importanza ed il suo prezzo, conseguentemente, diviene molto più alto. È comunque necessario porre in evidenza che, per quanto riguarda la determinazione del prezzo di vendita, le opere d’arte africane hanno raggiunto, nel corso del tempo, un livello decisamente inferiore se contrapposte al volume d’affari relativo all’arte contemporanea.

Secondo alcuni studi, è possibile suddividere il mercato dell’arte etnica in tre tipologie: il primo lo si può individuare già nei tempi passati, quando i coloni effettuavano le famose raccolte sul terreno e utilizzavano gli oggetti presi come merce di scambio nelle loro nazioni. Il secondo mercato, invece, può essere posto in evidenza in base al fatto che il mercato dell’arte africana è molto più giovane, poiché costituito pienamente solo nel periodo finale degli anni cinquanta del novecento. Mentre, il terzo ed ultimo è stato il frutto di un processo molto più lungo ovvero: agli oggetti culturali appartenenti alle culture tribali subentrarono nuove forme d’arte di più alto valore culturale e un crescente numero di copie e, operando in tale maniera, le opere d’arte tradizionali crearono un circuito chiuso e occidentalizzato.

10. ANALISI DELLE VENDITE IN ASTA DELLE OPERE