• Non ci sono risultati.

Analisi del fenomeno emotivo: le più importanti teorie sull’emozione

Nel documento INTEGRITA' PSICHICA E TUTELA PENALE (pagine 49-53)

4. Il ruolo dell’emozione e del sentimento nel diritto penale

4.2. Analisi del fenomeno emotivo: le più importanti teorie sull’emozione

Essendo quello delle “emozioni” un tema complesso e molto ampio, credo sia essenziale ripercorrere brevemente la “storia del fenomeno emotivo”, attraverso le teorie, che meglio possono illustrarci il percorso che dovremmo tracciare in ambito penale. Tutto ciò, naturalmente, senza perdere di vista l’obiettivo della presente ricerca: anche in questo caso, servirci delle varie teorie al fine di ricavare suggerimenti circa gli elementi di emersione degli eventi psichici incastonati nelle fattispecie penali.

In base alla teoria strettamente psicologica, l’emozione è l’incontro, nel soggetto percipiente, tra l’attivazione fisiologica di un determinato sentire, la percezione di questo stato di attivazione, e il suo etichettamento come “emozione”.

92 È chiaro che, quando si parla di “fenomeni psichici”, è sempre difficoltoso

far riferimento alla sfera del singolo soggetto, piuttosto che alla sfera del “sentire collettivo”, per un motivo che, anche in seguito, verrà spesso fuori: nella collettività, infatti, si rinviene più facilmente un “sentimento” dotato di “oggettività”, in quanto percepito da un gran numero di persone; come, invece, andiamo anche solo a sfiorare il punto di vista della vittima, l’analisi deve necessariamente passare da innumerevoli fattori, che, ancora oggi, sono molto complessi da analizzare.

48

Si tratta della teoria cognitivo – attivazionale di Schachter 93, il cui punto debole risiede nell’insufficienza di un riscontro empirico e dimostrabile tra l’attivazione dell’emozione ed i processi successivi.

Negli anni Ottanta, poi, si sono sviluppate le teorie del c.d. “appraisal”, ossia della “valutazione cognitiva”; sono chiamate in questo modo perché si fondano sulla convinzione che le emozioni siano profondamente connesse con i fenomeni cognitivi, in quanto nascono dal modo in cui gli individui valutano e rispondono agli stimoli provenienti dall’ambiente fisico e sociale 94.

Tuttavia, la psicologia delle emozioni soffre di un limite, che non si è mai riusciti a superare: l’insufficienza di mezzi atti ad esaminare in maniera oggettiva le esperienze soggettive.

Per concludere con le varie teorie psicologiche, ricordiamo anche la “teoria comunicativa delle emozioni” di Keith Oatley, il quale

93 Schachter è stato uno psicologo statunitense del secolo scorso. La sua

teoria cognitivo – attivazionale si basava sull’interazione di due fattori, quello fisiologico e quello psicologico, per poter generare un’emozione. Quest’ultima, tuttavia, aveva bisogno dell’ “arousal” (stato di attivazione psicologica) per nascere. Schachter distinse anche le due modalità con cui l’emozione poteva avere origine: abituale, in cui il soggetto è consapevole solo dello stato emotivo risultante, per cui si tratta di un fenomeno post cognitivo; e atipica, in cui l’ “arousal” non è spiegato dalla situazione (come ad esempio l’assunzione di farmaci).

94 Negli studi precedenti, le valutazioni cognitive sono analizzate da sole e non

in relazione alle tendenze o alle forme di preparazione all’azione, come richiederebbe lo schema generale delle teorie dell’ “appraisal”. I due studiosi, che si sono occupati di questo tema (con teorie e modelli distinti) sono Lazarus e Frijda. A Lazarus si devono importanti contributi teorici sul ruolo dei fattori cognitivi ed in particolare sul ruolo dei processi con cui si valuta la rilevanza ed il significato personale di uno “stimolo”. A Frijda si devono, invece, soprattutto le verifiche empiriche sulle teorie dell’ “appraisal”; secondo l’autore, le tendenze all’azione sono percepite dall’individuo come impulsi, che lo spingono ad agire in un certo modo, anche se non è detto che si traducano sempre in azioni manifeste, limitandosi a delle “azioni mentali”. Lo schema causale ipotizzato da Frijda è, in breve, il seguente: valutazioni cognitive à

49

sostiene che il centro di un’emozione è basata su di uno “stato mentale di preparazione all’azione” 95.

In altre parole: la persona orienta le proprie azioni ad un determinato scopo, il cui raggiungimento può avvenire o meno. Sono negative, le emozioni che si accompagnano alla diminuita possibilità di raggiungere lo scopo prefissato; sono positive, le emozioni che sono correlate ad una probabilità alta di un suo raggiungimento 96.

La teoria comunicativa delle emozioni è interessante ai fini della nostra indagine, poiché sembra in un qualche modo “oggettivare”, ossia rendere “esteriorizzabile”, il fenomeno di un mutamento dell’integrità psichica in quel soggetto, che muta le proprie strategie d’azione oppure abbandona quegli scopi, che non è in grado di realizzare; tutto questo avviene, chiaramente, una volta che si siano socialmente ricostruiti degli “scopi”, sui quali l’individuo intende indirizzarsi.

Lasciamo per ora questo discorso – che potrà servirci successivamente – in sospeso, per spostare la nostra attenzione su altri tipi di approcci al tema delle emozioni, cercando, anche qui, di valutare come essi possano esserci penalmente utili. Una teoria molto importante sulle emozioni, risalente all’ Ottocento, verteva sulle reazioni fisiologiche, innescate dall’esperienza emotiva.

95 Cfr. OATLEY K., Breve storia delle emozioni, Bologna, 2007 (tit. originale

Emotions. A Brief History, 2004).

96 Così si esprime, letteralmente Oatley: “Le emozioni sono comunicazioni

fatte a noi stessi, che mascono come cambiamento delle valutazioni: come tali, esse producono sentimenti correlati a queste valutazioni. Esse ci permettono di continuare, abbandonare o modificare piani o scopi. Inoltre, comunicando anche agli altri questi cambiamenti, rendono accessibili nuovi stati di preparazione all’azione” (OATLEY K., Psicologia ed emozioni, Bologna,

1997, cit. p. 139. Tit. originale di Best Laid Schemes. The Psychology of

50

In materia, il saggio di William James del 1884, rispondeva alla domanda “cos’è un’emozione?” 97 , facendo coincidere l’emozione con la consapevolezza di un “mutamento corporeo”. La fisiologia delle emozioni oggi è ripresa dalle neuroscienze. Il neurologo Antonio Damasio dimostra la stretta connessione tra ragione ed emozione 98: il sentimento, che nasce dall’emozione, si traduce nell’adeguamento corporeo del nostro sentire all’emozione.

Antonio Damasio, che era laureato in medicina, affronta il tema della coscienza dalla duplice prospettiva dell’analisi a livello neurofisiologico e delle relative corrispondenze sul piano psicologico.

Partendo, quindi, da alcuni casi clinici, egli cerca di dimostrare che l’idea dell’esistenza di un pensiero puro, di una razionalità non influenzata da emozioni e sentimenti, non ha alcun riscontro nella realtà.

La mente umana, infatti, prende in considerazione il peso emotivo che deriva dalle nostre esperienze precedenti, fornendoci una risposta sotto forma di “sensazione viscerale” 99. Il punto critico di questa, seppur interessante, teoria, risiede ed è insita nel suo stesso “nome”: una teoria fisiologica, infatti, non può pretendere

97 Il titolo originale del saggio è “What is an emotion?”, in Mind, Vol. 9, No. 34.

Apr. 1884. Le pagine a cui ci riferiamo sono quelle da 188 e ss. James fu il primo a definire l’emozione come il sentire dei cambiamenti neurovegetativi all’interno del proprio corpo. Secondo l’autore, infatti, l’ “emozione” determinerebbe una serie di reazioni avvertite dal soggetto dal punto di vista fisiologico. Su queste reazioni, per James, si baserebbe tutta l’esperienza sensoriale – emotiva.

98 Cfr. DAMASIO A., Emozione e coscienza, Adelphi, Milano, 2000.

99 Cfr. DAMASIO A., L’errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano,

Milano, 11ᵃ ed., 2009 (tit. originale Descartes’ Error. Emotion, Reason, and the

Human Brain, 1994), cit. Per Damasio, Cartesio ha compiuto un grave errore:

non capire che l’apparato della razionalità non è indipendente da quello della regolazione biologica e che le emozioni ed i sentimenti spesso sono in grado di condizionare, a nostra insaputa, le nostre convinzioni e le nostre scelte.

51

di argomentare e spiegare in modo completo il fenomeno psichico.

Riducendo il complesso della realtà psichica a quella soltanto fisica, non si riescono ad abbracciare tutte le “qualità”, attraverso cui il soggetto è in grado di descrivere l’emozione da lui “esperita” 100.

Inoltre, si giunge perfino a trascurare la fondamentale distinzione tra “evento” – i.e., la causa da cui dipende l’emozione – e l’ “oggetto” – ossia, ciò a cui l’emozione si riferisce 101.

Nel documento INTEGRITA' PSICHICA E TUTELA PENALE (pagine 49-53)

Documenti correlati