4. Il ruolo dell’emozione e del sentimento nel diritto penale
4.3. La psicopatologia delle emozioni ed il loro rilievo sociale
Per concludere questa “panoramica” sulle emozioni e sulla loro “ricostruzione” mediante le teorie più significative, che le hanno viste come protagoniste, non possiamo non fare cenno alla psicopatologia.
Essa studia i processi psichici nel loro verificarsi in modo anormale rispetto a quanto dovrebbe solitamente avvenire 102. Non esiste, tuttavia, una teoria unitaria, circa i disturbi emozionali.
100 A tal proposito scrive LEDOUX J. in Il Sé sinaptico. Come il nostro cervello
ci fa diventare quello che siamo, Milano, 2002 (tit. originale Synaptic Self: how our brains become who we are): “Una mente non è, come la scienza cognitiva ha tradizionalmente ipotizzato, semplicemente una macchina pensante. È piuttosto un sistema integrato di che include, nei termini più generali possibili, reti sinaptiche, dedite a funzioni cognitive, emozionali e motivazionali. Cosa ancora più importante, implica interazioni tra reti coinvolte in differenti aspetti della vita mentale”.
101 Cfr. LEDOUX J., Il cervello emotivo. Alle origini delle emozioni, 2ᵃ ed.,
Milano (Tit. originale The emoziona brain: the mysterious underpinnings of
emozional life, 1998).
102 Particolarmente interessante, sul tema, il supplemento di Rivista di
psichiatria, 2012, 47, 1, in www.rivista di psichiatria. it., dal titolo “Imputabilità,
coscienza morale e psicopatologia”, i cui autori sono VINCENZO
MASTRONARDI, LUIS MARIA DESIMONI e NICOLETTA VENTURA. Tale lavoro prende in considerazione i concetti di intenzionalità, discernimento,
volontà e consapevolezza ed i relativi studi scientifici, psicologici, psichiatrici,
neurofisiologici ed anche giuridici (in particolare, sul concetto di “coscienza
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In particolare, per quel che riguarda i disturbi che ci interessano103, sono nate delle vere e proprie “ermeneutiche della sofferenza psichica” 104, ossia degli studi specifici, che hanno permesso di “oggettivare”, quanto più possibile, i fenomeni psichici.
Questo è stato possibile grazie alla collaborazione del diritto penale con le scienze psicologiche, essenziali per giungere all’interpretazione di talune fattispecie criminose.
Anche la psicopatologia soffre, però, di un limite importante: non tutti i fenomeni diversi da quelli considerati “normali” possono, infatti, essere considerati “patologici”, onde per cui la prospettiva psicopatologica può essere richiamata solo quando ciò sia consentito dall’esegesi normativa.
Infine, la psicopatologia si serve, per provare a spiegare i disturbi psichici, dell’ultima considerazione che andiamo a fare in tema di emozioni: la sociologia delle emozioni 105.
103 Vale a dire: i disturbi affettivi e dell’umore e, più in generale, tutti quelli che
mostrano una lesione dell’integrità psichica del soggetto.
104 Cfr. FERRO F.M., Psicopatologie, in Giorn. it. psicopatologia, 2008, cit. p.
239.
105 Si veda, a tal proposito, l’introduzione seguente al libro dal titolo La
sociologia delle emozioni, edito a cura di GABRIELLA TURNATURI, Anabasi,
Milano, 1995, in cui si afferma: “Lo studio delle emozioni è stato, nell’ambito delle scienze sociali, per lungo tempo delegato, come per tacito accordo, all’antropologia ed alla psicologia, ovvero a quelle scienze legittimate, per il proprio statuto, a studiare ciò che, comunemente, è visto come il manifestarsi dell’irrazionale, del lato misterioso e segreto dell’interazione e dell’organizzazione sociale. Si è a lungo creduto che le emozioni potessero essere di qualche rilevanza sociale nello studio dello sviluppo della personalità, e quindi oggetto di studio della psicoanalisi e della psicologia; oppure nello studio dell’interazione faccia a faccia o dei piccoli gruppi; o che fossero un campo di indagine interessante solo per gli antropologi, per i loro studi di quelle culture in cui si crede che il lato emozionale emerga al suo stato “puro e primitivo” nell’azione sociale, individuale e collettiva. La certezza che le emozioni siano di scarsa rilevanza sociale, perché rappresentano l’imprevedibile, l’indefinibile, e quindi l’indicibile e perché sono fenomeno strettamente individuali, ha fatto sì che la sociologia non se ne sia mai occupata. Anche se, seppure di striscio, seppure senza che si arrivasse mai alla formulazione di una teoria sociologica delle emozioni o ad una loro completa concettualizzazione, nella Storia della Sociologia si può rintracciare soprattutto in autori come Weber, Durkheim, Simmel e poi in Mead, Wright
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Quest’ultima teoria fa nascere le emozioni dai fattori sociali, che essa considera “produttivi” agli stati interiori 106.
Interessante richiamare il sociologo Theodore Kemper, il quale, in merito al legame tra emozioni e relazioni sociali, sostiene che la quasi totalità delle azioni sono riconducibili a due relazioni sociali: il “potere” e lo “status” 107.
Nel primo, si riconducono tutte quelle relazioni, in cui un soggetto può indurre l’altro a fare qualcosa che, in condizioni normali, non farebbe; il secondo, invece, comprende tutte quelle relazioni in cui il soggetto agisce volontariamente e spontaneamente.
Secondo Kemper, dunque, collocarsi nella prima o nella seconda relazione, genera delle “emozioni”, che conducono ad un mutamento dell’equilibrio generale 108.
Neppure tale approccio, però, consente di dare una definizione reale e specifica alle emozioni.
Tuttavia, anche in questo caso, ne abbiamo parlato per trarne delle utilità – che riscopriremo in seguito – ai fini del fenomeno della lesione dell’integrità psichica che andiamo considerando. Si può dire, infatti, che la sociologia delle emozioni ci dà un punto di vista, dal quale trarre delle considerazioni notevoli: lo “strutturare” le emozioni, a partire dal tipo di situazione sociale in grado di generarle, può aiutare, nell’analisi delle norme penali, ad individuare quella soglia di rischio illecito – della cui necessità abbiamo già accennato – all’interno della condotta tipica.
Mills, Goffman ed Elias, più di un’intuizione e più di una sollecitazione per lo studio delle emozioni”.
106 Affermava Lucien Febvre: “Le emozioni hanno un carattere particolare, da
cui non può fare astrazione chi si occupa della vita sociale dei suoi simili”.
107 Cfr. KEMPER T.D., Predicting Emotions from Social Relations, in Social
Psychology Quartely, 1991, Vol. 54, No. 4, p. 330.
108 Infatti ogni soggetto dovrà poi tornare nella relazione sociale dello “status”
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