CINEMA E MUSICA: PRÉNOM CARMEN
3.5 Prénom Carmen
3.5.2 Analisi: l'origine è Passion
Quando Prénom Carmen fece il suo debutto alla Mostra del cinema di Venezia319,
a molti sorse spontanea l'associazione all'opera lirica di Georges Bizet (Carmen, 1875), da cui Jean-Luc Godard però trasse ben poco. L'opera è citata solo in due brevi momenti e da personaggi secondari320 che ne fischiettano la celebre Habanera - L'amour est un
oiseau rebelle. Non ci sono melodie, musiche o citazioni che richiamano l'opera se non
un semplice fischiettio della durata di qualche secondo. L'unico punto di contatto, ma ancora una volta non con l'opera di Bizet, è nella sceneggiatura, scritta da Anne Marie Miéville, la quale si avvicina all'unica opera da cui tutto ebbe origine: la novella di Prosper Mérimée321. Godard ne trasse ispirazione per trama e personaggi, ma la
modernizzò rendendola più attuale: il brigadiere Don José è associabile alla figura del poliziotto Joseph, che diviene rapinatore invece che contrabbandiere, entrambi abbandonano i loro ideali per una donna che poi uccidono, Carmen, la zingara ribelle della novella, diventa una rapinatrice e una terrorista nel film. Anche gli ambienti trovano delle corrispondenze, i bar e le tavole calde, dove la banda si riunisce per attuare i loro piani, sono le taverne ottocentesche nel racconto. Ma la differenza
319 Nel 1983 e vincitore del premio Leone d'oro al miglior film.
320 I personaggi sono un paziente del manicomio che mentre passeggia nella serra, fischietta il motivo per qualche secondo, e un uomo che, si trova nel bar dove poco dopo lo zio Jean e Jules si incontreranno.
321 Mérimée scrisse nel 1845 il racconto Carmen, da cui poi fu tratta l'opera omonima di Georges Bizet nel 1875. La novella narra delle vicende dell'autore, che mentre è in viaggio incontra un misterioso fuorilegge, Don José. In seguito conoscerà anche la sua amante di nome Carmen, una focosa gitana bella e spregiudicata. Qualche mese dopo, Mérimée viene a sapere che José è stato condannato a morte per omicidio, così decide di andarlo a trovare e in un lungo colloquio, José gli racconta la sua vita. Dopo aver ucciso un uomo, Josè diventa poliziotto ed incontra Carmen che immischiata in una rissa verrà arrestata; dopo aver sedotto Josè, Carmen lo convince a liberarla e per questo l'uomo verrà processato. Uscito di prigione, Carmen e Josè intrattengono una relazione, poco dopo l'uomo si unisce alla banda di contrabbandieri di cui fa parte anche Carmen, ma quando scopre che la donna lo ha tradito con il picador Lucas, Josè preso dalla gelosia, la uccide.
sostanziale tra le due opere sono i luoghi: la Spagna calda e folcloristica della Carmen lascia posto ad una più moderna Parigi, una grigia città metropolitana immersa nel traffico che si alterna ad un altrettanto grigio e freddo oceano, con grandi onde e con un mare dall'orizzonte lontano.
Ma se la sceneggiatura evoca in più nodi narrativi quella di Mérimée, il copione di
Prénom Carmen è il frutto del racconto tipicamente godardiano eretto su movimenti di
corse, fughe e slanci di giovani amanti nelle strade parigine e negli interni delle abitazioni.
La storia che il cineasta ci propone appare la stessa di sempre: una donna immischiata nella malavita ed un uomo disposto a tutto pur di seguirla, anche a fare un vita disonesta. I due amanti-banditi in fuga ricordano un altro film per trama e ossessioni: Pierrot le fou (1965). Tra i due film le analogie sono molteplici, a partire dalle protagoniste femminili: difatti, come Marianne chiama scherzosamente Ferdinand con il nomignolo Pierrot, anche Carmen chiama l'amante Joe e non con il suo vero nome (Joseph); entrambe le donne poi, Marianne con Fred e Carmen con Jules, hanno avuto una relazione in passato con il loro capo banda. Le accomuna poi la tragica fine, entrambe uccise in una sparatoria per mano di uomini in preda alla gelosia. La debolezza dell'uomo e la forza ombrosa della donna è una tematica ricorrente nell'intera filmografia di Godard, che sfocia nel degradare dell'amore con la crescente indifferenza della donna (Carmen, Marianne) e l'attaccamento ossessivo dell'uomo (Joseph- Ferdinand) che, non sopportando l'abbandono, compie gesti estremi prima di lasciarsi morire (Ferdinad si uccide, Joseph si lascia arrestare senza opporre resistenza). La differenza sostanziale tra i due film si trova nei luoghi: in Carmen vi è uno spoglio e freddo appartamento sull'oceano, mentre in Pierrot le fou la casa sulla spiaggia mediterranea regala un paesaggio dai colori più caldi e vivi; anche i tre colori primari in
Pierrot (giallo, rosso e blu), di cui abbiamo discusso nel capitolo precedente, ritornano a
conquistare la scena in Prénom Carmen, ma questa volta Godard gioca anche con i chiaroscuri e le ombre, abbandonando al passato la bidimensionalità e la tonalità della vena pop, tipica degli anni Sessanta.
Questa “divagazione” su Pierrot le fou non è scontata e casuale, stiamo parlando del film che unisce, in quanto genesi, due grandi capolavori degli anni Ottanta
godardiani, Passion (1982) e Prénom Carmen (1983) che, a mio avviso, possono apparire come la diretta continuazione l'uno dell'altro.
Essere posto cronologicamente dopo Passion, porta Godard a riprenderne, in parte, la tematica centrale dell'opposizione tra vita e arte: egli attraverso un processo che definisco “seriale” – in quanto sviluppa temi, caratteristiche e ideologie simili, se non uguali in entrambi i film – agisce sulla trama e la suddivide in due serie, in due storie frammentate ma interconnesse tra loro, che rappresentano, a mio parere, rispettivamente la vita e l'arte. Il vivere è quello di tutti i giorni, è quello della fabbrica e del duro lavoro in Passion, è un incontro-scontro di vite e di amori fatto da fitti intrecci di relazioni tra i personaggi, scandite da violenze e litigi che si compenetrano nei luoghi, nello spazio del set, della fabbrica e dell'hotel; spazi le cui le zone di sovrapposizione fanno emergere i rapporti tra arte e vita. L'esistenza, in Passion, è anche quella del regista Jerzy, impegnato nella ricostruzione di una serie di tableaux vivants, per il suo film. Questa serie, quella del set cinematografico e dei dodici quadri, appare totalmente opposta: abbandonato lo squallore della vita in fabbrica e dei rapporti umani tra i personaggi, Godard lascia il posto alla purezza, all'arte classica e alla pittura, i cui protagonisti sono solo delle comparse di corpi luminosi. La ricerca della classicità avviene attraverso le ricostruzioni di questi quadri celebri, i quali possono prendere vita solamente con la luce, quasi sempre artificiale, che viene ricercata ossessivamente da Jerzy in quanto unico mezzo in grado di riprodurre la perfezione. Sarà questa tematica della luce ad unire le due serie, i tableaux vivants e la realtà sociale, il cinema e la vita: ad esempio, Isabelle sarà associata all'angelo di El Greco, o ancora La bagnante di Ingres sarà in realtà un'operaia.
Anche in Prénom Carmen le storie e le serie sono due, che vedono due donne come le rispettive protagoniste. La vita è fatta di confusione, di ruoli incerti, di paradossi, di amore e sesso, di erotismo, ma essa rappresenta anche il denaro e il commercio, la delinquenza e la truffa; le vicende sono quelle della banda criminale di cui la bella e ribelle Carmen fa parte. Una donna spregiudicata, che progetta e mette in atto la rapina in banca, che coinvolge Joseph nella sua vita in una spirale di amore e ossessione e che consapevolmente porta l'uomo a desiderarla morbosamente, «Lo sai Joseph che se ti amerò sarai fottuto?». Poi c'è la serie del Quartetto Prat, guidata dalla
figura angelica di Claire, la violinista, il cui candore è trasmesso tramite la medesima purezza rappresentata dalla musica classica. Godard trae i dialoghi della violinista dai
Quaderni di conversazione di Beethoven, i quaderni intimi del compositore. L'arte è la
musica, i Quartetti di Beethoven, una melodia pura e per affermare questa purezza le prove del gruppo di musicisti avvengono in un luogo isolato dal mondo, dalla vita e dalla sua caoticità. All'interno di uno chalet avviene la vera arte, fatta di ricerche e discussioni sull'interpretazione dei brani. Il Quartetto Prat, che rappresenta l'arte, si ritrova nel mondo esterno, la vita, solo nella sequenza finale all'hotel, dove avverrà il tragico epilogo in cui anche il quartetto stesso verrà disgregato. Ritengo che la scelta di Godard di portare “la purezza” nella società violenta e tormentata e di far coincidere la morte di Carmen con essa non sia casuale. Durante il film spesso Carmen si domanda cosa sia l'innocenza, sinonimo di purezza, affermando: «Mi pare di vedere, non lo so, gli innocenti da una parte e poi non lo so più» o ancora «Non ho studiato ma so che il mondo non appartiene agli innocenti»; il regista tenta di incarnare nella sensuale e violenta donna delle caratteristiche che le sono avverse, ovvero l'innocenza e la purezza, forse per testimoniare un qualche pentimento della protagonista per le azioni commesse, come dirà lei stessa «Non siamo noi la merda, è il mondo», o forse per mostrare le sue fragilità, quelle di una donna forte ma che allo stesso tempo è piegata dalla società, dal mondo.
Anche in Prénom Carmen, il raggiungimento della classicità avviene con la fusione e l'armonizzazione delle due serie, che si incontrano con Joseph, personaggio di collegamento tra i due mondi e tra le due donne, e con l'alternarsi delle sequenze. Se in
Passion l'incontro tra le due serie avviene con la luce, che dà vita alla pittura con i tableaux vivants, in Prénom Carmen l'unico mezzo unificatore è il suono: la musica
esce dalla stanza delle prove per estendersi ad accompagnare la vita, e la vicenda, passando da musica diegetica a musica extradiegetica322. Come abbiamo visto nella
prima parte del capitolo (cfr. 3.1), il passaggio dal livello interno a quello esterno323
322 Questo avviene anche con i rumori: la “musica” del mare e delle onde giunge fino a Parigi. Esemplare è la scena in cui Carmen comunica a Joseph che è finita e lo spettatore sente delle urla di gabbiani. L'uomo che ovviamente non può sentire la colonna sonora, risponde alla donna affermando che non le crede in quanto quella «non è la tua vera voce, non c'è insieme il rumore del mare». Ma solo lo spettatore è consapevole che invece il rumore del mare c'è, e che tra i due è davvero finita. 323 Oppure identificate con i termini musica da buca e musica da film in Chion Michel, L'audiovisione:
turba e destabilizza la percezione dello spettatore, scopo voluto e sempre ricercato da Godard; ma a mio parere questo continuo passaggio tra livello interno ed esterno permette all'autore di mantenere lo stesso commento musicale per tutta la durata del film e di non dissociarsene mai. Difatti egli assocerà al film una sola colonna sonora, i
Quartetti di Beethoven, che verranno interrotti solo una volta, quando Joseph abbraccia
un televisore, il cui scorrere delle immagini viene sostituito da una melodia di una roca canzone di Tom Waits (Rubi's Arm) (Fig.1). Ma in questo caso, Godard ci pone sì di fronte al ruolo della televisione, ma anche dell'immagine (assente) e del suo rapporto con il cinema. In un'intervista il regista afferma che «la televisione non è un mezzo di espressione, ma di trasmissione. La prova è che più è sciocca, più è affascinante, più la gente resta affascinata davanti al piccolo schermo. Ecco cos'è la televisione, ma è sperabile che cambi»324. A dimostrazione di questa frase, ritengo che Godard abbia
volutamente interrotto la musica classica, simbolo di purezza, di fronte alle immagini del televisore, in quanto vile mezzo di trasmissione, per legarla al solo mezzo che può
esprimere la “purezza”: il cinema.
Difatti l'artista riprende da Passion anche la vita di cinema: in entrambi i film si racconta, in modo diverso, la storia di un film in elaborazione. Un film vero nel caso di
Passion, ma che non verrà portato a termine; un film fasullo, in quanto copertura per
una rapina, in Prénom Carmen. Il cinema è l'unione tra arte e vita, e viene descritto in entrambe le pellicole attraverso le sue stranezze e le sue follie, a partire dallo zio Jean- Pierre, che rappresenta la follia del cinema, portando alla memoria la figura del buffone shakesperiano e dell'idiota dostoevskijano. Lo zio, che ricordiamo è interpretato dallo stesso Godard, sembra un vecchio regista matto e stralunato, il quale però ha capito cosa sono la vita e il cinema: sono la truffa e le rapine, ma è anche un campo di battaglia dove l'amore, l'odio, l'azione, la violenza e l'emozione si ritrovano. L'alter ego del cineasta, impersonato da Jerzy in Passion, trova sviluppo nello zio Jean: entrambi i registi (Jerzy, zio Jean) sono impegnati in un film che non verrà mai portato a termine, ed entrambi sono frustrati dalla vita di cinema. Jerzy avverte la pressione del produttore e quando realizza di non poter concludere il film che avrebbe voluto, scappa in Polonia; lo zio Jean abbandona il cinema per andare in un posto in cui si sente più al sicuro, un
ospedale-manicomio. Mentre Jerzy esprime il dilemma artistico e creativo del regista schiacciato dalle continue pressioni del mondo cinematografico, questa volta lo zio Jean-Godard appare più riflessivo e regala considerazioni sulla vita e sul cinema: «La beauté c'est le commencement de la terreur que nous sommes capables de supporter»325.
«Nel suo rapporto con la bellezza, e con il cinema, Godard ci mostra un nuovo modo di vivere la vita, in un modo che prima non aveva mai fatto, con la massima precisione e sincronismo»326. Con Prénom Carmen, Godard ci dà la sensazione che può tornare a
guardare la bellezza dopo Passion. Per tale motivo separa le due bellezze, quella di Carmen e quella di Claire, in quanto la vera bellezza si trova tra le due, tra la cacofonia e la musica. Per quanto riguarda l'avvenenza di Carmen, essa è ovviamente di natura diversa rispetto a Claire, di un fascino fragile ed etereo; Carmen è selvaggia, espressione sia voluttuosa sia feroce, che coincide con la descrizione di Mérimée, una bellezza incarnata senza volgarità ma che stimola i desideri più carnali.
Ancora una volta è lo zio Jean-Godard che, attraverso un gioco di parole, porta lo spettatore ad interrogarsi sulla figura di Carmen, facendo un paragone mitologico: usa il mare (la mer) e la madre (la mère), che in francese possiedono la stessa pronuncia per spiegare l'inizio di tutto, ovvero egli dice alla giovane donna: «Tu as toujours eu des histoires avec le bord de la mer, avec ta mère, comme la petite Electre...»327. E non è un
caso che le parole del finale del film siano le medesime dell'epilogo dell'Elettra di Giraudoux: «Cela s'appelle l'aurore»328, le parole che la donna sente mentre sta per
morire. Carmen, infatti, una volta caduta a terra dopo essere stata colpita, si domanda cosa ci sia prima di tutto, prima del suo nome (Prénom Carmen) e della sua storia, prima dei nomi stessi e prima che le cose vengano nominate. Godard le risponde con l'immagine del mare (Fig.2), perché prima della parola c'è sempre l'immagine.
325 La bellezza è l'inizio del terrore che siamo capaci di sopportare. Tratto dai dialoghi di Prénom
Carmen, traduzione nostra.
326 Alain Bergala, Nul mieux que Godard, Editions du Cahiers du cinéma, Paris 1999, p.44, (traduzione nostra).
327 Tu hai dei problemi con il mare, con la madre, come la piccola Elettra. Tratto dai dialoghi di Prénom
Carmen, traduzione nostra.