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CINEMA E MUSICA: PRÉNOM CARMEN

3.5 Prénom Carmen

3.5.3 Analisi di Prénom Carmen

Fra l'utilizzo del Concerto per clarinetto e orchestra (KV 22) di Mozart in À bout

de souffle (1959) e quello della Messa in do minore (KV 427) in Passion (1982) vi sono

circa vent'anni, in cui il modo di procedere di Godard e di scegliere le musiche dei propri film è cambiato.

Passano vent'anni anche dall'utilizzo dei Quartetti di Beethoven, la prima volta in

Une femme mariée (1964) e poi in Prénom Carmen (1983), ed è lo stesso Godard che

pone i due film in relazione: lo zio Jean afferma di aver diretto un film con Marlene Dietrich e Ludwig van Beethoven, un richiamo al film quando due inquadrature contigue mostrano il volto dell'attrice e quello del musicista. Godard spiega il motivo della ripresa dei Quartetti per Prénom Carmen:

Non sono io ad aver scelto Beethoven. Direi piuttosto che è Beethoven ad aver scelto me e che io ho risposto al suo appello. Da giovane, verso i vent'anni - l'età della giovinezza dei miei personaggi - ho ascoltato Beethoven. Ero in riva al mare, in Bretagna. Lì ho scoperto i Quartetti. Ora, si sa, Carmen non esisterebbe senza musica di Bizet. […] Bizet faceva una musica che Nietzsche definiva “bruna”. Era una musica del Mediterraneo. Bizet è un compositore del Mezzogiorno. Inoltre è molto legato al mare. Io ho dunque scelto non un'altra musica, ma un altro mare. L'Oceano piuttosto che il Mediterraneo. Per cui, per quanto riguardava la musica, dovevo scegliere una musica “seminale”. Una musica che ha segnato l'intera storia della musica. Come i Quartetti di Beethoven329.

Ma in Godard vi è forse anche un altro motivo per la scelta dei Quartetti: nel

pressbook, libro che diviene una raccolta di materiali del film dal titolo Studi su frammenti di musica e frammenti di carne: il corpo della melodia330, il regista

predispone alcune foto del Quartetto Prat, tratte dal film, e le giustappone ad alcune sculture di Rodin e ad alcune frasi desunte dai Quaderni di conversazione di Beethoven.

329 Citato in Liandrat-Guigues Suzanne, Leutrat Jean-Louis (trad. it. di Arecco S.), Godard alla ricerca

dell'arte perduta, Le Mani, Recco 1998, pp. 59-60.

330 Il pressbook (materiale cartaceo concesso ai giornalisti in cui si offrono informazioni di carattere tecnico e contenutistico del film) di Prénom Carmen venne composto con molta probabilità da Godard stesso (le informazioni qui riportate sul contenuto del pressbook sono tratte da Liandrat- Guigues Suzanne, Leutrat Jean-Louis, Godard alla ricerca dell'arte perduta, Le Mani, Recco 1998, p.60).

Per le scene d'amore avevo chiesto ai tecnici e agli attori di andare a vedere le sculture di Rodin. […] Procedendo io stesso al montaggio e al missaggio, ho ritrovato l'idea che avevo di Rodin: l'idea di uno scultore che scava una superficie con le sue mani. Scava lo spazio. I musicisti parlerebbero senz'altro di spazio sonoro. Ecco mi interessava scavare uno spazio sonoro331.

Vi è l'interesse quindi a scavare lo spazio sonoro e la novità in relazione all'utilizzo della musica, rispetto ai film precedenti. Per la prima volta si mostrano veri musicisti (Quatuor Prat) che interpretano i Quartetti 9, 10, 14, 15, 16, e ciò porta a compimento l'idea costante nel regista di voler “riprendere la musica”: «E siccome di colpo senti la musica, ho sempre voglia di fare una panoramica o un carrello, se fosse possibile, per andare a scoprire l'orchestra che sta suonando. E dopo ritornare alla scena: e che la musica smetta appena non ho più bisogno di vedere l'immagine, in modo da poter esprimere qualcos'altro»332. Questa è la perfetta descrizione dei primi quindici

minuti di Prénom Carmen, film che ora analizzeremo nel dettaglio.

Con il secondo movimento del Quartetto n.9 in do maggiore op.59 n.3 di Beethoven, Andante con moto quasi allegretto, Godard decide di aprire sia Une femme

mariée, sia Prénom Carmen. Non è un caso che al tempo della loro composizione i Quartetti “Razumovski” (i numeri 1, 2, 3 che compongono l'opera 59) furono

considerati stravaganti per la società dell'epoca (primo decennio dell'Ottocento) e forse è anche per questo motivo che l'autore se ne appropria destando tra la critica le stesse reazioni333. In Une femme mariée, l'Andante del Quartetto n.9 è utilizzato tre volte:

durante i titoli di testa e dilatandosi fino alla prima scena d'amore con l'amante, attribuendogli subito un valore fondamentale; la musica ritorna successivamente quando la donna riallaccia il rapporto con il marito e alla fine quando incontra, per l'ultima volta, l'amante. In Prénom Carmen l'Andante compare solo all'inizio, ma in modo totalmente diverso: viene ripreso il Quartetto Prat, e subito si vedono due musicisti, un uomo in primo piano con una donna, che poi scopriremo essere Claire. La colonna

331 Amegual Barthélémy, Jean-Luc Godard, in Etudes Cinématographiques, n.90, dicembre 1983, p.5; qui citato in Liandrat-Guigues Suzanne e Leutrat Jean-Louis (trad. it. di Arecco S.), op.cit., p.58. 332 Godard Jean-Luc, Introduzione alla vera storia del cinema, Editori Riuniti, Roma 1983, p.242. 333 Ad esempio nei compositori Joseph Kerman («clima di mestizia senza scampo») e Daniel Gregory

Mason («di grande monotonia ritmica»). Cit. in Liandrat-Guigues Suzanne e Leutrat Jean-Louis (trad. it. di Arecco S.), op.cit., p.61.

sonora di accompagnamento è composta in modo tale che l'inquadratura successiva, la sequenza dei titoli di testa334 che ci dice che il film sta iniziando, sia accompagnata

naturalmente dalla melodia, per poi interrompersi bruscamente nella sequenza successiva all'ospedale che vede l'inserirsi di un'altra melodia, a mio avviso, fatta dallo zio Jean, che all'interno della sua stanza girovaga colpendosi alla testa o al petto, per poi sbattere le mani sulla finestra, sul tavolo, sul letto, poi muove una tazzina di caffè alla ricerca forse di una qualche sonorità, di una melodia che si conclude con il rumore di una vecchia macchina da scrivere. Lo zio Jean diventa un “musicista della quotidianità”, in quanto utilizza strumenti della vita reale, di tutti i giorni, e ne crea, a suo modo, una melodia. Poco dopo l'Andante è ripreso nell'inquadratura in cui Godard si corica nel letto, e si prolunga nel corso della scena successiva, che vede di nuovo i musicisti come protagonisti, questa volta nell'inquadratura essi sono tre (Fig.3). La musica si estende, ancora, fino ai primi dialoghi del passaggio successivo, in cui Carmen arriva all'ospedale. Il dialogo tra zio e nipote non è pulito, vi sono sempre dei rumori di piatti che sbattono e altri dialoghi fuori campo che rendono caotica la conversazione; ma lo zio Jean mostra alla donna il suo nuovo magnetofono (Fig.4), dal quale le fa ascoltare arie semplici come Frères Jacques o Au clair de la lune. Dopo che Carmen se ne va, avendo ottenuto il consenso per l'appartamento, ritorna l'inquadratura sul quartetto, questa volta in un totale con tutti e quattro i musicisti visibili. Essi interpretano sempre il Quartetto n.9, non più l'Andante, ma la fine del terzo movimento, un Minuetto grazioso, come se le sequenze intermedie, quelle non musicali, avessero creato un'ellissi temporale in cui l'esecuzione fosse proseguita comunque. Questa volta tra i musicisti si vede Claire in primo piano che, pochi secondi dopo, smette di suonare e risponde alla domanda di un personaggio non inquadrato, citando il testo 103 dei Quartetti di

conversazione; nello stesso momento inizia la Fuga Finale (Allegro molto).

Ma torniamo per un momento all'origine: il film comincia esplicitamente con l'immagine del Leone d'oro vinto a Venezia, alla quale si sovrappone la voce roca e bassa di Godard che annuncia la motivazione del premio: «per la qualità del suono e dell'immagine». La seconda inquadratura è costituita da un cartello che recita: «Alain

334 I titoli di testa con i nomi degli attori, essi vengono indicati in ordine alfabetico senza alcuna distinzione, come avvenne anche in Une femme mariée, in cui i nomi vennero compresi in un solo cartello.

Sarde presenta do re mi fa sol la produzione Sara Films - JLG Films - Films A2». Intanto si sente la gamma do-re-mi-fa-sol. La stessa gamma viene ripresa qualche inquadratura dopo quando lo zio Jean risponde ad una infermiera che vuole prendergli la temperatura: «Io so che se le metto un dito nel culo lei conterà fino a 33, la do re mi fa sol, allora avrò la febbre». Le note ritornano anche nelle sequenze finali, quando la banda si prepara per l'agguato all'imprenditore: Joseph chiede dove sia Carmen, uno della banda risponde con “do re mi fa sol” e i personaggi della banda scoppiano in una rumorosa risata generale.

Questa piccola digressione era necessaria per mettere in evidenza come, fin dai primi minuti del film, l'universo dei suoni e della musica si insinui nella vicenda con ripetitività. Ma essa non è sinonimo di familiarità per Godard, che, ricordiamo, ha come fine la totale consapevolezza dello spettatore di fronte alle immagini; così tutte le volte che la musica raggiunge una certa identità armonica, è precipitosamente interrotta, provocando una scossa uditiva nel flusso narrativo. Raramente ci permette di scivolare nel senso di familiarità e sicurezza che trasmette quest'opera ben nota, che equivarrebbe quindi a non sentirla più con consapevolezza. «Il regista dunque non permette allo spettatore di familiarizzare con la musica e lo lascia stupirsi per la comparsa miracolosa della melodia»335.

Il cambiamento dello stato d'animo dello spettatore non avviene solo con la musica, ma anche con la composizione dei singoli scatti in termini di composizione, i quali avvengono in modo ripetitivo. Prénom Carmen è un film composto da linee orizzontali, verticali e diagonali. Prendiamo come esempio le prime inquadrature del film, in cui si vede, in una Parigi di notte, la metropolitana di superficie che irradia luce da tutte le sue finestre e che attraversa l'inquadratura in senso orizzontale da sinistra a destra, mentre si incrocia con un altro treno nel senso opposto (Fig.5). In qualche scena successiva si compone un'immagine di linee verticali, composte dalle luci delle automobili che si spostano in diagonale verso il basso (Fig.6). Questi motivi visivi ricorrono per tutto il film e denotano una sorta di punteggiatura regolare al racconto, come ad esempio all'inizio della sequenza della rapina, quando Joseph si staglia sulla porta, il cui telaio è diviso in tre bande distinte, oppure nel momento della sparatoria tra

335 Secondo Morrey Douglas che ne parla nel sottocapitolo Music in Jean-Luc Godard, Manchester University Press, Manchester 2005, pp.138-139, (traduzione nostra).

Carmen e Joseph che avviene nella grande scalinata centrale, un ulteriore arco geometrico divide lo schermo in senso diagonale. Anche le scene delle prove del quartetto d'archi non vengono escluse da questa logica di ripresa: difatti i musicisti più volte si fermano e riprendono a suonare, ripetendo un pezzo particolarmente difficile e discutono i problemi che stanno avendo con esso. La ripetizione viene giocata anche nella narrazione: Godard allo stesso modo ripete i colpi e le azioni all'interno della banca, ad esempio nell'inquadratura, all'interno dell'edificio, in cui si mostra Joseph avanzare lentamente lungo un corridoio, egli impugna un fucile e mentre cammina si guarda attentamente a destra e a sinistra per controllare che non vi sia la polizia (Fig.7). Questa immagine viene poi interrotta per riprendere un breve inserto del quartetto (Fig.8), ma quando Godard, nella sequenza successiva, ritorna all'interno della banca si vedrà nuovamente la medesima inquadratura, in cui Joseph avanza lungo il corridoio compiendo le medesime azioni. L'effetto è quello di creare uno spazio e un tempo realistici della sequenza della banca, altamente confusi e frammentari.

Forse Godard ha trovato la sua storia con Prénom Carmen, quella storia che tanto è stata ricercata e tormentata in Passion, quella storia che non coincide però con quella del film, o dei film, ma non è altro che la vicenda dell'indagine personale dell'autore, ovvero la costante ricerca di una classicità, la quale viene espressa nei titoli maestosi dei film. La classicità della musica rappresentata con i Quartetti di Beethoven336 in Prénom

Carmen assume, a mio avviso, la stessa importanza dei tableaux vivants, celebri quadri

“classici”337, ricostruiti in Passion divenendo, reciprocamente, protagonisti indiscussi

del film. Godard usufruisce della luce e della musica per creare la sua opera filmica, gioca con le tecniche, con le storie e con le similitudini, dilata la ricerca di Passion in

Prénom Carmen, la suddivide, la unisce e crea anche qui dei quadri, creati attraverso le

composizioni geometriche delle singole inquadrature, come le spettacolari riprese dall'alto o a piombo del quartetto e delle onde del mare. La luce che egli cercava con

336 In questo caso i Quartetti di Beethoven sono definiti “classici”, in quanto il compositore appartiene alla categoria della musica cosiddetta colta, ovvero classica, che termina cronologicamente nel 1800. 337 In questo caso, con il termine classico faccio riferimento a quelle opere celebri che rappresentano la

pittura moderna (periodo che va dal Rinascimento all'Espressionismo) e si collocano cronologicamente nel periodo precedente alle avanguardie artistiche del primo Novecento, in quanto le opere delle avanguardie storiche vengono inserite all'interno del termine arte contemporanea.

ossessione in Passion qui è ricercata, con Raoul Coutard (direttore della fotografia), nell'opposizione tra l'illuminazione fredda, come quella del cielo grigio, e quella calda, come una lampada arancione, che rimane accesa anche di giorno proprio per contrastare la luce naturale che entra dalle finestre.

Ma forse Godard non si è mai fermato nella sua ricerca di una storia, della luce giusta, di una certa classicità da inserire nei propri film e, forse, mai lo farà. Anche lo zio Jean (Godard) lo afferma: «Bisogna cercare, Van Gogh quando non c'era più il sole cercò il giallo. Bisogna cercare, bisogna cercare...».

APPARATO ICONOGRAFICO

Fig.1 Joseph (Jacques Bonaffé) abbraccia il televisore (Prénom Carmen, 1983).

Fig.3 Il quartetto Prat (Prénom Carmen, 1983).

Fig.5 Taglio dell'inquadratura orizzontale (Prénom Carmen, 1983).

Fig.6 Le auto di Parigi offrono un senso verticale all'inquadratura (Prénom Carmen,

Fig.7 Joseph in banca (Prénom Carmen, 1983).

CAPITOLO IV