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Gli Annales Bertiniani e Fuldenses

3. Lo scopo della ricerca

4.2 Gli Annales Bertiniani e Fuldenses

L’anno 830 segna un’interruzione nell’attività annalistica all’interno del palazzo di Ludovico il Pio. La maggior parte dei manoscritti degli Annales regni Francorum si interrompe con l’829. La spiegazione di questa situazione è semplice: la ribellione dei figli dell’imperatore nell’830 aveva provocato la dispersione dell’entourage dell’imperatore carolingio; alcuni furono allontanati dagli eredi di Ludovico; molti altri, invece, erano stati

138 Fichtenau, Richbod, pp. 286–299. 139 Fichtenau, Karl der Große, pp. 296-300. 140 McKitterick, History, pp. 107-110.

rimossi per via del loro appoggio ai figli ribelli. Tra questi vi era anche Ilduino, l’arcicapellano che si ocupava di gestire le operazioni di redazione dell’Annales regni Francorum. Il suo allontamento a seguito della condanna per infidelitas sembrerebbe aver determinato le prime difficoltà nel proseguimento del lavoro di redazione degli annali di corte.141

Il lavoro annalistico, però, fu presto ripreso all’interno del medesimo contesto: gli Annales Bertiniani continuarono infatti ad essere portati avanti e supervisionati dal nuovo arci-cappellano di palazzo. I primi manoscritti successivi alla ribellione non mostrano alcuna interruzione nell’anno 830, la storia è ripresa esattamente da dove gli Annales regni Francorum la interrompono142. Tuttavia gli Annales Bertiniani non possono più essere considerati un prodotto del palazzo regio. Il racconto e lo stile della narrazione riflettono infatti la prospettiva degli autori che compongono questo testo.

Come nel caso degli Annales regni Francorum l’opera è costituta da diverse sezioni, scritte e redatte da soggetti differenti. I primi anni (830-839) sembrano essere stati redatti da diversi autori sotto la supervisione dell’arci-cappellano, nonostante il tentativo dei suoi primi editori di ricercare un singolo redattore a cui attribuire l’opera. Sebbene non vi siano interruzioni in nessun manoscritto, gli editori moderni hanno rilevato prove stilistiche delle variazioni nella paternità del testo. I numerosi tentativi di identificazione degli autori, però, non hanno ipotesi è stata ancora accettata per la prima sezione.143 Concordando con Janet Nelson, la possibilità che si tratti di due singoli autori dovrebbe essere scartata. I tratti stilistici considerati dagli editori non rappresentano delle prove evidenti e, in ogni caso, non indicano in modo inequivocabile un cambiamento nella redazione nella prima metà dell’835.144 Più probabilmente, la prima sezione degli Annales Bertiniani è frutto del lavoro a più mani sotto la direzione comune di un membro dell’entourage di Ludovico il Pio. Almeno fino alla morte dell’imperatore, la composizione dell’opera rimase infatti nell’ambiente della corte. Gli Annales Bertiniani rappresentano così la fonte principale e più ricca per gli ultimi anni di vita di Ludovico il Pio, che

141 Su Ilduino, abate di Saint-Denis si veda Malbos, Annaliste; Brown, Politics, pp. 29-33.

142 Nelson (a cur. di), Annals, p. 21; Nelson, The Annals, p. 24; Cfr. con gli Annales Fuldenes che, pur

proseguendo la tradizione annalistica franca, non continuano letteralmente gli Annales regni Francorum. Si veda Reuter (a cur. di), Annals.

143 Waitz, Annales, pp. V-VIII; Levillian, Introduction, p. VI il quale sostiene che gli annali dall’830

presentano un linguaggio strano, a volte oscuro; in particolare Levillian osserva che Ludovico il Pio è costantemente riferito come domus imperator, mentre a partire dall’835 il testo ne parla solo con l’attributo di imperator. Un altro è dato a conferma della sua ipotesi sarebbe rappresentato dal nome dei luoghi: secondo Levillian il primo autore utilizza i nomi correnti nel IX secolo, mentre il secondo preferisce elaborare una forma più classica.

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presentano nei termini della restaurazione del regime a seguito della ribellione dei suoi figli.

La scritture dell’annale continuò anche dopo la morte di Ludovico. A occuparsi della redazione della seconda parte (841-861) fu Prudenzio di Troyes. Il primo a sostenere questa paternità era stato Incmaro di Reims, che designa Prudenzio come l’autore del lavoro in una lettera composta nell’866. Cresciuto presso il palazzo imperiale, Prudenzio collaborò probabilmente alla composizione del fin dall’inizio della sua redazione, sotto la supervisione dell’arci-cappellano. La morte di Ludovico il Pio nell’840 determinò un’interruzione nell’attività di corte e del palazzo. Il momento delicato si riflette anche nel resoconto annalistico, i quali forniscono poche informazioni sull’anno 840 e riprendono una redazione dettagliata solo dopo la battaglia di Fontenoy (841). A partire da questa data, la redazione, ripresa con il sostegno di Carlo il Calvo, si base principalmente sui fatti che interessano l’area occidentale dell’Impero, quella che dopo il trattato di Verdun dell’843 divenne il regno di Carlo il Calvo. In questi anni, però, l’ottica della narrazione cambia progressivamente. Dall’843, infatti, gli Annales Bertiniani cessarono di essere un prodotto dell’entourage del re e la narrazione sembra essere mantenuta da un personaggio esterno al palazzo. Questo mutamento di prospettiva riflette il cambiamento nella vita personale di Prudenzio, che in quegli anni, dopo la nomina a vescovo di Troyes, aveva lasciato il palazzo.145

A partire da questa data, gli Annales Bertiniani non possono più essere considerati un resoconto ufficiale. Ciò è evidente dalla qualità parziale delle informazioni che Prudenzio è in grado di reperire e dal procedere farraginoso della sua narrazione. Inoltre, progressivamente l’opera acquisisce un tono più personale e privato, come nel caso del divorzio di Lotario II. Nel corso del decennio tra l’850 e l’860 l’autore solleva una serie di critiche nei confronti di Carlo il Calvo, mettendo in evidenza la propria distanza dalla politica del re carolingio.

Dopo la morte di Prudenzio (861), la redazione degli Annales fu continuata principalmente da Incmaro di Reims, autore dell’ultima sezione dell’opera (861-882). Lo stesso vescovo di Reims ci informa della sua richiesta formale al re per il prestito del manoscritto di Prudenzio: in una lettera all’arcivescovo di Sens nell’866 Incmaro racconta 144 Nelson, Annals, p. 7.

145 Nelson, The Annals, p. 28. Non vi è nessuna prova per sostenere che la redazione di alcuni annali fossero

continuata parallelamente a corte o che Carlo il Calvo avesse interesse nel supportare loro composizione. Nelson, Annals, pp. 8-9. Carlo aveva già promosso la composizione di un’opera storico-letteraria, le

della volontà di proseguire il lavoro annalistico e della sua domanda inviata a Carlo il Calvo, il quale consevava l’opera originale dopo la morte del vescovo di Troyes.146

Sotto moteplici aspetti lo scritto di Incmaro ricorda la sezione di Prudenzio: in entrambi il resoconto degli eventi è scritto, dalla prospettiva di due aristocratici ecclesiastici lontani dal palazzo regio; le due sezioni rappresentano dunque la visione personale dei due autori e non sono prodotti direttamente per l’entourage del re. Ciò che distingue Incmaro dal suo predecessore, però, è il suo impegno politico e i suoi contatti diretti con il re e la sua corte. A differenza di Prudenzio, il vescovo di Reims era un rappresentante dell’élites franca e un uomo di notevole influenza, coinvolto direttamente nelle principali vicende politiche e religiose del periodo. Inoltre, Incmaro potè contare sull’archivio e sullo scriptorium di Reims, dove fece conservare diversi di documenti ufficiali, capitolari, lettere, che egli stesso aveva redatto o copiato. Ciò si riflette direttamente nella composizione degli annali e nella loro narrazione. Mentre Prudenzio incontrò difficoltà nell’ottenere e nell’arrangiare il materiale a disposizione proseguendo la scrittura di anno in anno, come avevano fatti i suoi predecessori, nell’ultima parte dei suoi annali Incmaro registrò le vicende con un taglio tematico. I lunghi paragrafi con cui descrive gli eventi a partire dall’869, poco diffusi nel genere annalistico, sono indizi rivelatori di una scrittura successiva agli eventi. Incmaro, infatti, manipola le diverse storie, giustapponendole sapientemente per presentare una struttura di temi e sotto-temi tra di loro intrecciati. Ciò non significa che la fonte non sia affidabile. Gli Annales Bertiniani scritti da Incamro rappresentano una testimonianza ricca dell’ottica attraverso cui un membro dell’aristocrazia ecclesiastica interpetava gli eventi accaduti nel regno dei Franchi occidentali.

Per la ricostruzione della storia delle regioni orientali dell’Impero carolingio la fonte principale è rappresentata dagli Annales Fuldenses.147 Composti nel corso del IX secolo, questi annali forniscono un resoconto indipendente della storia carolingia dall’830, in cui registrano i principali avvenimenti politici e religiosi avvenuti a partire dagli ultimi anni del regno di Ludovico il Pio, con particolare attenzione rivolte alle vicende del regno dei Franchi orientali. Nonostante il dibattito sulla composizione dell’opera,

146 Nelson, The Annals, pp. 32-33; per la lettera di Incmaro si veda Ep. VIII, Lettera 187, pp. 194-195. 147

Reuter, Annals, pp. 1–14 è la miglior introduzione al dettagliato dibattito sulle origini degli Annales

Fuldenses e sulla sua paternità. Si veda anche Corradini, Wiener Handschrift; McKitterick, History, pp. 33-

35; Mclean, Kingship, pp. 24-27. Per alcuni esempi dell’interpretazione degli eventi del regno dei Franchi orientali basati sugli Annales Fuldenses si veda Riché, Carolingians, pp. 185-189; Fried, East, pp. 145-155; Hartmann, Ludwig, pp. 18-79, pp. 104-122.

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l’identificazione dell’aurtore e la definizione della struttura dell’opera rimangono ancora problematiche. Tra l’839 e l’863, l’opera sembra essere stato scritta o almeno supervisionata da Rodolfo, un monaco di Fulda che aveva un contatto limitato con la corte regia148. Come risultato, tra l’830 e la metà dell’860, il resoconto delle attività del regno dei Franchi orientali è vago, frammentario, superficiale, e spesso omette vicende importanti avvenute nel regno di Ludovico il Germanico. Dopo la morte di Rodolfo, la redazione degli Annales Fuldenses è continuata da un autore o da un gruppo di autori presso il circolo dell’arcivescovo di Mainz, Liutberto(863-889) almeno fino all’882149.

Liutberto assunse la carica di arci-cappellano di Ludovico il Germanico a partire dall’870 e divenne consigliere di Ludovico il Giovane (879-882) nel cui regno si trovava Mainz. Da questo momento il racconto e la posizione degli Annales Fuldenses risentono delle vicende politiche vissute da Liutberto. Dall’869 la narrazione degli avvenimenti della corte regia è più dettagliata, probabilmente a causa della nuova posizione occupata dall’ dell’arcivescovo di Mainz a corte. Gli annali divengono così più connessi con il palazzo di Ludovico il Germanico: la narrazione assume un prospettiva partigiana nei confronti dei sovrani carolingi, sopprimendo la menzione dei loro avversari e promuovendo le loro aspirazioni politiche. Questo non significa che gli Annales Fuldenses si trasformino in un resoconto ufficiale o di corte scritto da un membro dell’entourage diretta del re; il testo continua piuttosto a riflettere il punto di vista dell’arcivescovo sulle vicende accadute nel regno. Un chiaro esempio di questa attitudine è la narrazione del divorzio di Lotario II nel corso dell’860. Nella sua costante opposizione a Lotario, il testo critica velatamente anche l’attitudine di Ludovico il Germanico, il quale è solitamente presentato nella veste di un rex iustus. Secondo l’autore, il re dei Franchi orientali non aveva mantenuto un comportamento adeguato nel caso del divorzio, poiché non aveva seguito le incadizioni del suo clero, ma aveva cambiato il proprio atteggiamento nei confronti del nipote, a volte condannandolo a volte sostenendolo, nel tentativo di ottenere il beneficio politico maggiore dallo scandalo verificatosi.150

Questa considerazione deve essere tenuta a mente anche quando consideriamo la cosidetta continuazione di Mainz degli anni 882-889151. In questi sei anni Liutberto perse il

148 Sulla paternità di Rodolfo, si veda Wattenbach-Levison (a cur. di), Deutschlands Geschichtsquellen, pp.

678-681; Wallace- Hadrill, Church, p. 330; Hartamnn, Ludwig, pp. 6-7; Reuter, Annals, pp. 3-7.

149 Mclean, Kingship, pp. 24-27. 150 Mclean, Kingship, p. 26, n. 8.

151 A questa data la tradizione manoscritta diverge: un gruppo di manoscritti contiene infatti una diretta

continuazione degli Annales Fuldenses prodotti a Mainz e composti sempre sotto la supervisione di Liutberto, fino all’887; un altro gruppo, il cui testo invece si estende fino al 901, fornisce un resoconto di un

proprio officium alla corte dei Franchi orientali: alla morte di Ludovico il Giovane nel gennaio dell’882, il fratello Carlo il Grosso ereditò i regni di Baviera e Franconia e destituì Liutberto, affidando la funzione di arci-cancelliere a Litwardo di Vercelli, il quale già ricopriva tale incarico nel suo regno. La delusione per l’accaduto si riflette pesantemente sul racconto dell’annalista. Tra l’882 e l’889, infatti, si nota una atteggiamento ostile della narrazione nei confronti di Liutwardo e di Carlo.152

Osservando la narrazione e la costruzione temativa di alcune sezioni è evidente che, come nel caso degli Annales Bertiniani, i resoconti annuali dei principali avvenimenti del regno sono spesso scritti diversi mesi dopo gli eventi. In modo analogo ad Incmaro, Liutberto costruisce la narrazione approfondendo tematiche precise e fornendo al lettore una sua interpretazione sulle vicende.

Pertanto, i due annali permetteno di ricostruire i principali conflitti interni del regno carolingio mettedo a confronto l’ottica dell’aristocrazia ecclesiastica dell’area occidentale dell’Impero con quella dell’élites delle regioni orientali. L’accostamento delle due fonti consente di valutare eventuali variazioni geografiche nella concezione della violenza e soprattutto nel rapporto tra vindicta e potestas legittima.