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Le biografie di Ludovico

3. Lo scopo della ricerca

4.3 Le biografie di Ludovico

Gli annali non sono le uniche le fonti storico-letterarie prodotto nel corso del IX secolo. Il regno di Ludovico il Pio infatti si caratterizza per la redazione di alcune biografie dedicate all’imperatore carolingio. Tra questa la prima in ordine di redazione è la Gesta Hludowici, composta dal vescovo ausiliario di Treviri, Thegano, tra l’836 e l’837153. Nella sua versione attuale l’opera è introdotta da una prefazione scritta da Walafrido Strabone, il

prospettiva alternativa scritta nel contesto bavarese. Per la nostra ricerca la si dimostra una sulla continuazione, di cui necessita alcuni dettagli per chiarrine le caratteristiche. Collins, Early, p. 288 sostiene che il testo di Mainz fu scritto da un sostenitore di Carlo il Grosso; Buhrer-Thierry, Conseiller, pp. 111–23, a p. 112 attribuisce all’Annales Fuldenses un carattere ufficiale. Wallace-Hadrill, Church, p. 330, invece, caratterizza il testo di Mainz come a-politico.

152 Mclean, Kingship, p. 27.

153 Sulle biografie una ricerca sempre di grande utilità sia per inquadrare il genere biografico che per un

primo approfondimento sul lavoro di Tegano è l’opera di Berschin, Biographie. Tuttavia studi più rilevanti sulla datazione, la struttura e la tradizione manoscritta del testo di Tegano sono sempre Tremp, Studien;

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quale dopo la morte di Ludovico il Pio aveva curato l’edizione del testo e la riorganizzazione della struttura come parte di un dossier di testi in cui Walafrido esprimeva la propria fedeltà a Ludovico e la sua condanna contro coloro che lo avevano tradito.154

Walafrido introduce l’opera con una breve prefazione da cui si possono trarre alcune informazioni chiave sullo stile della biografia: Walafrudo lo definisce «un piccolo lavoro nello stile degli annali, …succinto, più vero che elegante».155 Nonostante questa sua descrizione poco edificante, in un uno dei componimenti poetici giovanili, Walafrido aveva lodato Thegano per la statura morale, la sua saggezza, l’ortodossia e l’eloquenza.156 La descrizione si confà alla levatura e alla probabile educazione di Thegano, il quale era discendente di una famiglia aristocratica che aveva la propria base di potere tra la Mosella e il medio Reno.157 Lo stile semplice e poco di questa biografia è dunque il probabile riflesso del contesto e delle motivazioni che aveva spinto l’autore a comporre l’opera. Sebbene Thegano avesse come riferimento la biografia di Carlo Magno scritta pochi anni prima da Eginardo, l’obiettivo non sembra quello di costruire un ritratto di Ludovico il Pio. e di esaltarne la grandezza applicando i principi della biografia e della retorica classica, Thegano scrive da sostenitore di Ludovico il Pio negli anni immediatamente successivi alla crisi e alle ribellioni verificatesi tra l’833 e l’834, cercando di ristabilire la legittimità dell’imperatore Ludovico e di criticare, attraverso la sua opera, le azioni commesse dai protagonisti della rivolta.158 Il vescovo di Treviri era dunque un protagonista del dibattito che infuriava dopo l’834, quando Ludovico tornò al potere a seguito della penitenza di Compiegné (833).

Di questi eventi l’autore cerca di fornire la propria interpretazione attraverso una narrazione cronologicamente ordinata delle vicende del regno fino all’anno 835. Il resoconto riprende la forma degli annali, con brevi resoconti delle vicende accadute a partire dalla nomina di Ludovco a imperatore. Nel corso della narrazione, però, lo stile annalistico della narrazione è spesso intervallato da capitoli più estesi, in cui Thegano dirige la sua furiosa indignazione contro il nuovo clero di bassa estrazione sociale

Tremp, Thegan. Un’interessante panoramica dell’opera è presentata anche da Mayke de Jong: de Jong,

Penitentials State.

154 Booker, Prologue, p. 91. Insieme al prologo Walafrido inserisce un accessus, un’intestazione introduttiva

dei vari capitoli. Berschin, Biographie, p.223.

155 Tremp, Studien.

156 Tremp, Introduction, p.9; Poet. Lat. II, Carmen 5, 2-3, pp. 351-353. 157 Sulla biografia di Thegano rimandiamo a Tremp, Studien, pp. 4-18. 158 de Jong, Penitentials State, p. 75.

protagonista dell’opposizione a Ludovico. Tra questi l’obiettivo della critica è rappresentato dalla figura di Ebone di Reims, uno dei vescovi che aveva officiato la penitenza pubblica dell’imperatore. La biografia non è solo una difesa della contro i figli, ma è soprattutto un’ammonizione contro il comportamento tenuto dai colleghi di Francia e Aquitania. Attraverso l’opera Thegabo rivolge quindi un messaggio preciso ai suoi lettori, che consistevano probabilmente nei vescovi fedeli a Ludovico nell’area orientale dell’Impero, dove erano diffusi tutti i manoscritti in cui l’opera si conserva. Thegano li invita a rammentare la funzione di sentinella contro il peccato posseduta dall’imperatore, rispetto al quale i vescovi continuano a occupare un ruolo complementare.159

La legittimazione di Ludovico il Pio e la critica dei suoi oppositori sono alcune delle tematiche presenti anche nella seconda biografia di Ludovico. Questa si distingue in modo profondo dai Gesta di Thegano, poiché si tratta infatti di una vita vera e propria, in cui l’autore inizia la narrazione con la nascita del figlio di Carlo Magno, prosegue con la sua incoronazione a re e si conclude con la morte dell’imperatore. L’autore era un chierico anonimo, a cui si fa riferimento con il nome di Astronomo per via del racconto in cui discute il passaggio della cometa di Halley associandolo alla vecchia dell’imperatore. Lo stile ricercato dell’opera ha spinto a pensare si tratti un chierico colto e di elevata estrazione sociale, anche se la sua identità è ancora oggi oggetto di dibattito.160 L’ipotesi più plausibile è stata avanzata probabilmente da Hugh Doherty, che attribuisce la paternità dell’opera a un autore che si sarbbere dedicato alla composizione sotto la direzione di Drogone di Metz.

Il vescovo, fratellastro di Ludovico, era stato nominato arci-cappellano nell’835 e come tale avrebbe potuto patrocinare la redazione di un’opera encomiastica dedicata al suo imperatore.161 Come ha sostenuto anche Tremp, diversi elementi del racconto suggeriscono dei contatti diretti tra l’autore e il seguito dell’arci-cappellano: infatti l’Astronomo rivolge a Drogone diversi epiteti celebrativi, specialmente quando narra il periodo in cui l’arcivescovo aveva assunto un ruolo rilevante a corte. Questa attribuzione non contraddice l’ipotesi di Tremp, il quale ha identificato l’autore in un sostenitore di Lotario che avrebbe

159 Sulla critica a Ebone si veda Tremp, Studien, pp. 72-74; de Jong, Penitentials State, p. 76-77. Sulla

tradizione manoscritta dell’opera si veda Tremp, Introduction, pp. 31-40; Tremp, Studien, pp. 99-135.

160 Ernst Tremp nell’introduzione alla sua edizione critica del testo fornisce il miglior resoconto sulla

posizione dell’Astronomo a corte; si veda Tremp, Introduction, pp. 55-66; cfr. Tremp, Thegan. Sulla tradizione manoscritta si veda invece Tremp, Ueberlieferung. In merito alla prospettiva e alle finalità dell’opera rimandiamo a Siemes, Beitragae; Tremp, Stabilitas; Goetz, Perception.

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iniziato l’opera presso sua corte. Dopo la morte di Ludovico, infatti, Drogone giurò fedeltà proprio al figlio primogenito dell’imperatore162.

Come per la questione della parternità dell’opera, il dibattito sulla datazione del Vita Hludovici è ancora aperto. Tremp ipotizza infatti che l’opera sia stata scritta nell’inverno a cavallo tra l’840 e l’841, quando le possibilità di un accordo tra Lotario e Carlo il Calvo erano ancora possibili. Dopo la conclusione della Battaglia di Fontenoy, quando queste speranze erano naufragate, i commenti positivi su entrambi i regnanti perderebbero effettivamente il loro valore. Tuttavia, la Vita è un’opera lunga e di pregevole fattura, che si serve di molteplici fonti: nella narrazione dei primi anni del governo imperiale di Ludovico (814-829) segue invece la cronologia e la struttura narrativa degli Annales regni Francorum, rielaborandone il testo con omissioni e frequenti integrazioni; per tratteggiare il ritratto di Ludovico, invece, l’Astronomo si ispira alla Vita Karoli e alle fonti classiche da cui Eginardo aveva preso ispirazione.163 Si tratta quindi di un lavoro di un autore di grande abilità, dotato di uno spiccato senso del bilanciamento e della costruzione della sua narrazione. Alla luce di tali considerazioni è difficile pensare che tutto ciò sia stato realizzato in un solo inverno. Osservando la qualità del racconto sembra più probabile che l’autore avesse iniziato l’opera prima della morte di Ludovico il Pio e che l’avesse conclusa intorno agli inizi dell’841.

In questa fase l’autore, ricostruendo gli eventi a posteriori, riflette sulle vicende che hanno caratterizzato il regno di Ludovico e sugli anni delle ribellioni che precederono la lotta per la successione tra i figli sopravvissuti. L’unità familiare e la solidarietà fraterna sono alcuni dei temi centrali che pervadono la Vita. Pur rimanendo fedele a Ludovico il Pio, l’Astronomo si dimostra meno ostile di Thegano nei confronti delle altre fazioni, integrando giustificazioni e motivazioni per spiegare, e in alcuni casi giustificare, l’agire dei figli ribelli. La ragione di questo atteggiamento è legato probabilmente alla finalità dell’opera. Quale era lo scopo dell’Astronomo? A chi era rivolta l’opera? A questo proposito si deve notare che tutta la trasmissione manoscritta dell’opera è ristretta al regno dei Franchi occidentali, dove risiedevano probabilmente coloro a cui l’autore rivolse la porpria opera. La vita sembra dunque essere scritta per convincere i sostenitori di Carlo il Calvo, molti dei quali erano avversi a Lotario, a sostenere una futura cooperazione.

162 Tremp, Introduction, pp. 67-68; si veda anche Tremp, Ueberlieferung, in cui sostiene che l’autore avesse

iniziato a Carlo il Calvo durante la fase conclusiva della redazione della sua opera.

163 Tremp, Introduction, pp. 81-82. Sull’influenza di Eginardo Tremp, Introduction, pp.75-81, in particolare

Come nel caso del confronto tra gli Annales Bertiniani e gli Annales Fuldenses, le due biografie di Ludovico offrono una descrizione e una riflessione sulle vicende, elaborate in due contesti sociali e geografici differenti: la Vita Hludovici propone un’interpretazione della ribellione dei figli di Ludovico e una risposta alla crisi familiare dall’ottica di un membro dell’aristocrazia delle regioni occidentali dell’Impero, mentre la Gesta Hludovici imperatoris riflettono la riflessione sugli avvenimenti di un esponente dell’élites dell’area orientale.

A differenza dei due annali, però, i contesti da cui provengono gli autori non comportano un’ottica diversa, sia per quanto riguarda il racconto delle vicende sia per ciò che concerne la concezione della violenza della figura regia.

A influenzare maggiormente la rappresentazione è la posizione faziosa degli autori, entrambi sostenitori di Ludovico il Pio. Tale prospettiva determina la costruizione del racconto, la caratterizzazione degli antagonisti e la costruzione dell’immagine ideale della potestas legittima, in cui rientra anche la descrizione della vindicta regia.