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di Francesca Tosi e Alessia Brischetto

7.1 L’approccio ergonomico al progetto

Il rapporto tra ergonomia e design può essere definito come il design per le persone, ossia un’azione progettuale incentrata sull’individuazione dei bisogni, delle aspettative e dei desideri delle persone. Nella sua pratica l’ergonomia per il design ha lo scopo di fornire gli indicatori progettuali ne- cessari allo sviluppo di soluzioni che siano in grado di generare benessere e soddisfazione nell’utilizzatore finale. Questo si traduce nella formulazione, caso per caso, di obiettivi di intervento che si basano sullo studio dell’intera- zione fisica e cognitiva reale o potenziale, che si genera nella fase di utilizzo tra l’utilizzatore e l’artefatto.

Come scrive Ian McClelland, l’approccio ergonomico al progetto può es- sere sintetizzato da due principi fondamentali: il primo è che sia possibile misurare l’interazione che gli individui stabiliscono con i prodotti, le attrezza- ture, gli ambienti e i servizi che utilizzano per le loro attività, il secondo è che tali interazioni possano guidare i processi di formazione e di sviluppo degli artefatti, dalla fase della loro concezione sino alla realizzazione e alla verifica del prodotto finito (McClelland, 199 , p. 149).

L’approccio ergonomico al progetto, inteso come studio e progettazione dell’interazione tra l’individuo e il prodotto, assume un ruolo strategico in quanto capace di mettere in relazione la fase di progettazione con la molte- plicità degli aspetti che interessano l’essere umano e le sue caratteristiche (aspetti fisiologici, sensoriali, psicologici ed emozionali ecc.). La progettazio- ne ergonomica di oggetti, ambienti e sistemi deve essere incentrata, quindi, sull’uomo come entità fisica, psicologica, sociale ed emozionale, differen- ziandosi dell’approccio progettuale tecnico che spesso tende a considerare l’uomo come stereotipo. Questo significa dare un ruolo prioritario a chi utiliz- za o utilizzerà il prodotto e le sue esigenze, sin dalle prime fasi di ideazione di un prodotto.

L’approccio ergonomico al progetto non è certo un’operazione semplice o a breve termine e questo apre una ri essione sulla procedura stessa di progettazione che si basa sulla possibilità di inserire e verificare al momento più opportuno, e nella giusta maniera, i dati relativi all’uso e alle procedure

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ergonomiche all’interno di un iter progettuale ciclico e iterativo. Alla base dell’iter progettuale ritroviamo tre principi fondamentali che sono alla base dello sviluppo innovativo di questa disciplina e sono la globalità, la parteci- pazione e l’interdisciplinarità.

Il principio di globalità impone che l’attenzione progettuale sia rivolta ai temi generali a largo spettro, lasciando a un secondo livello di approfon- dimento i singoli aspetti del problema. Un tema progettuale, ad esempio, potrà essere il comfort dalla vivibilità interna di una camper, che a sua volta interesserà il comfort delle sedute, lo spazio di movimentazione tra cuci- na e dinette, la visibilità dei comandi di movimentazione degli arredi ecc. e non viceversa. Questo significa considerare il problema progettuale con uno sguardo più ampio che rende possibile comprendere la natura del problema e le scale di priorità delle criticità individuate. Di conseguenza, si richiede una visione ampia al progetto, all’interno del quale l’approccio ergonomico assume una valenza sistemica. Ad esempio, è errato cercare di risolvere un singolo problema senza considerare la serie di aspetti che possono inter- correre con esso: pensiamo per un attimo di voler implementare quelli che rendono sicuro l’utilizzo di un prodotto, trascurando altri indicatori come la facilità d’uso, la soddisfazione, la pulizia e la manutenzione. Questo ridur- rebbe l’efficacia dell’intervento in quanto la sicurezza d’uso è tipicamente collegata a questi aspetti.

Il principio di partecipazione si concretizza in una vigile e costante atten- zione ai bisogni delle persone. Il comportamento delle persone in riferimento all’utilizzo di un prodotto ci consente di individuare aspetti critici che riguar- dano la sicurezza e l’usabilità, e ci permette di definire cosa pregiudica la fase di utilizzo di un prodotto-sistema. Inoltre, il coinvolgimento dell’utenza reale o potenziale nella fase di valutazione di un prodotto ci consente di rac- cogliere una serie di paramenti, come ad esempio il potenziale benessere della fase di utilizzo, gli usi impropri, i pareri soggettivi ecc., ma anche dati e le variabili d’uso riferite al contesto nel quale il prodotto viene o sarà utiliz- zato. La partecipazione, se correttamente applicata, si concretizza in un po- tente stimolo per la realizzazione di soluzioni a misura d’uomo, per acquisire i dati soggettivi, per sperimentare soluzioni proposte, per preparare il cam- biamento ( andini uti, 2008, p. 8). Inoltre, consente di osservare, racco- gliere o verificare la relazione fisica (spazi di movimentazione, accessibilità e fruibilità) che si instaura tra l’utente e il prodotto durante la fase di utilizzo. Il principio di multidisciplinarità è alla base della progettazione ergono- mica, della risoluzione di un problema più o meno complesso e richiede il coinvolgimento di più competenze disciplinari. Pensiamo per un attimo di dover progettare un macchinario per l’attività fisica, in questo caso le compe- tenze disciplinari chiamate in causa sarebbero svariate: la biomeccanica per quantificare e definire il carico di sforzo, il rapporto tra struttura di movimento e l’attività fisica che presuppone l’intervento di un medico del lavoro, l’inte- razione tra l’utente e il panello di controllo del macchinario che richiede il

contributo di un designer che a sua volta si riferirà a un ergonomo cognitivo. In relazione al problema di intervento le figure chiamate a dare un contributo cambiano, la difficoltà più grande risiede nel riuscire a mettere in relazione tra loro queste competenze.

I metodi di intervento dell’ergonomia consentono di definire e gestire que- ste relazioni e di organizzare i dati raccolti all’interno dell’iter progettuale, e di definire i requisiti di intervento in modo integrato.

Per quanto riguarda la definizione dei requisiti e delle successive solu- zioni progettuali, le competenze e i suggerimenti degli utenti assumono la stessa rilevanza tecnologica di quella di chi è stato definito “tecnico” in base a un titolo di studio o per la posizione occupata all’interno di un’azienda ( andini uti, 2008, p. 1).

Affrontiamo adesso il ruolo che assume l’utente nella fase di valutazione di un prodotto e perch questa relazione rappresenta uno degli aspetti più strategici dell’ergonomia per il design.

Ripartendo dal principio di globalità, l’uomo notoriamente non percepisce se stesso come un insieme di aspetti distinti (corpo, coscienza, capacità ecc.) bensì come l’insieme di tutta una serie di caratteristiche che lo rendono unico. La stessa cosa può riguardare gli oggetti e gli ambienti che devono essere valutati nella loro globalità anche se caratterizzati da altri componenti (luce, colore, relazioni spaziali ecc.). La metodologia ergonomica, partendo da questo principio generale, esplora il problema progettuale dall’alto verso il basso, riuscendo a controllare i parametri che costituiscono il sistema nella loro specificità ma allo stesso tempo ne studia le relazioni utilizzando un approccio investigativo globale che cerca di non trascurare nessun partico- lare. Ciò implica l’anticipare l’analisi in termini di tecnologia e di usabilità, dei rapporti tra l’oggetto che si vuole realizzare e l’ambiente circostante (Lupac- chini, 2008, p. 9).

L’approccio ergonomico alla progettazione, quindi, è finalizzato alla com- prensione delle risposte individuali in condizioni reali di utilizzo, perch come afferma Donald Norman: nulla può sostituire la conoscenza e lo studio dei reali utenti di un progetto in via di sviluppo (Norman, 2014, p. 1 4).

Torniamo adesso sulla possibilità di misurare l’interazione tra l’individuo e il prodotto, e come le conoscenze dell’ergonomia per il design possano in u- ire nella progettazione di soluzioni di qualità. La qualità dell’interazione che l’individuo stabilisce o può stabilire con un determinato prodotto all’interno di un altrettanto determinato contesto d’uso significa verificare la rispondenza alle esigenze di coloro che realmente utilizzeranno quel prodotto, ossia ai loro bisogni, alle loro aspettative e ai loro desideri (Anselmi Tosi, 2004 p. 12; Tosi, 201 ). La valutazione e il progetto della qualità non si riferiscono, quindi, solo al prodotto ma riguardano il complesso sistema di relazioni che l’individuo stabilisce o potrebbe stabilire con il prodotto in questione all’inter- no del contesto d’uso nei quali si determinano o si potrebbero determinare tali relazioni. L’utente all’interno di questo quadro assume un ruolo significa-

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tivo e di conseguenza lo stesso contesto d’uso rappresenta il cuore dell’in- tervento ergonomico, in quanto consente di centrare l’attenzione sulle spe- cificità di tutte le variabili in gioco e su come queste si modificano nel tempo. Consente inoltre di definire e individuare i requisiti richiesti al prodotto e in- fine i parametri e i criteri necessari a valutare e a progettare la sua qualità.

Sulla base di quanto affermato sino ad adesso, al centro dell’attenzione dell’intervento ergonomico progettuale si collocano, quindi, l’utente (con le proprie caratteristiche e capacità e inteso come portatore di specifiche esi- genze), le attività che porta a termine (come e quando lo fa) e il contesto in cui le svolge; e infine l’usabilità del prodotto, ossia: l’efficacia, l’efficienza e la soddisfazione con la quale quel prodotto può essere utilizzato dai suoi specifici utilizzatori all’interno di un altrettanto specifico contesto d’uso 1.

7.2 L’approccio Human-Centred Design