di Marco Marseglia
10.1 I Metodi e gli strumenti del Design per la Sostenibilità
Quando si parla di progettazione orientata alla sostenibilità è abbastanza consolidato il fatto che i progettisti possano giocare un ruolo importante so- prattutto nelle prime fasi di progetto dove si determina circa l’80 degli im- patti ambientali relativi al prodotto/servizio (Lofthouse, 2004 e 200 ; Thacka- ra, 200 ; Vezzoli, Manzini, 200 ). Nonostante ciò, come già evidenziato da più autori (Lofthouse, 2004; Marttila, ohtala, in Vezzoli et al., 2014), non è sufficientemente chiaro quali strumenti e quale orientamento progettuale debbano essere tenuti in considerazione.
Se è vero che i metodi e gli strumenti tradizionalmente usati per la proget- tazione di prodotti sostenibili, come il Life Cycle Design1 (Vezzoli, Manzini, 200 , p. ) e il Life Cycle Assessment2 (Baldo et al., 2008), sono gli unici che permettono un focus sui criteri ecologici, è altrettanto vero che l’orienta- mento progettuale diviene convergente sin dalle sue prime fasi, senza per- mettere al processo di design di avere una visione allargata su tutti i domini di progetto. Come è noto il design è, per sua definizione metodologica, una disciplina integrativa che lavora in modo fortemente interdisciplinare (Fried- man, 2003).
Per progettare in ottica sostenibile bisogna partire dal concetto di ambien- te, non limitandosi a ridurlo soltanto ai suoi aspetti biofisici. Come sostiene
1 Il processo di Life Cycle Design (LCD) o progettazione a ciclo di vita consiste nel consi-
derare nella fase progettuale i requisiti ambientali. L’obiettivo dell’approccio è andare a ridurre il carico ambientale associato a un prodotto nell’intero ciclo di vita e in relazione alla sua unità funzionale. I principi su cui si fonda sono: la minimizzazione delle risorse, la scelta di risorse e processi a ridotto impatto ambientale, la scelta di risorse non tossiche e nocive, l’ottimizzazione della vita dei prodotti, l’estensione della vita dei materiali, la facilitazione del disassemblaggio. Cfr. Vezzoli C., Manzini E. (200 ), Design per la Sostenibilità Ambientale, anichelli, ologna.
2 Il Life cycle Assessment (LCA) o valutazione del ciclo di vita, è un procedimento oggettivo
di valutazione dei carichi energetici e ambientali relativi a un processo o un’attività, effettuato attraverso l’identificazione dell’energia e dei materiali usati e dei rifiuti rilasciati nell’ambiente.
aldo .L., Marino M., Rossi S. (2008), Analisi del Ciclo di Vita LCA. Gli strumenti per la proget-
Findeli (2001), dal punto di vista progettuale abbiamo a che fare con molte interrelazioni di sottosistemi che funzionano e si evolvono in base a differenti logiche. li “ambienti” intesi come tecnico, biologico, sociale e simbolico non agiscono in modo autonomo ma in stretta correlazione e interdipendenza formando un sistema, ovvero un insieme eterogeneo di elementi uniti fra loro in modo organico. L’atto di progetto deve quindi tener conto di tutte queste possibili connessioni dove il complessificarsi delle azioni progettuali si espande, come sostiene istagnino (in ermak, 2008), verso l’intercon- nessione scientifica.
Del resto, come evidenziato da ologna (2013), il concetto di Sviluppo Sostenibile mira a coniugare sin dalle sue origini, dalla Conferenza di Stoc- colma nel 19 2, il funzionamento dei sistemi naturali con i sistemi umani adottando un approccio fortemente antropocentrico.
Per questo quando si parla di progettazione orientata alla sostenibilità di- vengono fondamentali l’interconnessione con gli altri ambiti disciplinari e, so- prattutto nelle prime fasi progettuali, un approccio divergente per permettere al pensiero progettuale di andare a determinare tutte le possibili connessioni che il prodotto avrà con l’ambiente inteso nella sua accezione più ampia.
Se l’ambiente è ciò che circonda, ciò che sta intorno , è altrettanto vero che la progettazione di un prodotto ambientalmente sostenibile non può cer- to far riferimento soltanto agli aspetti legati alla sostenibilità dei materiali; in molti casi si andrebbe a eseguire un semplice re-design del prodotto.
Come sostiene Tamborrini (200 ) l’approccio quantitativo con cui a oggi è stata affrontata la questione della sostenibilità, si allarga a valutazioni e ap- procci di tipo qualitativo e che orientano le ipotesi progettuali verso scenari complessivi e futuribili.
L’orizzonte del progetto si espande quindi agli stili di vita e alla qualità della vita, tentando di definire una sostenibilità che non riguarda più soltanto l’estetica, la composizione e l’impatto sull’ambiente dei materiali che com- pongono l’oggetto, ma, più in generale, gli aspetti culturali del vivere sosteni- bile che quell’oggetto possiede e che trasmette agli utilizzatori.
Le tematiche progettuali riguardanti la sostenibilità sono passate quindi da un’attenzione sulla materia – ovvero sull’oggetto del danno ambientale – a un’attenzione per la forma – intesa come schema del sistema. Capra (in istagnino, 2012) evidenzia come l’attenzione sulla materia sia di natura analitica e quantitativa, mentre quella sulla forma di tipo qualitativo, riportan- do a concetti come ordine, organizzazione e relazione.
Quindi, se è vero che nelle fasi iniziali di un progetto si determinano la maggior parte degli impatti ambientali, è anche vero che strumenti troppo specifici e di analisi come ad esempio la LCA con la sua procedura lenta di raccolta dati e specifica sul prodotto (o servizio) e il LCD, che si dota di prin- cipi specifici sul ciclo di vita del prodotto, portano l’idea dominante del pro- getto in un’unica direzione (si fa riferimento al disassemblaggio del prodotto, alla selezione dei materiali, a misurare quantitativamente gli impatti ecc.).
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Come sostengono Nelson et al. (2003), la complessità che si trova da- vanti un progetto di design deve essere affrontata in modo da non permet- tere al processo analitico e razionale di diventare la modalità di pensiero dominante. Il progetto affronta questioni complesse che non possono essere risolte attraverso riduzionismi e approcci lineari.
Secondo la teoria della complessità e della visione sistemica, il mondo non è composto da elementi basilari discreti, ma da un insieme di compo- nenti tra loro interrelate, che sostengono i principi della vita. In questo senso il progetto dovrà quindi essere inteso come un intero usso composto da una serie di azioni, metodi e strumenti che permettono al progettista di districarsi in quello che urlo (2014) definisce “tutto polisistemico”.
Secondo il pensiero sistemico in una comunità sostenibile va sostenuta un’intera rete e questa andrebbe ideata in modo tale che le sue tecniche, le sue modalità di vita, le sue strutture fisiche non vadano a interferire con le capacità implicite che la natura possiede (Capra, 2013).
Appare quindi evidente che se si fa riferimento a una rete, l’approccio al progetto non potrà avere un’unica direzione e non potrà quindi essere guidato da un’unica modalità di pensiero ma da una moltitudine di pensieri e approcci divergenti. Come sostiene Morin (19 ) per risolvere la complessità è neces- sario passare da un punto di vista all’altro, mantenendo un equilibrio dialogico.
De ono (19 0), padre dell’approccio creativo e del pensiero laterale, ritiene il pensiero unidirezionale limitativo per passare da un punto di vista all’altro e generare innovazione; se in un processo progettuale orientato alla sostenibilità nel suo senso più ampio si tenessero in considerazione soltanto gli aspetti quantitativi di riduzione degli impatti e gli aspetti qualitativi relativi al prodotto (o servizio), ma legati soltanto a quest’ultimo, si andrebbero a omettere le possibili connessioni verso gli altri domini di progetto, come ad esempio la generazione di nuove pratiche, nuovi comportamenti e stili di vita che con quel prodotto/servizio si potrebbero ottenere. Si andrebbe ad eseguire, quindi e in molti dei casi, una pratica di re-design o comunque si avrebbe una visione ristretta del problema progettuale senza generare quel radicale cambiamento necessario per un vivere sostenibile.
Il processo di progetto deve quindi tenere in considerazione gli attori, i processi che questi mettono in opera, le caratteristiche degli oggetti – ma- teriali e non – che ne risultano, oltre al fatto di tenere in considerazione le ricadute di quest’ultimi nella sfera umana e ambientale (Findeli et al., 200 ). Che si tratti di un prodotto materiale o di un servizio, in questo senso as- sume importanza l’intero usso progettuale – dalla generazione del concept alla fase di realizzazione e di post-realizzazione – tra tutti gli attori che ne partecipano e le relative pratiche.
Nel successivo paragrafo viene descritta un’esperienza di ricerca dove sono stati applicati metodi e strumenti propri del Design per la Sostenibilità alla progettazione di un nuovo camper per Trigano Spa, collaborando con il Laboratorio di Ergonomia e Design del Dipartimento DIDA.
Nello specifico, in termini di sostenibilità sono stati applicati metodi e stru- menti propri del Life C cle Design e una valutazione ambientale del ciclo di vita semplificata usata per comparare gli impatti ambientali tra il modello di camper preso in analisi e il concept scaturito dal progetto di ricerca. Il risul- tato finale mette in evidenza le caratteristiche delle discipline del progetto caratterizzate dall’oscillazione tra ricerca teorica e pratica progettuale.