• Non ci sono risultati.

Caravane gitana e conestoga americano: gli archetipi Negli Stati moderni dove ancora esistono grandi spazi di territorio e una

di Isabella Patt

2.3 Vivere viaggiando: due modelli cultural

2.3.1 Caravane gitana e conestoga americano: gli archetipi Negli Stati moderni dove ancora esistono grandi spazi di territorio e una

certa abitudine allo spostamento, lo sviluppo dell’attività vacanziera itine- rante si è espressa anche con il consolidamento di una peculiarità tipica del relativo sistema di vita, quello di abitare e vivere “stabilmente” anche in abitazioni mobili, purch vissute con gli stessi criteri di quelle inamovibili.

L’antenato mobile cui i moderni veicoli ricreazionali devono la propria na- scita è innegabilmente il carro: la caravane gitana per le popolazioni nomadi europee e il conestoga utilizzato dai pionieri americani. L’antico utilizzo dei carri accomuna strettamente le due tradizioni: caravane e conestoga nasco- no essenzialmente come mezzi di trasporto “familiari” (cioè utilizzati da tutta una famiglia in viaggio o comunque da più persone che viaggiavano insie- me) con un’innata predisposizione alla trasformabilità. Di giorno, infatti, il carro era utilizzato come mezzo di trasporto per le merci e gli utensili, la sera si trasformava in tetto sotto il quale ripararsi e difendersi, e infine, di notte, in un confortevole giaciglio per dormire.

La presenza degli itani in Europa è attestata in maniera ufficiale dal V secolo in poi ed è segnata da un’immediata situazione critica dato che, già nel secolo successivo, vengono emanati in più parti del continente una serie di editti reali atti a costringere i itani a lasciare i territori occupati, con la minaccia di gravi pene corporali, mutilazioni e tasse. Il primo documento italiano che attesta la presenza dei itani nel nostro paese si riferisce a una cronaca del V secolo di un anonimo bolognese, la Historia Miscellanea Bononiensis, che accenna alla presenza di una comunità nomade nella città di ologna intorno al 1422. Pochi anni dopo, sappiamo della presenza di bande di nomadi anche in altre città italiane (Forlì, Modena, Reggio e Fi- nale): negli annali o nelle cronache cittadine dell’epoca viene fatto spesso riferimento a gruppi di persone dai tratti somatici “diversi”, con l’aspetto rude e “inselvatichito” dalla fame e delle difficoltà, chiamati zingari o cingari che sostavano in aree di confine e spesso gravitavano intorno ai principali luoghi di mercato dove commerciavano con i cavalli, con gli utensili in rame e ferro – da loro fabbricati – e dove le donne si dedicavano all’arte della predilezione

2

del futuro (con i tarocchi, o la lettura delle mani ecc.)23. A volte i itani sono ricordati come mercenari militanti nelle truppe dei signori come, ad esempio, nel 14 9 per gli Estensi di Ferrara o per i entivoglio di ologna nel 1488. Il loro passaggio a Roma, intorno al 143 , addensa un curioso mistero su alcune, presunte, lettere del Papa con le quali i Rom riuscirono ad arriva- re sino a Napoli e nel Sud d’Italia: sull’autenticità di tali lettere (che i Rom sostenevano firmate direttamente dal Santo Padre) permangono fortissimi dubbi, non esistendo di esse alcuna traccia neanche negli archivi vaticani. Rimane che i itani ne fecero ampio uso come lasciapassare, per ricevere protezione o per rifornirsi di vettovaglie al loro passaggio: per quasi un se- colo, infatti, ricorre nelle varie cronache del tempo la presenza di gruppi di nomadi che, come nella città di Fermo, esibivano un documento del Papa che permetteva loro di rubare impunemente nella città. Così viene ufficial- mente riportato.

In tutto il lungo periodo che va dal V al VIII secolo, il rapporto tra gli stanziali e i nomadi è stato altalenante tra la tolleranza e l’autoritarismo, anche se quest’ultimo ha predominato come atteggiamento più diffuso. No- nostante una vita rude e incerta, i itani hanno continuato sulla loro strada rivendicando la libertà della loro scelta di vita; disprezzati e cacciati, hanno saputo comunque mantenere la loro identità e la loro innata predisposizione al viaggio. Espertissimi nel sapersi adattare alle condizioni di vita più pre- carie, sia nel caldo torrido del deserto sia nel freddo pungente degli inverni al Nord, li troviamo nel I secolo sia in Irlanda che in Inghilterra, anche imbarcati verso gli Stati Uniti insieme ai primi emigranti europei nel nuovo Continente.

In questi lunghi spostamenti, i itani si sono sempre spostati facendo uso di un carro telonato, poi diventata roulotte, con la quale erano soliti traspor- tare merci e persone. Quando i primi Luri (gli antenati dei Rom) lasciarono il Nord Ovest dell’India, intorno all’anno mille, si mischiarono inizialmente alle carovane dei mercanti per beneficiare della sicurezza del gruppo. en pre- sto, diventati in grado di organizzare da soli i propri convogli, acquistarono asini per trasportare i loro bagagli e, la sera, stabilivano il loro accampamen- to attorno alla tchera, una sorta di tenda triangolare formata da tre bastoni e stoffa. In questo modo, sono passati dall’Asia all’Europa: i più ricchi tra loro strada facendo hanno realizzato carretti con ruote piene tirati da due buoi, su cui sistemavano per il viaggio tutto il materiale necessario all’accampamento notturno e gli utensili da cucina, pentole, barili e altre provvigioni comprese. Questi carri pesanti e robusti, a quattro o a sei ruote, divisi in due e alle volte tre compartimenti e coperti con una capote di feltro, si possono a buon diritto considerare gli antenati della roulotte (già utilizzati dagli Scinti che solcavano

23 Una bella descrizione della storia e gli spostamenti di questi popoli è su Piasere, I Rom

la steppa eurasiatica durante l’epoca precristiana, esistono ancora ai nostri giorni in Cappadocia).

In seguito, attraversando la pianura del Danubio, i itani si sono equi- paggiati di mezzi di trasporto più leggeri, montati a volte su sole due ruote a raggi e tirati dai cavalli: questi mezzi erano ricoperti di tela grezza o di pelli di animali e assomigliavano più a una tenda che a una moderna roulotte. Servivano soprattutto al trasporto della famiglia e del materiale, non per uso abitativo: la vita quotidiana, infatti, continuava a svolgersi all’esterno.

isognerà aspettare il I secolo per sentir menzionare il primo carro impiegato a uso abitativo. In Albania nel 1820 è stata segnalata una capan- na di legno coperta di corteccia d’albero posata su due ruote, trainata da un attacco di dieci o dodici buoi, in modo che tutta la famiglia possa seguire a piedi la propria abitazione ambulante : era un primitivo adattamento di una carretta telonata ad abitazione civile ( a ol, 200 , p. 34).

Sono comparsi successivamente dei carri ricoperti di una struttura simi- le a quella di un’uccelliera, realizzata in vimini, che modificavano sostan- zialmente l’assetto stesso degli accampamenti: questi carri apportavano un comfort non trascurabile alle condizioni di viaggio e, essendo molto più leg- geri e maneggevoli, hanno permesso ai itani di raggiungere molti luoghi prima a loro non accessibili proprio per la pesantezza dei mezzi. Con questo modo nuovo di viaggiare, le difficoltà per trovare un alloggio di sera si sem- plificano: all’arrivo della notte, i gitani arrestavano i carri, li disponevano in circolo e tutto attorno collocavano l’accampamento; le famiglie si ammuc- chiavano sotto le pelli e le coperte che erano stese sulle strutture dei carri, colmi di utensili di ogni tipo.

Alla fine del I secolo, la roulotte di legno andò definitivamente a rim- piazzare il carro di vimini: essendo più alta sulle ruote, la roulotte era anche molto più veloce, era provvista di una porta, di finestre con imposte, un cami- no e una scala smontabile a più scalini. L’attrezzatura per il lavoro, la paglia per i cavalli e le gabbie dei polli erano attaccate sotto il carro; era indubbia- mente molto più larga ma il comfort rimase comunque abbastanza limitato. All’interno, infatti, la sistemazione della famiglia era compressa, anche se l’arredo divenne molto simile a quello che si usava all’interno delle dimore sedentarie, con una stufa a legna o a carbone, un tavolo per mangiare, un letto, degli utensili da cucina. L’abbondanza d’immagini sacre, di stoffe e di piumini produceva un effetto finale molto affascinate, un misto insolito di atmosfere calorose e mistiche. La decorazione esterna della roulotte era scenografica almeno quanto l’interno: dipinte con motivi in foglia d’oro di solito raffiguranti cavalli (animale simbolico per i itani) oppure con intarsi e bassorilievi alle volte colorate o ricoperte di pietre dure.

Negli Stati Uniti è stata la tradizione dei pionieri a trainare lo stile di vita on the road moderno: il passaggio tra l’antico modo di vivere all’aria aperta e il moderno on the road è stato più naturale rispetto a quanto accaduto in Europa: potremmo quasi dire, una “naturale evoluzione” del costume ameri-

4

cano. li americani sono tutt’oggi una popolazione che ama i grandi spazi, il senso di libertà e la facilità di spostamento: la storia americana è stata, fin dal suo inizio, una storia di spostamenti.

Le popolazioni indigene che originariamente abitavano il continente ame- ricano erano le popolazioni indiane seminomadi che si spostavano in sinto- nia con le stagioni e con ciò che la natura offriva; a questi si sono aggiunti – sarebbe più giusto dire “sostituiti” – molti individui provenienti da lontano, di diversa cultura e religione. I coloni europei, che dal Seicento in poi hanno lasciato il Vecchio Continente in cerca di nuova ricchezza, gli schiavi neri, strappati alla terra africana e trasportati nelle colonie europee. Se nel 1 gli americani erano nella quasi totalità di origine inglese, nei successivi 1 0 anni circa quaranta milioni di persone sono emigrate negli Stati Uniti, facen- done un mosaico di etnie e religioni diverse.

Per comprendere al meglio la passione on the road americana, bisogna partire proprio da queste varietà di etnie, dalla grande energia simbolica dei luoghi di frontiera di questa nazione e, soprattutto, dalla conoscenza dell’or- goglio e la tenacia dei pionieri, individui la cui mobilità estrema ha contribuito a formare il sentimento d’identità nazionale americano e la promozione del modello di vita in movimento.

In un clima malsano e in condizioni quasi sempre ostili, i pionieri hanno contribuito a creare un profondo sentimento di appartenenza alla nazione che ogni americano prova ancora oggi per il suo paese. Provenienti dai più svariati territori, distribuiti su territori tanto estesi, i pionieri sono riusciti a inventarsi un futuro e a diventare un popolo: in un paese dove le lingue e i comportamenti erano i più disparati, hanno diffuso parte di valori comuni e universalmente accettati.

La rincorsa all’oro in California e l’Homestead Act del 18 2 spinsero migliaia di audaci pionieri a mettersi in cammino e a tentare un viaggio di circa 2000 miglia verso l’Occidente: il mezzo di trasporto per compie- re questo viaggio è stato anche qui un carro con una copertura di tela, il conestoga, abbastanza pesante e spazioso da poter trasportare un cari- co di tonnellate, e concepito (così come per i carri e le roulotte gitane) per viaggiare lungo i prati, i sentieri e su un terreno montuoso di difficol- tà media. Il primo conestoga comparve attorno al 1 2 in Penns lvania e pare che sia stato introdotto in America dai coloni mennoniti tedeschi residenti in quell area (lo stesso nome deriverebbe, infatti, dalla Cone- stoga Valle che appunto si trova in quella regione). La forma del carro era squadrata e ricordava quella di una scatola; il pianale del carro era inclinato leggermente verso il centro dello stesso evitando così la possi- bilità che il carico, e in particolare i barili, scivolassero fuori nelle salite. Le grandi ruote erano realizzate in legno duro e dotate di uno spesso cerchione di ferro; con la loro stessa grandezza resistevano meglio al fango mentre le ruote anteriori, di diametro inferiore, riducevano il rag- gio di sterzata del mezzo. Se necessario, durante i guadi di fiumi o di

altri corsi d acqua, le ruote potevano essere rimosse e il mezzo usato come una chiatta galleggiante che era trainata dalla riva24.