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di Isabella Patt

2.2 La nuova domesticità come crescita culturale

2.2.1 Viaggiatori illuminat

Le ferie, le vacanze, i viaggi sono oggi una necessità, un diritto per ognu- no, tanto che il viaggio si è trasformato in un bene di consumo primario. A esso e in generale, il viaggiatore attuale affida il bisogno di provare nuove emozioni, la sensazione del benessere, la gratificazione culturale, il bisogno di socializzare, la curiosità, il riposo.

All’immagine del viaggiatore del passato – l’osservatore intelligente e cu- rioso, in preda agli imprevisti e alle angosce di un viaggio che poteva metter- lo anche a rischio della vita – si è sostituita dapprima in maniera massiccia la figura del turista del secondo millennio, curioso vacanziero alla ricerca di

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svago e piaceri, sempre alla rincorsa di un impiego “appagante” del tempo libero a disposizione, oggi quella del turista “illuminato” che pensa al viaggio come a un arricchimento personale e quindi preferisce associare la crescita personale piuttosto che il rela al suo spostarsi.

Dato l’approssimarsi delle distanze tra luogo e luogo della Terra, grazie alla velocità crescente dei trasporti che hanno reso possibile raggiungere in poco tempo mete prima considerate quasi irraggiungibili, è scomparso dal viaggiare il senso tradizionale di avventura verso l’ignoto che contraddistin- gue quest’attività nel suo senso più profondo. La ricerca dell’esotico e di no- vità sono, infatti, sempre più consueti: luoghi che un secolo fa sembravano inavvicinabili oggi sono così facilmente raggiungibili che hanno perso gran parte del loro fascino e attrazione. A tale proposito il sociologo Eric . Leed osservava già nel 1992 che il viaggiare autentico, diretto verso l’esterno, duro, pericoloso e che precisa i contorni dell’individuo, non esiste più e che l’era del turismo globale sembrava precludere per sempre quel senso d’im- mortalità legato al viaggio (Leed, 1992, p. 8).

A più di venti anni dall’affermazione dello scrittore, è facile constatare che effettivamente l’esperienza eccezionale di chi viaggiava nei secoli passati si è trasformata oggi in routine: così, se da un lato viaggiare è diventato una forma diffusa e irrinunciabile di svago, di piacere per tutti, dall’altro, tra- sformandosi in una sorta di “obbligo vacanza e rela ”, il viaggio ha dovuto progressivamente abbandonare ogni forma d’imprevisto poich il disguido, il piccolo incidente, il ritardo (tutto quello, in realtà, che rendeva un’avventura il viaggiare nel passato) sono diventati oggi elementi in grado di creare nel turista ansie e preoccupazioni.

La garanzia di assenza di disguidi è stata, perciò, l’attrattiva maggiore che ha reso il “viaggio organizzato” la formula di vacanze più scelta negli ulti- mi venti anni: un gran numero di turisti moderni ha scelto, infatti, di garantirsi la totale assenza d’inconvenienti dal proprio viaggio, pagandone l’organiz- zazione (e la responsabilità) a terze persone che ne programmano l’intero svolgimento. Ecco che il fascino del nuovo, dell’insolito e dell’avventura che ha spinto nei secoli il turista a viaggiare è oggi pressoch annientato dal ro- vescio della medaglia del viaggiare stesso: l’ansia e la paura verso l’ignoto17. Questo tipo di turismo di massa è ormai concretamente criticato: molto si è detto, infatti, contro la figura del turista “mordi e fuggi”, di colui, cioè, che si trova a viaggiare con l’unico scopo di raggiungere una determinata meta (spesso scelta solo per le caratteristiche dell’ospitalità alberghiera), trascorrerci brevi vacanze nel più completo rela e che al proprio rientro ha del paese visitato un’effimera comprensione (che spesso si limita a qualche

17 Un’approfondita esplorazione dei motivi legati al viaggio e dei cardini attorno ai quali

ruota l’esistenza individuale e collettiva dei viaggiatori si trova in Roberto Lavarini, Viaggiatori, pubblicato dalla Hoepli nel 200 .

immagine fotografica catturata di sfuggita durante i tragitti di spostamento verso o dagli alberghi) e pressoch sconosciute restano per lui sia le perso- ne con le quali ha condiviso momentanei spostamenti (in treno, aereo, auto ecc.) sia, soprattutto, le popolazioni del paese visitato.

Dalla fine degli anni ’90, grazie all’ausilio del mondo virtuale, del web, d’internet e, oggi, dei social network (grazie, quindi, all’estensione delle comunicazioni, dell’informazione e all’aumentare del grado di conoscenza individuale che ciascuno può ottenere sul viaggio) si è sgretolato questo comportamento (tra l’altro, regolato da uno specifico stile di vita) e si è creata lentamente nella coscienza di alcuni turisti la consapevolezza che il viaggio potesse di nuovo andare oltre il semplice schema della vacanza organizza- ta. Le esigenze di alcuni turisti attuali, infatti, stanno di nuovo cambiando: una buona parte di questi ha chiara l’intenzione di sottrarsi al turismo “mordi e fuggi” (gestibile e gestito con tranquilla mediocrità dall’organizzazione di terzi) per utilizzare di nuovo l’esperienza del viaggio come momento che può arricchire e definire sempre più la propria “identità”. La ricerca del luogo esotico fine a se stesso è oggi sostituita dal desiderio di qualche “illuminato viaggiatore” con il valore dell’esperienza vissuta – magari, anche a pochi chilometri da casa – e con la ricerca di un’avventura nuova, di un contatto profondo e personale con l’ambiente legato al viaggio.

Il moderno viaggiatore illuminato è diventato, oggi, un po’ “pioniere” e un po’ “arcaico villeggiante” (non più solo turista avventuroso, o turista culturale o turista in cerca di assoluto rela ): un individuo anch’esso neo-nomade che alterna diverse “interpretazioni” dell’essere turista in base ai bisogni, agli stati d’animo, alle personali situazioni e soprattutto agli scopi personali che si confermano in costante evoluzione.

La “nuova domesticità” o “domesticità al seguito” è oggi un altro dei con- cetti-chiave più vitali e di ri essione legati al viaggio e al tema del neo-noma- dismo: accelerato e in uenzato dal vorticoso aumento delle opzioni possibili nelle scelte e dall’accelerazione costante dei ritmi, il vivere quotidiano ha ac- cresciuto un sentimento di spaesamento da parte dell’individuo. Spaesamen- to che è ulteriormente acuito dal fatto che la rivoluzione dell’info-tech viaggia a una velocità molto superiore alla capacità individuale di comprenderla. La risposta più frequente a questo gap è quella della ricerca di domesticità in tutte le esperienze del vivere quotidiano: l’individuo ha bisogno di punti di riferimento, di segni rassicuranti soprattutto quando affronta esperienze al di fuori della sua routine quotidiana e soprattutto quando si sposta e viaggia.

L’incrocio del mondo della tecnologia con l’organizzazione domestica ha aperto all’individuo nuove possibilità di gestione di occasioni molteplici all’in- terno di un unico spazio: la propria casa è diventata il luogo primario (stabile e sicuro) dove poter organizzare tutti gli ambiti della propria vita, ma nello stesso tempo tutti i luoghi sono in “casa”, perch raggiungibili virtualmente grazie alle nuove tecnologie.

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In questa prospettiva, il viaggio ha assunto un ruolo dominante nei pro- cessi di ricerca esistenziale e di crescita individuale ma richiede una com- pensazione culturale ed esistenziale nella “nuova domesticità”. Il concetto di viaggio e di neo-nomadismo ha avuto un peso rilevante negli scenari di consumo degli ultimi anni, legandosi spesso al mondo delle nuove tecnolo- gie che hanno sicuramente fornito un impulso essenziale alla diffusione d’in- formazioni e di strumenti in grado di abbattere le barriere fisiche e mentali. Il viaggio è oggi più che mai il centro della struttura dell’immaginario collettivo ma mira al conseguimento di un percorso individuale molto più intimo di un tempo, meno avventuroso in chiave classica, ma più arricchente in termini di esperienza e di crescita, più domestico.

Nello stesso tempo, il nomadismo è diventato uno stile di pensiero, e sempre meno uno stile di vita. In questa nuova direzione il viaggio è diven- tato un “lento viaggiare” e l’imprevisto identificato come un valore aggiunto e da riscoprire, un’opportunità da cogliere. La rivalutazione dei mezzi lenti e meditativi come il treno, la bicicletta, o addirittura il camminare, rappresenta in questo senso un esempio rappresentativo che propone l’idea dell’ambien- te domestico che viaggia. Contemporaneamente, sulla stessa onda concet- tuale, si consolida il revival del mito on the road americano ripreso dall’imma- ginario collettivo attraverso una reinterpretazione personale sul piano attivo, il vagabondaggio geo-culturale e mentale, la letteratura da viaggio (Maffeso- li, 199 , pp.11 -12 ).

I grandi viaggiatori del passato remoto o più vicino sono diventati emble- mi di uno stile di vita: da emulare, anche solo come predisposizione mentale da trasportare poi nella propria dimensione quotidiana: le case si arricchi- scono di ricordi di viaggio e di “memorie di strada”. Contemporaneamente, soprattutto nell’esperienza più giovanile, si sovrappongono vita e tecnologia, memoria orizzontale tra passato, presente e futuro, soggettività e socialità territoriale, in un fenomeno a tutto tondo in cui convergono tecnologie del- la presenza e dell’esperienza, onnipresenza della tecnologia, nell’orizzonte che possiamo definire della nuova domesticità.