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LA PROSPETTIVA DI RICERCA

4. La domanda conoscitiva e il piano di ricerca

4.5 Articolazione della ricerca

La ricerca si è articolata sostanzialmente i due momenti: un primo di preparazione per l’accesso al campo e un secondo di ricerca sul campo vera e propria.

In un primo momento, mi sono occupata di stabilire contatti con i Responsabili comunali dei Centri di Aggregazione giovanile, del Centro Studi e documentazione sulla condizione giovanile, dei Net garage (luoghi riservati ai giovani dai 12 ai 18 anni d'età dove navigare in Internet liberamente o, con l'aiuto di un operatore, utilizzare la posta elettronica,chattare, giocare on-line, ascoltare musica, fare ricerche o stampare documenti), del Centro territoriale per la formazione e l'istruzione permanente, nonché con i dirigenti delle principali scuole statali, professionali e tecnico-industriali della città di Modena. Sono stati anche interpellati i responsabili del Ser.T per la prevenzione scolastica, dell'Osservatorio per le dipendenze, della Coop. Caleidos, che si occupa di progetti per migranti, e del tavolo “Seconde generazioni”, istituito da Comune ed associazioni etniche, oltre alla responsabile del Punto d’accordo, che sorgeva sino ad un paio di mesi fa in un'area elettiva per l'osservazione delle dinamiche di socializzazione dei giovani stranieri quella della stazione delle corriere.

L’obiettivo di questi colloqui era di integrare le conoscenze degli operatori di settore, da anni impegnati nella promozione dell’integrazione “positiva” delle seconde generazioni a Modena, con le richieste di accesso agli istituti scolastici, che per forza di cosa richiedevano una complessa pratica burocratica per l’autorizzazione ma che soprattutto necessitavano dell’adesione convinta dei dirigenti scolastici, che potevano essere convinti solo proponendo loro un progetto ben radicato sul territorio e consapevole dei propri obiettivi, e ad alcuni centri giovanili. L’accesso a questi ultimi è stato molto meno travagliato di quello in ambito scolastico, vuoi per l’informalità educativa dei contesti, meno strutturati sicuramente rispetto alle aule didattiche, vuoi per una maggiore apertura dei responsabili dei centri, molto più orientati verso la gestione pratica dell’integrazione.

Il secondo momento, quella di ricerca etnografica sul campo, si è invece suddiviso in diversi tempi, in molti casi sovrapposti tra loro: una fase di osservazione covert nei contesti informali di aggregazione, come parchi, piazze, bar, autostazione, “abitati” da ragazzi di origine immigrata, che ha coperto quasi interamente il periodo di ricerca dottorale; una fase di osservazione overt, in qualità di volontaria, nel circolo giovanile Alchemia e nel Gavci, associazione per il doposcuola, entrambi caratterizzati da una rilevante utenza giovanile straniera, durata in totale quattro mesi; una fase di osservazione overt negli istituti scolastici superiori, scelti in base al tasso di studenti stranieri, articolata nel periodo da gennaio 2011 a febbraio 2012 in ulteriori fasi da circa sessanta giorni per ciascun istituto53.

Nelle prime due fasi, ho potuto raccogliere un vasto numero di note etnografiche grazie alla compilazione del diario di ricerca, che sono state integrate, nella fase osservativa nei plessi scolastici, da interviste collettive con gruppi di giovani stranieri e straniere54,

53 Mentre nel caso del Centro di formazione permanente per l’età adulta l’osservazione ha coinvolto una sola classe, nei restanti plessi sono state scelte quattro classi, sulla base delle trattative con i dirigenti scolastici e gli insegnanti coordinatori di classe. In totale sono state osservate ventuno classi, di cui una composta da ragazzi e adulti di età differenti (Ctp), otto classi prime, sei classi seconde, due classi terze, due classi quarte e due classi quinte.

54 Fra le molteplici tipologie di interviste, si è scelto di adottare una modalità a metà tra l’intervista semi- strutturata e quella di tipo etnografico: mentre le interviste semi-strutturate poggiano sulla formulazione di domande inerenti ad una lista di aree tematiche definite, le interviste etnografiche si fondano sulla pre-

utilizzando i ragazzi italiani come gruppo di controllo, per avere una lettura del mondo giovanile più ampia e realistica possibile. Le interviste sono state condotte su gruppi di massimo cinque ragazzi/e per volta con l’ausilio di un audio registratore, per un totale di circa 264 intervistati, di cui 32 ragazzi di famiglia modenese, che hanno funto da gruppo di controllo per validare alcune riflessioni sul mondo giovanile, che sono andate emergendo dai colloqui formali e informali. Per la conduzione delle interviste, ciascun istituto mi ha garantito una stanza apposita dove portare i ragazzi e le ragazze senza essere disturbata. In rispetto della minore età e della privacy dei ragazzi intervistati, è stato consegnato preventivamente un foglio di autorizzazione da mostrare ai genitori per ottenere l’assenso a procedere.

A questi intervistati, vanno aggiunti i ragazzi osservati sul campo nei luoghi di socializzazione informale, con cui si sono avuti colloqui e scambi di opinioni di tipo confidenziale. Un’attenzione particolare è stata infatti rivolta al back talk55, ossia a quell’insieme di osservazioni e commenti dei nativi, riferiti ora alla relazione osservativa, ora alle interpretazioni della cultura elaborate dall’osservatore [Lanzara 1988].

Inizialmente, avevo ipotizzato di integrare le informazioni raccolte nei colloqui con gli operatori di settore, quelle ottenute sul campo, sotto forma di note e interviste, e le dichiarazioni informali dei ragazzi stranieri, con un focus in ogni istituto con gli insegnanti che mi erano sembrati più vicini ai ragazzi e alle ragazze. Dopo lunghe e incessanti richieste, ho ottenuto però solo di incontrare tre gruppi di docenti, per problemi di organizzazione e impegni scolastici addotti dagli altri. Durante questi focus group, ho avuto modo di ascoltare anche la posizione degli insegnanti in merito ai comportamenti e agli stili di vita dei ragazzi e delle ragazze migranti, che si è rivelata preziosa per chiarire meccanismi interni al’istituzione scolastica, altrimenti fraintendibili.

Le informazioni raccolte nel corso della ricerca sono state lette secondo un approccio ovviamente qualitativo. Ho cercato infatti di raccontare le dinamiche di integrazione dei giovani migranti, passando da una dimensione all’altra (istituzionale, relazionale, identitaria e culturale ,sociale e soggettiva) e cercando di sviscerare i meccanismi sottesi che determinano le loro prospettive di inclusione. Il risultato sono storie e voci dell’integrazione in una lettura multidimensionale delle pratiche dei giovani stranieri a Modena.

esistenza di un’interazione con i soggetti intervistati e si svolgono secondo uno schema interattivo di tipo amichevole, confidenziale. L’intervista in sé non è stata così rappresentata esclusivamente dal momento d’interazione formale tra intervistatore e rispondenti, ma ha compreso tutti i dialoghi e le conversazioni avuti con loro nel corso dell’indagine. In questo modo, sono riuscita a modificare le domande nel tempo, mantenendo come principio base l’approccio funnel, ossia la successione delle domande ad imbuto [Palumbo e Garbarino 2004], partendo da quelle più generali per arrivare poi a quelle più intime e scomode. La peculiarità di questa duplice tecnica è di aver permesso che ciascuna intervista si fondasse sulle informazioni raccolte in precedenza, spostandosi in nuove direzioni cercando di ottenere delucidazioni ed elaborazioni dai diversi partecipanti. In generale le aree tematiche di discussione indagate sono state: la scuola e le aspirazioni lavorative, il rapporto con la famiglia, le relazioni con il gruppo dei pari, i rapporti amorosi, gli stili di vita in termini di musica, abbigliamento, letture, hobby e la definizione del comportamento deviante, con interrogativi mirati ad indagare il consumo di alcol, stupefacenti e la libertà sessuale. Questa modalità di intervista ha permesso di ridurre sensibilmente il fattore di disturbo determinato dalla formalità dei classici setting di intervista. La discussione all’interno di un gruppo composito ha evidenziato aspetti su cui i ragazzi sviluppavano idee divergenti, offrendo spunti di riflessione ulteriore, nonché di valutare le differenze nella definizione di pratiche e comportamenti giovanili diffusi.

55 Rientrano in questo concetto sia i commenti resi spontaneamente dagli osservati, sia quelli sollecitati nelle interviste e nei colloqui, che i commenti verbali o scritti durante le osservazioni sul campo.