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3. ALCUNE RIFLESSIONI TEORICHE SULLA DISTANZA SOCIALE

3.1. Mutamento sociale e distanza sociale

3.1.1. L’assetto societario nella modernità

L’assetto societario tipico della modernità è stato, nel tempo, interessato da profondi processi di cambiamento tanto negli aspetti strutturali delle società quanto nell’esperienza soggettiva che si ricostruisce in un nuovo quadro di condizioni. Si ridefiniscono anche i fattori di differenziazione e di disuguaglianza sociale: ne emergono di nuovi, alcuni dei precedenti si accentuano, altri assumono contorni più sfumati. Le divisioni sociali tendono a riconfigurarsi, il che non corrisponde ad affermare la loro scomparsa e la loro sostituzione attraverso nuove ed altrettanto evidenti linee di frattura sociale. Piuttosto accade che la realtà diventa più complessa e più difficile da decifrare a causa dell’intreccio che si genera tra molteplici fattori di differenziazione, nuovi e già esistenti. Alcuni studiosi sostengono che ciò richiede un ripensamento delle categorie di analisi sociologica finora utilizzate per interpretare i fenomeni sociali (Magatti, 2006; Procacci, 1996). In questo lavoro si prova, pertanto, a riprendere un concetto, quello di distanza sociale, pensato agli inizi del pensiero sociologico (Simmel, 1998) e riformulato nelle successive riflessioni teoriche, al fine di leggere i contemporanei fenomeni di differenziazione e di ricomposizione nella vita sociale contemporanea.

Si vogliono delineare in sintesi l’assetto societario delineatosi con l’avvento della modernità ed alcuni dei cambiamenti che hanno investito le società occidentali negli ultimi decenni82. La modernità affonda le sue radici nella frantumazione dell’ordine tradizionale tipico dell’età medioevale, avvenuta, con l’affermarsi di una visione secolarizzata della vita sociale sganciata dalle leggi divine, della fiducia nella razionalità e nel progresso. Questo ha reso possibili importanti sviluppi tecnologici e profonde trasformazioni di ordine sociale ed istituzionale. E’ in questo momento che prende avvio il processo storico di individualizzazione inteso come processo di “affrancamento o di emancipazione dell’individuo dalle forme obbligatorie di appartenenza proprie della società tradizionale o dell’Antico Regime in Europa (la famiglia tradizionale, il lignaggio, il ceto, la denominazione religiosa, il villaggio, perfino l’arte o il mestiere), con i loro vincoli e i loro controlli. [Ma esso] è anche, più in generale, il tentativo di realizzare la promessa dell’Illuminismo di una progressiva “autocoscienza, autodeterminazione e autorealizzazione dell’uomo” (Habermas,

82 Tra le tante riflessioni sociologiche sui processi di cambiamento nelle società contemporanee, in questa sede si fa

1997 in Paci,2005: 14).L’individuo, volto all’autorealizzazione, tende a separarsi dal suo contesto sociale, dalla comunità politica a cui appartiene, esercitando la libertà individuale. L’affrancamento dell’individuo dall’ordine tradizionale e l’ampliamento della sua capacità d’azione sono resi possibili da un insieme di fattori e processi, tra i quali, le idee illuministe e del ragionamento scientifico, i cambiamenti inerenti la rivoluzione industriale, la nascita del mercato, lo sviluppo dei mezzi di trasporto e delle reti infrastrutturali. Diventa possibile concepire in modo nuovo anche lo spazio, il quale diviene terra da scoprire e dominare. La scoperta di nuove terre e lo sviluppo di mezzi di trasporto veloci e sincronizzati contribuiscono alla costruzione di una nuova immagine e percezione del mondo, nei termini dello spazio e del tempo, e di un nuovo modo di relazionarsi ad esso (Giaccardi e Magatti, 2005).

Il nascente conflitto tra autonomia individuale e necessità di ordine sociale si struttura attorno alla costruzione dello Stato-nazione, il che conferisce alla modernità un preciso carattere di spazializzazione. Lo spazio moderno è essenzialmente lo spazio dello Stato-nazione delimitato da confini ben precisi. “La società si organizza – nel senso di prendere forma – nello spazio e nel fare questo organizza, modifica, dà forma allo spazio. Le due forme di organizzazione si implicano a vicenda” (Bagnasco, 2003: 63). Lo stato nazionale è essenzialmente una forma di organizzazione della politica. Lo spazio dello Stato-nazione è uno spazio politico in quanto designa una realtà politica, un ordine istituzionale statuale (legato poi ad una visione democratica e dunque alla volontà popolare) a cui spetta l’esercizio del potere, sovrano entro i propri confini territoriali. Il processo di spazializzazione politica oltre a fissare sull’intero globo i confini giurisdizionali del dominio politico tende anche a determinare il contenuto sociale degli spazi, attraverso la costruzione dell’identità nazionale e delle istituzioni. Il processo di nation-building risponde al bisogno di identificazione simbolica e di integrazione. Il confine territoriale diventa simbolo di appartenenza ed identità quando gli individui che abitano quello spazio, oltre ad avere una comune appartenenza territoriale, parlano la stessa lingua, seguono le stesse leggi, condividono significati e schemi di interpretazione delle realtà. La costruzione di un comune senso di appartenenza alla nazione e della creazione di un comune universo di riferimenti simbolici e culturali è stata opera delle èlite politiche, economiche e culturali che si sono impegnate nelle realizzazione di questo progetto.

La “modernità societaria”83, scrivono Giaccardi e Magatti (2005), si è realizzato laddove l’elemento politico, corrispondente alla fissazione di un confine e all’introduzione di un dominio militare e amministrativo, è stato tradotto in fattori culturali in grado di influenzare la vita quotidiana dei singoli individui, di generare la dimensione dell’identità collettiva ed l’emergere di

83 Con i termini modernità societaria, Giaccardi e Magatti (2005) indicano la particolare esperienza moderna realizzatasi

schemi normativi e rappresentazioni condivisi. La condivisione di riferimenti simbolici, normativi e valoriali consente la formazione del legame tra identità individuale e collettiva e consente ai singoli individui di inquadrare la propria vita privata entro la dimensione collettiva. A livello istituzionale, lo Stato moderno, che esercita il monopolio legittimo della violenza, si dota di un apparato amministrativo razionale ed universalistico atto ad attuare le politiche del governo. In tal modo l’estensione del raggio d’azione degli individui, dunque della libertà individuale, viene delimitato sulla base del diritto e del rispetto delle norme. La costruzione dello Stato-nazione, inoltre, va analizzata in relazione alla sfera economica, in particolare alla nascita del mercato che pure valorizza l’autonomia individuale, e, dunque, in relazione all’intreccio che si determina tra politica ed economia. Anche l’organizzazione economica si definisce entro i confini dello Stato-nazione, assumendo specialmente nell’Europa continentale le caratteristiche del modello fordista- keynesiano. Politica, economia e cultura divengono coincidenti, hanno medesimi confini e sono, così, tutte organizzate su un’unica scala spaziale, quella nazionale. L'organizzazione spaziale di una società stabilita su un territorio avviene ad opera dello Stato inteso come organizzazione complessa che a sua volta organizza la società. Le società moderne possono pertanto essere pensate come spazi organizzati dalla politica. L’operazione compiuta dallo Stato di “mettere in squadra” (o allineare) una società su un territorio corrisponde, appunto, all’organizzazione delle società creando una relativa congruenza tra le diverse parti della società, atte a svolgere una funzione specifica (Bagnasco, 2003)

L’allineamento tra organizzazione economica e politica non va intesa in senso assoluto: esiste una tensione tra la logica spaziale della politica e quella dell’economia. La prima tende alla stabilità ed al radicamento. La seconda è spinta a varcare i confini nazionali (ibidem). Anche Giaccardi e Magatti fanno osservare che la modernità societaria non è priva della dimensione del conflitto ed individuano nella lotta di classe la frattura sociale più profonda: questa emerge dalla formazione di disuguaglianze nuove rispetto a quelle tipiche dell’ordine medioevale84. Tenendo conto di questi molteplici aspetti, ciò che gli autori vogliono evidenziare, comunque, è la costituzione dello spazio societario nazionale come spazio sociale, istituzionalizzato e impregnato di significati culturali: “lo spazio sociale costituito dagli Stati-nazione si configura come un contesto organizzato a disposizione degli individui per costruire i loro progetti biografici e identitari” (Giaccardi e Magatti, 2005: 14). Il processo di spazializzazione costituisce un aspetto centrale: nella modernità: “lo spazio è il supporto materiale necessario per la condivisione delle pratiche sociali” (ibidem: 14). Si determina una sovrapposizione tra Stato e società, tra vita sociale e struttura istituzionale, esperienza soggettiva e assetti istituzionali. Ciò corrisponde ad uno «spazio sociale organizzato».

L’esperienza soggettiva, come già detto, è compresa tra le esigenza di ordine e di libertà. Si genera una tendenza conflittuale tra individuo e società (o ordine sociale), tendenza che caratterizza l’intera esperienza dell’uomo moderno. Il processo di individualizzazione, durante l’epoca moderna, non si realizza completamente (Giaccardi e Magatti, 2005; Paci, 2006). Si verifica, infatti, un processo di “desocializzazione-risocializzazione”: l’individuo si affranca dai condizionamenti dell’ordine tradizionale, in termini di regole, valori e relazioni sociali, ma viene ricollocato in un nuovo ordine sociale, caratterizzato da nuovi valori e nuove regole, dalla presenza degli apparati amministrativi dello Stato, da un nuovo regime lavorativo che vede la fabbrica come istituzione centrale, da nuovi stili di vita che si manifestano soprattutto nella città moderna. Il processo di affrancamento dalla comunità tradizionale e di conquista di una maggiore autonomia individuale è descritto da Simmel attraverso l’immagine delle cerchie sociali (gruppi, associazioni, organizzazioni) in cui gli individui possono inserirsi e che concorrono a differenziare gli individui gli uni dagli altri. Così Simmel descrive il processo di individualizzazione: “i gruppi sociali ai quali il singolo appartiene costituiscono per così dire un sistema di coordinate in maniera tale che ogni coordinata nuova che si aggiunge lo determina in maniera più precisa e inequivocabile. La partecipazione di volta in volta a ognuna di esse lascia un ampio spazio all’individualità; ma quanto più numerose diventano, tanto più improbabile sarà che altre persone ancora presentino la stessa combinazione di gruppi, cioè che queste numerose cerchie si intersechino ancora in un punto85” (Simmel, 1998: 255, in Giaccardi e Magatti, 2005: 16).

Ma il processo di individualizzazione di cui parla Simmel si inserisce nel quadro di una nazione e di una ordine istituzionale, con regole e valori definiti. Infatti, il secondo processo ricordato, quello di una nuova socializzazione, si riferisce alla funzione svolta dalle istituzioni tipiche della modernità. La vita dell’individuo moderno sembra svolgersi all’interno di queste istituzioni, come la scuola o la fabbrica, che strutturano i percorsi di vita individuali, segnano le fasi della vita individuale e concorrono alla formazione stessa degli individui, fornendo loro regole e contenuti di senso. Gli individui trovavano collocazione nella società secondo il proprio ruolo sociale che erano chiamati a svolgere. Accade che nella modernità “il processo di individualizzazione della vita sociale ha luogo all’interno di un contesto istituzionale che è, almeno in linea tendenziale, organizzato capace di creare significati collettivi e fondato sulla concentrazione del potere decisionale” (Giaccardi e Magatti, 2005). Le istituzioni, capaci di influenzare e lo soggettività individuali e il loro comportamento, sono state viste come fattore di equilibrio tra la libertà individuale e l’ordine sociale, garantendo maggiori opportunità per gli individui ma anche regole

85 Come si puntualizzerà nel prossimo capitolo, Simmel evidenzia la contraddizione dell’epoca moderna tra la crescita

di libertà ed il senso di solitudine che coinvolge l’abitante della metropoli priva dei legami tradizionali ed affettivi propri dei contesti comunitari.

collettive da tutti rispettate. Così gli Giaccardi e Magatti (ibidem: 18) sintetizzano la dinamica verificatasi in quella fase: “la vita sociale – strutturata entro quei sistemi spazio-temporali che sono le società – è organizzata attorno a una rete di istituzioni che consentono la realizzazione di una vita buona a livello individuale. Queste istituzioni sono il frutto di uno sforzo razionale di organizzazione e sono espressione di un quadro di riferimenti etico-valoriali che trovano radicamento nella vita dello Stato nazione. [Oltre a] fornire un quadro cognitivo, normativo e valoriale rispetto al quale l’individuo può e deve orientarsi [le istituzioni offrono ed impongono] una dettagliata strutturazione della vita quotidiana, organizzata attorno a pratiche, routines, regole e risorse che traggono senso e legittimità dall’ordine istituzionale”.

A rafforzare la base culturale del progetto societario ha contribuito, oltre al sistema scolastico (principale istituzione nella sfera culturale) la televisione nata come televisione pubblica. Questa ha contribuito a rafforzare il senso di identità nazionale dei cittadini ed a legare lo spazio privato degli spettatori con quello pubblico dello Stato-nazione. Il mezzo televisivo ha permeato la vita quotidiana degli spettatori scandendo anche la sua dimensione temporale attraverso un insieme di appuntamenti televisivi fissi, quotidiani, settimanali o periodici, esaltando il valore di alcuni particolari, momenti di aggregazione. Con il tempo, la televisione, che ha visto affiancarsi la tv privata a quella pubblica, ha stretto un legame sempre più forte con la dimensione pubblicitaria diventando sempre più un modello commerciale. Non più veicolo di valori collettivi, la tv ha introdotto “nuovi stili di comportamento, nuovi linguaggi, nuovi personaggi, ha promosso la trasformazione dei costumi e la frammentazione dei riferimenti culturali. In modo particolare, la tv diventa uno strumento essenziale per amplificare attitudini e comportamenti individualistici e centrati sul sé e sulla sua espressività” (Giaccardi e Magatti, 2005).