3.7.2 I concetti di habitus e di pratica
3.8. Alcune interpretazioni recenti della distanza sociale
3.8.3. Introini: origini e manifestazioni distanza sociale
L’interpretazione di Introini (2007) del concetto di distanza sociale si sofferma sulla sua genesi sociale e sul ruolo della conoscenza e della sua costruzione sociale nella produzione della distanza sociale. L’accezione di distanza sociale a cui l’autore fa riferimento è quella “soggettiva” in particolar modo riferita alla sfera simbolica. La distanza sociale viene definita come “il grado di indisponibilità e chiusura (elemento intenzionale) di un soggetto nei confronti di altri percepiti e riconosciuti come differenti. Essa scaturisce dall’intreccio dinamico di tre declinazioni della distanza a loro volta in rapporto di reciproca co-produzione: fisica, geometrica e simbolica. Essa si produce, in prima istanza, attraverso il processo di categorizzazione mediante cui opera la nostra conoscenza dell’altro e attraverso le marche semantiche (ivi comprese le loro implicazioni ai livelli assiologico e patetico che esse incarnano e attivano) che in virtù della cultura e dei valori “dominanti” all’interno della società, ma anche delle esperienze personali del soggetto, si proiettano sulle stesse categorie della conoscenza” (ibidem). La distanza sociale è dunque intesa come la conseguenza dei processi di categorizzazione e si esprime nelle pratiche e nello stile relazionale che un soggetto manifesta nei confronti di altri. Tra queste pratiche vi è anche la tendenza a riprodurre nello spazio fisico le distanze percepite a livello simbolico.
Indagare sulla distanza sociale vuol dire indagare su quegli elementi sociali che concorrono ai processi di categorizzazione degli individui, attraverso un processo di sussunzione dal particolare al generale, per cui un individuo viene ricondotto ad una particolare categoria sociale.
In questa definizione si può scorgere una componente “oggettiva” riferita al riconoscimento della differenza, attraverso l’appartenenza di un soggetto ad una determinata categoria sociale (ad esempio, il povero, l’immigrato) ed una componente “soggettiva” riferita al grado di apertura o chiusura, disponibilità o indisponibilità di un individuo nei confronti di un altro. La distanza sociale non corrisponde alla mera differenza ma comprende la sua valutazione e la dimensione
dell’intenzionalità attraverso il livello di disponibilità da parte di un soggetto a stabilire un contatto con tale differenza ed a stabilire relazioni ed interazioni con gli individui riconosciuti come differenti.
Nella definizione suesposta si evidenziano tre elementi: i fattori fisici, quelli simbolici e quelli geometrici. I primi si riferiscono alla collocazione degli individui nello spazio fisico-geografico come quello della città o dei suoi quartieri o dei suoli luoghi di lavoro e di tempo libero. I fattori simbolici corrispondono alle categorie che il soggetto costruisce sulla base dei quelle già presenti nella cultura in cui è inserito e in base alle super personali. I fattori simbolici, invece, sono dei processi, in particolare rappresentano la relazione circolare e l’influenza reciproca tra lo spazio fisico e quello simbolico. Lo spazio fisico, infatti, può influenzare la produzione delle categorie attraverso le quali l’altro viene percepito e tenuto a distanza qualora viene percepito come lontano. Lo spazio fisico incide, infatti, sulle dinamiche relazionale alla base della costruzione della conoscenza. In tal modo esso influenza la percezione della distanza tra soggetti che appartengono a gruppi diversi. A sua volta, poi, la dimensione simbolica ed i processi di distanziamento simbolico influenzano e modellano lo spazio fisico. Lo spazio fisico non è un dato “naturale” ma è uno spazio semantizzato. In tal modo la produzione sociale della conoscenza manifesta, pertanto, la sua capacità di semantizzazione dello spazio fisico. Così, ad esempio, l’articolazione di una città in quartieri influisce sulle relazioni tra i residenti delle diverse aree urbane; allo stesso tempo, però, l’organizzazione dello spazio urbano può essere l’esito di fenomeni sociali. Questa riflessione incorpora la riflessione di Simmel (1998) relativa all’intreccio tra fattori sociali e fattori spaziali. Per Simmel la società è l’esito di processi di distanziamento; gli individui organizzano e definiscono la realtà che li circonda attraverso alcune categorie comprensive di pregiudizi ed atteggiamenti; questi influenzano le interazioni tra gli individui favorendo a limitando le relazioni e, così, determinano una certa distanza tra loro (Cesareo, 2007).
La riflessione di Introini si lega ai cambiamenti della città. La città moderna incorporava una certa idea di ordine. La metropoli contemporanea appare complessa e fluida, senza che si possa rintracciare una corrispondenza tra spazio fisico e spazio simbolico, i quali invece, nella città moderna tendevano a coincidere. Nella metropoli contemporanea la distanza fisica non corrisponde necessariamente alla distanza simbolica. Può accadere che individui “diversi” siano vicini nello spazio fisico, mentre individui “simili” siano spazialmente lontani. Nelle realtà contemporanee, spesso, gli alti livelli di promiscuità sociale corrispondenti alla assenza (o quasi) della distanza fisica non coincidono con la riduzione della componente simbolica della distanza sociale. Le ragioni di una possibile sovrapposizione vanno rintracciate facendo riferimento alla natura semantizzata dello spazio, per cui la componente fisica della distanza è l’esito di un precedente fenomeno di
distanziazione legato a fattori di ordine socio-culturale (i quali si ritraducono nell’organizzazione dello spazio fisico).
Tra le declinazioni della distanza sociale, Introini indica la distinzione, il cosmopolitismo dei flussi e la creolizzazione urbana. Questi sono esempi della diversa articolazione che si può generare tra spazio fisico e spazio simbolico, ricordando che per spazio fisico si intende sempre uno spazio semantizzato. La distinzione fa riferimento al lavoro di Bourdieu e viene interpretata da Introini, come una distanza simbolica, una strategie che l’agente mette in atto per ribadire la sua distanza rispetto ad altri. La condivisione di spazi, tempi e luoghi, nei contesti contemporanei, fa della dimensione simbolica la modalità attraverso cui affermare l’intenzione di mantenere a distanza. Introini, ritiene che nelle società contemporanee la relazione tra capitale culturale ed economico si incrina, le classi scompaiono, il consumo si democratizza e non è più possibile individuare cosa distingue i soggetti tra loro. La differenziazione raggiunge livelli tali che non è agevole individuare strati e profili identitari, così come non è agevole per il consumatore distinguersi da coloro che considera come estranei e da cui vuole prendere le distanze. Il cosmopolitismo dei flussi, corrisponde alle reti di relazioni che si costituiscono a prescindere dalla vicinanza nello spazio fisico, tra individui spazialmente distanti tra loro. Il riferimento è alle nuove élite continuamente mobili che costituiscono le loro appartenenze in maniera distaccata dal territorio. Essi si riconoscono in “cerchie “sociali sparse per il mondo che condividono lo stesso stile di vita caratterizzato dalla mobilità. La creolizzazione urbana si bsa sullo scambio di pratiche e significati tra “culture” diverse e che attribuiscono a tale diversità una valutazione positiva. In questo caso alla prossimità nello spazio fisico corrisponde la tendenza ad annullare la distanza sociale. La differenza emerge come valore positivo e come fattore che induce all’apertura di un individuo nei confronti di altri