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L’analisi delle classi sociali e degli stili di vita

3.7.2 I concetti di habitus e di pratica

3.7.3. L’analisi delle classi sociali e degli stili di vita

Correlata ai concetti di habitus e di campo è, poi, la riflessione di Bourdieu sul concetto di classe sociale. L’autore individua nella situazione di classe due aspetti distinti sul piano analitico. Il primo è la condizione di classe relativa alle condizioni materiali di esistenza, come la professione a cui si lega il reddito. Il secondo, la posizione di classe, fa riferimento alle relazioni esistenti in un sistema di classi tra le diverse posizioni, l’una in rapporto alle altre. Oltre alla differenze in termini materiali e relazionali (dunque differenze di condizione e di posizione), Bourdieu evidenzia anche il carattere simbolico delle opposizioni tra classi, riferito agli elementi distintivi che ciascuna classe assume in rapporto alle altre. Le distinzioni simboliche, pur sovrapponendosi alle opposizioni legate alle condizioni (come quelle legate alla professione), hanno una loro autonomia analitica. Le distinzioni hanno certamente un fondamento oggettivo legato, ad esempio, al livello di consumo di un bene, ma l’aspetto simbolico emerge con riferimento al significato che si associa al consumo dei beni da parte di quanti condividono un certo gusto. La definizione delle singole classi e del sistema delle classi in un determinato spazio sociale è, dunque, compiuta da Bourdieu, sulla base di tre sistemi di proprietà differenti: le proprietà materiali, quindi, la condizione, le proprietà relazionali, cioè, la posizione, le proprietà simboliche, ossia, la distinzione111 (Marsiglia, 2002).

111Anche a proposito di classi sociali, la teoria di Bourdieu si pone come superamento della contrapposizione tra teorie

oggettiviste e soggettiviste, sulla base del presupposto che la realtà sociale è un insieme inscindibile di elementi oggettivi e soggettivi. Superare l’antinomia tra le due concezioni vuol dire, per l’autore, che esse non si escludono l’una con l’altra; pertanto egli mostra il fatto che sulla base di strutture oggettive (misconosciute agli agenti) si formano le rappresentazioni soggettive dell’appartenenza ad un gruppo e della disuguaglianza tra i gruppi; queste rappresentazioni possono generare, come effetto, la costruzione effettiva di gruppi come le classi sociali, soggetti capaci di azione collettiva.

A proposito dell’aspetto simbolico, l’autore scrive che “Poiché gli individui o i gruppi sono oggettivamente definiti non soltanto da ciò che sono ma anche da ciò che sono considerati essere, da un essere percepito che, pur dipendendo strettamente dal loro essere non è mai riconducibile ad esso, la scienza sociale deve prendere in considerazione le due specie di proprietà che sono loro oggettivamente legate: da un lato le proprietà materiali, che a cominciare dal corpo, sono quantificabili e misurabili come qualsiasi cosa del mondo fisico, e dall’altro delle proprietà simboliche che non sono altre che le proprietà materiali quando vengono percepite e valutate nelle loro relazioni reciproche, cioè come proprietà distintive”(Bourdieu: 2005, 210). Può accadere, pertanto, che le differenze oggettive non corrispondono alle differenze socialmente percepite. Infatti, si legge: “in realtà, contro l’evidenza fiscalista che vuole che, in caso di distribuzione continua, la differenza sia tanto più piccola quanto è maggiore la prossimità nella distribuzione, le differenze percepite non sono le differenze oggettive e la vicinanza sociale, luogo dell’ultima differenza, ha tutte le possibilità di essere il punto di maggiore tensione. (…) La distanza oggettiva minima nello spazio sociale può coincidere con la massima distanza soggettiva; e questo perché, fra le altre ragioni, il più “vicino” è ciò che minaccia di più l’identità sociale, cioè la differenza (…)” (ibidem:214-215).

Le classi rappresentano, per Bourdieu, il risultato della collocazione dagli agenti nello spazio sociale; questa collocazione dipende dalla distribuzione delle risorse (i diversi tipi di capitale). Tali risorse sono utilizzate dagli individui nella lotta per l’appropriazione dei beni sociali relativamente scarsi. Appartengono alla stessa classe quanti sono collocati in un’analoga posizione nello spazio sociale (in rapporto, appunto, alla distribuzione di risorse). In “La Distinzione”, studio empirico sulle differenziazioni di gusti e stili di vita tra le classi sociali della Francia degli anni Settanta, viene introdotto dall’autore il concetto di habitus di classe: dall’esperienza di condizioni di esistenza simili (soprattutto nella fase della socializzazione primaria) derivano gusti, preferenze e stili di vita altrettanto simili, oltre ad una similarità nella rappresentazione della propria condizione di classe in rapporto alle altre. Pertanto si ha una corrispondenza tra classi di posizioni e classi di habitus. Bourdieu precisa che “ciò che si chiama comunemente distinzione, cioè una certa qualità del contegno e delle maniere (…) è in realtà soltanto differenza, scarto, tratto distintivo, in breve proprietà relazionale, che esiste soltanto nella relazione con altre proprietà e grazie a tale relazione” (Bourdieu: 1994, 18). Bourdieu analizza l’origine ed il significato simbolico degli stili di vita delle diverse classi e pure delle frazioni di classe individuabili nella società francese. Gli stili di vita sono insiemi sistematici di pratiche, di gusti e di scelte. Essi sono generati, come già detto, dall’habitus. “L’habitus è il principio generatore e unificatore che ritraduce le caratteristiche intrinseche e relazionali di una posizione in uno stile di vita unitario, ossia un insieme unitario di scelte di

persone, pratiche, beni” (ibidem: 21). L’insieme delle possibilità oggettive a disposizione degli agenti si trasforma, oltre che in pratiche, in principi di selezione, di apprezzamento, di gusto. L’autore dimostra come la prevedibilità e la regolarità dei gusti e delle condotte dipendano dalla posizione che gli agenti occupano nello spazio sociale. Osservando la relazione tra la posizione sociale degli agenti ed i loro consumi culturali, emerge un rapporto di omologia tra lo spazio sociale e quello degli stili di vita. Le strutture di preferenze si costituiscono nel corso della storia individuale e collettiva degli agenti “attraverso una dialettica temporale complessa con le strutture oggettive da cui sono prodotte e che tendono a riprodurre” (Bourdieu, 1992: 91).

Lo spazio concettuale in cui Bourdieu definisce le classi non ha una connotazione strettamente economica e legata alla sola sfera della produzione. Esso è definito dall’intreccio dei diversi tipi di capitale (economico, sociale, culturale e simbolico). Gli agenti, come già detto, si collocano nello spazio sociale sulla base di due dimensioni. La prima dimensione corrisponde al volume globale o ammontare complessivo del capitale posseduto, il quale può essere di diversi tipi (capitale economico, culturale, sociale). La seconda dimensione riguarda la struttura o composizione del capitale globale, cioè, “il peso relativo dei diversi tipi di capitale dentro il capitale globale”. La collocazione degli agenti nello spazio, pertanto può variare non solo in virtù del capitale globale di cui essi dispongono, ma, a parità di esso, gli agenti possono trovarsi in una situazione di classe diversa a seconda della prevalenza, rispetto al volume globale, di capitale economico o culturale, che sono le due specie di capitale di cui Bourdieu tiene conto nella sua indagine empirica (attraverso le variabili dell’occupazione e del titolo di studio). Il sistema delle classi viene pertanto tracciato dall’autore sulla base dei dati riferiti all’occupazione ed all’istruzione e con riferimento alla società francese degli anni Settanta vengono individuate ed analizzate tre classi principali, secondo una ripartizione gerarchica tra livello alto, medio e basso; esse sono: la classe borghese, quella della piccola borghesia e la classe popolare. Ciascuna delle tre classi potrebbe, poi, essere suddivisa in frazioni di classe.

Una classe oggettiva è costituita statisticamente dagli agenti che sono collocati in posizioni vicine nello spazio sociale, in termini di volume e composizione del capitale. Questi agenti vivono condizioni simili di esistenza; lo stesso si può dire per le loro possibilità e per le loro predisposizioni. Si può ritenere, inoltre, secondo Bourdieu, che essi abbiano vissuto un altrettanto simile processo di socializzazione, il che lascia presumere che, sebbene non in modo automatico, essi abbiano sviluppato un habitus, (quindi disposizioni, schemi di percezione e di azione) anch’esso simile. Diventano individuabili classi di habitus corrispondenti alle classi di condizioni di esistenza. Nel quadro dell’habitus di classe, ogni singola agente disporrà di caratteristiche singolari di habitus che vanno intese come possibili varianti del più generale habitus di classe. Nei limiti di

una classe di condizioni di esistenza e dunque di condizionamenti sociali è possibile osservare una certa omogeneità degli habitus. Cioè dall’omogeneità delle condizioni di esistenza risulta un’omogeneizzazione oggettiva degli habitus di gruppo o di classe. Ne deriva che le pratiche si adattano reciprocamente “in assenza di ogni interazione diretta e, a fortiori, di ogni concertazione esplicita” (Bourdieu, 2005: 93). Gli individui che sono il prodotto delle stesse condizioni oggettive hanno gli stessi habitus. “classe di condizioni di esistenza e di condizionamenti identici o simili, la classe sociale (in sé) è inseparabilmente una classe di individui biologici dotati dello stesso habitus, come sistema di disposizioni comune a tutti i prodotti degli stessi condizionamenti. Se è escluso che tutti i membri della stessa classe (o anche due di loro) abbiano fatto le stesse esperienze e nello stesso ordine, è certo che ogni membro della stessa classe ha delle possibilità maggiori di qualunque altro membro di un’altra classe di essersi trovato di fronte alle situazioni più frequenti per i membri di questa classe”(ibidem: 95).Gli habitus individuali costituiscono una diversità nel quadro dell’omogeneità delle condizioni sociali: “ogni sistema di disposizioni individuali è una variante strutturale delle altre, in cui si esprime la singolarità della posizione all’interno della classe e della traiettoria. Lo stile “personale”, cioè quel marchio particolare che portano tutti i prodotti di uno stesso habitus, non è mai altro che uno scarto rispetto allo stile proprio di un’epoca o di una classe (…) Il principio delle differenze fra gli habitus individuali risiede nella singolarità delle traiettorie sociali, alle quali corrisponde una serie di determinazioni cronologicamente ordinate e irriducibili le une alle altre (ibidem 96).

Il processo di strutturazione della classe avviene, secondo Bourdieu, sia a livello oggettivo che soggettivo. Le classi, pertanto, oltre a costituire una realtà oggettiva, sono anche una realtà soggettiva. Gli agenti infatti, elaborano valutazioni del mondo sociale, utilizzano categorie per classificarne gli aspetti, sulla base degli schemi di percezione e di cognizione contenuti nel loro habitus, e sulla base dei rapporti e delle lotte di classe che si sono prodotti nella storia e che sono conservati nella memoria collettiva; questi schemi sono strettamente connessi alle proprietà oggettive delle posizioni sociali occupate nello spazio sociale112.

L’idea di Bourdieu si avvicina a Weber a proposito delle classi mentre se ne differenzia a proposito dei ceti. Se Weber opera una distinzione tra classi e ceti con riferimento alle differenze sociali sulla base di una dimensione puramente economica (nel caso delle classi) o sulla base dei fenomeni dell’onore e del prestigio che si esprimono in uno specifico stile di vita (nel caso dei ceti),

112Marsiglia sintetizza la costruzione teorica di Bourdieu in tre punti principali. innanzitutto l’esistenza di differenze

sociali oggettive (condizioni di esistenza e posizioni sociali); queste dipendono dall’appropriazione dei diversi capitali (o poteri) e vanno considerate in maniera relazionale. In secondo luogo, condizione e posizione di classe vengono incorporate negli agenti e tradotti in pratiche da parte di questi mediante l’habitus (da ciò derivano gli stili di vita). Il terzo punto riguarda la dimensione simbolica relativa al modo in cui “le pratiche sono organizzate, classificate e valutate sia entro lo spazio degli stili di vita sia in termini di potere simbolico” (Marsiglia, 177).

per Bourdieu, gli stili di vita (espressione per Weber del ceto) sono la manifestazione delle condizioni e delle posizioni (quindi del modo di esistere e delle collocazioni) delle classi nello spazio sociale. Così scrive l’autore: “L’arte di vivere stessa dei detentori del potere contribuisce al potere che la rende possibile poiché le sue reali condizioni di possibilità restano ignorate e può essere percepita non solo come la manifestazione legittima del potere ma come il fondamento della sua legittimità. I “gruppi di status” fondati su uno “stile di vita” e su una “stilizzazione della vita”, non sono, come credeva Max Weber, una specie di gruppo diverso dalle classi, ma classi dominanti denegate o, se si preferisce, sublimate e, per questo, legittimate” (Bourdieu, 2005: 217).

Di fronte alla molteplicità e diversità delle pratiche, attraverso la ricerca è possibile far corrispondere ad ogni classe o frazione di classe (caratterizzata da una determinata composizione e dimensione di capitale economico e culturale) un ambito di espressione degli stili di vita, in termini di comportamenti, pratiche, scelte e gusti in tutti gli ambiti di espressione (la musica, lo sport, l’alimentazione, la politica) in un determinato arco temporale. Individui che si trovano in una posizione sociale simile hanno stili di vita altrettanto simili.

Bourdieu spiega il rapporto che esiste fra le condizioni sociali, gli stili di vita ed i gusti. Alle posizioni che gli individui occupano nello spazio sociale corrispondono gli habitus prodotti dalle condizioni di esistenza e generatori delle pratiche e delle proprietà che caratterizzano gli agenti. “Come le posizioni di cui sono il prodotto, gli habitus sono differenziati, ma anche differenzianti.

Separati, distinti, sono anche operatori di distinzione: mettono in atto principi di differenziazione o utilizzano diversamente i principi di differenziazione comuni. Gli habitus sono principi generatori di pratiche distinte e distintive (…) [nonché] di schemi e principi di classificazione, principi di visione e divisione e gusti differenti” (Ragioni pratiche: 20-21). Lo stile di vita è espressione delle

classificazioni e delle distinzioni legate agli habitus . Anche i gusti vanno ricondotti alla dimensione della classe ed alla nozione di habitus. Pertanto, gli agenti di ciascuna classe sociale, i quali condividono uno stesso habitus, sviluppano simili modi di classificare e valutare, simili scelte, preferenze, nonché pratiche altrettanto somiglianti. Le pratiche messe in atto dagli agenti (in relazione all’habitus ed alla posizione occupata nello spazio sociale) assumono un valore simbolico in quanto diventano, differenze simboliche, segni di distinzione rispetto alle pratiche messe in atto da altre classi o frazioni di classe. Così scrive Bourdieu: “I “gruppi di status” non fanno che dare alle strategie di distinzione una forma istituzionale, se non codificata, controllando strettamente le due operazioni fondamentali delle logica sociale, l’unione e la separazione, con cui può realizzarsi l’accrescimento o la diminuzione della rarità, dunque del valore simbolico del gruppo; e questo tanto sul terreno propriamente simbolico, regolando l’uso degli attributi simbolici atti a rendere visibili le differenze e a manifestare i ranghi, cioè i segni distintivi della ricchezza simbolica, come

l’abbigliamento o l’abitazione o gli emblemi del riconoscimento sociale, come tutti gli attributi dell’autorità legittima, quanto negli scambi reali, che possono implicare una forma di identificazione o, almeno, di riconoscimento reciproca, matrimonio, scambio di doni o di pasti o semplicemente commercio” (Bourdieu: 2005: 215-216).

La “distinzione” si istituzionalizza nel senso che essa viene incorporata dagli agenti ed in tal modo si naturalizza non viene ricercata dagli agenti con intenzione. Queste le parole dello studioso francese: Il gusto, in particolare, ha un’origine sociale ed assume un significato sociale, in quanto è espressione di una condizione di classe e di un habitus di classe; attraverso lo stile di vita e la manifestazione del gusto gli agenti rivelano la propria appartenenza di classe e consento agli altri di assegnarli a quella determinata classe. Attraverso il gusto si delimitano, a livello simbolico, i confini tra le classe e le frazioni di classe in termini di differenze (Marsiglia, 2002).

In “La distinzione” con riferimento alla Francia, Bourdieu individua tre livelli fondamentali di classe e di istruzione (superiore, medio e inferiore) a cui corrispondono tre tipi di gusto e di atteggiamento estetico (legittimo, medio e popolare), i quali esprimono tre generici stili di vita: quello delle classi dominanti, quello delle classi medie e quello delle classi popolari113. In conclusione della sua ricerca, Bourdieu individua tre tipi di atteggiamento estetico e di gusto corrispondenti ai tre livelli di classe fondamentali: l’estetica e il gusto popolare, l’estetica e il gusto delle classi medie e l’estetica e il gusto delle classi superiori. Le classi popolari, secondo Bourdieu, non riescono a separare l’aspetto estetico in sé proprio delle cose dal loro utilizzo pratico. Il gusto delle classi popolari si contrappone in maniera radicale a quello delle classi dominanti ed è considerato, da parte di queste ultime, sgradevole e volgare. Lo stile di vita delle classi popolari, secondo Bourdieu, si basa sul “gusto per il necessario” e sull’esigenza di “fare di necessità virtù”. Solo in apparenza le preferenze appaiono slegate dai vincoli esistenti, in realtà esse sono la manifestazione di condizioni oggettive che obbligano a compiere determinate scelte. Le classi superiori e dominanti, libere dalla necessità materiali, considerano gli oggetti non per la loro valenza pratica ma per il gusto di cui sono espressione. Lo stile di vita della classe dominante nella Francia degli anni ’70 si caratterizza per il “senso della distinzione”, volto a mostrare e ribadire la posizione di superiorità nello spazio sociale. Alla classe dominante appartengono grandi esponenti dell’economia e della finanza, altri funzionari pubblici, magistrati ed importanti intellettuali. Questi sono accomunati dal fatto di possedere un capitale globale elevato a cui corrisponde un certo habitus, e dalla disposizione a esprimere gusti che evidenziano e distinguano la loro posizione di gruppo superiore. Tra le posizioni delle classi popolari e delle classi dominante si trova la classe intermedia, la piccola borghesia, la quale tende a distinguersi nettamente ed a prendere le distanze

113 In corrispondenza delle frazioni d classe, poi, nell’ambito di questi tre generici stili di vita si possono rintracciare

dalle classi popolari, attraverso scelte estetiche, gusti, consumi e meccanismi di chiusura sociale, e tende ad avvicinarsi alle classi superiori cercando di imitarle nelle scelte. L’acquisizione della naturalezza e della disinvoltura, tipico del rapporto con la realtà di quanti la dominano e la controllano, è impedita dalla carenza del capitale culturale rispetto a quello delle classi superiori. La composizione della classe media, basata su un capitale globale di medio volume, si presenta in maniera più composita e complessa. Al suo interno Bourdieu individua tre frazioni di classe a cui corrispondono tre diverse combinazioni di capitali e tre diversi habitus di classe114.

I tre stili di vita menzionati rivelano la struttura dei rapporti di dominio esistenti tra le classi. I membri della classe dominante manifestano uno stile di vita “distinto” il quale dipende dal rapporto di sicurezza che essi hanno con il mondo sociale. Ma non tutte le frazioni di questa classe manifestano lo stesso agio, in senso di abbondanza e di familiarità, riguardo ai consumi culturali; ciò dipende dalle quote possedute di capitale economico e di capitale culturale. Le pratiche e le scelte messe in atto dalla classe dominante sono, come detto, caratterizzate da un atteggiamento di distinzione; pertanto quando certi oggetti o certe pratiche culturali diventano troppo diffusi vengono abbandonati dalla classe dominante che intraprende altre scelte. Un esempio è dato dall’accessibilità sempre maggiore dei titoli di studio che inducono la classe dominante a raggiungerne di livello superiore sia da un punto di vista quantitativo (master e dottorati) sia qualitativo (accedendo alle scuole d’élite). Le classi medie assumono un atteggiamento di sottomissione nei confronti delle pratiche culturali della classe dominante; tali pratiche vengono considerate come qualcosa di superiore, vengono ammirate rispettate ed imitate, ma mai avviene una loro appropriazione. I gusti delle classi dominanti sono considerati autorevoli e costituiscono un modello a cui guardare senza interferire con esso. Le classi medie manifestano una tendenza a distinguersi dalle classi popolare mostrando loro, mediante gusti e stili di vita, di appartenere ad un livello più alto. Le classi medie tendono ad investire molto nell’istruzione: il raggiungimento di livelli di istruzione alti costituisce il riconoscimento istituzionale del possesso di una quota di capitale culturale più elevata. Ciò è dovuto ad un senso di insicurezze ed all’ansia propria di queste classi di sentirsi riconosciute. Altri comportamenti manifestano questo tratto: ad esempio la scelta di amici con livelli di istruzione alta, la preferenza verso attività nel tempo libero e di vacanze dotate di maggiore contenuto educativo o istruttivo. Il senso di indegnità avvertito dai componenti di questa classe, conduce ad un accettazione passiva della struttura dominante, del dominio della cultura della classe dominante mai contrastata e messa in discussione. Ovviamente si possono distinguere diverse frazioni che a

114 Piccoli negozianti e artigiani costituiscono un primo gruppo della piccola borghesia, dotato di minore capitale

culturale, e ormai in declino. Gli impiegati costituiscono la piccola borghesia esecutiva. Il tipo nuovo ed in ascesa di piccoli borghesi è composto sostanzialmente da insegnanti, intellettuali di basso rango, professionisti del mondo dei