3 2 Città, differenziazione ed organizzazione
3.6. Sorokin: la distanza sociale oggettiva
La categoria analitica di distanza sociale è definita da Sorokin in “La mobilità sociale” (1927), opera in cui l’autore analizza due fenomeni: la stratificazione sociale, ossia la presenza nella società di strati gerarchicamente ordinati entro cui si distribuiscono i membri della società sulla base dei fattori di disuguaglianza, e la mobilità sociale, ossia il movimento degli individui nello spazio sociale, tra i diversi strati che compongono la società a cui appartengono.
Sorokin precisa innanzitutto la differenza tra spazio geometrico e spazio sociale e, dunque, la differenza che intercorre tra la distanza geometrica (nello spazio fisico-geografico) e la distanza sociale (nello spazio sociale), ritenendo che tra queste non vi sia corrispondenza. La vicinanza tra due o più individui nello spazio geometrico, infatti, non trova corrispondenza nello spazio sociale ; ad esempio, un re ed un servitore, un padrone ed uno schiavo sono vicini nello spazio geometrico, ma distanti in quello sociale. Allo stesso modo persone lontane tra loro nello spazio geometrico possono essere vicine nello spazio sociale qualora in esso occupano la stessa posizione (ad esempio, due generali dello stesso grado nello stesso esercito in due paesi diversi). Inoltre, spostamenti nello spazio geometrico non comportano cambiamenti della posizione nello spazio sociale; viceversa
cambiamenti della posizione sociale possono avvenire pur rimanendo nello stesso luogo geometrico. Non esiste pertanto sovrapposizione tra distanza geometrica e distanza sociale98.
Il concetto di spazio sociale si connota in senso metaforico sulla base di un parallelismo con lo spazio fisico. Come gli oggetti ed i fenomeni fisici vengono localizzati nello spazio geometrico in base ad un sistema di coordinate spaziali e di punti di riferimento, così, la posizione degli individui e dei fenomeni sociali nello spazio sociale si definisce in maniera relazionale, ossia rispetto agli altri individui. “(…) trovare la posizione di un individuo o di un fenomeno sociale nello spazio sociale vuol dire definire le loro relazioni nei confronti di altri uomini o di altri fenomeni sociali, scelti come «punti di riferimento» (ibidem: 10). La posizione sociale di un individuo risulta maggiormente definibile quanto più si conoscono i gruppi a cui egli appartiene e la posizione che gli occupa al loro interno99. Nello spazio sociale, inteso come l’universo della popolazione umana, “la posizione sociale di un individuo è costituita dalla totalità delle sue relazioni nei confronti di tutti i gruppi di una popolazione e, al loro interno, nei confronti dei membri di ognuno di essi;(…) la localizzazione della posizione di un individuo in questo universo sociale si ottiene accertando queste relazioni; (…) la totalità di tali gruppi e la totalità delle posizioni all’interno di ciascuno di essi danno luogo a un sistema di coordinate sociali che ci consente di definire la posizione sociale di ogni individuo” (ibidem: 11). Pertanto, le posizioni sociali degli individui si differenziano tra loro in base ai gruppi di cui sono membri ed in base alle funzioni che svolgono al loro interno. La vicinanza e la lontananza delle posizioni sociali nello spazio sociale dipendono dal loro grado di somiglianza: quanto più esse si differenziano tanto maggiore sarà la distanza sociale tra loro. Da quanto detto si evince la concezione di distanza sociale formulata da Sorokin, ben diversa, come precisa lo stesso autore, da quella elaborata da Park e Bogardus. Questi esprimono la vicinanza e lontananza tra gli individui facendo riferimento al grado di affinità psicologica o di avversione (o, in altri termini, il livello di simpatia o antipatia). Per Sorokin questi aspetti, comunque importanti, afferiscono allo studio della psicologia, ma non a quello della sociologia. Come esempio egli scrive: “Un padrone e uno schiavo, un re e un mendicante possono provare un profondo senso di simpatia
98 Da queste constatazioni, Sorokin muove una critica alla validità dell’approccio ecologico nello studio dei fenomeni
sociali. Questo approccio, secondo l’autore, “può cogliere i fenomeni e i mutamenti nella misura in cui questi sono localizzati e riflessi nel territorio geometrico, per esempio in differenti zone territoriali della città (periferia, zona residenziale e così via), e nello spostamento delle popolazione da un luogo geometrico all’altro. Ma essa non può cogliere tutte le «zone» dei gruppi sociali dispersi e non collocati in un territorio geometrico definito (per esempio, una società massonica); non può cogliere tutti gli spostamenti non territoriali nell’ambito sociale; non è di alcun aiuto per quanto riguarda la circolazione verticale all’interno di una società, e così via. La maggior parte dei fenomeni sociali appartengono a questo tipo e non sono riflessi in modo appropriato nel territorio geometrico. Da ciò derivano le limitate possibilità nell’impostazione ecologica nello studio dei fenomeni sociali. Nei suoi giusti limiti essa è però utile e ben venuta” (Sorokin, 1927: 8).
99 Così, scrive Sorokin, di un individuo occorre conoscere la sua razza, la sua nazionalità, il suo gruppo religioso, quello
politico e quelle professionale, la sua situazione familiare e la sua condizione economica. Perfino si potrebbe conoscere la posizione occupata dalla popolazione a cui egli appartiene in riferimento all’intero universo umano (Sorokin, 1927: 10).
l’uno per l’altro; ma concludere da questo fatto che le loro posizioni sociali sono analoghe, o che tra loro non c’è una grande distanza sociale, sarebbe completamente errato. Nell’Italia del secolo XV gli Orsini e i Colonna si odiavano a vicenda, ma la loro posizione sociale era molto simile” (ibidem: 11). E’ dall’opera di Sorokin che sembra discendere la distinzione tra la concezione “oggettiva” e quella “soggettiva” della distanza sociale; infatti, l’autore continua dicendo: “ciò mostra chiaramente che la mia concezione dello spazio e della distanza sociale è oggettiva (perché i gruppi esistono oggettivamente) e ha carattere sociologico, mentre la concezione di Park e Bogardus è puramente psicologica e soggettiva (dal momento che essa misura la distanza sociale in base ai sentimenti di affinità e di avversione).(ibidem: 11-12).
Sorokin riconosce la multidimensionalità dello spazio sociale connessa ai processi di differenziazione che interessano una società. Esistono molteplici raggruppamenti sociali che non sono sovrapponibili tra loro. Ognuno di essi è attraversato da specifiche linee di differenziazione che non coincidono. La popolazione umana può essere, così, raggruppata in base a tante dimensioni, quali, ad esempio, la razza, il sesso, l’età, la nazionalità, la professione, la condizione economica, il partito politico. Quanto più una popolazione è differenziata tante più sono le dimensioni che occorre individuare per definire la posizione degli individui nello spazio sociale (essi infatti saranno legati ad un numero maggiore di gruppi).
La molteplicità degli aspetti da prendere in considerazione può essere letta secondo due dimensioni dell’universo sociale, quella orizzontale e quella verticale. La prima si riferisce alla distanza tra gli strati sociali superiori e inferiori, alla distanza tra le posizioni di una gerarchia; la seconda è quella che intercorre tra individui che occupano nel sistema di stratificazione una posizione analoga ma che appartengono a gruppi diversi (siano gruppi occupazionali, politici, religiosi). Così, individui che appartengono agli stessi gruppi sociali (dimensione orizzontale) possono ricoprire una posizione sociale diversa nella dimensione verticale; la posizione di vescovo e di parrocchiano in un gruppo cattolico, la posizione di capo e di comune elettore in un partito politico, quella di presidente e di operaio in un’impresa, quella di comandante e di soldato nell’esercito, sono gli esempi riportati da Sorokin. “La distinzione tra dimensione verticale e dimensione orizzontale – egli scrive – esprime qualcosa che esiste realmente nella società: i fenomeni della gerarchia, dei ranghi, di dominio, di subordinazione, di autorità e di obbedienza, di promozione e di degradazione” (13). L’autore, nell’opera “La mobilità sociale”, afferma di non prendere in considerazione la struttura orizzontale dei gruppi sociali, bensì di analizzare la stratificazione e la mobilità sociale, dunque, “l’altezza e il profilo delle «strutture sociali», la loro differenziazione in strati sociali e lo spostamento della popolazione lungo le linee della dimensione verticale” (ibidem: 13-14).
Con il termine stratificazione sociale Sorokin indica “la differenziazione di una data popolazione in classi gerarchicamente sovrapposte: essa si manifesta nell’esistenza di strati sociali superiori e inferiori. La sua base e la sua essenza reale consistono in una distribuzione diseguale di diritti e di privilegi, di doveri e di responsabilità, di valori sociali e di privazioni, di potere sociale e di influenze, tra i membri di una società” (ibidem: 15). Riconoscendo l’esistenza di molteplici forme di stratificazione sociale, Sorokin sofferma l’attenzione sulla stratificazione economica, politica e professionale, riconosciute come le tre forme principali. La stratificazione economica concerne la presenza di posizioni economiche diseguali nell’ambito di una società. Un gruppo sociale è stratificato politicamente quanto al suo interno sono individuabili ranghi sociali gerarchicamente ordinati sulla base di diversi livelli di autorità e prestigio sociale (vi saranno, pertanto, governanti e governati). La stratificazione professionale riguarda la presenza di condizioni occupazionali diverse, caratterizzate da posizioni di autorità e dipendenze e diversamente desiderate ed apprezzate. Ogni forma di stratificazione viene analizzata, dall’autore, separatamente in quanto egli, pur riconoscendo generale correlazione tra le posizioni occupate dagli individui nei diversi sistemi, rileva la possibilità di una mancata coincidenza; pertanto, solitamente, coloro che appartengono agli strati superiori nell’ordine economico si trovano anche negli strati superiori dell’ordine politico e professionale, ma non sempre i più ricchi occupano posizioni di vertice nella stratificazione politica o professionale così come non sempre i poveri si trovano nelle posizioni più basse dell’ordine politico e professionale .
Per Sorokin la stratificazione ha luogo in ogni gruppo sociale in cui sono presenti elementi di organizzazione; la stratificazione, si può dire, è generata dai processi di organizzazione. Nella storia dell’umanità non è mai esistita una società non stratificata e caratterizzata da completa eguaglianza. Ciò che varia sono le forme e le proporzioni della stratificazione sociale, ma non la sua essenza, caratteristica permanente di ogni gruppo sociale organizzato. Pertanto i gruppi sociali primitivi, appena assunsero le prime forme di organizzazione sociale, iniziarono a mostrare le prime forme di stratificazione secondo varie forme100: La stratificazione caratterizzò, poi, le società più progredite come quelle agricole e divenne un fenomeno rilevante in quelle industriali. Non solo le società ma ogni gruppo sociale, quando si dà qualche forma di organizzazione, diviene stratificato; è quel che accade, ad esempio, nella famiglia, nella chiesa, nei partiti politici, in una setta, in un sindacato.
100 La stratificazione si rese manifesta attraverso l’attribuzione di privilegi e doveri diversi sulla base del sesso e
dell’età, la costituzione di un gruppo di capi della tribù maggiormente privilegiato ed influente al cui vertice vi era un capo-tribù. Ancora, essa si rese evidente attraverso le prime forme di divisione del lavoro (all’interno delle tribù e fra le tribù) e l’esistenza di disuguaglianze economiche (Sorokin, 1927: 19).