• Non ci sono risultati.

I cambiamenti dell’esperienza soggettiva

3. ALCUNE RIFLESSIONI TEORICHE SULLA DISTANZA SOCIALE

3.1. Mutamento sociale e distanza sociale

3.1.3. I cambiamenti dell’esperienza soggettiva

Giaccardi e Magatti (2001) fanno osservare l’esistenza di due dimensioni analitiche del fenomeno messe in luce nel dibattito contemporaneo. La prima è la dimensione strutturale che interessa il livello macro del fenomeno e riguarda le trasformazioni che si verificano nell’ambito economico, politico e culturale, i quali si organizzano su spazi autonomi non più sovrapposti gli uni agli altri. Si pone, dunque, un problema di integrazione tra i caratteri dell’economia, della cultura e della politica, specialmente quando si incrina la capacità di quest’ultima di organizzare la società nel suo insieme. Il raggio d’azione delle economie nazionali ha varcato i confini nazionali, grazie anche all’utilizzo delle tecnologie digitali nella produzione e nella comunicazione, si è esteso su scala globale ed ha abbandonato la configurazione dell’organizzazione “fordista”; sono cresciute le operazioni di investimento e commercio internazionale. Lo Stato, invece, ha visto diminuire la possibilità di controllare la propria politica economica ed ha incontrato sempre più difficoltà nello sviluppo di politiche economiche e sociali efficaci. Si è generata una crisi regolativa ed istituzionale nel momento in cui il potere politico non è riuscito più a fornire a controllare l’organizzazione delle sue parti ed a rispondere efficacemente alle nuove sfide. In questo contesto è stato rilevato il crescere delle disuguaglianze sociali sia all’interno dei paesi sia tra i paesi (Gallino, 2000; Castel, 2000; Pizzorno, 2001; Bagnasco, 2003; Magatti, 2006).

La seconda dimensione riguarda la riorganizzazione dell’esperienza soggettiva, il rimodellarsi del rapporto tra individuo e società, le conseguenze dei processi di disorganizzazione sociale sulla vita delle persone, sui loro modi di fare e di pensare. Crescono le possibilità di interazione sociale, si modifica la percezione della distanza il che incide sulla relazioni sociali stesse. Soggetti dislocati in spazi diversi possono in qualche modo sperimentare gli stessi eventi (eventi televisivi). La possibilità di superare determinanti vincoli spaziali non corrisponde alla perdita totale di rilevanza dello spazio. Accanto a ciò, come già detto, la vita delle persone è interessata dall’aumento della disoccupazione e delle disuguaglianze sociali, dal diffondersi di condizioni di precarizzazione del lavoro, insicurezza, rischio, fragilizzazione delle relazioni sociali Ancora, la ristrutturazione dello spazio, fa di questo il contesto di nuove forme di differenziazione sociale tra chi ha le risorse e le occasioni per muoversi su di esso e chi, a causa delle scarsità di risorse, resta ancorato ai luoghi più marginali. Pizzorno (2001: 204- 205) dice che emerge “un nuovo criterio di disuguaglianza costituito dalle capacità di mobilità territoriale, nella forma (…) della capacità di accesso. La capacità di accesso agli spostamenti ed alle comunicazioni a distanza, diventata fondamento di una serie di altri poteri, è distribuita in maniera fortemente diseguale. Essa è correlata, certo, a tradizionali forme di disuguaglianza quali il reddito e soprattutto l’istruzione, ma ne intensifica gli

effetti e quindi moltiplica gli ostacoli al loro superamento. In qualche misura è sempre stato così (…) Ma nella situazione attuale le possibilità tecnologiche semplicemente permettono ai «cosmopoliti» di vivere in mondi diversi da quelli in cui vivono i «locali» che restano chiusi nella loro quotidianità spaziale”86.

Il rompersi degli equilibri della modernità societaria e le contemporanee dinamiche di rispazializzazione determina un nuovo rapporto tra gli individui ed il contesto sociale. Il processo di individualizzazione si intensifica. L’intellettualizzazione della vita sociale descritta da Simmel, nei termini della diversificazione e intersecazione delle cerchie sociali, nella contemporaneità si radicalizza. “L’aspetto qualificante della nostra epoca - scrivono Giaccardi e Magatti (ibidem: 91)- è, invece, che gli individui non sono posti semplicemente all’intersecazione di diverse cerchie sociali. La nostra esperienza soggettiva subisce un’ulteriore modificazione nel momento in cui entriamo quotidianamente in contatto con mondi plurimi che fanno riferimento a livelli di realtà diversi, tra loro autonomi anche se confusamente intrecciati”. Infatti, se l’individualizzazione della modernità societaria aveva luogo in un contesto istituzionale unitario e coerente che influenzava l’intera vita degli individui, oggi l’esperienza soggettiva si esplica in un contesto caratterizzato da fenomeni di deistituzionalizzazione della vita sociale, segnato, cioè, da una ridefinizione del ruolo delle istituzioni. Diminuisce la loro capacità di fornire interpretazioni e rappresentazioni della realtà, ed in tal modo semplificarne la complessità. Diminuisce la capacità istituzionale di fissare norme e valori validi per tutti e stabili nel tempo. La deistituzionalizzazione genera individualizzazione: le istituzioni non scompaiono, gli individui non si liberano completamente dai legami istituzionali, ma diminuisce il controllo sull’agire individuale da parte delle istituzioni, aumentano i margini di decisione e di libertà nella costruzione delle biografie individuali, le possibilità di scelta contemporaneamente alle difficoltà nel compiere le scelte stesse ed alla diffusione di un senso di smarrimento di fronte alle molteplici prospettive con cui confrontarsi.

L’esperienza soggettiva si declina in forme diverse, in livelli molteplici tra loro intrecciati. Giaccardi e Magatti evidenziano due principali forme di esperienza, quella diretta e quella mediata. L’esperienza diretta si fonda sulla compresenza e sulla reciprocità immediata nell’interazione tra individui; si riferisce ad un tempo ed ad uno spazio specifico. L’esperienza mediata, invece, prescinde dalla compresenza spazio-temporale. Essa è resa possibile dallo sviluppo dei sistemi di comunicazione. E’ una specie particolare di esperienza mediata quella “mediatica”: i media da

86 Queste nuove forme di disuguaglianza basate sulla distanza, inoltre, secondo Pizzorno (2001) comportano il

nascondersi della disuguaglianza stessa: la disuguaglianza rimane nascosta grazie alla distanza, anche se i dati rivelano un aumento della polarizzazione tra persone e gruppi in termini di ricchezze Questo si verifica anche nelle città, allorché coloro che occupano posizioni socialmente privilegiate abitano in luoghi diversi da coloro che occupano posizioni basse, ma si può riferire anche alle distanze territoriali all’interno di una nazione, o a quelle tra paesi fino a considerare la dimensione globale.

canali per la circolazione di messaggi e contenuti diventano contesto di esperienza ed influenzano il rapporto tra individuo e società. I media non svolgono più una funzione di integrazione; essi piuttosto consentono agli individui di entrare in contatto con contesti simbolici e culturali diversi. Altri due tipi di esperienze mediate sono l’esperienza di disembedding e quelle virtuali. Le prime riguardano la riorganizzazione dei rapporti social su distanze molto ampie in termini di spazio e di tempo. (Giddens, 1994). Le esperienze virtuali sono stare rese possibili dall’avvento di Internet e dei nuovi media: le possibilità di azione e di interazione perdono ogni riferimento alla realtà materiale, si svolgono in una realtà nuova che esalta la dimensione ludica e cognitiva. Le esperienze dirette in spazi localizzati sono influenzate dalle esperienze mediate ma allo stesso tempo influenzano l’atteggiamento assunto verso quest’ultime.

Se nella modernità era possibile definire l’individuo attraverso “la posizione occupata in una gerarchia sociale che era spazialmente data, decifrabile e comune”, nello scenario contemporaneo, che vede rimodellasi il rapporto tra individuo e realtà sociale, “l’individuo non è più determinato dallo status sociale – idea che necessita di un ordine organizzato e relativamente coerente – ma è forzato a trovare un modus vivendi in una realtà che si presenta come caotica o sovrabbondante e in cui la stessa personale collocazione è tutt’altro che definita” (Giaccardi e Magatti, 2005: 103). La diversificazione delle forme di esperienza, generatrice, a livello collettivo, di una forte frammentazione, sembra poter costituire una nuova chiave di lettura delle disuguaglianze della società contemporanea.

Lo spazio sociale si frammenta e si pluralizza. Non esiste più un unico spazio sociale. Nel momento in cui non esiste più una spazializzazione univoca, ma ne subentra una plurima e priva di un riferimento ad un ordine istituzionale, emerge e si afferma lo spazio estetico, termine con il quale si indica “il venir meno, nella realtà sociale contemporanea, di qualunque confine culturale oltre che la perdita del potere di strutturazione della vita sociale da parte delle forme istituzionali tradizionali” (ibidem: 118). Si indebolisce il legame tra la dimensione culturale (dunque le risorse culturali) e il territorio; la cultura non svolge più il ruolo di integrazione e di rafforzamento del legame con il territorio, attraverso la stabilizzazione di stili di vita, valori, e simboli. Lo spazio estetico, inteso come livello culturale autonomo rispetto a riferimenti territoriali e istituzionali, mette a disposizione degli attori sociali una molteplicità di riferimenti simbolici, da utilizzare in maniera atono, per interpretare e valutare le diverse realtà sociali. Al centro dello spazio simbolico vi è la dimensione ludica e la tensione a sperimentare continuamente ciò che è nuovo. Si tende a vivere esperienze molteplici ricercando un’intensità emozionale sempre maggiore in diverse sfere sociali, professionali, culturali. Instabilità e cambiamento diventano nuovi imperativi in opposizione a ciò che vuol dire radicamento. Il mercato ed il sistema dei media costituiscono due principali

costruttori dello spazio estetico e condizionano fortemente gli stili di vita. Entrambi prescindono da riferimenti spaziali, attraversano contesti culturali diversi, operano su larga scala. Entrambi offrono un’ampia possibilità di scelta tra diverse opzioni, diversi riferimenti culturali e risorse simboliche. Si delinea una relazioni tra esperienze dirette ed esperienze mediate.

L’affermarsi dello spazio estetico non corrisponde alla scomparsa dello spazio sociale, piuttosto si delinea una combinazione dello spazio estetico e dei diversi spazi sociali (frammenti dello spazio sociale). L’esperienza individuale, pertanto, si concretizza in entrambi questi ambiti. Infatti, le risorse per la vita sociale sono ancora legate agli apparati istituzionali. L’azione individuale non prescinde completamente dalle istituzioni; gli individui continuano ad essere inseriti all’interno degli spazi sociali istituzionalizzati, sebbene trasformati, ad esempio, il mondo del lavoro.

L’esperienza individuale, si è detto, si costruisce nella pluralità dei riferimenti culturali dello spazio estetico e nei diversi spazi sociali. I diversi intrecci tra le molteplici esperienze, mediate e dirette, dei singoli individui, si è detto, fanno emergere nuove linee di differenziazione. Si accentuano le differenze e si accresce il livello di disomogeneità rispetto alla vita sociale tipica della modernità societaria. Nell’epoca della rispazializzazione, Giaccardi e Magatti (2005: 149-150) le disuguaglianze hanno origine della diverse possibilità di accesso, da parte dei vari attori, gli spazi differenziati. La scarsità di risorse, economiche e culturali, può, infatti, precludere tale accesso.