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55 Per Crespi la distanza sociale è connessa ai processi di formazione dell’identità individuale e collettiva (si tratta di una dimensione soggettiva e percettiva).

2.1.5. Il concetto di classe sociale

Prendiamo in considerazione il concetto di classe sociale alla luce del suo stretto rapporto con la differenziazione sociale, oggetto del nostro lavoro. Pertanto non intendiamo entrare nel merito della vasta teoria sulle classi sociali, ma ci limitiamo ad evidenziare gli aspetti della classe sociale, intesi come fattori di differenziazione. Il concetto di classe sociale, in sociologia, è stato definito ed inteso in modi molteplici. Esso, comunque, rappresenta lo sforzo di classificare una popolazione in grandi categorie che racchiudono un insieme di caratteristiche esplicative e predittive di diversi aspetti della vita degli individui che vi appartengono. I criteri adoperati per elaborare tali classificazioni fanno riferimento a caratteristiche considerate fondamentali in una società.

Sono state elaborate classificazioni statistiche delle classi sociali sulla base di indicatori empirici come l’occupazione e la posizione nella professione. Queste classificazioni non rappresentano, però, le vere classi sociali. Queste ultime “non sono solo un fenomeno distributivo, e perciò quantificabile, come il reddito e l’occupazione. Non sono, in altre parole, solo una popolazione oggetto (di forme di disuguaglianza). Il potere, detenuto o sottratto, su cui si basano, le rende anche un fenomeno relazionale, non quantificabile: sono una popolazione soggetto, attori sociali veri e propri in rapporto con altri, entro contesti storici di azioni e reazioni, conflitto e cooperazione, di cui singoli personaggi storici od organizzazioni o movimenti possono essere considerati delle espressioni; e a loro volta sono fattore di disuguaglianza60” (Gallino, 1997: 370).

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Sono stati elaborati diversi schemi di classificazione delle occupazioni, in quanto non è semplice definire la posizione degli individui nello spazio sociale. Vi sono una molteplicità di aspetti da tenere presenti e che possono essere considerati in maniera diversa. In Italia una classificazione delle occupazioni diventata di grande rilievo è quella di de Lillo e Schizzerotto (1985).

60 Vengono evidenziate due accezioni del termine classe sociale. La prima accezione, detta realista od organica;

definisce classe sociale “un complesso di individui, per lo più assai vasto, che si trovano in una posizione simile nella struttura storicamente determinata dei fondamentali rapporti politici ed economici di una società, o che svolgono una funzione simile nell’organizzazione globale di essa” (Gallino, 2006: 214). Le classi, secondo questa accezione, sono soggetti collettivi capaci di intraprendere un’azione unitaria. L’insieme delle classi costituisce la struttura di classe. Dalla costituzione delle classi hanno origine le differenze di potere, ricchezza e prestigio, le quali sono osservabili tra gli individui pur eguali tra loro dal punto di vista giuridico. La seconda accezione del termine classe sociale, detta nominalistica o ordinale, prevalente nella tradizione sociologica statunitense, corrisponde al significato di strato sociale. Pertanto una classe sociale è composta dall’insieme di individui che posseggono in misura simile determinate

Per identificare una classe sociale, dunque, non basa individuare le caratteristiche comuni ai suoi appartenenti. Bisogna verificare se sulla base di tali caratteristiche gli individui esprimono “ (…) un sentimento di comunanza e solidarietà, condividano un destino comune e una comune concezione della società, riconoscano se stessi come eguali e coloro che non appartengono alla classe come diversi”(Cavalli, 1983: 163). Questo aspetto costituisce la dimensione “soggettiva” del concetto di classe. Lo strato sociale indica un puro aggregato statistico (gli strati si costruiscono sulla base della distribuzione di valori sociali, come la ricchezza, il prestigio, l’istruzione), la classe, invece, indica una collettività concreta. Nel concetto di classe è presente non solo la dimensione soggettiva ma anche la dimensione del potere; i rapporti fra le classi (che definiscono il sistema di classe di una società), infatti, sono rapporti di potere e questi non possono essere colti attraverso il concetto di strato. Il potere determina la distribuzione degli altri valori sociali ed è considerato come un valore a somma zero in quanto implica la presenza di chi lo detiene e lo esercita su altri e di chi lo subisce; esso non costituisce una risorsa distribuita nella società (ibidem).

Schizzerotto definisce le classi come “un insieme relativamente ampio di famiglie, o di individui, occupanti una posizione simile all’interno di alcuni cruciali rapporti di potere e nella connessa distribuzione di privilegi” (Schizzerotto, 1994: 15). Si evincono due aspetti fondamentali, l’uno relazionale l’altro distributivo, i quali consentono di individuare i raggruppamenti, chiamati classi, in base a differenze rilevanti che rendono simili alcuni individui e li differenziano da altri: il primo elemento riguarda i rapporti di potere tra le classi (si tratta dunque di un aspetto relazionale che implica la presenza di almeno due gruppi in relazione tra loro), per cui la posizione delle classi sovraordinate è caratterizzata dal maggior potere (dominio o controllo) che esse possono esercitare sulle classi subordinate, incidendo sulle condizioni materiali e immateriali di vita di queste ultime. L’esistenza delle classi subordinate è condizionata in tutti i suoi aspetti: il reddito, il posto di lavoro, gli stili di vita, la cultura. Il potere delle classi sovraordinate viene esercitato, imponendo la propria volontà ed i propri interessi, ad esempio, attraverso la formazione delle leggi, le strategie nei mercati finanziari, le attività imprenditoriali, i consumi, l’informazione. Tra le classi, dunque si definiscono relazioni sociali asimmetriche dovute sia ai processi di produzione e di scambio di risorse (i quali rendono le parti interdipendenti) sia all’esercizio del potere da parte di alcune classi su altre che in qualche modo reagiscono ad esso. Il secondo elemento, di tipo distributivo, concerne la distribuzione diseguale di vantaggi e ricompense, dunque privilegi, come il prestigio, il denaro. Le disuguaglianze distributive e quelle relazionali sono tra loro connesse: attraverso il potere si ottengono maggiori privilegi ed al tempo stesso il potere deriva dal detenere una quota maggiore di risorse; accade che chi detiene maggior potere dispone anche di una quota maggiore di privilegi. caratteristiche considerate socialmente rilevanti (non solo il reddito ed il prestigio, ma anche l’educazione, lo stile di vita, il tipo di abitazione).

Si ritiene che l’appartenenza di classe condizioni molti aspetti significativi della vita dei suoi membri, creando somiglianze e differenze che vanno oltre la sfera occupazionale e che riguardano tutti gli ambiti connessi al possesso di risorse economiche, culturali nonché ai rapporti di potere; il riferimento è agli stili di vita, alla partecipazione ai diversi ambiti della società civile nonché ai modelli valoriali (Schizzerotto, 1994; Eve, Favretto, Meraviglia, 2003).

Dopo molteplici elaborazioni teoriche del concetto di classe sociale, ha avuto inizio, nella ricerca sociologica, lo studio empirico delle classi sociali. Il primo sociologo che svolse una ricerca empirica fu Sorokin nel 1927; le altre ricerche sul tema iniziarono nella seconda metà del Novecento mostrando una certa variabilità anche a seconda dei contesti di ricerca. L’elemento comune alle diverse ricerche è la scelta dell’occupazione come indicatore della posizione sociale degli individui e delle famiglie, ritenendo che il lavoro è un aspetto la cui influenza supera la sfera in cui viene svolto e, pertanto, consente di conoscere la distribuzione delle più importanti risorse sociali. All’occupazione, in altre parole, è possibile collegare l’insieme di vantaggi e privilegi di cui gode chi la svolge. I criteri per raggruppare le occupazioni simili tra loro possono essere diversi, il che dà origine a classificazioni altrettanto diverse61. Nella riflessione sociologica si rintraccia la contrapposizione tra le teorie delle classi62 e le teorie della stratificazione (Schizzerotto, 1988; Palumbo, 1993;). Come già detto, non ci occupiamo di questo aspetto perché il nostro interesse è rivolto precipuamente ai fattori di differenziazione più che ai modi con qui questi sono stati intesi e rappresentati.