Diversi sono i mezzi ai quali si ricorre nella conquista dell'opinione pubblica e negli anni cinquanta la propaganda a mezzo di cortometraggi documentari assume un peso crescente nelle attività della Spes. Appositamente costituito nel 1948, l'Ufficio Cinema ne coordina la produzione e distribuzione, piuttosto continuate nel tempo e non limitate al solo periodo elettorale. Rispetto al Partito comunista, che intraprende un'analoga iniziativa, la Democrazia cristiana è avvantaggiata in quanto non viene interessata dal pesante intervento censorio che colpisce invece il Pci34 e può disporre del mezzo quasi in esclusiva. Purtroppo non è possibile risalire agli autori e alle società produttive coinvolte nella realizzazione, dal momento che nei corti viene accreditata solo la Spes e l'unico caso di cui è sopravvissuta una flebile traccia della storia produttiva del soggetto, un cortometraggio sulla vicenda del bandito Giuliano commissionato al regista Romolo Marcellini, non è stato mai realizzato35. I corti vengono proiettati nelle sezioni che dispongono di un proiettore oppure da cinemobili itineranti nelle pubbliche piazze, specie durante le campagne elettorali. I costi di questo tipo di propaganda sono superiori alla media e, al fine di non disperdere l'attività dei cinemobili rendendola inefficace, le Sezioni Provinciali sono invitate ad attenersi a una particolare procedura, inoltrando la richiesta all'ufficio centrale solo dopo avere stimato che l'eventuale affluenza giustifichi l'invio e presentando un elenco di almeno venti località contigue. L'operatore del cinemobile deve arrivare con un congruo anticipo sull'orario previsto, per avere il tempo necessario ad allestire schermo e proiettore e consegnare al propagandista di zona una busta contenente materiali con i quali impostare la sua propaganda prima e dopo la proiezione. Affinché la visione risulti più piacevole agli occhi dei potenziali elettori, usualmente i cortometraggi della Spes si alternano alla proposta di corti ricreativi di varia provenienza o alla diffusione di motivetti popolari tramite un giradischi collegato a un altoparlante. Il dirigente provinciale è tenuto a compilare un apposito modulo indicando il gradimento riscontrato e se si siano verificati o meno imprevisti o incidenti (quel che sembrerebbe, però, non di
34 E. Taviani, Il cinema di propaganda: il caso del PCI in E. Taviani (a cura di), Propaganda, cinema e politica 1945-
1975, Roma, Annali AAMOD, n. 11, 2008.
35 ASILS, Fondo Segreteria Politica, sc. 13, f. 1, (0.11(12).19.S.P.13.7.15 5891 GT/MLS), Lettera di Romolo Marcellini a
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rado trascurare36).
Al di fuori delle tornate elettorali, questi cortometraggi vengono riproposti abitualmente nelle sezioni, verosimilmente insieme a quelli prodotti dal Centro Documentazione della Presidenza del Consiglio. L'ipotesi che i cortometraggi della Spes possano trovare distribuzione anche nelle sale, approfittando del controllo del governo e dell'appoggio del circuito parrocchiale, è senz'altro verosimile37. É però assodato che nel 1953 la Spes, sempre nella prospettiva di coinvolgere elementi non necessariamente politicizzati, stipula un accordo con la Metro e la Universal in virtù del quale i comitati provinciali possono noleggiare a prezzo ridotto film di grande popolarità e prestigio (tra cui si vengono in special modo raccomandati, per il loro spirito anticomunista, Ninotchka e Cittadino
X)38.
A partire dalla metà degli anni cinquanta, si manifestano ripetuti propositi di rafforzare la presenza democristiana nel mondo del cinema, propositi destinati però a rimanere sulla carta. Nel 1954, in un appunto riservato per il Sottosegretario Manzini39, Rumor suggerisce a tal fine, sia misure coercitive come l'inasprimento della censura e il più rigido controllo del credito cinematografico e del sistema dei premi, sia misure propositive come stringere rapporti più proficui con registi e sceneggiatori e curare la pubblicazione di un quindicinale di cinema finanziabile tramite la vendita di spazi pubblicitari alle case di produzione40. Successivamente, si affaccia anche l'idea di trasformare l'Ufficio Cinema in un vero e proprio polo qualificato per la diffusione della cultura cinematografica41 per mezzo di ‹Circoli del cinema› e di una più significativa presenza nel dibattito critico, con l'obbiettivo dichiarato di contrastare l'egemonia dei cineclub e delle riviste di ispirazione marxista. Ovviamente nel mondo cattolico esistono già esperienze analoghe, si pensi al Centro Cattolico Cinematografico e alla sua «Rivista del Cinematografo», ma quel che qui desta attenzione è il disegno di ritagliare uno spazio direttamente controllato dal partito. Nella stessa direzione muove pure l'ambizioso progetto di costituire un proprio circuito cinematografico tramite l'«Ente per lo sviluppo della cinematografia popolare». Se ne ha notizia unicamente in un rapporto del 1957 che ne illustra le finalità e dà per avvenuta la sottoscrizione dell'atto notarile42. Per quanto il nome faccia pensare a
36 ASILS, Fondo Segreteria Politica, sc. 50, f. 68, Circ.n. 3869/58, 8 aprile 1958.
37 M. Palmieri, I documentari di propaganda della DC e del PCI negli anni della guerra fredda, in «Memoria e Ricerca»
n. 49, maggio-agosto 2015, pp. 145-161.
38 ASILS, sc. 11, f. 13, Circ. n. 54-53 (n.8/SPES), 12 febbraio 1953.
39 ASSR, Fondo Rumor, Direzione Centrale, Organizzazione e uffici, b. 28, f. 193, Appunto riservato per l'on.
Sottosegretario PCM, 13 agosto 1954.
40 La rivista «Cronache del cinema e della televisione» non otterrà però particolare successo e avrà una breve vita
editoriale (1955-60).
41 ASSR, Fondo Rumor, Direzione Centrale, Organizzazione e uffici, b. 28, f. 193, Riservata personale all'attenzione
dell'on. Rumor.
42 ASSR, Fondo Rumor, Attività politica nazionale e internazionale, Attività nella Democrazia Cristiana, b. 32, f. 288,
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un ente di diritto pubblico, la sua costituzione parrebbe pianificata fra le mura di un ufficio democristiano allo scopo di rivitalizzare quelle aree della provincia italiana, specie meridionali, totalmente sprovviste di sale commerciali nonostante l'alta densità di popolazione. Dal punto di vista economico è uno sforzo ragguardevole, trattandosi di un investimento di tre miliardi e settecentocinquanta milioni di lire per la costruzione di cinquecento sale a cui si somma un ulteriore milione e mezzo per le attrezzature necessarie alla proiezione. L'ignoto estensore del documento assicura che parte delle spese può essere coperta dalla Cassa del Mezzogiorno e non senza ottimismo stima di poter recuperare il budget non solo con la normale programmazione ma anche con l'affitto degli spazi a eventuali terzi. Che questo progetto venga accantonato non è sorprendente e, per quanto non si abbiano altre informazioni in merito, la ragione principale risiede verosimilmente nella sua palese insostenibilità economica.