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Dal partito giovane al partito dei giovani (e della famiglia)

B) Prospetto del Servizio Informazioni e Ufficio della Proprietà Letteraria, Artistica e Scientifica

II.7 Dal partito giovane al partito dei giovani (e della famiglia)

Nel 1968, la propaganda orchestrata dalla Spes rivela una spiccata attenzione per una specifica tipologia di elettori: i giovani. Non è una novità assoluta: già nel 1963, ad esempio, un manifesto93

87 ASILS, Fondo Audiovisivi, Una guida stabile e sicura, Spes, 1964, 13’30’’, col., 16 mm. 88 ASILS, Fondo Audiovisivi, La D.C. e la rinascita italiana, Spes, 1966, 22’20’, b/n, 16 mm. 89 ASILS, Fondo Audiovisivi, Il futuro nelle nostre mani, Spes, 1965, 15’30’’, b/n, 16 mm. 90 ASILS, Fondo Audiovisivi, Vent’anni di autonomia, Spes, 1967, 12, b/n, 16 mm.

91 ASILS, Fondo Audiovisivi, Ieri oggi domani, Spes, (?), 12’, b/n, 16 mm. Per quando nell’inventario dell’Istituto

Sturzo sia indicata il 1960 come data, ciò contrasta con il fatto che nel documentario appare Amerigo Petrucci in qualità di sindaco di Roma, carica che ha assunto solo nel 1964. Ritengo ipotizzabile, quindi, una datazione compresa fra il 1965 e il 1966.

92 ASILS, Fondo Audiovisivi, Problemi romani, Spes, 1966, 10’, b/n, 16 mm.

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rivolge un diretto appello elettorale a questa categoria – rappresentata bozzettisticamente dal disegno a china di un gruppo interclassista formato da quattro ragazzi e una sola ragazza – ma non rientra in una strategia complessiva e si tratta, in buona misura, di un altro modo per rimarcare la presunta modernità del partito. A spiegare il più consistente interesse di cinque anni dopo vi è una ragione di carattere pragmatico: per la prima volta, il 19 maggio una generazione di italiani nati nel dopoguerra e cresciuti negli anni del benessere viene chiamata a esprimersi sulla composizione del governo. In termini percentuali e simbolici, l'apporto dei baby boomer è senz’altro appetibile ma per convogliarne il voto sullo Scudo crociato occorre intercettarne le aspettative e cercare di interpretarle. Ed è, questo, un compito per il quale i funzionari della struttura democristiana non sono adeguatamente preparati. Le trasformazioni economiche e sociali che investono la società italiana negli anni sessanta producono effetti, soprattutto sulle generazioni più giovani, che non sempre risultano di agevole lettura per le forze politiche tradizionali. In questo senso, la realtà delle università costituisce un osservatorio privilegiato. Fra il 1965 e il 1967, in diversi atenei si accendono focolai di protesta che, oltre a preludere la nascita di un più articolato movimento studentesco, palesano l’esasperazione degli studenti per le insufficienze dell’istituzione universitaria. Se, infatti, il numero degli iscritti alle facoltà universitarie è triplicato fra il 1954 e il 1967, quello dei docenti è rimasto pressoché invariato e gli edifici si sono rivelati inadatti ad accogliere la nuova massa di studenti. Non è soltanto un problema di arretratezza culturale, anche l’offerta formativa risente di un mancato ripensamento dei suoi statuti, che rimangono gli stessi del tempo, non lontano, in cui la formazione universitaria era di fatto riservata soltanto a una ristretta cerchia selezionata a monte sulla base del censo, mentre ora l’accesso è aperto anche ai figli dei ceti medi in graduale accrescimento. Nel 1965, una proposta di legge (rimasta tale) elaborata del ministro della Pubblica istruzione Luigi Gui si prefigge di apportare qualche correttivo a questa situazione, ma nella sua impostazione generale viene giudicata modesta e diviene un bersaglio polemico contro cui si scagliano gli studenti che ne contestano, in particolare, quella che a loro avviso è una subordinazione del sapere ai dettami del mercato94. Nel volgere di pochi mesi, la protesta studentesca passa dall’iniziale spirito riformatore, essenzialmente teso a concretizzare una riorganizzazione dell’istituzione universitaria con il contributo decisivo degli studenti, a uno più radicale e orientato in senso rivoluzionario. Nei primi mesi del 1968, le occupazioni sono ormai diffuse in tutte le principali università italiane, così come gli scontri fra studenti e forze dell’ordine. Il movimento studentesco, eterogenea costellazione di gruppi locali, non solo rivendica la totale alterità delle proprie pratiche politiche rispetto a quelle dei partiti della sinistra parlamentare ma afferma di non riconoscersi nei meccanismi della democrazia rappresentativa e invita i giovani all’astensione o

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all’annullamento della scheda95.

La questione giovanile, naturalmente, non si esaurisce nelle dinamiche del movimento studentesco, irradia dalle università e attecchisce in seguito nelle scuole medie superiori, nelle fabbriche e in altri ambiti sociali. È un fenomeno complesso e dal carattere transnazionale, seppure il caso italiano possegga indubbie specificità. Nella contestazione agisce anche una corrente di ispirazione cattolica, di cui la Democrazia cristiana fatica a comprenderne istanze e portata e verosimilmente non ha un particolare interesse a farlo96. Ad ogni modo, della questione giovanile si occupano, fra la fine del 1967 e l’inizio dell’anno successivo, due incontri del Movimento femminile del partito tenuti rispettivamente a Roma e a Milano. Le note conclusive del primo incontro97 sono il frutto di un’indagine della Commissione nazionale Giovani della struttura e restituiscono una situazione a dir poco apatica in cui la partecipazione dei giovani alla vita pubblica è scarsa e non viene incoraggiata dai loro contesti di provenienza (familiare e ambientale). Quale rimedio, viene proposta in termini alquanto vaghi una valorizzazione dell’associazionismo in ambito scolastico (precisando come debba essere esente da affiliazioni partitiche e posto sotto la stretta sorveglianza del corpo docenti). Non sono noti i criteri con i quali l’indagine è stata condotta e quindi è arduo esprimere una valutazione, ma di certo il quadro qui proposto è poco collimante con la vivacità politica e intellettuale che caratterizza il movimento nelle università. La relazione finale98 dell’incontro milanese si concentra, invece, sul comportamento elettorale e sembra cogliere meglio, ancorché in maniera fumosa, le tensioni ideali del momento. Secondo la relazione, la generale sfiducia nei confronti dei partiti dell'area di governo riscontrata nei giovani è da attribuire al loro connaturato idealismo, che li induce a percepire con più intensità la subordinazione della politica all'economia e ad attuare forme di protesta come votare scheda bianca oppure partiti collocati all'estrema sinistra o all'estrema destra, non tanto per adesione ideologica quanto nella speranza che la pressione esercitata da quest’ultime possa in qualche modo influire sui decisori. Il documento rileva anche la presenza di uno scontro generazionale in atto, acuito non tanto dalla persistenza di vecchi valori quanto dalla lenta affermazione dei nuovi. L'orizzonte ultimo dei giovani rimane comunque il lavoro e la famiglia, per questo la relazione finale auspica che nel programma elettorale sia recepito l'impegno per la realizzazione della piena occupazione e delle condizioni che consentano alle famiglie la piena dignità di tutti i suoi membri. Ai “figli della pace” nati nel dopoguerra, occorre far comprendere, in buona sostanza, che la realtà in cui hanno potuto

95 M. Flores – A. De Bernardi, Op. cit., pp. 198-224.

96 F. Malgeri, Storia della Democrazia Cristiana. Dal centro-sinistra agli anni di piombo 1962-1978, Roma, Cinque

Lune, 1988, p. 43.

97ASILS, Fondo Uffici Centrali del Partito, Movimento femminile, Attività delle delegate nazionali, Affari diversi, sc.

28, f. 7, Nota a conclusione dell'incontro della Commissione nazionale Giovani del Movimento Femminile della D.C.

(Roma, 27-30 dicembre 1967).

98 ASILS, Fondo Uffici Centrali del Partito, Movimento femminile, Attività delle delegate nazionali, Affari diversi, sc.

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vivere è opera della Dc.

Idealismo e ingenuità vengono di fatto equiparati nei due documenti, specie nel secondo, dove la preoccupazione di confermare la validità dei valori difesi dal partito cattolico è maggiore di quella di comprendere realmente la soggettività giovanile. In qualche misura, la Spes sembra tenere conto delle indicazioni provenienti da questi report, soprattutto il secondo, nell’elaborare un’immagine delle nuove generazioni funzionale ai propri fini propagandistici. Nella visione proposta dai cortometraggi

I giovani99 e Un viaggio insieme100, però, la realtà giovanile appare prevalentemente consapevole e propositiva, impaziente di esercitare la propria partecipazione politica ma ben distante dalla radicalizzazione dei movimenti sessantottini.

Rifacendosi alle forme dell’inchiesta televisiva, con largo uso di camera a spalla e l’inclusione di musica leggera (Un mondo d'amore di Gianni Morandi) nel commento sonoro, I giovani dimostra sin dall’inizio la volontà di adattare il linguaggio della propaganda audiovisiva democristiana ai gusti del

target di riferimento. Il cortometraggio è aperto dall’intervista a un ragazzo e una ragazza intenti a

giocare a pallavolo e a confrontarsi. Entrambi indossano una tuta sportiva con la scritta Libertas, ma le loro opinioni divergono in merito all'utilità di votare: il ragazzo non nasconde il suo scetticismo, mentre la ragazza controbatte asserendo che non possono limitarsi a protestare per poi sottrarsi alla possibilità di cambiare le cose non appena vien data loro l'opportunità. La voce fuori campo dell'intervistatore le chiede allora quale forza politica sia intenzionata a votare e lei risponde senza esitazioni Democrazia cristiana («perché è un partito giovane»). Un rapido stacco di montaggio e la stessa domanda viene rivolta a quattro giovani seduti a un tavolino, ciascuno dei quali corrisponde a un preciso ideal-tipo. Hanno aspirazioni differenti ma sono tutti concordi nel votare per la Democrazia cristiana: lo studente universitario perché ha a cuore la cultura e la libertà di espressione, la giovane perché ritiene che la Democrazia cristiana abbia fatto molto in passato per l'emancipazione della donna, il neo-laureato perché si sente garantito solo da un governo democratico e, infine, il lavoratore meridionale che esprime riconoscenza per i miglioramenti recati nella sua terra d'origine. Nuovo stacco e vediamo un folto gruppo di ragazzi entrare in un antico palazzo, mentre da alcuni automezzi della Spes vengono lanciati volantini elettorali. All'interno di un'austera sala comunale ha luogo un dibattito sulle imminenti elezioni, moderato dall'intervistatore, e la discussione verte subito sull'astensionismo, visto da alcuni come un modo di manifestare il proprio dissenso nei confronti delle politiche governative. Questa presa di posizione viene immediatamente contestata dagli altri partecipanti – fra cui si riconoscono i quattro giovani intervistati in precedenza – che argomentano come ciò costituisca una forma di protesta vana e dalle conseguenze dannose, mettendo non meglio identificati “altri” nella

99 ASILS, Fondo Audiovisivi, I giovani, Spes, 1968, 17’40’’, col., 16 mm.

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condizione di perseguire i loro interessi particolari contro quelli generali. Una volta stabilito che chi si astiene commette un'ignavia, il moderatore chiede per quale partito intendano votare e con l'eccezione di pochi, per altro poco persuasi e ancor meno persuasivi, si leva un unanime coro a favore della Democrazia cristiana. Le ragioni sono molteplici, alcune consuete (per venticinque anni il partito di governo ha salvaguardato le libertà democratiche e ha garantito pace e sicurezza grazie all'adesione alla NATO) altre inedite e evidentemente tarate sulle battaglie politiche del momento e sui bisogni presunti della nuova leva di elettori che si intende intercettare. Non solo la Democrazia cristiana è aperta alla partecipazione giovanile, ma con la netta opposizione al divorzio si dimostra sensibile anche alla tutela morale e sociale della donna, come puntualizza una delle partecipanti. Se fino a questo momento si è data la parola essenzialmente a giovani appartenenti al ceto medio urbano, l'inchiesta muove nelle periferie industriali e nelle campagne, mostrando come anche fra gli operai e i contadini sia diffusa una calorosa adesione alla Democrazia cristiana. I motivi per i quali votare il partito cattolico riecheggiano fuori campo nella scena finale, mentre alcune giovani coppie che affollano una sala da ballo assurgono a simbolo delle speranze per il futuro.

Le sfide del presente richiedono alla Spes la capacità di captare gli stimoli provenienti dalla realtà giovanile, senza però rinnegare i classici e fondamentali valori. I giovani, in questo senso, è paradigmatico: si riconoscono le diverse esigenze delle nuove generazioni, ma in sostanza le si riduce alla mera necessità di un ricambio generazionale. Ricambio che deve sempre essere mantenuto su un piano dialogico e conciliante, ricalcando il modello idealizzato delle riunioni fra gli anziani membri del disciolto Partito popolare e i giovani intellettuali cattolici che si affacciavano alla vita politica negli anni della guerra. «La Democrazia cristiana è il luogo dell'incontro fra i vecchi e i giovani», afferma uno dei partecipanti al dibattito nella sala comunale, e ammonisce che i “partiti minori” rivendicanti parole d'ordine in grado di esercitare una certa attrattiva sulla popolazione giovanile, traggono ispirazione da ideologie liberticide applicate in sistemi statali dove ogni manifestazione di dissenso viene duramente repressa. La continuità di valori fra una generazione e l'altra non viene quindi messa in discussione ed è assai significativo che, nella sequenza dell'assemblea, l'unico intervento femminile sia una forte presa di posizione contro il divorzio, per quanto sia presentata come indice di attenzione per i diritti delle donne.

Il motivo del confronto generazionale viene ripreso e approfondito dalla Spes in Un viaggio

insieme, che diversamente dal precedente cortometraggio ha uno sviluppo narrativo. Un tragitto in

treno è l'occasione di un fortuito incontro per la voce narrante, un commesso viaggiatore attraverso la cui soggettiva assistiamo alla vicenda. In attesa di un convoglio in ritardo in una piccola stazione alle porte di Roma, il protagonista inizia a conversare con gli altri passeggeri sulla banchina. Ad attrarlo è, in particolare, una giovane donna dai capelli biondi che denota una forte somiglianza con

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la figura femminile al centro del manifesto del 1963. La ragazza viaggia in compagnia del padre, un uomo burbero che nutre simpatie per la destra autoritaria, come lasciano presumere alcune sue considerazioni in merito alla puntualità che contraddistingueva le ferrovie italiane negli anni della sua gioventù. Quando finalmente arriva il treno, il protagonista coglie l’occasione per trasportare il bagaglio della giovane e prendere posto vicino a lei una volta saliti sullo scompartimento. A bordo, il padre legge il giornale e si lamenta a proposito di una non meglio precisata protesta attuata da studenti universitari, concludendo anche in questo caso come ciò un tempo non sarebbe stato né tollerato né consentito. Sentendosi chiamata in causa, la ragazza ribatte che le cose sono cambiate e che adesso i giovani sono pervasi da una frenesia di cambiare il mondo come mai prima nella storia, e pur non mutando le convinzioni dell'anziano genitore riesce a tenere testa alle sue obiezioni. Nello scompartimento viaggiano anche due coniugi di mezza età: mentre la moglie si diletta a risolvere parole crociate, il marito si inserisce nel discorso e asserisce come anche a suo avviso la situazione italiana vada peggiorando di giorno in giorno. Quale esempio cita la mancata riforma universitaria, inopinatamente presentata alle Camere poco prima della scadenza della legislatura, e concorda con l'altro capofamiglia sull'insipienza dell'attuale governo. Senza intervenire direttamente, la voce off del protagonista osserva come in realtà il disegno di legge fosse pronto già nel 1965 e come le speranze degli studenti siano state volutamente deluse dall'ostruzionismo interessato di comunisti, liberali e missini. A questo punto la conversazione entra nel vivo e si esplicitano i diversi orientamenti politici: affermando come alle volte si abbia l'impressione che il governo faccia il gioco dei comunisti, il padre della giovane annuncia di essere intenzionato a inserire nell’urna la scheda bianca, per esprimere un malcontento che ritiene largamente diffuso. Rivolgendosi sempre esclusivamente agli spettatori, il protagonista considera come il contrasto del comunismo sia fondamentale e trovi un bastione nella Democrazia cristiana, ma di per sé non sufficiente dal momento che, senza l'opportuna azione riformistica condotta dal centro-sinistra e osteggiata dalla destra, il comunismo non farebbe che aumentare enormemente il suo consenso. Interrogata in merito all'utilità di deporre una scheda bianca nell'urna, la signora, fino a quel momento concentrata esclusivamente sulla sua rivista di enigmistica, risponde di essere una donna e quindi di non essere particolarmente avvezza alla politica, a differenza del marito per cui è invece uno dei principali interessi. Quest'ultimo, nel frattempo uscito a fumare un sigaro vicino al finestrino, rientra e dichiara di essere un elettore comunista e di augurarsi un forte astensionismo, perché il suo partito ne avrebbe solo da guadagnare dal momento che è composto da disciplinati militanti pronti a votare in massa. A questa constatazione, il padre della giovane si mostra allora meno convinto della sua risoluzione, mentre il compagno di viaggio lo incalza enunciandogli vantaggi derivanti da un'eventuale vittoria del Pci, primo fra tutti la cessazione immediata di ogni sciopero, come avviene in Unione Sovietica. Approfittando del diverbio, il commesso viaggiatore

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riesce ad appartarsi con la giovane, la quale si scusa per l'atteggiamento paterno e chiede al contempo indulgenza, poiché il genitore non ha mai modo di parlare di politica con nessuno se non con lei. All'osservazione che la politica è un argomento noioso per una ragazza, essa replica che alla vigilia delle elezioni diviene di interesse generale, quel che consente al protagonista (e agli spettatori) di scoprire i suoi orientamenti: naturalmente, alla luce dei progressi conseguiti negli ultimi anni e di quelli futuri, reputa rischioso non rinnovare la fiducia alla Democrazia cristiana. Con un compiacimento evidente nel tono di voce, mentre sullo schermo scorrono immagini stereotipiche del Miracolo economico, il protagonista ripercorre allora tutte le trasformazioni infrastrutturali, economiche e sociali rese possibili solo dalle accorte scelte compiute dagli esecutivi a guida democristiana. Intanto, la discussione degli anziani si è spostata su un tema sensibile come il divorzio: ad eccezione del signore comunista, sono tutti fieramente contrari, anche la giovane, secondo cui altre devono essere le priorità. Quando il treno arriva a destinazione, il protagonista si allontana tenendo per mano la ragazza conosciuta durante il viaggio.

Facile decodificare l’allegoria contenuta nel cortometraggio. La ragazza è la Democrazia cristiana, un partito giovane in sintonia col presente e proiettato nel futuro. Chiaramente i due capifamiglia personificano orientamenti superati e pericolosi, ma la bonomia con la quale vengono rappresentati lascia intendere che la condanna si limiti esclusivamente alle loro idee errate e sempre passibili di correzione. Pur mostrando di cogliere i segni dei fermenti sociali in atto, anche in questo caso, però, la Spes finisce per subordinarli al rafforzamento di uno dei pilastri valoriali dell'elettorato cattolico e moderato, ossia la famiglia. Questo condiziona anche la rappresentazione delle donne, dal momento che non viene minimamente messo in discussione il fatto che per esse la massima aspirazione risieda nella costruzione di un nucleo familiare. E, se da un lato affiora l’impegno a conseguire la parità nelle condizioni lavorative, dall’altro non vengono accantonati del tutto i cliché relativi al disinteresse muliebre per la politica e alla naturale predisposizione per la sfera domestica. In entrambi i documentari, all’accoglimento di alcune, limitate, istanze giovanili non corrisponde mai una reale volontà di comprendere le ragioni del dissenso, che anzi vengono banalizzate come espressioni di ingenuo idealismo o di nichilismo fine a sé stesso. Se si guarda alla coeva propaganda murale, si nota ancora di più come l’interesse per la realtà giovanile sia in fondo aleatorio e dettato da calcoli di contingenza elettorale. Qui l’interlocutore privilegiato torna a essere l’elettorato conservatore o moderato, e per tanto l’attenzione riservata alla tutela della famiglia101 occupa lo stesso spazio di quella concessa al ruolo sociale delle donne102 e dei giovani103.

101 ASILS, Fondo Manifesti, La famiglia, 1968.

102 ASILS, Fondo Manifesti, Il mio voto è decisivo, 1968.

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Sia I giovani che Un viaggio insieme contengono un rifermento al divorzio, la cui introduzione nell’ordinamento giuridico italiano è in quel periodo oggetto di pubblica discussione. È un tema sul quale l’alleanza di centro-sinistra si divide fatalmente, trovando favorevole il Psi e contraria la Dc, la quale si erge risolutamente a difesa della morale cattolica. Le allusioni fatte nei due cortometraggi, dunque, veicolano un ben preciso messaggio agli elettori e agli alleati di governo su quale sia la posizione della Dc in merito. Malgrado ciò, poco più di due anni dopo, il divorzio entra in vigore anche nel nostro paese con la legge n. 898 del dicembre 1970, approntata dal deputato socialista Loris Fortuna e dal liberale Antonio Baslini e osteggiata dalla Dc e dal Msi. Per il partito cattolico si viene ad aprire