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Se linea politica e contenuti vengono elaborati nella sede centrale, sono le sezioni periferiche a occuparsi della loro concreta propagazione sul territorio nazionale. In una nota diramata ai segretari provinciali26, nel 1946, Fanfani delinea il modus operandi cui sono tenuti ad attenersi «nella costruzione del [loro] edificio e nei mezzi di sabotaggio di quello avversario», avvalendosi di tutti gli strumenti messi a disposizione. Per favorire la circolazione e il radicamento delle idee democristiane, ogni sezione della Spes deve divenire un polo d'aggregazione riconosciuto nella propria zona ed essere frequentato non soltanto dagli iscritti e dai simpatizzanti. In questo senso, Fanfani suggerisce di predisporre, con il dovuto anticipo, un calendario di eventi ludico-ricreativi in grado di suscitare un interesse il più possibile generalizzato. Anche se la politica non è l'interesse primario che induce le persone a trascorrere il proprio tempo libero nelle sezioni, in un secondo momento devono essere incoraggiate ad avvicinarsi a tale dimensione con opportuni stimoli: “bibliotechine circolanti” per l'approfondimento del pensiero cristiano e democratico, assemblee pubbliche e «Conversazioni periodiche». La trattazione di problemi contingenti e di forte richiamo per le comunità locali è da preferirsi per le assemblee, diversamente le «Conversazioni periodiche» servono a chiarire e rendere condivisibili agli occhi dell'opinione pubblica determinate prese di posizione della Democrazia cristiana (nel tentativo di ridurre le distanze fra centro e periferia). In entrambi i casi, bisogna provvedere ad assicurare la presenza fissa di un nutrito numero di “simpatizzanti” e la moderazione deve essere affidata a un oratore esperto, in grado di orientare favorevolmente la discussione.

La costruzione del consenso non può rimanere confinata alle mura delle sezioni. La Democrazia cristiana ha un proprio organo ufficiale, «Il Popolo» (che esce sia in edizione nazionale che regionale) e dispone di numerosi periodici legati a correnti interne e realtà locali. Tuttavia, nell'immediato

24 ASSR, Fondo Rumor, Direzione centrale, Organizzazione e uffici, b. 28, f. 194, Relazione dell'Ufficio Formazione dal

luglio u.s. a oggi.

25 ASILS, Fondo Segreteria Politica, sc. 11, f. 13.

26 Edito in C. Dané (a cura di), Parole e immagini della Democrazia Cristiana in quarant'anni di manifesti della Spes,

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dopoguerra il giornale è un organo d'informazione che non sempre consente un’efficace penetrazione in tutti i segmenti sociali, considerando l'elevato tasso di analfabetismo e il basso numero di copie vendute in Italia rispetto ad altri Paesi. Non sorprende, quindi, che Fanfani sproni i segretari provinciali ad adoperarsi affinché promuovano concretamente la lettura della stampa democristiana, assicurandosi che essa raggiunga il più alto numero di edicole e rivendite della loro zona e, soprattutto, sottoscrivendo presso la propria sezione perlomeno l'abbonamento a «Il Popolo» e incentivando gli iscritti a seguire l'esempio. Lettori occasionali e i comuni cittadini vanno invece intercettati tramite l'affissione pubblica o il volantinaggio, in luoghi e circostanze idonee, degli articoli maggiormente degni di nota. Naturalmente, Fanfani è ben consapevole che alla stampa occorre affiancare forme di comunicazione dotate di maggiore immediatezza. Il “giornale parlato” costituisce una sorta di compromesso, essendo una pubblica lettura, seguita da commento, della stampa democristiana dove la discussione di rilevo nazionale si alterna a quella di rilievo locale. Composto di vignette, trafiletti e bozzetti e veicolante messaggi caratterizzati da elementarità e chiarezza, il quadro murale è invece ideale per una comunicazione che faccia leva più sull'emotività che sulla razionalità del fruitore e può essere preparato sul posto da un apposito comitato di redazione mediante i materiali e suggerimenti per la compilazione inviati quindicinalmente da Roma. Ma è il comizio a essere considerato il mezzo dal potenziale persuasivo più alto, purché preparato con grande cura e senso dell'opportunità, altrimenti si rivela deleterio e controproducente. Onde evitare ciò, non bisogna lesinare gli sforzi nella sua pubblicizzazione e tutti gli attivisti e i simpatizzanti devono mobilitarsi e convenire in anticipo sull'ora stabilita per attirare l'attenzione e contrastare eventuali tentativi di infiltrazione. In conclusione, Fanfani sottolinea come la propaganda vada organizzata sulla base delle diverse categorie sociali prese di volta in volta a riferimento, lasciando in ciò ampi margini di discrezionalità operativa ai segretari.

Le strutture periferiche si reggono sulla mobilitazione degli attivisti e dei propagandisti, militanti che partecipano alla vita del partito su base volontaria e garantiscono capillarità e continuità alla propaganda. Sussiste, all'interno della Spes, una distinzione fra attivisti e propagandisti, come si desume da una nota di Raimondo Manzini27: alla prima categoria appartengono «quegli amici che hanno un compito preciso di contatto personale con l'elettorato, contatto non generico, ma ben delimitato», della seconda fanno invece parte «quegli altri amici che, a seconda delle loro capacità, sono incaricati soprattutto della propaganda orale, che va dal pubblico comizio alle piccole riunioni di propaganda». Concretamente, gli attivisti supportano la Spes sul piano logistico, affiggendo manifesti o distribuendo volantini e svolgendo una continua azione propagandistica nei loro luoghi di vita e lavoro. L'espediente a cui ricorrono nella messa in atto della propaganda d'ambiente è il

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“crocchio”, ossia la discussione di un volantino a voce deliberatamente alta per attrarre l'attenzione di elementi ostili e suscitare una sicura polemica pubblica (ad esempio sul tema del lavoro, se condotta nei pressi di una fabbrica). I propagandisti – i cui nominativi sono segnati su un registro presso la Segreteria Centrale – intervengono principalmente nel corso di comizi e riunioni e, nel caso dei più validi, anche al di fuori alla loro provincia (specie in occasione di elezioni nelle regioni a statuto autonomo). La loro preparazione politica è più elevata rispetto a quella degli attivisti, venendo prima formati tramite corsi specifici e desumendo in seguito dal quindicinale «Traguardo» gli argomenti sui quali impostare il loro discorso28.

La perfetta corrispondenza fra azione centrale e periferica rimane, però, un obbiettivo a lungo non conseguito. Per tanto, più che una fotografia fedele alla realtà, questi documenti vanno considerati un modello ideale a testimonianza delle migliori intenzioni della dirigenza. La causa principale di questa discrepanza che angustia i segretari centrali risiede nell'effettiva impossibilità di esercitare in modo costante un controllo diretto. Intervenendo il 30 giugno in sede di Consiglio Nazionale, l'allora uscente Tupini trae un bilancio conclusivo nel quale tra gli aspetti più negativi della dispersione organizzativa, pone l'uso insoddisfacente che viene fatto dei materiali inviati dagli uffici centrali e lo scarso livello nella preparazione dei rappresentanti periferici della Spes29. E ancora nel 1958, in una nota congiunta30 Malfatti e Rumor deprecano l'affievolirsi dell'impegno delle sezioni locali al di fuori del periodo elettorale e alludono ai pericoli derivanti dal lasciare il terreno dell'opinione pubblica completamente in mano ai comunisti.