Almeno inizialmente, la Spes ambisce a recare un contributo tangibile alla costruzione di una forte identità militante democristiana. La strada è apertamente indicata da Rumor in un promemoria del 195443, ma i limiti organizzativi con cui ci si deve confrontare sono molteplici e di non facile soluzione. Tracciando un bilancio del primo decennio di attività della struttura fondata da Dossetti, il documento si configura come una delle prime – e, invero, alquanto rare – riflessioni di un certo respiro sugli statuti della propaganda democristiana ad opera di uno dei principali artefici. Rumor distingue due momenti essenziali nell'azione di propaganda portata avanti sino ad allora, individuando quale cesura fondamentale la vittoria elettorale del 1948. Insediatosi da pochi mesi alla guida della Spes il segretario vicentino ha come scopo primario quello di indicare gli obbiettivi che si prefigge di conseguire in futuro e la sintesi da lui proposta è propedeutica a ciò, nondimeno la disamina della propaganda democristiana nel suo evolversi offre un livello di problematizzazione tutt'altro che disprezzabile (al netto del fatto che talune valutazioni sulla situazione politica contingente appaiono quantomeno forzate, ma è questo un aspetto secondario del documento).
Durante la prima fase (1945-18 aprile 1948), Rumor rileva come il tono retorico assunto sia in prevalenza polemico. Del resto, nello scenario politico internazionale la Guerra fredda è venuta ad affermarsi quale paradigma dominante e anche in Italia – dove pure nei primi anni del dopoguerra si sono susseguiti governi di unità nazionale – il confronto ideologico fra i partiti si è inevitabilmente inasprito. L'uscita dei socialcomunisti dall'esecutivo nel maggio 1947, venendo a segnare la fine
43 ASILS, Fondo Segreteria Politica, sc. 18, f. 11, Circ. n. 123/54 (n. 30 Spes), 18 giugno 1954; anche in ASSR, Fondo
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dell'esperimento del cosiddetto “Tripartito”44, è emblematica del nuovo corso impresso (anche) dai condizionamenti esterni alla vita politica del paese e conduce a un ulteriore aggravarsi dei dissidi fra i contendenti. Tutto ciò si rispecchia nell'impostazione e nella conduzione stessa della propaganda, che – in questa fase – Rumor ritiene funga essenzialmente da strumento per misurare il grado di apprezzamento della Democrazia cristiana da parte dell'opinione pubblica. Nella rigida logica di contrapposizione bipolare che permea il clima internazionale, l'appuntamento elettorale italiano si configura come un terreno di scontro della massima importanza nella battaglia campale fra concezioni opposte e inconciliabili: democrazia o dittatura, cristianesimo o comunismo, Occidente o Oriente,
tertium non datur. Nella valutazione del segretario centrale è soprattutto la determinazione con cui la
Democrazia cristiana si risolve ad adeguare il tenore della propria comunicazione a una situazione contingente ove non sono contemplate sfumature di sorta a consentirle di conseguire una vittoria di misura sul Fronte Popolare45. Se è comprensibile che Rumor, in queste righe, ravvisi nel successo elettorale del 1948 una legittimazione della strategia adottata per l'occasione dalla Spes è altresì significativo come però non faccia menzione alcuna alla mobilitazione parallela dei Comitati civici di Luigi Gedda, riconducendo di fatto la gestione dell'intera campagna elettorale democristiana a un coordinamento compiutamente unitario.
Proseguendo nella sua sintesi, Rumor fa coincidere la seconda fase (1948-1953) con la prima legislatura e con la stagione di importanti riforme attuate dai governi a egida democristiana, fase durante cui la linea della propaganda deve necessariamente mutare. Sulla Democrazia cristiana, forte della maggioranza detenuta in parlamento, ricade ora la responsabilità piena degli indirizzi da imprimere alla politica nazionale ed è per tale ragione che l'apologia dell'operato governativo, quale motivo retorico propagandistico, diviene preponderante. L'anticomunismo non è certo accantonato ma è soggetto, quantomeno, a un ridimensionamento e lo si predilige nelle competizioni elettorali amministrative, specie laddove sono al potere giunte di sinistra. Dopotutto, constata Rumor, nel paese i timori circa un'insurrezione comunista si sono parzialmente attenuati grazie alla risoluzione della crisi seguita all'attentato a Palmiro Togliatti, così come, sul piano internazionale, la conclusione del conflitto fra le due Coree sembra favorire un clima di relativa distensione. I provvedimenti legislativi intrapresi dal governo conducono a una progressiva pacificazione sociale e stabilità e la Spes, adesso, deve ottemperare alla doppia funzione di cassa di risonanza delle realizzazioni compiute e di argine alle critiche mosse dalle opposizioni. La propaganda assume i contorni di uno strumento di
44 Con una forzatura evidente – e, di certo, consapevole – nel promemoria, Rumor addebita questo esito alla sola
responsabilità delle "ambigue posizioni" di comunisti e socialisti sul piano internazionale.
45 Pur contraddistinta da toni non meno accesi, la propaganda del Fronte Popolare punta maggiormente a una persuasione
razionale dell'elettore e risulta meno incisiva sul piano emotivo. Vedi E. Novelli, C'era una volta il PCI. Autobiografia di
un partito attraverso le immagini della sua propaganda, Roma, Editori Riuniti, 2000; id., Le elezioni del Quarantotto. Storia, strategie e immagini della prima campagna elettorale repubblicana, Roma, Donzelli, 2008.
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mediazione fra gli umori dell'opinione pubblica e l'azione del governo, quel che si rivela all'inizio fruttuoso ma che sul lungo periodo smarrisce il proprio mordente. Alla fine della prima legislatura, fra i cittadini si sedimenta pertanto un atteggiamento di insofferenza crescente nei confronti di quella che, sempre più, viene percepita come un'auto-glorificazione indulgente da parte della Democrazia cristiana.
Al di là di un certo logoramento fisiologico nell'immagine di un partito e del suo personale politico dopo un lustro di governo – che, realisticamente, Rumor mette in conto – a suo giudizio il superamento della linea apologetica risponde alle esigenze di un mutato quadro politico, quale quello emerso dalle urne nel 1953. Gli strascichi della polemica sulla riforma elettorale, che ha peraltro disatteso le aspettative riposte, non accennano a placarsi e nel contesto che si è venuto a creare la governabilità è complicata da molteplici fattori, come ad esempio il peso parlamentare più consistente guadagnato dalla destra (Partito nazionale monarchico e Movimento sociale italiano). Sul versante sociale, per quanti progressi siano stati conseguiti, gravi problemi permangono irrisolti e anche all'interno del mondo cattolico si manifestano perplessità (come in occasione delle elezioni municipali romane dell'anno precedente) che sono la spia di una più generale irrequietezza. La Dc si trova quindi sottoposta “ad attacco” e nella necessità di difendersi su più fronti, intrattenendo un rapporto conflittuale con gli altri partiti democratici. Dopo un primo incerto periodo, la formazione del governo Scelba – che vede l'ingresso nell'esecutivo del Partito socialista-democratico italiano e del Partito liberale – permette di raggiungere infine un discreto equilibrio ma occorre concepire una tattica propagandistica innovativa. È questa la congiuntura nella quale Rumor assume l'incarico di dirigente della Spes.
Prima di enunciare i lineamenti del nuovo corso, il promemoria mette a fuoco le peculiarità del partito rispetto al governo e le caratteristiche del rapporto intrattenuto dalle due entità, nella convinzione che sulla base di queste distinzioni vada modulata la propaganda. Il testo si fa, a questo punto, piuttosto denso sotto il profilo concettuale e la stessa scrittura non è esente da qualche involuzione stilistica. Rumor puntualizza che l'esigenza di attuare un dato programma sia prerogativa del governo e non del partito, proprio in quanto il secondo origina – e trae la sua legittimazione – da un'ispirazione ideologica sulla quale si innestano diversi tipi di relazione con i cittadini e di questi ultimi con lo Stato, diverse gerarchie di valori e diversi giudizi storico-politici. In virtù della sua ispirazione ideologica, il partito è «posto al di sopra delle formulazioni concretamente proposte» ed è tenuto a elaborane sempre di nuove in rapporto alle evoluzioni sociali e politiche. A differenza del governo, inoltre, il partito non è soggetto a vincoli temporali di mandato e tendendo naturaliter alla conquista di più ampie fasce sociali necessita di disporre della maggior autonomia possibile. Ovviamente, il partito appoggia il governo, che ne attua – nella misura consentita dalle circostanze –
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le aspirazioni e le istanze. Nella contingenza quale quella in cui Rumor scrive, data da una coalizione governativa espressione dei principali partiti democratici, quest'ultimo punto deve tradursi nella piena condivisione delle responsabilità politiche e nell'impegno a potenziare l'azione dell'esecutivo tramite un'opera di mediazione fra questo e l'opinione pubblica. Il ruolo del partito non deve esaurirsi, quindi, nella semplice difesa delle opere del governo ma deve estendersi e progredire secondo la sua propria natura e finalità. Ricorrendo a una metafora, Rumor conclude questo passaggio affermando che il compito del partito è quello d'intessere un ricamo ove si annodino tutti i fili della situazione storico- politica in cui è chiamato a operare non solo a termine immediato, come nel caso del governo, bensì medio e lungo, quale presupposto imprescindibile per la realizzazione di una società ispirata e modellata secondo i criteri della sua ideologia.
Quale funzione riservare alla propaganda una volta stabiliti i confini fra partito e governo? Il dirigente ribadisce con veemenza la rilevanza della Spes in questo processo, mettendo in guardia dal considerare la struttura alla stregua di una tipografia e centro di smistamento dei manifesti murali, di un semplice ufficio stampa o di una necessità burocratica. Bisogna che essa sia, anzi, intesa come una delle branche essenziali della vita del partito: la sorgente produttrice dei contenuti che esprimono le direttive politiche e programmatiche elaborate dagli organi responsabili, riempendo così la forma rappresentata dalla Democrazia cristiana nel suo complesso. Fra gli obbiettivi minimi per il futuro, Rumor antepone il rilancio del rapporto fra la direzione centrale della Spes e le varie segreterie provinciali, l'incentivazione di più dinamiche iniziative propagandistiche sul territorio e la valorizzazione della stampa e degli studi. In quest'ottica, la propaganda assolve una decisa funzione di formazione e educazione dell'opinione pubblica – di fianco a quella di divulgazione e persuasione – e la Spes diviene così il nucleo operativo attraverso cui il partito irradia la sua pedagogia politica e adempie al suo ruolo di guida e di orientamento della coscienza popolare. Ciò consentirebbe, infine, di avere a disposizione uno strumento per rilevare gli umori che aleggiano nel paese, a condizione però che lo scambio fra partito e cittadini/elettori/militanti sia realmente dialogico e non solo unidirezionale. Propugnando la coesistenza della dimensione persuasiva con quella formativa, il tipo di propaganda che ha in mente Rumor sembra dunque investire la personalità umana nella sua globalità.
Nel momento in cui redige il documento, Rumor è responsabile pure dell'Ufficio Formazione – accorpato alla Spes fino a non molto tempo prima – ed è perciò incline a ragionare tenendo insieme i due ambiti. Questa visione non si può considerare eterodossa dal momento che, come si è detto, è ampiamente condivisa da Dossetti allorché, nell'immediato dopoguerra, getta le fondamenta della struttura46. Riverberanti di afflati palingenetici, le aspirazioni ideali presenti nel promemoria non
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trovano però un sempre puntuale riscontro nella prassi. Se all'inizio propaganda e educazione sono poste su uno stesso piano, nel corso del tempo la prima guadagna terreno a scapito della seconda, la quale vede diminuire il suo peso senza però venire mai del tutto meno. Rispetto ai primi anni, in cui deve supplire alle carenze della comunicazione pubblica istituzionale, con la costituzione nel 1951 del Centro Documentazione della Presidenza del Consiglio le energie della Spes non sono più assorbite in misura cospicua da tale incombenza e possono essere incanalate appieno a sostanziare la duplice funzione che le viene attribuita. A cosa si devono, allora, le resistenze riscontrate?
La corretta applicazione delle direttive formulate nel promemoria di Rumor presuppone una ben determinata forma organizzativa dell'intero partito della Democrazia cristiana, che differisce però da quella storicamente data. Si tratta di una contraddizione insita nella Spes fin dalla sua genesi, destinata a enfatizzarsi nelle sue successive evoluzioni strutturali. La morfologia partitica che finisce per imporsi nella Democrazia cristiana, infatti, non consente lo sviluppo di una militanza paragonabile – in termini di adesione ideale – a quella comunista, se non in occasione delle campagne elettorali e con il supporto imprescindibile della Chiesa e delle altre organizzazioni cattoliche. I dirigenti della Spes ne sono consapevoli e mantengono un atteggiamento oscillante fra rassegnazione e una più o meno ferma volontà di invertire la rotta. La capacità dei comunisti di insediarsi in determinati segmenti sociali e ambientali suscita infatti timori che non sono fugati nemmeno dalla presunzione di avere al proprio servizio mezzi di comunicazione più raffinati rispetto a quelli dei propri avversari47. Tuttavia, il processo iniziato con il distaccarsi dell'Ufficio Formazione non è reversibile, per cui le lamentele che episodicamente affiorano nelle relazioni dei dirigenti sono da intendersi più che altro come il persistere di una concezione superata dai fatti.
Chiaramente, tutti questi fattori contribuiscono a definire tipologia e strategie propagandistiche concretamente attuate dalla Spes. Nelle relazioni dei dirigenti, le note più dolenti vertono prevalentemente sul gap fra centro e periferia e sull'insufficienza delle risorse economiche a disposizione, ma su quest'ultimo punto è difficile esprimere valutazioni fintanto che i consuntivi della Spes permangono oscuri. Nondimeno, un tentativo di penetrazione nel tempo libero degli italiani viene intrapreso con la collaborazione di altre strutture del partito, come l'‹Ufficio Attività Culturali› e l'‹Ufficio Attività Popolari›. Dalle mostre al teatro, dai concerti alle feste popolari, dal cinema alle competizioni sportive, non vi è praticamente nessun settore che venga trascurato ma sul piano concreto i risultati si rivelano deludenti. Il relativo successo di pubblico non si traduce in un rafforzamento identitario particolarmente apprezzabile e, in tal senso, risulta eloquente il resoconto delle pur diversificate attività del Centro Sportivo Libertas48
47 ASILS, Fondo Segreteria Politica, sc. 13, f. 1, Appunto 50.10.10.S.P.13.5.15 (senza data).
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In linea di principio, prevale opportunamente il criterio di differenziare il tono sulla base del target di riferimento (impiegati, lavoratori, donne, giovani, etc.) e delle contingenze. Il citato rapporto di Tupini del 1951 pone una distinzione fra “tempi ordinari” e “tempi straordinari”: nei primi deve prevalere il ricorso alla propaganda “spicciola”, ossia la forma più basilare di proselitismo che, pur nella sua semplicità, non deve però essere frutto della discrezione del singolo bensì adeguatamente impostata nelle riunioni di sezione. Nei secondi, ossia durante campagne elettorali oppure crisi politiche di particolare rilevanza, sono invece preferibili il volantinaggio o il comizio, per la cui buona riuscita si ribadiscono tutti i capisaldi fissati da Fanfani con in aggiunta il solo auspicio di dar luogo a successivi “focolai di discussione”.
Nei confronti dei comunisti, infine, l'atteggiamento è complesso. Essendo radicato il convincimento che il Partito comunista agisca seguendo un doppio binario, ortodosso con i militanti e “riformista” con l'opinione pubblica generale, si ritiene utile controbattere da un lato ponendo attenzione ai problemi reali e alle loro possibili soluzioni, dall'altro evidenziando la differenza stilistica fra la propria propaganda “democratica” e quella “totalitaria” dell'avversario49. Anche la rappresentazione dei comunisti non è univoca e varia a seconda del caso: individui abbietti e totalmente asserviti ai dettami di Mosca quando si intende mettere in risalto i valori di libertà che invece contraddistinguerebbero i democristiani, oppure concittadini in buona fede irretiti da promesse false e irrealizzabili ma pur sempre passibili di essere recuperati alla propria causa.
III La struttura della comunicazione governativa