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PARTE II: IL CIELO TRA LE MANI: PROBLEMATICHE STORICO-CULTURALI

Capitolo 1. Affascinanti ingegni

1.2 Attrazioni da diffondere

Un reportage fotografico su una rivista popolare nazionale. I Misteri sono posti all'attenzione dei lettori da Enrico Petrella942, che si reca in Campobasso per descrivere la festa. Collegandosi esplici- tamente alle note del D'Ancona e prendendo notizie dai testi di riferimento locale lo scritto non pre- senta novità rilevanti nel panorama bibliografico ottocentesco, seguendone l'impianto narrativo. Importante la cronaca della giornata, che testimonia la forte attrazione della Provincia per la mani- festazione. Ampio spazio è dedicato alla storia dei singoli Misteri e delle "ossature". Solo per il San Nicola l'autore esprime un giudizio lapidario dicendo che "è malissimo rappresentato". A corredo dell'articolo le foto dell'ingegner Ernesto Tosti rappresentano la seconda serie d'immagini a distanza di 30 anni dagli scatti del Trombetta.

L'articolo del Rossi943, dal taglio storico-turistico, si presenta con errori storici e di datazione: Di Zinno costruisce i Misteri nel 1718944, le confraternite sono definite flagellanti e disciplinati945. Ha il pregio di apparire su una rivista di caratura turistica, in un anno cruciale per la storia italiana, inneggiando "all'eleganza di palazzi e alla modernità di viali" di una città che "affida con eccessiva modestia, la sua notorietà a elaborati e finissimi lavori di acciaio, dovuti alla maestria degli artefi- ci"946: un'ottima pubblicità per Campobasso. Il corredo fotografico è dell'ing. Tosti.

Inseriti nel contesto delle sacre rappresentazioni i Misteri sono citati due volte in una pubblicazione del Corso947, che opera una disamina dei carri sacri in Italia. Sintetica la descrizione della Face, comparata alla tipologia dei ceri. Sono classificati come carri processionali, "quadri scenici o drammatici derivati dalle vecchie rappresentazioni sacre"948.

Nei libri sussidiari regionali, scritti da due grandi nomi della prima metà del Novecento al fine di costruire un'identità culturale tipicamente molisana, non poteva mancare uno spazio, circoscritto, dedicato alla tradizione. Gli autori offrono una fotografia del giorno, descrivendo sommariamente i quadri viventi, più con una vena di curiosità che con afflato storico. Amorosa949 ne disegna la

939

G. Pennetti, Contributo di ricerche SU LA VITA E SU LE OPERE di Fra Geronimo da Sorbo, cit.

940

Ivi, p.14.

941Ivi, pp.26-30. 942

E. Petrella, Statue di carne, cit.

943

S. Rossi, Le statue viventi nella festa del Corpus Domini in Campobasso, cit.

944Ivi, p.415. 945 Ivi, p.419. 946 Ivi, p.420. 947

R. Corso, I carri sacri in Italia, "Bollettino d'arte del Ministero della Pubblica Istruzione", Ann. I. Serie II, MCMXXII, Numero VII,Gennaio, Milano-Roma, Casa editrice d'arte Bestetti e Tumminelli, 1922, pp. 366-380; sui Misteri p. 368;373.

948Ivi, p.373.

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schematica sequenza processionale, Cirese950 li menziona non in ordine di apparizione lasciandoci, nel Sussidiario, maggiore puntualità nelle informazioni storiche e pubblicando un'interessante foto- grafia in cui si vede la Face sbucare dalla chiesa di Sant'Antonio Abate, palesando la reale difficoltà evidenziata in quegli anni dalla Prefettura sugli Ingegni, che dovevano compiere una manovra peri- colosa per uscire dal portale della chiesa.

Nell'opera di Estella Canziani si trovano poche note di colore, peraltro raccolte da un "prete", che ricorda la bellezza dei congegni che "sembrano essere sospesi nell'aria, senza sostegno..." 951. In piena epoca di valorizzazione della sfilata, adottata e risistemata dalla propaganda fascista incen- trata sulla ruralità, potremmo definire l'opuscolo di Del Colle952 la prima brochure illustrata. Una breve introduzione in cui si richiama l'origine medievale della manifestazione è supportata dalla ci- tazione di una serie di documenti conservati nell'Archivio della parrocchia di San Giorgio che atte- sterebbero l'usanza di allestire sacre rappresentazioni in occasione della processione e l'uso di far precedere il Santissimo da due grossi torchi in legno chiamate faglie o 'ntorce. L'autore non richia- ma le fonti, mai citate prima. Una nota biografica sul Di Zinno chiude la breve introduzione e dà spazio alla singola descrizione, corredata dai disegni del Mattei. L'ordine di sfilata nella descrizione è lo stesso dell'Albino. Il lavoro dell'autore sarà ristampato nel 1936, confermando l'origine promo- zionale dell'opuscolo953.

Prestando grande attenzione alle ritualità popolari e folkloristiche il regime fascista esorta gli stu- diosi a diffondere costumanze legate al mondo rurale. Nel lavoro di Troiani di Nerfa troviamo una citazione dei "sacri Misteri di Campobasso"954. Brevi note tendono a celebrare la "grandiosità" del rituale e servono a invitare il "turista che non deve essere assente a questa Sagra, perché è degna e meritevole di essere veduta".955.

"Il Giornale d'Italia"956, nella pagina dedicata al Molise, riserva ampio spazio nel mese del Corpus

Domini alla processione e agli eventi ad essa collegati. Nel 1934 una pagina intera è concentrata

sulla descrizione: un modo promozionale per far conoscere attraverso un media dell'epoca la bellez- za del messaggio religioso. Da notare che l'articolista, con grande disinvoltura, copia quasi inte- gralmente, a volte parafrasando, l'Albino nel suo opuscolo La festa del Corpus Domini in Campo-

basso. L'Amorosa957 ritorna sull'argomento nel 1934 con un breve articolo sulla festa, non senza er- rori. Il terzo Mistero, ad esempio è attribuito a San Lorenzo, "tutto pietoso per gli innocenti che ge- mono in ceppi". Non si riesce a risalire alla possibile fonte della citazione, unica nel suo genere per quel periodo, perché le cronache dell'epoca documentano l'uscita dei "soliti" dodici Ingegni, senza mai menzionarne uno dedicato a San Lorenzo.

Nel lavoro inedito del Mancini958, conservato presso la Biblioteca Albino di Campobasso troviamo alcune preziose osservazioni sulla storia del periodo.

Dapprima sono trascritte varie notizie con citazioni di autori quali D'Alena e Trotta, offrendo una panoramica storica sui quadri e sul loro sviluppo nei secoli. Nulla di nuovo nell'impianto critico che però si avvale di alcune note importanti per la ricostruzione della storia dei Misteri, sul trattamento subito dai ferri durante la guerra da parte dei "soldatacci". Il 3 giugno 1947, per celebrare la rinno-

950

E. Cirese, Gente buona, Libro sussidiario per le scuole del Molise, cit.

951

E. Canziani, Attraverso gli Appennini e le terre degli Abruzzi, cit. p.70.

952E. Del Colle, La festività del Corpus Domini in Campobasso, Campobasso, Soc. Tip. Molisana, 1929. 953

E. Del Colle, La festivita del Corpus Domini in Campobasso, Campobasso, G. Quartieri, (ristampa), 1936.

954

V. Troiani Di Nerfa, Sagre, feste, riti, Roma, 1932; sui Misteri: pp. 164-165.

955

Ivi, p.165.

956La descrizione dei Misteri, "Il Giornale d'Italia", 25 maggio 1934,p.5. 957

B. Amorosa, La tradizionale festa del Corpus Domini a Campobasso, "Luci molisane", a. 1934-35, aprile-giugno, n.7- 8-9, pp. 22-23.

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vata Sagra dei Misteri, ribattezzata così nel periodo fascista, è organizzata dal comitato una confe- renza "per fare opera di divulgazione fra i numerosi cittadini di Campobasso e provinciali i quali per sentirsi profondamente legati a questa nobile ed eroica terra del Molise, più s'interessano di cu- stodire gelosamente il ricco patrimonio di tradizioni e di usanze che danno un'impronta originale al- la nostra regione differenziandola da quelle limitrofe per l'aderenza perfetta delle manifestazioni al carattere peculiare delle popolazioni e alla natura etnografica della Regione stessa"959. Sono le paro- le introduttive del Fiorilli alla pubblicazione edita l'anno seguente a cura del comitato festa. La re- lazione di Fazio, appassionata e puntuale, s'incentra sulla vita e le opere di Di Zinno, inserito nella tradizione statuaria campobassana per farne conoscere l'intuizione geniale che sintetizza la presenza di sacre rappresentazioni cittadine. Tra queste il Giovedì e Venerdì Santo, di cui l'autore offre un prezioso ricordo: "si tratta d'una processione che fino a non molti anni addietro usciva sulle prime ore del mattino dalla chiesa di Santa Maria della Croce...Allorché si svolgeva nelle prime ore, era di una suggestione indescrivibile"960. Ripercorrendo le origini Fazio si attarda sugli allestimenti del Brunelleschi, modificati nel XV secolo dal Della Cecca nelle "nuvole" attribuendo l'idea originaria del Di Zinno alle suggestioni artistiche della cultura del tempo961. Chiude la conferenza un'analitica esposizione dei concetti agiografici delle singole rappresentazioni. Nel 1951 "Epoca" dedica uno spazio giornalistico alla costumanza, tratteggiandone curiosità e contraddizioni962. S'interessa della costumanza il giovane Alberto Mario Cirese, uno dei padri dell'antropologia culturale italiana, il primo ad avere condotto campagne di rilevazione etnografica sul territorio molisano. Cirese, defi- nendo la seconda metà dell'Ottocento una fase feconda degli studi sulle tradizioni popolari in Moli- se, dedica una riflessione sulla "tenue capacità di evoluzione di un tipico tema cittadino, la proces- sione del Corpus Domini"963. L'articolo, pubblicato su "la Lapa", offre una nota sulla bibliografia esistente, legata alle notizie storiche di carattere locale che offrono "delle comparazioni, sia pur va- ghe e casuali, con tradizioni analoghe di altri luoghi religiosi"964. Nello stesso numero formula pri- me ipotesi su una possibile delocalizzazione della festa, pubblicando una rapida e sintetica descri- zione dei Misteri965 riferendosi agli studi di erudizione locale e ad alcune osservazioni tratte dal D'Ancona. Frattanto altri viaggiatori sono attratti dalla festa. Nell'opera Viaggio in Italia Guido

959

A. Fazio, Uno scultore molisano del secolo XVIII e la festa dei Misteri, cit.

960 "Precedeva un portatore di croce, dalla quale pendeva soltanto una fascia di lino bianco; seguivano un gruppo di

fanciulli recanti ciascuno simbolo degli strumenti della passione di Gesù: la scala, in piccolo, la lancia, il gallo, le tena- glie e i chiodi col martello, quindi i cantori e i musicanti, i portatori della bara sulla quale era esposta la statua di Gesù, coperta da velo trasparente; quindi l'immagine dell'Addolorata, portata a spalla da studenti: tutti dai fanciulli ai can- tori biancovestiti ed in guanti neri. La visione della vergine, dalla tunica e dal manto nero cosparso di stelle d'argento e di arabeschi, dal petto trafitto da sette spade, dal capo coronato di spine, dal volto soffuso di pallore e d'angelica bon- tà, dalle dita intrecciate come per muta rassegnazione, tutta questa visione commuoveva. Si snodava la processione per le strade silenziose dal piano al colle, per le viuzze di questo stipate di popolo uscito dalle umili vecchie case me- dievali, tra il pianto e il profumo d'incenso che le donne, specie al ponte del Bruschio, spargevano a piene mani sul fuoco, nei vaselli di argilla. Tornava giù al piano tutto quel biancore, che sembrava desse vita ad un sogno meraviglio- so. Ora questo sogno non s'avvera più perché la processione modificata è stata trasportata nelle ore del pomeriggio. Ha perduto della primitiva bellezza; ma vi prendono parte tutti i cittadini uniti da quel sentimento di fede, che non ha mai fatto difetto tra i nostri. Il significato è la Vergine in cerca del Figliuolo; l'ha trovato e lo vede trasportato innanzi a lei". Ivi, pp.10-11.

961

"Forse dimorando a Napoli, ove era per perfezionarsi, dovette assistere a qualche processione degli Ingegni che an- che colà si facevano nella festa del Corpo di Cristo per tutta l'ottava successiva". Ivi, p.16.

962

Volano angeli con orologio al polso, "Epoca", 28 luglio 1951, a.2, n.42, pp. 22-26. 963

A.M. Cirese, Gli studi di tradizione popolare nel Molise, cit.

964Ivi, p.5.

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Piovene966 descrive brevemente "la più famosa delle feste tradizionali molisane" riportando la noti- zia di armature composte di una "lega leggera e resistente". Nel 1960 vede la luce la Storia di

Campobasso967. L'opera del Gasdia resta unica e meritoria sotto vari aspetti. L'autore, con certosina pazienza, dimostrata dalle schede raccolte e il lavoro preparatorio, contenuto in un fondo ora dese- cretato, donato all'Archivio dell'Abbazia di Montecassino, raccoglie nel corso degli anni una mole di carte riguardanti la storia di Campobasso e, grazie all'aiuto degli archivisti benedettini, sistema- tizza le pergamene in un Codice diplomatico campobassano, con traduzioni-transunto e parti di ri- costruzione filologica e paleografica, di cui l'autore era appassionato e molto competente. Le ricer- che portano al concepimento di un'opera monumentale dal punto di vista storico sulla città di Cam- pobasso che, per varie motivazioni, non vide mai la luce nella sua completezza. Il materiale raccol- to, prezioso perché andato perduto con l'incendio del 1942, avrebbe costituito il corpus dell'opera: tre volumi dedicati alla storia di Campobasso di cui due pubblicati nel 1960. Un terzo volume man- dato in visione al sindaco, non fu stampato. Ci dovette essere, a giudicare dai toni del Gasdia, un'a- spra polemica con il primo cittadino e con l'amministrazione, tanto che l'autore ritirò la copia di cui, allo stato attuale, in un esame del fondo Gasdia, non siamo riusciti a trovare traccia. Altra parte im- portante dell'opera era costituita dal Diplomatico Campobassano. L'autore, nei suoi appunti riflessi- vi, si chiede se stamparlo in uno o due volumi per la mole e per l'importanza della documentazione, che racchiude pergamene utili per la ricostruzione della vita cittadina, in parte usate e citate nei primi due volumi della sua storia. Oltre ad una Storia della storia di Campobasso Gasdia aveva preparato una Cronaca di Campobasso, dal 1 gennaio 1901 al 31 dicembre 1936. Il lavoro, avverte l'autore, doveva essere visibile non prima della sua morte. Se sfogliamo la Cronaca, vergata in pri- ma mano dal Gasdia, ne cogliamo i tratti a volte appassionati e polemici nei confronti di una città che, secondo lui, non ha mai pienamente apprezzato e valorizzato le sue potenzialità. Giudizi di va- lore pesanti e perentori su persone e fatti che avrebbero portato il centro urbano a perdere il suo pe- so storico e sociale. Si spiega chiaramente il perché di una pubblicazione postuma968. Nel Fondo ci saremmo immaginati e augurati di trovare documentazione relativa ai Misteri, libri di confraternite e carteggi vari di cui non si ha nessuna traccia. Questa mancanza d'interesse trova una motivazione nel severo giudizio che l'autore dà della processione, degenerata nel corso dei secoli969. Comunque sia nei due volumi sulla storia di Campobasso sono contenute interessanti notizie sulle confraternite, documentate storicamente, che vanno a supportare la tesi originaria di Ziccardi, a sua volta ripresa e resa critica con fonti dall'Albino. Continua a essere mantenuto il ruolo prioritario delle due confra- ternite maggiori, non tenendo in considerazione l'intervento e la presenza di quelle cosiddette mino- ri, che ebbero un peso importante nella ritualità campobassana. Nel secondo volume l'autore dedica uno spazio specifico ai Misteri e al Di Zinno. Campobasso è definita città eucaristica, la popolazio- ne "paganeggiante e superstiziosa, superstiziosa ed ignorante quella delle campagne"970. Soffer- mandosi sui Misteri ne offre una rapida comparazione con altre "specialità" rituali per attribuirne le origini ai deus ex machina. Interessante da notare il tentativo di contestualizzare il rito all'interno della più complessa panoramica storica italiana ed europea, da Bologna a Napoli. Attardandosi in modo critico sui due patti di concordia del 1626 e del 1682 l'autore elabora ipotesi, non documenta- te, su due ulteriori rappresentazioni sacre officiate durante la processione del Corpus Domini, il "lancio dell'angelo e il campanile"971 di cui abbiamo discusso in precedenza. Uno spazio del capito- lo è dedicato al Di Zinno, posto in stretta relazione all'invenzione delle macchine processionali, de-

966

G. Piovene, Viaggio in Italia, cit., p.441.

967

V.E. Gasdia, Storia di Campobasso, vol.II, cit. pp. 549-567.

968AAMC, Fondo Gasdia, b.58. 969

Ivi, b.61.

970V.E. Gasdia, Storia di Campobasso, vol.II, cit., p.493. 971Ivi, p.557.

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finita "geniale e unica". Spiegato il meccanismo e i congegni che li compongono, dopo aver traccia- to un sommario bilancio sulle quelli andati perduti, tratto dal De Luca, il Gasdia descrive i singoli Misteri. Negli anni successivi non abbiamo ulteriori pubblicazioni sull'argomento: i giornali locali conservati nelle biblioteche e negli archivi regionali dedicano spazio alla manifestazione, dimo- strando attenzione e rendendo la Sagra un motivo di critica politica nei confronti delle amministra- zioni. E' il periodo della regionalizzazione e, se da una parte si rinforza la coscienza dell'apparte- nenza, nei paesi, la mobilità intraregionale favorisce la perdita della "campobassaneità" e il recupe- ro e la tutela del patrimonio tradizionale, nonostante l'aperto disinteresse della Chiesa locale e delle istituzioni. A lanciare un monito è l'artista Fratianni che, in una pubblicazione voluta dal Comune di Campobasso, con lo scopo di raccogliere le incisioni sui soggetti dei quadri viventi ribadisce: "il si- gnificato vero autentico è il bisogno di dare corpo, forma a quelle forze in cui le componenti spiri- tuali e religiose trovassero un loro spazio, una loro giusta collocazione"972. La ritualità è vissuta in modo accorato, suscitando l'attenzione degli studiosi di tradizioni popolari locali che, negli anni '70, tornano a studiare la processione. Significativo il contributo, di taglio divulgativo, della sociologa Maria Immacolata Macioti973, che vede la processione legata alle abilità artigianali di un tempo. Poche note in una pubblicazione turistica nazionale, corredata da foto e didascalie non offrono un'immagine del tutto positiva sull'evento di cui gli stessi campobassani non sarebbero più convinti sostenitori. Secondo l'autrice se un tempo i genitori dei bambini pagavano per salire sui congegni ora sarebbe il contrario. Interessante il reportage fotografico che occupa ben 12 pagine della pub- blicazione. In un'opera monumentale dedicata alle regioni d'Italia974 troviamo poche righe sui Mi- steri di Campobasso, inseriti nel contesto delle feste agricole della primavera inoltrata. Fondi espli- cita la teoria che tali costumanze potrebbero essere attribuite al culto di Cerere. Dopo l'uscita e la problematica evoluzione della rievocazione storica dei Crociati e Trinitari, tra favore di pubblico e vari ostacoli amministrativi, Rosa Maria Lalli975, riprendendo le argomentazioni ottocentesche, ri- conduce la manifestazione alle origini confraternali, assommandone la nascita a quella delle altre sacre rappresentazioni presenti nella Terra fin dal 1400, "il Mortorio e la devozione degli apostoli". Una linea che sarà seguita nella pubblicazione di Renato Lalli, in una collana di divulgazione turi- stica ideata da Enzo Nocera, per supplire la carenza di materiale promozionale per la sfilata, segna- le di un interesse non sempre cosciente delle amministrazioni comunali. Esce nel 1976 La Sagra

dei Misteri a Campobasso976 nella collana "Conoscere il Molise". Seguendo le tesi ottocentesche si attribuisce l'origine della costumanza alle laudi medievali, attraverso la contaminazione dei flagel- lanti immigrati in Campobasso nel Medioevo. Comparandoli ai quadri viventi del Brunelleschi e a- gli itineranti di Guardiasanfromondi, l'autore ne spiega storicamente l'evoluzione servendosi dei Misteri di Sessa Aurunca fino a giungere a operare differenziazioni con l'utilizzo di carri agricoli in altre ritualità popolari molisane. Altra ampia riflessione è sulla comparazione con ritualità in cui so- no presenti personaggi viventi, dai Misteri di Trapani alle Bare di Messina, alla macchina di Santa Rosa a Viterbo, collocando in una dimensione nazionale la processione e dandole un'origine agre- ste. Un accurato esame delle fonti bibliografiche, permette di avere una prima panoramica dei cam- biamenti della processione nell'Ottocento e nel Novecento, con una parte conclusiva dedicata alla descrizione, tratta dalla Spiega del Filipponi. Pochi anni dopo l'uscita del lavoro di Lalli è presenta-

972D.Fratianni, Festività del Corpus Domini e Sagra dei Misteri, cit. 973

M.I. Macioti, Campobasso (sagra dei misteri) in F. Ferrarotti (a cura di), Italia, un ritratto non autorizzato, Vicenza, Alitalia, 1975, s.p. (ci sono 12 pagine di foto).

974

M. Fondi, Abruzzo e Molise, Le regioni d'Italia, collezione fondata da R. Almagià, e diretta da E. Migliorini, V. XII, Torino, U.T.Torinese, 1970, pp.291-293.

975

Rosa Maria Lalli, I Misteri, i Crociati e i Trinitari nella Campobasso del 1500, in Almanacco del Molise, Campobasso, Enzo Nocera Editore, 1976, pp.241-246.

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to in Campobasso, sponsorizzato dalla Banca popolare del Molise, Fascino e suggestione del passa-

to nella processione dei misteri a Campobasso977. Pagine scritte con amore per la propria terra da Ada Trombetta, dedicate alla riscoperta e alla valorizzazione della tradizione. Riferendosi alla bi- bliografia ottocentesca, adeguatamente supportata dalla letteratura sulle sacre rappresentazioni, l'au- trice offre uno spaccato completo della manifestazione, dalle sue origini fino ai suoi legami con al- tre costumanze simili nel patrimonio culturale europeo. Il lavoro è lo spunto per una proposta di va- lorizzazione delle rappresentazioni viventi, considerate, nella sensibilità religiosa dell'autrice, parte