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PARTE I: LE MANI DEL CIELO.Ricostruzione storica

Capitolo 2. I fasti cinquecenteschi

2.10 Il fasto dei trionfi

Un secolo impregnato di sangue e di cambiamenti sociali. Il governo cittadino è sotto il controllo delle confraternite che ostentano il potere e il prestigio nelle due ritualità principali. Se escludiamo le testimonianze che ci sono arrivate grazie all'Albino, non troviamo descrizioni nè cenni degli e- venti, estesi in tutta Europa e associati alle processioni più importanti della cristianità. In ogni cir- costanza festosa laica o religiosa si organizzano i Trionfi, rappresentazioni sceniche fisse che han- no radici nelle sacre rappresentazioni medievali. In varie zone si accompagna il Santissimo con

"misteri": a Pistoia, nella notizia riportata dal D'Alena "si mandò a processione la purità…e dietro

ad essa la Vergine…"141

. All'Aquila nel 1516 i confrati della congrega di San Massimo allestirono i misteri di Mosé142. Il D'Alena riporta la Cronaca dei Misteri di Gaspare Fusolillo del 1548-49, che ne descrive minuziosamente l'ideazione in occasione del Corpus Domini143. Nel sistema comu- nicativo religioso-popolare tali quadri scenici, utilizzati inizialmente come elementi di catechesi, strumentalizzati e finalizzati all'ostentazione della "ierocrazia" confraternale, non passano inosser- vati. In varie circostanze gli allestimenti, che dovevano tendere allo stupore e alla meraviglia, sca- dono nel ridicolo: angeli oscillano paurosamente, santi non trovano il baricentro e rischiano di ca- dere. Nel 1549 il Concilio di Strasburgo proibisce gli spettacoli sacri144. Carlo Borromeo, vescovo di Milano, non esita ad emanare un duro editto contro le sacre rappresentazioni. Nel 1565, convoca- to il Concilio diocesano, insiste per introdurre un intero capitolo dedicato alle "actionibus et reprae- sentationibus sacris"145. A Napoli una Prammatica del 20 marzo 1580 richiama e ribadisce la cen-

138Il documento integrale è conservato nel Fondo Gasdia, fotografato come gli altri. AAMC, Fondo Gasdia, b.59. E' una

trascrizione dell'atto del Vicario di Bojano Petrus Gaudianus.

139Ibidem. 140

M. Ziccardi, I Cappuccini in Campobasso, cit., pp.86-91. La descrizione del quadro fatta da Ziccardi appare minuzio- sa. Non si comprende, se non in una logica di finzione storica, come possa l'autore essere in grado di riconoscere i vari protagonisti dell'evento. Da menzionare, nella Matricola Silvestri, un disegno relativo a Santa Maria della Pace che raffigura in basso due confrati che si abbracciano e al lato una donna in ginocchio che prega un Santo Cavaliere che potrebbe essere san Michele: nel disegno troviamo la sintesi degli eventi, i campobassani in lotta e le donne in pena per le sorti della propria discendenza.Archivio storico Chiesa Parrocchiale dei Santi Leonardo e Giorgio di campobasso (d'ora in poi ASSLG), Ludovicus de Silvestris, Matricola Silvestri, XVI sec., f.162v.

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M. D'Alena, Corpus-Domini in Campobasso. Cronaca e note illustrative, Campobasso, Colitti, 1896, p.13. L'autore, per primo, costruisce un lavoro comparativo tra i Misteri di Campobasso e le sacre rappresentazioni allestite in Italia dal 1500 al 1700 offrendo un quadro ben delineato dei moduli festivi, p.13. Per la sua descrizione si avvale del lavoro di A. D'ancona, Origini del teatro in Italia, Firenze, 1877, pp.307-308 (2 ed.) Torino, Loescher, 1891, vol.II, p.346.

142

M. D'Alena, Corpus-Domini in Campobasso, cit., p.16.

143Ibidem. 144

"Il Concilio di Strasburgo nel 1549 ripeteva gli antichi anatemi contro quegli spettacoli dei templi, i quali muovevano più il riso e il cachinno che non alimentassero la pietà". A. D'ancona, Origini del teatro in Italia, cit., p.278.

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"Poiché piamente si è introdotta la consuetudine di rappresentare al popolo la venerabile passione di Nostro Signor Gesù Cristo e le gloriose sofferenze dei Martiri e le cose operate da taluni santi, e la perversità degli uomini è a tal punto venuta che a molti sia causa di disgusto e a molti ancora di riso e dispetto, per la qual cosa decretiamo che per lo avvenire la passione del Salvatore; né in luogo sacro né in profano si rappresentasse...Similmente non si rappresen- tino i martirii e le opere dei Santi...". M. D'Alena, Corpus-Domini in Campobasso, cit., p.32.

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tralità del culto del Santissimo Sacramento e l'importanza dell'accompagnarlo devotamente146. È evidente che si tende a riportare l'ordine in una festa che stava diventando profana, fusa a fiere e mercati, occasione di attrattiva e di crescita commerciale. Un'altra Prammatica del 17 marzo 1583 stabilisce i sette mercati più importanti del Regno di Napoli tra cui figura Campobasso147. La linea storico evolutiva delineata trova una sua naturale conformazione nello sviluppo della civitas quale centro commerciale e snodo di scambio economico. La situazione antropica favorisce la crescita del servizio religioso e dell'ostentazione della ricchezza cultuale delle sacre rappresentazioni. La De-

scrizione delle feste fatte in onore di Don Ferrante Gonzaga e di donna Isabella di Capua, in occa- sione della loro venuta in Campobasso alli 29 maggio 1588148, è un documento prezioso, non rin- venuto in originale149, unico nel suo genere, che offre una minuziosa caratterizzazione dei Trionfi, elementi scenici dell'epoca. Gasdia si ferma ad analizzare la veridicità del documento e dei perso- naggi storici150. Dal documento estrapoliamo elementi utili al nostro lavoro. I regnanti sono accolti "al convento dei Cappuccini per l'adorazione della croce". Quaranta preti e più, quattro stendardi e musica, insieme ai signori del governo salutano Ferrante. I quattro stendardi, per il Gasdia, potreb- bero essere simboli delle parrocchie; visto che non sono mai menzionate, a noi sembra possano essere gli stendardi delle quattro confraternite che, insieme al governo, erano rappresentative del potere locale. La visita continua per la terra campobassana e vengono offerti otto Trionfi: una spe- sa che ci fa capire il grado di ricchezza raggiunta. Il Trionfo dei Cappuccini, dei lavoratori del ferro, dei cafoni, dei vasai del borgo di Sant'Antonio, dei calzolai, dei merciai in genere, dei mercanti, e per ultimo quello del capitolo canonicale di Santa Maria maggiore, officiante nella chiesa della Tri- nità. Lo scritto non riporta nessun trionfo allestito dalle confraternite. Possiamo ipotizzare che il periodo di lotte acerrime aveva reso invise le congregazioni laicali, tanto che preferirono passare in secondo piano, in segno di umiltà e per non fomentare altri scandali per la precedenza in quest'occa- sione. I Trionfi sono offerti dai ceti commerciali emergenti, grati al Ferrante per i privilegi concessi. Un'altra nota di riflessione è che l'ultimo trionfo, per il Gasdia, è allestito dal capitolo officiante nel- la Trinità e sappiamo da carteggi storici che il Capitolo con sede in San Giorgio si riuniva in San Leonardo. Importante, ci sembra, la presenza dei vasai di Sant'Antonio Abate e degli "scarpari", raccolti in congregazione sotto la protezione di San Crispino. Dalla descrizione i Trionfi sono rap- presentazioni fisse, incastonati ed allestiti in luoghi suggestivi e caratteristici. Utilizzando l'architet- tura e trasformandola in scenografie si ottengono effetti realistici coinvolgenti. Parte centrale svol-

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Nel De cultu Sacramento Sanctissimae eucharistiae exhibendo, Titulus LII pragmatica prima, leggiamo: "ordiniamo a tutti e qualsivogliano persone che incontrando il detto Santissimo Sacramento debbano come deono e sono abbligati andando a caballo, o in cocchio, appiedarsi e quelli che vanno a piedi l'uno e gli altri inginocchiarsi e con fare i debbiti ossequi riverenze e orationi e essortiamo quelli di loro, che potrano, che non saranno impediti da leggittimi impedi- menti, andargli appresso e accompagnarlo colla debbita venerazione, che si ricerca, infin'a tanto, che sarà ritornato nella Chiesa e non facciano il contrario, per quanto desiderano fare cosa grata alla predetta Maestà". Pragmaticae,

edicta, decreta regiaeque sanctionse regni neapolitani per Blasium Altimarum, Tomus Primus, Neapoli MCLXXXII,

p.204.

147 Ivi, Pragmatica XI. 148

M. Ziccardi, I Cappuccini in Campobasso, cronaca del secolo XVII, cit., pp.180-184.

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"L'originale di questa descrizione (opera certamente di testimone oculare) trovasi tra molte carte che servirono al Dott. Sig. Michelangelo Ziccardi nella compilazione della sua cronaca; e che ora si posseggono dalla signora Dorotea Cannavina, vedova del signor Nicola Ziccardi, fratello del dottor Michelangelo. Diversi altri documenti relativi alla sto- ria patria sono tra quelle carte, e io non potei ottenerne copia. Spero che altri (più fortunato di me in tali ricerche) possa darli alla stampa prima che si avessero a perdere del tutto, ad obliare", ivi, p.184.

150V. E. Gasdia, Storia di Campobasso, vol.II, cit., pp.467-474. Egli esprime il giudizio storico, dopo averlo comprovato

con varie dimostrazioni: "nel complesso pertanto dai caratteri interni la cronaca di questa venuta va considerata per vera. Gli errori che contiene probabilmente non sono dell'anonimo cronista ma dei raffazzonatori campobassani". Ivi, p.474.

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gono i figuranti che, con gesti e atti recitativi, mettono in scena un episodio vetero o neotestamen- tario e, in altri casi, tratto da racconti agiografici. I frati Cappuccini, sembra logico, mettono in sce- na l'episodio della stigmate di San Francesco. Peculiare, nell'incedere narrativo, l'apparizione di un "angelo che recitò una poesia in onore di detti signori": secondo l'Albino dall'unione di tali elementi scenici recitativi nacquero i Misteri151. Il Trionfo dei Ferrari mette in luce un altro elemento costitu- tivo di queste rappresentazioni, la musica: "avanti al quale fecero trovare due paranze di musica ad incudine e martello". La suggestione sonora conduce l'astante in una immersione sinestetica, in gra- do di comunicare sensazioni ed emozioni. Nell'allestimento dei Cappuccini spicca la presenza di un angelo. Gasdia insiste nel descrivere la ritualità della tradizione del "volo dell'Angelo". Seguendo la sua interpretazione, non riscontrata in nessun altro studio storico, a Campobasso, fin dal 1500, era presente la costumanza, allestita in piazza San Leonardo152.

Non ci sono arrivate altre testimonianze del rituale descritto dall'autore che poteva far parte delle forme sceniche dell'epoca153. Una conferma storica dell'allestimento di una Face o torcia la possia- mo trovare nello Statuto dei Capitoli del Monte di sovvenzione dei calzolai di Campobasso munito

di Regio Assenso del 16 novembre 1589154. I calzolai, corporazione ricca del periodo, hanno una fe- sta propria e si occupano della torcia dedicata al Santissimo Sacramento:"vogliono che se celebri la

151

"Da questa recita di poesia, dal suono delle incudini e dei martelli...nascono i nostri Misterii del Corpus Domini", M. Ziccardi, I Cappuccini in Campobasso, cronaca del secolo XVII, cit., p.181, nota.

152"Il cosiddetto lancio dell'Angelo si pratica anche al presente in diverse località del Molise in occasione di sagre come

ad Oratino il cui patrono è l'Arcangelo Michele. Tra due case opposte d'una strada si prende un poderoso canapo su cui scorre una carrucola a gru assicurata ad altra corda di minor grossezza. Sotto la gru è sospesa solidamente tutta avvolta di veli una creaturina di pochi anni che ha nelle mani un cesto di petali olezzante o un fumante incensiere. Giunta la processione col simulacro del Santo al luogo del lancio la fune traente vien messa in moto in modo che l'an- gelo vivente venga a trovarsi sospeso davanti al simulacro e alquanto calato per dare l'illusione grossolana che venga dall'alto. Davanti all'immagine si gettano i petali e si fanno le turificazioni, e spesso l'angelo recita una orazione o una poesiola se il suo coraggio non è stato svilito dal volo. Cosi sarebbe stato fatto anche per i Gonzaga al loro arrivo a Campobasso". V.E. Gasdia, Storia di Campobasso, vol.II, cit., p.468, nota 5. Lo stesso commentando i patti di concordia del 1626 riproporrà il medesimo concetto. Il Nostro deve aver partecipato alla festa di San Michele ad Oratino. La co- stumanza, oggi scomparsa, era tipica anche di altre zone d'Italia e d'Europa. A Pietravairano, il primo settembre in concomitanza con i festeggiamenti in onore del patrono Sant'Eraclio è affidata ad una statuetta rappresentante un angelo, il compito di portare dei donativi alla statua del santo, "volando" dalla contrada Sant'Eramo alla località Grotta del Borgo. In origine, secondo una tradizione orale, era una bambina a compiere il volo; in seguito, per un incidente, fu sostituita da una statua. Nella ricerca di Tardio, un simile accadimento ebbe luogo anche a Toro, in provincia di Cam- pobasso, dove fu abolito il volo dell'angelo nel 1928 quando l'interprete andò a sbattere contro il campanile. G. Tar- dio, Angeli e Arcangeli che nelle sacre rappresentazioni popolari combattono, lodano, pregano, benedicono, ballano, Foggia, Edizioni SMiL, 2010, p.58. In Molise il rituale era esplicitamente vietato per la sua pericolosità fin dal 1852, come ricorda Lalli che, oltre alla situazione di pericolo ne rammenta "l'indole profana e scandalosa del volo dell'ange- lo che mal corrisponde alla santità del soggetto che vuolsi con quel volo imitare", R. Lalli, Isernia dal Distretto alla Pro-

vincia, Campobasso, 2007, p.128. Nonostante tutto il volo continuava ad essere praticato fino agli inizi del secolo. A

Jelsi era officiato in occasione della festa di Sant'Anna, rituale scomparso durante il ventennio fascista come afferma A.Valiante, Le stagioni del seme santificato. Studio sulla festa del grano a Jelsi e nell'Italia Centro-meridionale, Jelsi, Campobasso, 1988, pp.77-78. Spettacoli simili erano allestiti ad Isernia, a Campolieto, Montorio nei Frentani, Monta- gano. Per un approfondimento sui caratteri e sui significati della ritualità rimandiamo comunque a M. Gioielli, La fan-

ciulla con le ali. Il Volo dell'Angelo a Vastogirardi, Campobasso, Lampo, 2001. 153

Dello stesso parere il Montuori che nel 1894, in una nota di commento all'articolo di G. Amalfi, Una festa e il volo

dell'angelo in Torre del Greco in "Rivista delle tradizioni popolari italiane", a.I, f. III, febbraio 1894, scrive: "non credo

d'esser molto lungi dal vero dicendo che tale uso è un superstite della rappresentazione sacra la quale vive ancora nel- la nostra regione come in molte altre d'Italia, e in non poche costumanze e qui a Campobasso in ispecie nei così detti misteri", p.232.

154ASN, Fondo del Cappellano Maggiore, Statuti e congregazioni, Statuto dei Capitoli del Monte di sovvenzione dei cal- zolai di Campobasso munito di Regio Assenso, b.1185, f.7. 16 novembre 1589.

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festa de detto santo con quella maggior sollenità che se deve e che se debba osservare detta festa da tutti....havere cura di fare et sollennizzare detta festa e provvedere a quanto bisogna, tanto per il servitio di detta cappella quanto della torcia dedicata al SS.mo Sacramento da dett'arte"155. Il potere dei calzolai si evidenzia nella richiesta di Regio Assenso alla propria organizzazione: le confraterni- te dei Crociati e Trinitari riceveranno nel 1682 il consenso reale. La corporazione si tutela fin dal 1500 da attacchi della Chiesa e del potere locale: un caso emblematico della forza dei calzolai che, presente in San Leonardo, avevano un posto di prestigio con l'organizzazione della torcia, portata a spalla il giorno prima del Corpus Domini, ritualità descritta dettagliatamente nel 1600. Ziccardi commenta: "conciosiacchè agli artefici ed a chi stava in piazza a bottega fosse nato da qualche tem- po un costume di accompagnar coi torchi il Santissimo ad ogni chiamata della campana di san Leo- nardo"156.

Capitolo 3. Una organizzazione complessa.