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PARTE II: IL CIELO TRA LE MANI: PROBLEMATICHE STORICO-CULTURALI

Capitolo 2.Una devozione maestosa Il Corpus Domini

2.3 Confraternite e Corpus Domini

Seguite e temute, lodate per la costanza nella fede e criticate per gli intrecci politici, le confraternite nascono come associazioni cristiane. Antichissime nella vita della chiesa, se ne trova menzione nel quindicesimo canone del concilio di Nantes nell'anno 895, si costituiscono canonicamente in una chiesa su esplicito e formale decreto dell'autorità ecclesiastica1043. Le motivazioni della loro nascita e affermazione si devono all'applicazione del concetto di carità cristiana e di Misericordia1044, attua- lissimo ai giorni nostri, tanto da far indire a Francesco un giubileo per ricordarne la presenza e l'a- zione salvifica. Le confraternite, fin dai primi anni, assunsero il compito di essere il braccio sociale della Chiesa militante, mettendo a frutto i propri carismi verso persone indigenti in difficoltà eco- nomica e in disagio sociale1045. Nel versante umanitario si occupano della sepoltura dei poveri e de- gli abbandonati estendendo il servizio di assistenza ai moribondi per tutti i membri della comunità cristiana. L'umiltà, la contrizione e il pentimento, base del perdono e della preghiera di riconcilia- zione, favoriscono nello spirito confraternale l'anonimato in favore di un unico corpo spirituale uni- to dall'espiazione dei peccati dell'umanità1046. Si spiega l'utilizzo, fin dalle origini, di un saio con cappuccio che copra e, in un certo qual modo, annulli l'identità del singolo confratello1047. Nella sto- riografia confraternale possiamo evidenziare vari periodi di sviluppo e cambiamento. La fase me- dievale in cui si sottolinea l'appartenenza ad una chiesa militante, proiettata verso gli indigenti con opere caritatevoli. La fase post-tridentina, in cui il potere pontificio favorisce l'attecchire di pratiche devozionali e committenze artistiche con il chiaro obiettivo di contrastare le idee dilaganti del Pro- testantesimo. L'abolizione delle associazioni religiose del 1805 e la successiva rinascita nel vente- simo secolo. L'evoluzione del sistema laicale si contraddistingue in modo nettamente diversificato tra il Centro Sud e il Nord Italia. Lo stesso riformismo asburgico va a segnare uno spartiacque con

1043Sulle confraternite rimandiamo al sito www.confederazioneconfraternite.org che ha raccolto una vasta bibliogra-

fia sull'argomento. Un classico studio sull'argomento, per un orientamento generale sul fenomeno confraternale è quello di R. Rusconi, Confraternite, compagnie e devozione, in La chiesa e il potere politico dal medioevo all'erà con-

temporanea, Storia d'Italia, Annali 9, a cura di G.Chittolini, G.Miccoli, Einaudi, Torino, 1986, pp.467-506. 1044

G. Scarabelli, Come il Buon Samaritano, Ed. Confraternite nazionale delle Misericordie d'Italia, 1998.

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Sono utili a proposito, anche se datati, gli studi di V. Paglia, Confraternite e meridione nell'età moderna, Roma, Edi- zioni di Storia e letteratura, 1990; Idem, La pietà dei carcerati, in Confraternite e società a Roma nei secoli XVI-XVIII, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1980.

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Seguiamo le indicazioni storiche di V. Fagiolo, Le confraternite, Frascati, Giammaroli, 1999, che resta, dal punto di vista cattolico, lo studio più importante sull'argomento.

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quello borbonico, reso sistematico con il Concordato del 1741. Si rivela, tra i rapporti Stato-Chiesa, la dominante culturale assunta nei secoli dagli organismi confraternali che, come abbiamo visto an- che nel caso specifico di Campobasso, hanno assunto un potere devozionale e, soprattutto politico, datogli dall'assenza di un vero e proprio controllo da parte delle istituzione. In questa logica storio- grafica le confraternite campobassane1048 sono da collocarsi nell'alveo culturale romano e , soprat- tutto partenopeo1049. Le analogie nella dinamica storico-religiosa con le sorelle maggiori napoletane ci spinge a sottolineare alcuni aspetti fondamentali che, tuttavia, nel capoluogo molisano,a ssumo- no una connotazione propria nelle sacre rappresentazioni. La presenza di Battenti a Napoli come a Campobasso, è da ricollegarsi all'allontanamento da Lucca di Gruppi di confratelli considerati scomodi e accolti da re Roberto nella Capitanata. Si spiega la sopravvivenza di rituali penitenziali tipici del medioevo con caratteristiche scenografice imponenti e drammatiche, basti pensate ai riti settennali di Gardiasanfromondi in provincia di Benevento1050. Un fiume spirituale prende corpo nella Chiesa ed è costantemente alimentato e favorito dall'affermazione di movimenti mistico- popolari quali i Battenti e i Disciplinati. Essi accompagnano alla preghiera la mortificazione corpo- rale con flagellazioni pubbliche processionali. Dall'undicesimo secolo, in concomitanza con la pau- ra della fine del mondo, la pratica si diffonde durante la Settimana Santa1051, per rivivere con soffe- renza le pene corporali del Crocefisso, espiando i peccati commessi. Si propaga a macchia d'olio l'e- sperienza dei flagellanti. Cristiani d'ogni ceto ed età si fustigano con corde e flagelli, ricreando la drammatica esperienza del Cristo condannato e messo a morte. In queste processioni, a volte fino a notte fonda, in un clima penitenziale avvolgente e coinvolgente, si ripercorre la via del dolore1052. Azioni sceniche create per invitare alla penitenza e al perdono sono una delle caratteristiche delle confraternite che, tra il quattordicesimo e il diciottesimo secolo, si diffondono capillarmente in tutta Europa. Importanti e potenti dal punto di vista economico, temuti dal potere istituzionale, gli orga- nismi, non schierandosi apertamente in campo politico, guidano le scelte e orientano lo sviluppo cit- tadino, artistico1053 ed economico delle comunità in cui vanno a operare. Con un'accurata opera di proselitismo arrivano a gestire spazi devozionali propri, ponendosi in aperta antitesi con il clero se- colare e gli ordini monastici. Nel corso dei secoli successivi e fino alla soppressione, la Chiesa ne cercherà di controllare e di confinare l'azione, colpendo la sfera devozionale. La ritualità si concen- tra sulle azioni liturgiche e sceniche della Settimana Santa, che ben si presta allo spirito confraterna- le. La mentalità innovativa dei confratelli contribuisce al progresso culturale di ogni epoca: i lasciti e le donazioni sono linfa continua per la fondazione di scuole, ospedali, cimiteri. La magnificenza delle organizzazioni si rivela in massima parte nel mecenatismo; le chiese laicali sono ricche di arte e cultura, di corali che contribuiscono a rendere più solenni le funzioni sacre. Particolare attenzione è rivolta alle sacre rappresentazioni, legate alla Passione e morte del Cristo. Da una parte è presente la devozione, nel caso dei Disciplinati umbri che allestiscono una sorta di "teatro della devozione".

1048 Per quanto riguarda la storia delle confraternite cittadine ce ne siamo occupati in uno studio specifico che, in

qualche modo, approfondiva la consocenza di questi organismi grazie ad una ricerca di archivio parallela a quella del

Corpus Domini a cui esse si legavano in modo indissolubile. E. Rubino, Il potere controverso. Dall'affermazione alla scomparsa delle confraternite a Campobasso, cit.

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Per uno status quaestionis sulla storiografia confraternale rimandiamo al recente lavoro di D. Casanova, Le porte

per il Paradiso. Le confraternite napoletane in età moderna, Napoli, Guida editori, 2014. In particolare pp.1-14. 1050 Sui battenti a Napoli, ivi, p.20-24.

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Tra i tanti studi si può consultare ad esempio, A. Cuomo, Le processioni della Settimana Santa in Penisola Sorrenti-

na, Napoli, Società editrice napoletana, 1986; P. Perrotta, La Settimana Santa a Sessa Aurunca, Napoli, G.C. Editore,

1986.

1052Anche se datato resta fondamentale a questo proposito lo studio di G. Meersseman, Ordo fraternitatis. Confra- ternite e Pietà dei Laici nel Medioevo, Roma, Herder editrice, 1977.

1053Tra le tante ci si può riferire all'azione svolta dalle confraternite in Puglia in C. Gelao, Confraternite arte e devozione in Puglia dal Quattrocento al Settecento, Napoli, Electa, 1994.

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Dall'altra parte, nell'Italia settentrionale, nel bresciano, si assiste a un'esternazione della pietà, con allestimenti scenici maggiormente rivolti alla drammaturgia della Settimana Santa, tipica dell'Euro- pa cristiana1054. Il progresso negli studi, che si lega a una conoscenza meno generica delle organiz- zazioni, ha permesso di riscrivere la dialettica tra confraternite e vita cittadina, mettendo in luce le dinamiche dell'impiego ideologico di apparati scenici che, dall'iniziale involontaria costruzione drammatica, passano a modelli recitativi e musicali raffinati. Sono coinvolte le discipline teatrali, che rendono le sacre rappresentazioni un genere autonomo rispetto agli altri, con caratteristiche iso- labili e studiabili in categorie ben determinate1055. I teatri delle confraternite vivono un processo di creazione e gestione dello spazio e del tempo scenico, con un lavoro di un gruppo continuativo che, guidato da un regista, prevede un training attorale e set di prove che si protraggono per giorni. Scaturisce una prassi produttiva determinata, concentrata sulla volontà di stupire gli spettatori coin- volti in un clima catartico. Le confraternite producono spettacoli, sono esse stesse spettacolo, nel caso dei Disciplinati e dei Battenti. I Laudesi, fin dalla fondazione nel tredicesimo secolo, compon- gono canti laudali arricchiti da elaborazioni sceniche, particolarmente nel caso di feste. Nelle con- fraternite d'Oltrarno, per l'ascensione di Santa Maria del Carmine, sono messe in scena sacre rap- presentazioni trecentesche. La caratteristica peculiare è la creazione di spazi verticali con sistemi ascensionali, per trasmettere un messaggio di avvicinamento all'eschaton, fino a giungere a una ca- tarsi dalla città terrena verso la celeste. E' da notare la presenza di un ingegno aereo sul quale vola- no fanciulli vestiti da angeli, elementi di collegamento tra le due città. Lo scopo ultimo è di tra- smettere il kerygma, illustrato in modo spettacolare per cercare di impressionare i fedeli, rendendoli parte attiva dei cori celesti per sfuggire alle miserie umane e al terrore del peccato impersonato dai demoni1056. Nella staurologia del Cristo si assiste all'esplicarsi di un conflitto di scelta che va oltre la comprensione umana e si radica nel mistero1057. L'elaborazione della religiosità popolare trova un'esplicazione del drama incarnato nell'esperienza testimoniale cristica. Il corpo dell'uomo-Dio è condotto sul Golgota, per effondere l'inesauribile misericordia verso l'uomo peccatore. Il Crocefis- so è deposto tra le braccia della Madre che ne chiede la restituzione per offrirlo, con il suo dolore, al Padre. La scena mistica che ne scaturisce è la "pietà", plastica raffigurazione dell'essenza del miste- ro del cristianesimo: Dio si incarna (ensarkos), diventando corpo reale per soffrire e morire al fine di salvare l'uomo dall'abisso del peccato. Nell'enkephaleiosis il Corpo mistico del Cristo si ricon- giunge alla Chiesa, che prolunga per traditio la comunità originaria dei discepoli e la rende integra e inattaccabile nei secoli. Non stupisce nel contesto la nascita di associazioni dedicate al Corpo di Cristo, al di là di confraternite legate alla passione e morte del Signore. La liturgia cristiana ricrea un'azione scenica che, partendo dalla crocifissione, fa memoriale dell'eucarestia, rinforzando un le- game teologico molto stretto tra rito della Passione e solenne celebrazione del culto eucaristico. Sorgono e si moltiplicano nel popolo cristiano attenzioni verso l'eucarestia, posta al centro di azioni devozionali che sfociano nella fondazione di nuove confraternite del Santissimo Sacramento. Ad esse il compito di dare un supporto al culto vissuto dalla cristianità, con veri e propri apparati sceni- ci rituali. I confratelli, legati alla pietas verso il Santissimo, assumono ruoli ben definiti: si preoccu-

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Su questa specifica distinzione rimandiamo alle riflessioni di C. Bernardi, Devozioni e rappresentazioni di Cristo nel

tardo medioevo, in C. Bernardi (a cura di), Il teatro del corpo di Cristo, in "Civiltà Bresciana", 8, 1999, pp.6-17.

1055La tesi è sviluppata in modo critico e scientifico, con una discussioni sulle posizioni storiografiche classiche e più

recenti da P. Ventrone, I teatri delle confraternite in Italia fra XIV e XVI secolo, in M. Gazzini (a cura di), Studi confra-

ternali. Orientamenti, problemi, testimonianze, Firenze, University press, 2009, pp.293-316, p.307. 1056

P. Ventrone, I teatri delle confraternite in Italia fra XIV e XVI secolo, cit., p.309.

1057E' l'etimo stesso della parola che ci riporta ad un qualcosa di segreto. il Mysterion greco sta ad indicare una cosa

che non si può rivelare. Nella storia delle religioni rimanderebbe ad un culto a cui pochi possono partecipare, nei confronti di divinità naturali, di Cerere ed Eleusi. Si veda per un approfondimento www.treccani.it / vocabolario

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pano di alimentare, sia spiritualmente sia materialmente, la devozione all'adorazione del Pane euca- ristico. Provvedono a rendere splendidi e luminosi i rituali di preghiera. Scortano l'ostia consacrata quando si deve portare da viatico ai moribondi. Ne è un esempio il sodalizio del Sagramento della Minerva di Roma: i confrati accompagnano con "bon numero di torcie di cera bianca accese, quan- do si porta a communicare l'infermi della parrocchia"1058. Sono tante le confraternite romane e na- poletane1059 che assumono il compito dell'accompagnamento dell'ostia con "torchie accese". E' creato, sotto gli auspici del Concilio di Trento, un Offitio specifico1060 a uso delle confraternite. Spicca la ritualità legata alla luce, sintesi del mistero di Cristo quale luce del Mondo, dalla sua na- scita fino all'istituzione dell'eucarestia. Le confraternite ideano apparati luminosi, tra candele pro- cessionali e ceri devozionali voluminosi, che si evolvono in macchine processionali sontuose e tea- tralizzate, in epoca barocca, con gli apparati scenici delle Quarantore1061 e delle processioni del

Corpus Domini1062. A Napoli la festa è celebrata con grande solennità fin da tempi antichissimi: "nel 1496 re Ferrandino ordinò che un'asta del Pallio, sotto il quale andava il Sacramento, fosse por- tata dall'Eletto del Popolo", confermando la partecipazione popolare alla ritualità, scegliendola da festa tradizionale a ricordo e conferma dei diritti del popolo nel governo della città1063. Seguendo il ragionamento del Torraca, in occasione della solennità il popolo allestiva macchine processionali in onore del Sacramento. La costumanza è confermata da uno studio, ricco di riferimenti storici, di Nappi, che passa in rassegna, grazie alla mole delle testimonianze presenti nell'Archivio Storico del Banco di Napoli riferite a scritture contabili, i vari allestimenti processionali commissionati per la festa del Corpus Domini napoletano1064. Scaturisce un quadro ricco e variegato di catafalchi, archi di trionfo e macchine processionali, dalla seconda metà del 1500 alla prima metà del '700. Signifi- cativa la presenza a Napoli, verso la metà del Cinquecento, di ben dodici confraternite intitolate al Santissimo Sacramento1065 che, con il Rosario1066, rappresenta il punto di forza della politica cate-

1058Trattato di tutte l'opere pie dell'alma città di Roma, composto dal sig. Camillo Fanucci Senese. In Roma, con licenza

de' Superiori per Lepido Facii e Stefano Paolini, 1601, p.259.

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Solo in Roma nell'elenco in appendice al Trattato di tutte le opere pie, cit. se ne contano sedici intitolate a vari santi e collocate in zone diverse della città.Ogni confraternita ha ritualità proprie, espresse in massima parte nell'adora- zione al Santissimo Sacramento con varie forme devozionali che arricchiscono, negli intenti del Concilio di Trento, la liturgia e attraggono un vasto numero di fedeli, in risposta agli attacchi della chiesa protestante. M. Fagiolo, La Festa a

Roma dal Rinascimento al 1870, Torino, ed. Allemandi, 1997, p. 9. 1060

Offitio della Gloriosa Vergine Maria secondo la Riforma di Pio V aggiuntovi di Nuovo l'Offitio del Santissimo Sacra- mento et con ordine facile da osservarsi nelle confraternite, Romae, in Aedibus Populi Romani, MDLXXXVI.

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Interessante è, tra i tanti, lo studio di B. Forastieri, La devota pratica delle Quarant'Ore e l'antica "macchina" di S.

Maria dell'Orto in Trastevere, Roma, Venerabile arciconfraternita di Maria Ss. ma dell'Orto, 2010. 1062

Nell'analisi del Di Stefano il Corpus Domini a Roma appare come una delle feste più spettacolari. Alessandro VII, per motivi di salute, apportò una modifica scenografica importante, chiedendo al Bernini di ideare una "macchina" che lo aiutava a sostenere l'ostensorio, fissato ad un piedistallo. F. Di Stefano, L'effimero e l'illusorio in età barocca, eBook per l'arte, 2011, p.64.

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F.Torraca, Studi di storia letteraria napoletana, cit., p.13.

1064E. Nappi, Antiche feste napoletane, in AA.VV., Ricerche sul '600 napoletano. Saggi e documenti. Rubrica per Luca Giordano, Napoli, Electa, 2002, pp.76-90.

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Sono elencate nello studio di D. Casanova, Le porte per il Paradiso, cit., pp.205-206. Nel suo lavoro l'autore, con- sultando l'Archivio di Stato di Napoli, ricostruisce l'organizzazione confraternale nel XVIII secolo, dedicando una parte specifica all'allestimento festivo, con particolare riguardo alla settimana santa, alle Quarantore e al Corpus Domini. Ivi, pp.143-159. Sulle devozioni legate alla settimana santa, anche per un richiamo bibliografico, ivi, p.156-157.

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La devozione alla Madonna del Rosario che si esprime in area campana in vari santuari, di certo il più famoso è quello di Pompei, conta nel Settecento più di diciotto confraternite dedicate alla diffusione di questa pratica devozio- nale favorita, nella zona, dall'ordine dei Gesuiti, che opera per un rinnovamento della Chiesa militante. Ivi, pp.196- 197. Sui Gesuiti e sull'azione pastorale e devozionale svolta a Napoli e nel Regno rimandiamo alle ricche note biblio- grafiche contenute nello studio di D. Casanova, pp.54-57.

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chetica e devozionale voluta dal Concilio di Trento1067. Le confraternite hanno un ruolo centrale nell'arricchimento del teatro religioso dell'epoca che, oltre alle sacre rappresentazioni legate alla Settimana Santa, si concentra su allestimenti scenografici processionali. Il culto eucaristico, presen- te in Campobasso e legato a ben due congregazioni del Corpo di Cristo, controllate dai Crociati e Trinitari, favorisce la solennità della processione e l'inserimento di allestimenti scenici specifici quali le Faglie, i Trionfi, gli Ingegni e il volo dell'angelo, motivi scenografici che confluiranno nella sintesi e nella razionalizzazione settecentesca.

Capitolo 3. Origini Composite.