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PARTE I: LE MANI DEL CIELO.Ricostruzione storica

Capitolo 3. Una organizzazione complessa

3.5 Toccati nel cuore

Nello stesso anno il vescovo di Bojano, Mons. Graziani, subdorando la manovra delle confraternite, a conoscenza del contenuto della richiesta di Regio Assenso, prende una dura posizione contro i

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Ivi, n. XX, M. Ziccardi, I Cappuccini in Campobasso, cit., p.167.

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Ivi, n. XXI.

207ASCB, Fondo E.C.A.1, Proposta dei Protettori e Maestri della Confraternita di Santa Maria della Croce e conclusione dei Confrati del 10 dicembre 1682, b.1, f.1. M. Ziccardi, I Cappuccini in Campobasso, cit., pp.156-157.

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ASCB, Fondo E.C.A.1, Memoriale presentato al Viceré di Napoli dai Cittadini di Campobasso nel 4 marzo 1683,b.1,f.1. M. Ziccardi, I Cappuccini in Campobasso, cit., p.175.

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ASCB, Fondo E.C.A.1, Parere favorevole del Cappellano Maggiore per il Regio Assenso alli Capitoli precedenti, b.1, f.1. M. Ziccardi, I Cappuccini in Campobasso, cit., p.176.

210ASCB, Fondo E.C.A.1, Decreto del Viceré di Napoli Don Gaspare de Haro contenente il Regio Assenso e Consenso ai Capitoli precedenti emesso nel 21 agosto 1683, b.1, f.1. Albino ci ricorda che nel 1800 l'originale dei documenti che

riguardano le capitolazioni del 1682 era conservato nella Segreteria provinciale delle Opere Pie in Campobasso, dato alla stampa nel 1872 a cura del presidente della Congregazione di Carità Raffaele Cancellario per "avanzare la difesa delle Chiese Laicali di Campobasso contro le pretese di conversione avanzate dall'Amministrazione dell'Erario Pubbli- co". M. Ziccardi, I Cappuccini in Campobasso, cit., p.179 nota a. Come si nota sono passati due secoli ma gli attacchi alle confraternite sono ancora vivi, in massima parte per le ricchezze ed i beni immobili da esse possedute e transitate nella Congrega di Carità locale.

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campobassani211. E' il 30 marzo 1683 e non avendo avuta nessuna risposta il prelato colpisce al cuo- re le confraternite. In un suo decreto, andato perduto, proibisce l'uscita della processione. Si tende a dare un monito ai campobassani che avevano scoperto in queste rappresentazioni una forma di attrazione oltre che di devozione. La reazione non tarda: si innesca una ferma e decisa protestatio della confraternita dei Trinitari e di Sant'Antonio Abate. Nel Rogito del notaio Carlo Salottolo non compaiono i Crociati. L'ipotesi più semplice e verosimile è che in quell'anno, il 1683, per il criterio dell'alternanza praticato dal 1626, fosse il turno dei Trinitari nella preparazione: si spiega l'assenza dei Crociati212. Il documento assume una particolare importanza perchè, oltre al nucleo centrale della protesta appare una prima descrizione sommaria dei Misteri organizzati in Campobasso. La protesta pubblica è diffusa giovedì 17 giugno 1683213, una giornata terribile di tensione e di rabbia per i campobassani. Temendo "disturbi con la gente armada del vicario della diocesi di Bojano" le confraternite decidono di adottare la logica dell'assenza strategica e "per questo non cacciamo processionalmente in questa mattina detti ingegni, conforme al detto antico solito". Seguiamo i vari passaggi dell'argomentazione:"come per antica et immemorabile osservanza, che non vi è memoria d'uomo in contrario, ogn'anno in questo giorno della sollenne festività del SS.mo Sacramento, sono state solite le confraternite di questa terra, ciò è quella della SS.ma Trinità, quella di S. Maria della Croce e quella di S. Ant.o abbate accompagnare la sollenne processione, che gira per essa Terra con il SS.mo Sacramento, e portare respettivam.te, e a vicenna ciasched'una di esse ogn'anno molte ma- chine chiamate misterij, seu ingegni". Le confraternite affermano di essere le protagoniste di una tradizione antica di cui si è persa la memoria della data di inizio. Gli allestimenti scenici sono ma-

chine chiamate Misterij o ingegni. Il numero non è specificato, risulta che sono molte non dando

luce sull'interrogativo di quante dovessero essere214. Fermiamoci ad esaminare la parte più impor- tante del documento, in cui gli autori della protesta descrivono i quadri viventi "...esposti in alto con personaggi vivi, che rappresentano figure de Santi, Historie de Martiri, ò vero le immagini Sa- crosante della SS.ma Trinità, di Christo benedetto, ò vero gli angioli del Cielo, tutti con personaggi vivi, imitandosi sempre la forma, e figura, con le quali si vedono dipinte, et esposte alla pubblica adoratione delle chiese fedeli". Sono composti da raffigurazioni agiografiche o immagini teologiche in cui si incastonano angeli esposti in alto, lasciando pensare alle barelle su cui sono collocati. I Misteri sono interpretati da personaggi viventi e imitano le iconografie tradizionali presenti nelle chiese. C'è da chiedersi se la costruzione dei quadri si ispirasse alle immagini delle chiese locali o a rappresentazioni comuni degli episodi raffigurati "...quale antica, immemorabile osservanza in- differentem.te in ogni tempo è stata osservata, anzi lodata dalli Ill.mi e revd.mi Vescovi protempo- re, molti de quali sono intervenuti ne tempi passati nell'istesse Processioni, con le quali si sono por- tati detti Misterii, e singolarm.te l'Illmo, Rev.mo Antonio Gratiano, il quale continuando l'appro- vat.ione e permissione di detti Sacri Misterii, seu Ingegni, non solamento non ha fatto già mai a quelli contraditione alcuna, ma ancora per più anni, che ha fatto residenza in questa terra, hà hono- rato di presenza la detta Processione con la quale sempre sono andati gli Ingegni predetti...". Si a- pre la polemica contro il vescovo Antonio Graziano, che, dopo aver partecipato più volte alla pro-

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Lettera del Vescovo Graziani contenuta in U. D’Andrea, Campobasso dai tempi del Vice Regno all’eversione del feu- dalesimo, cit., p.33.

212Il fatto che il documento riporti esattamente il diritto della precedenza dei Trinitari in quell'anno ci permette di fare

un'osservazione interessante nell'obiettivo di ristabilire la datazione dell'ordine delle precedenze nel secolo XVII: an- dando a ritroso dalla data certa fino al 1626 possiamo concludere che i primi ad uscire furono i Crociati e nel 1627 i Trinitari, confermando la presenza degli stessi negli anni dispari e nel 1683.

213 ASCB, Protocolli notarili, Campobasso, Notaio Carlo Salottolo, Protestatione dei Maestri e Protettori della Regal con- fraternita della Santissima Trinità e dei Maestri e Protettori della confraternita regale di Sant'Antonio Abate, scheda

13, prot.3. 17 giugno 1683.

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cessione, essendosi trasferito in Campobasso, adesso sembra rinnegarla. I vescovi precedenti hanno approvato e permesso l'uscita dei "Sacri Misteri". E' importante la sottolineatura della sacralità dei quadri viventi, incastonati nella ritualità solenne del Corpus Domini per ribadire l'ortodossia dei quadri viventi che i hanno lo scopo di: "...e quelli permessii, e lodati, come cose pie, e che eccitano la devozione con pungimento et concorso del Popolo di tutte le terre convicine e lontane". Eccita- re alla devozione, spingere al compungimento attirando in Campobasso pellegrini dalle zone vi- cine e lontane che, partecipando all'evento, contribuiscono ad accrescere il peso politico della citta- dina. Nella protesta si rivelano le vere intenzioni del vescovo che, con un atto intimidatorio, tenta di ostacolare le confraternite. "Et essendosi da' essi Protettori, e Maestri nelli nomi sudetti respective, come di sopra disposte le Machine dell'ingegni predetti, conforme al solito...". Sono nominati e- splicitamente gli addetti alla preparazione delle macchine: i Protettori e i Maestri. I quadri erano composti da "machine", ossia da allestimenti scenografici, ritenendo valida l'ipotesi che nel 1600 siamo in presenza di quadri viventi complessi, costruiti secondo le modalità dei Trionfi, utilizzan- do le stesse tecniche presenti in altre zone d'Italia. Il nodo della vicenda è la proibizione della loro uscita, un escamotage del presule per vendicarsi dell'avallo reale richiesto, che svincolava le con- fraternite dal controllo ecclesiale. "Li giorni passati fu facta una Innovatione dà detto Ill.mo e Rev.mo Mons. Vescovo, con far editto penale, prohibendo li detti Misterii seu Ingegni perchè da es- si Protettori e Maestri nelli nomi suddetti appellò dall'editto predetto, come convivenze cose d'in- novatione e di grandissimi pregiuditii, non solo ad esse confraternite, mà ancora alla Regale Giuri- sdizione, sotto la quale regal Protectione stanno immediatamente ricevute, et si mantengono dette confraternite. Per tanto stante detta appellatione, si persuasero che da Mons. Vescovo non si facesse impedimento alcuno in canalare detti misterii seu ingegni processionalmente, e con tal legitima per- suasione essi predetti Protettori e Maestri in supra hanno con molto dispendio, fatiga et applicatio- ne apparechiati già li detti ingegni...". Nella preparazione c'era un investimento di energia e di de- naro per la fabbricazione o riparazione delle Macchine e per l'allestimento dei costumi. Tutto ciò non ferma la volontà dell'autorità religiosa che, per la prima volta, chiede di essere informato sulla qualità dei quadri scenici che avrebbero dovuto sfilare. Questa cerca di colpire la tradizione cam- pobassana trovando ogni cavillo per impedirne l'uscita: "ma dal Rev.mo Monsignore Vicario della detta Curte Vescovile, si è fatto intendere ad essi predetti, ut supra, che teneva ordine di detto Mon- signor Vescovo di non permettere detti Ingegni, se prima non si esponeva a Mons. Ill.mo con parti- colar memoriale della qualità di detti ingegni e che se li supplicasse l'approbatione di quelli, non dà essi Protettori e Maestri, ma dalli Confratelli di dette Confraternite...". Il vescovo, informato dal vi- cario della presenza di ecclesiastici nelle confraternite, rivela il motivo centrale della sua proibizio- ne temendo scontri tra i preti diocesani e quelli di nomina laicale. Per ogni Mistero c'era un cappel- lano nominato dalla confrateria e non certo dal'ordinario o dal vicario, che sovrintendeva alle opera- zioni di allestimento ed era presente per tutta la sfilata, acquisendo, agli occhi del popolo, maggiore prestigio dei sacerdoti diocesani. "Il tutto perché detto mons. Vescovo tenesse presente, che essi predetti, ut supra non siano legittimamente eletti, et anco perchè sotto il nome di detti confratelli in- cludesse le persone ecclesiastiche di questa terra con multii pregiuditii della Real Giurisdizione, mentre che uscendo da dette confraternite le persone che devono governare questa unità, non nè sono state mai ammesse, né si devono ammettersi persone ecclesiastiche, oltre gli altri fini, che detto Mons. Ill.mo, in pregiuditio di detta regal giurisdizione, e dà questo proposito di pregiudiziale novità, non si è potuto detto mons. Ill.mo rimuovere, ancorché nei predetti, ma l'hanno fatto scri- vere per corriero a posta dal detto suo Rev.mo Vicario". Si chiede l'immissione di preti secolari e la rinuncia a essere sotto la protezione reale, pena la proibizione continuata dell'uscita delle Macchine processionali: "anzi e meglio ha Mons. Ill.mo chiarito con la risposta, dicendo che allora approverà li detti ingegni, quando saranno ammessi gli ecclesiastici in detta confrateria de Laici e quando si fossero levati l'armi regali da dette chiese; credendo da detti Protettori e Maestri di detto mons. Ve-

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scovo, coll'assistenza, che fa' in questa Terra detto suo Rev.Mo Vicario con gran numero de Preti et clerici armati, essendosi conferito per tal effetto, e per impedire dette Machine, seu Ingegni, lunedì prossimo passato, dibitando essi predetti, ut supra, che quelli cacciando processionalmente, confor- me al solito, certamente sarebbero violentemente impediti dalla gente armata di detto Mons. Vica- rio, dal che si potrebbero causare disturbi et inconvenienti, grandissimi; per tanto desiderando quelli evitare, et esercitare tutta quella riverentia, che si conviene in detta Processione, dove dovrà andare l'istesso Iddio Sacramentato". Dopo aver esposto le motivazioni, supportate da Bolle papali, prende corpo la protesta dei confratelli: "per tanto col presente atto pubblico dichiarano et si protestano ter- que, quaterque et totius quotius opus fuerit, et fanno voto a tutti, e singolarmente a Mons. Vescovo, suo rev.mo Vicario..., che la loro intentione è di non restar inconto alcuno pregiudicati in detta loro antica, legitima et immemorabile osservanza, anzi in quella mantenervi sempre, e per l'avvenire, tanto maggiormente che si deve supponere esserci intervenuto sin dal principio l'espresso consen- so del Vescovo di quel tempo, e per non incorrere a detti gravissimi disturbi, e per evitare ogni scandalo et inconveniente, che probabilmente ne succederebbe, stante l'assistenza di detti ecclesia- stici armati; per questo non cacciamo processionalmente in questa mattina detti ingegni, conforme al detto antico solito". In risposta al decreto vescovile le confraternite chiedono subito all'ordinario consultore del Cappellano Maggiore di Napoli don Carlo Petra che a sua volta si rivolge al Cappel- lano Maggiore, una fede in cui si attesti che le quattro confraternite sono "mere laicali, né fra con- frati di esse vi siano ecclesiastici e che siano state sempre governate da laici, e che li amministratori di esse possono ponere e rimuovere ad nutum li cappellani nelle chiese suddette come sacerdoti semplici, come regolari..."215. La polemica assume toni accesi. Una missiva del 6 febbraio 1684, mandata al cappellano maggiore di Napoli dal presule di Bojano, chiarisce l'importanza della dispu- ta e il valore non solo religioso ma specificatamente politico della presa di posizione della Chiesa vescovile. Nel documento si tende a ribadire l'essenza ecclesiale degli organismi confraternali che nel 1500 hanno chiesto il placet da parte di Urbano VIII, Paolo III e conseguentemente la benedi- zione dei propri Capitoli nel 1626, riconosciuti dal Gallucci nel 1628. Le confraternite, per elegge- re i propri sacerdoti, secondo l'accordo dovevano: "ricevere l'approvazione dell'Ordinario, che il do- vere di eligere l'officiali spettava alle confraternite però la conferma era all'Ordinario". In virtù di tali motivazioni si chiede di "revocare il Regio Assenso conceduto... e dice che le confraternite sono di preti..., che le medesime prima di tali erettione in confraternite erano chiese de beneficiati perpe- tui, mansionari eletti dall'Ordinario e così non erano beni di laici...che le medesime dovevano fare Capitoli approvati dall'Ordinario e dovendosene fare altri si dovesse ricevere l'approvazione dell'Ordinario…". La richiesta è coerente e dimostrerebbe la cattiva fede delle organizzazioni reli- giose che prima avevano richiesto il beneplacito per rinnegarla in funzione della reale protezione, spacciandosi per chiese laiche e ricettizie. La situazione, nei secoli, si è andata a complicare. I cam- pobassani hanno utilizzato e usano nei secoli successivi la matrice religiosa per potersi inserire nella vita cittadina e mantenerne il controllo non solo politico, e sociale ed economico. Campobas- so è un luogo di transito tratturale cui ben si addice la mansione di centro di scambio commerciale, maturatasi nei secoli precedenti e adesso fonte di arricchimento e di sviluppo sociale. E se nel cuore di Napoli216 la devozione popolare al Corpus Domini inizia ad affievolirsi, nella provincia tali mani- festazioni religiose trovano terreno fertile per la propria antichità e prestigio.

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ASN, Fondo Cappellano Maggiore, b.1184, f.5. 9 luglio 1683.

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Nel De cultu Sacramento Sanctissimae eucharistiae exhibendo, Titulus LII, pragmatica prima, si ripropone la centrali- tà del culto del Santissimo Sacramento. Si legge nel titolo II ..."che dovessimo rimediare all'irreverenze e scandali che succedono nel giorno della Festività del Corpus Domini e per tutta l'ottava...diciamo e ordiniamo che nel tempo che cammina detta processione per quella fedelissima città di Napoli, non ardiscano né presumano di passare con dette carrozze, galesse, carra e forme cariche...". Pragmaticae, edicta, decreta iterdicta regiaeque regni Neapolitani per

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